Opposizioni: vi spieghiamo il “Colpo di Stato”
San Marino. Sono due gli obiettivi della serata pubblica a Domagnano organizzata dai due schieramenti di opposizione: DIM e San Marino prima di tutto. Primo: spiegare le ragioni e il significato del documento dei 25 Consiglieri con cui si denunciava il “colpo di Stato” perpetrato dal governo. Secondo: chiarire che lì, in questa serata, non c’è nessuna prova di coalizione. Rimangono partiti diversi, con esperienze e modalità molto differenti di approccio politico, ma di fronte al rischio di “far saltare” il Paese, hanno trovato un obiettivo comune: raccontare e chiarire quello che è successo. Intorno al tavolo: Roberto Ciavatta di Rete, Alessandro Cardelli PDCS, Alessandro Mancini PS, Dalibor Riccardi PSD, Federico Pedini Amati MD. Ciascuno con il compito di ricostruire pezzo per pezzo una storia che comincia con i titoli acquistati da Banca Centrale e finisce, al momento, con il Consiglio Giudiziario.
Tutto prende il via la scorsa estate, quando nella finestra temporale di due decreti che prima affidano a Banca Centrale la facoltà di impiegare le risorse a sua disposizione nelle banche sammarinesi, e poi gliela tolgono di nuovo, riportando la situazione a quella precedente. In quel lasso di tempo, sembra che una cinquantina di milioni dei Fondiss siano stati impiegati per l’acquisto di titoli spazzatura. Un’operazione avallata ed eseguita dai vertici di BCSM e che, sembra, abbia azzerato il debito di un finanziere. Interpellanze, interrogazioni, azioni parlamentari non sortiscono nessuna risposta. Ma neanche nessuna smentita.
Nel momento in cui direttore e presidente di Banca Centrale se ne vanno (o vengono fatti andare), il vice direttore consegna tutta la documentazione al tribunale. Che apre un fascicolo e dà il via alle indagini, con tanto di perquisizioni. A quel punto i fatti precipitano. In Commissione Giustizia emergono fatti che paventano una serie di forzature sulla magistratura e che potrebbero avere rilevanza penale. Tre commissari si dimettono e si rivolgono alla Gendarmeria perché la situazione è diventata molto pesante. I tre, vengono definiti, addirittura in Consiglio: vigliacchi e delinquenti che si devono solo vergognare. Inoltre, governo e maggioranza reagiscono con una seduta segreta del Consiglio il sabato mattina, una convocazione della Commissione Giustizia in stretta sequenza e una convocazione del Consiglio Giudiziario. Che però registra assenze importanti (manca la metà dei magistrati e, tra questi, il magistrato dirigente). Tutto rimandato.
Dov’è il colpo di Stato? Nel fatto che un potere (quello esecutivo) cerca di fare pressioni su un altro potere (quello giudiziario). Qual è l’obiettivo? Sembra evidente che si voglia fermare l’indagine in corso. Infatti, il governo non chiede spiegazioni sulla presunta questione titoli, con gli strumenti previsti dalla legge, né al tribunale, né a Banca centrale, ma presenta un esposto contro le perquisizioni e minaccia di denunciare i membri della Commissione Giustizia che si sono dimessi. Ora, non è vero che i dimissionari hanno fermato i lavori della Commissione, la quale può contare ancora su sei membri di maggioranza più il Segretario di Stato, e quindi può continuare tranquillamente a svolgere il suo ruolo di collegamento tra la politica e la magistratura. E il tribunale, giustamente, è nel pieno delle sue facoltà di continuare indagini.
Invece, l’accelerazione impressa dal governo è molto sospetta, perché sembra nascondere l’obiettivo di fermare tutto.
Come lo si giri: è un pasticciaccio.
La sala è stracolma di gente. Alcuni prendono la parola non tanto per ulteriori chiarimenti, dal momento che l’esposizione è stata chiarissima, quanto esprimere paure, preoccupazioni, voglia di agire. “Fate qualcosa – invitano – noi siamo con voi.” Anche perché, questi ultimi fatti, vanno ad aggiungersi sulle scelte di politica bancaria fin qui portate avanti, che alla gente non sono piaciute affatto.
Un dato politico della serata, sicuramente non secondario, è che c’è gente di ogni età, di ogni estrazione sociale e di ogni orientamento. C’è il grande imprenditore, l’impiegato, il libero professionista, il pensionato, la casalinga, il lavoratore autonomo e quello dipendente, tanti sindacalisti. Insomma, quella maggioranza che è nel Paese ma che non è rappresentata a Palazzo.