Politica

Nicola Ciavatta, PSD, su welfare, diritti civili, economia

San Marino. Il dibattito politico è sempre più arenato su temi economici, mentre è necessario accompagnare il Paese in una fase che tarda a manifestarsi, destando grande preoccupazione nella cittadinanza. La crisi del sistema bancario e nello specifico di Cassa di Risparmio ed Asset Banca, i cui destini sono stati erroneamente e colpevolmente incrociati, aggiungono altri elementi di apprensione e tensione a questo dibattito. Non ultima per importanza è la necessità di iniziare un confronto sul progetto di riforma di Banca Centrale, non solo per ridurne i costi, ma soprattutto per valorizzare la sua funzione di sostegno allo sviluppo, un progetto che non è più rinviabile e che nei prossimi mesi dovrà essere affrontato. Tutto questo rischia di far trascurare altri aspetti che per noi del PSD sono di primaria importanza.

É doveroso impegnarsi nel confronto fra tutte le forze politiche di maggioranza e opposizione su temi quali: equità sociale, rafforzamento dello Stato Sociale, affermazione di politiche per il sostegno alle famiglie, libertà delle donne, pari opportunità e diritti civili. Sono aspetti importanti e temi che rappresentano bisogni reali intimamente legati alla crescita o alla decrescita economica.

L’equità sociale non può essere considerata come un onere e in quanto tale indurci a pensare che non possiamo più permetterci di raggiungerla; l’equità è una scelta che sta alla base dei valori che da sempre ispirano riformisti e non solo. È un fattore da considerare sinergico allo sviluppo di una società sia sul piano umano che su quello economico, sottintende condivisione e partecipazione democratica, ed è imprescindibile per una comunità che vuole essere solidale. Pensare ad un futuro esclusivo, che garantisca le esigenze di pochi, è un fallimento.

Il welfare e la sua difesa rappresentano la garanzia di mantenimento e miglioramento di condizioni dignitose di vita per tutti i cittadini, in particolare per le persone più vulnerabili, siano esse giovani o anziane. Non una forma di assistenzialismo, ma una rete di servizi sociali, sanitari e formativi, uno strumento che renda più snella ed efficace l’azione pubblica, anche valorizzando maggiormente l’apporto che proviene dalla società civile, che potrebbe emergere secondo il principio della sussidiarietà, valorizzando tutte le attività del terzo settore senza preclusioni ideologiche. Tutto ciò che è pubblico svolge o può svolgere una funzione sociale.

Non tutto deve essere necessariamente statale, a patto che lo Stato non faccia venir meno la sua presenza. L’impresa sociale, il non-profit, la cooperazione, il volontariato, l’iniziativa delle persone e in alcuni casi delle comunità, sono iniziative che devono essere messe in condizione di collaborare con gli enti statali per garantire i servizi necessari e la loro qualità, attraverso scelte politiche ed economiche adeguate. Se vogliamo che tutto questo possa realizzarsi il nostro sistema di welfare va riformato.

Lo Stato Sociale deve garantire attivamente chi oggi è obbligato ad affrontare la precarietà, per metterlo in condizione di poter fronteggiare i continui adattamenti che la mobilità ed il mercato riservano all’individuo, a partire da un percorso educativo e formativo. Tutto ciò è ancor più sentito in un mercato economico interno come quello attuale. L’effetto sui conti del nostro sistema è alla luce del sole, poiché drammaticamente peggiorati come vedremo in occasione dell’approvazione del bilancio previsionale dello Stato che, tra un mese, impegnerà il Consiglio in un dibattito che si prenuncia molto animato. Un bilancio previsionale che rischia di gettare ombre cupe non solo sullo sviluppo ma addirittura sulla sopravvivenza ed il mantenimento del nostro welfare. Ecco che il binomio economia e garanzia dei valori di equità e solidarietà sociale irrompe con tutta la sua forza.

Se crediamo che le pari opportunità rappresentino un preciso principio giuridico, che vada garantita l’assenza di ostacoli alla partecipazione economica, politica e sociale per ragioni connesse al genere oppure riconducibili alla religione o alle convinzioni personali, alle disabilità, all’età o all’orientamento sessuale, allora ci rendiamo conto di quanto cammino ci aspetta nel nostro Paese per un’affermazione piena e completa di tale principio.

Le donne si collocano al centro di questo ripensamento profondo, e spetta loro un ruolo centrale. Tuttavia sono spesso vessate, oggetto talvolta di reazioni feroci e violazioni del loro corpo. Contro tutto questo noi abbiamo il dovere di combattere, facendo sentire la nostra voce su aspetti e problemi che la cronaca spesso pone alla nostra attenzione, ma che consideriamo spesso un eco lontano. Un “silenzio assordante” sembra aver contaminato la politica sammarinese su questi temi. Dobbiamo superare i ritardi e consentire nei fatti alle donne, di esercitare gli stessi diritti e godere delle stesse opportunità in tutti i campi, partendo dal pari diritto all’occupazione.

Dobbiamo porre grande attenzione al rapporto fra “tempo di lavoro” e “tempo di vita”. Donne, uomini, giovani coppie che vanno sostenute nell’attività che dedicano per la cura dei figli e della famiglia, il part-time deve essere consentito senza discriminazioni salariali e di carriera. In questa prospettiva il welfare dovrà promuove i diritti di cittadinanza dei bambini attraverso un lungimirante investimento sulle loro opportunità di vita. Una flessibilità “positiva”, per garantire una maggiore presenza delle donne anche ai livelli decisionali più alti. Dobbiamo aumentare la rete di servizi che la loro condizione di madri troppo spesso rischia di mettere in conflitto con l’esercizio di questi diritti.

Gli anziani devono essere pienamente considerati parte attiva e creativa del contesto sociale per poter continuare a dare un contributo costruttivo alla comunità. Una società giusta come noi vogliamo, investe sulla persona, sulla sua capacità di autonomia e sul suo senso di responsabilità. Riconosce alla famiglia diritti e doveri, tenendo in considerazione le nuove esigenze espresse dalla società civile, primo stadio di un sistema di welfare diffuso; senza il sostegno delle famiglie questi anni di crisi sarebbero stati drammatici per la stragrande maggioranza dei cittadini.

Affiora un’ossessiva necessità di affermare la propria identità a prescindere dalla Comunità, da cui spesso deriva il rischio di contrapposizioni distruttive. A questa condizione dobbiamo reagire affermando la centralità assoluta dei Diritti Umani, unico antidoto all’impoverimento di valori al quale spesso assistiamo. Il Psd continuerà ad impegnarsi affinché la cultura dei diritti umani sia sempre più condivisa, al di là delle logiche politiche; in questo modo possiamo ambire a rimuove le cause che pregiudicano lo sviluppo e più in generale la discriminazione motivata da smanie esclusive, siano esse sociali, politiche, culturali, religiose, di genere e di orientamento sessuale.

Nicola Ciavatta – Segretario PSD