Economia e Lavoro

La CSU sul Bilancio previsionale 2018: che sia la volta buona?

Giochi del Titano

San Marino. La CSU ha incontrato la Segreteria di Stato Finanze sul Bilancio previsionale 2018. Al momento non è stato elaborato un vero e proprio testo di progetto di legge, ma solo uno schema che indica i diversi interventi. La CSU ha precisato che tra gli obiettivi fondamentali della legge di bilancio vi deve essere la ripresa dell’economia e dell’occupazione, destinando a questo scopo le necessarie risorse economiche.
Il Segretario di Stato Celli ha annunciato in primo luogo che i 200 milioni di titoli di debito pubblico previsti nell’assestamento di bilancio 2017 non verranno ripresentati nel bilancio previsionale 2018; a tal proposito ha affermato che l’Esecutivo sta tentando di individuare altre soluzioni e altre ipotesi di finanziamento. In ogni caso questo debito va coperto, e la CSU chiede di conoscere prima possibile quali saranno le soluzioni alternative alla emissione di titoli del debito pubblico.
Il Governo propone la reintroduzione della minimun tax: per la CSU, questa proposta di fatto è una ammissione del fallimento dello Stato nell’accertamento dei redditi delle categorie del lavoro autonomo. Visto che la riforma fiscale del 2013 non ha prodotto i risultati auspicati in termini di trasparenza e accertamento dei redditi, la reintroduzione della minum tax potrebbe, a questo punto, essere il “male minore”. In ogni caso la CSU ha ribadito la richiesta al Governo di attivare una seria ed efficace attività di controllo fiscale per accertare fino in fondo i ricavi di tutte le attività e i soggetti economici.
Il Governo ha quindi preannunciato l’introduzione di una tassa patrimoniale su tutti i patrimoni, anche mobili, compresi i depositi bancari. Tale misura verrà introdotta per Decreto delega, mentre per la CSU sarebbe preferibile includerla nella stessa legge di bilancio, specificando le modalità di tassazione dei patrimoni. Per il Sindacato la tassa patrimoniale – che deve assolutamente evitare di colpire i ceti sociali con minori redditi e beni basilari come la prima casa, per concentrarsi prevalentemente sulle grandi concentrazioni di ricchezza – deve avere un carattere temporaneo e non strutturale, in quanto i patrimoni e le ricchezze nel corso degli anni vanno tassati in modo “ordinario” attraverso una efficace attività di emersione dei redditi e dei patrimoni.
Circa l’annunciata revisione delle passività deducibili, la CSU ha chiesto di conoscere nel dettaglio quali saranno le voci che non potranno più essere detraibili dalle dichiarazioni dei redditi.
Tra le misure vi è anche la previsione di minori uscite per stipendi e nuove assunzioni nella PA e minori costi per l’Azienda dei Servizi, per un importo complessivo di circa 1 milione di euro. Anche in questo caso la CSU ha chiesto di conoscere come il Governo intende realizzare questi risparmi.
Il Governo propone di spostare la somma di 1 milione di euro dal ripristino delle risorse del Fondo di riserva di rischio (nell’anno in corso lo stanziamento complessivo è di 3 milioni di euro), al bilancio del socio-sanitario. La CSU ha preso atto di questa richiesta, riservandosi di esprimere una valutazione più definiva, mettendo in chiaro che non sono accettabili ulteriori tagli a questo fondo che serve a reintegrare le risorse pensionistiche per i lavoratori le cui aziende sono incorse in fallimenti infruttuosi.
E sempre a proposito del Fondo di riserva di rischio, la CSU chiede che tale fondo vada a reintegrare i contributi previdenziali non versati ai lavoratori dalle stesse aziende che hanno subito fallimenti infruttuosi, anche per il secondo pilastro previdenziale (Fondiss).
La Segreteria Finanze ha quindi annunciato che sono in cantiere tre o quattro grosse opere pubbliche; si tratta di un intervento per la CSU condivisibile, a condizione che sia fatto in modo da rilanciare in modo significativo lo sviluppo e l’occupazione.
È quindi prevista la revisione delle agevolazioni fiscali per le imprese, anche in questo caso attraverso Decreto delegato. La CSU chiede di conoscere le modalità di attuazione di questo intervento, ribadendo che sarebbe preferibile introdurlo nel progetto di legge.
Uno dei due grandi impegni di riforma che il Governo intende realizzare nel 2018, è l’introduzione di un nuovo modello di tassazione indiretta, ovvero l’IVA sammarinese. Il sindacato, che si è confrontato con i Governi delle ultime legislature, ritiene che non sia più rinviabile questo passaggio fondamentale, che avvicinerebbe a San Marino tanti investitori esteri, i quali hanno grosse difficoltà a rapportarsi con l’attuale sistema a monofase.
Altro grande impegno è la riforma pensionistica: la CSU, che sollecita da anni interventi strutturali di riforma, auspica che possa partire al più presto il confronto, per riportare i conti in equilibrio e assicurare trattamenti dignitosi ai pensionati, a chi è prossimo alla pensione e alle generazioni che vi andranno nei prossimi decenni.
Rispetto alla “rottamazione delle cartelle esattoriali”, intervento previsto nella legge di assestamento di bilancio 2017 approvata nel corso dell’estate, la CSU ha nuovamente chiesto che la possibilità di accedere a tale “sanatoria” sia consentita solo alle aziende che abbiamo soddisfatto per intero agli obblighi retributivi verso i propri dipendenti.
In generale, la CSU ritiene che se i contenuti del bilancio 2018 saranno quelli prima descritti, ci troviamo di fronte ad una base di confronto ragionevole; se invece le misure esposte saranno solo una piccola parte del progetto di bilancio, e se saranno introdotte misure unilaterali senza confronto, come accaduto nel bilancio di assestamento 2017 e nello scorso bilancio previsionale, allora il giudizio cambierebbe completamente. Da parte sua, il Segretario di Stato Finanze ha assicurato che il Governo non intende compiere blitz…
Un altro aspetto legato alla legge di bilancio, è la questione dei 35 milioni di euro di fondi pensionistici attualmente investiti da Cassa di Risparmio in obbligazioni subordinate, che secondo una proposta del Governo si vogliono trasformare in titoli del debito pubblico, con una remunerazione pari a poco più di un quinto di quella attuale. Il motivo di questa proposta è la non facile situazione economica che sta attraverso la stessa Cassa di Risparmio.
Premesso che lo Stato è l’azionista di maggioranza di Carisp, la quale di fatto è un’azienda pubblica, se c’è una necessità di intervenire sul suo capitale, lo si potrà fare solo a condizione che vi siano le più assolute garanzie.
A questo proposito il Direttore di Banca Centrale si è impegnato a valutare e a proporre altre soluzioni, che vadano oltre la trasformazione dei 35 milioni in titoli del debito pubblico (operazione questa, che corrisponderebbe all’accensione di un mutuo). La CSU si riserva una valutazione più compiuta dell’intera questione una volta che saranno meglio definite le proposte.
In generale, sembra che nelle ultime settimane si stia assistendo ad un cambiamento di rotta da parte del Governo, il quale ha lasciato intravedere una maggiore disponibilità al confronto. Se questo cambiamento sarà confermato dai fatti, potrebbe aprire una nuova stagione proficua e costruttiva di maggiore collaborazione e coesione sociale, nell’interesse non solo dei lavoratori e dei pensionati, ma dell’intero paese. Questa sarebbe la svolta che la CSU chiede da mesi. Che sia la volta buona?