Italia: Conte al lavoro sul governo bis con consultazioni sprint Oggi incontra delegazioni Fdi, Pd, Fi, Lega e M5s. Salvini non andrà.
Il presidente del Consiglio incaricato Giuseppe Conte è a Montecitorio dove sono riprese le consultazioni per la formazione del nuovo governo. La prima delegazione ad essere ricevuta da Conte in Sala Busti sarà quella di Fratelli d’Italia. In base al calendario, dopo Fratelli d’Italia toccherà alla Lega (alle 10.30), a Fi (11.30), al Pd (12.30). Le consultazioni verranno chiuse con l’incontro, alle 13.30, con il M5S.
Responsabilità e serietà, nel segno di un “nuovo umanesimo” senza colore politico e che, in fondo, rappresenta il trait d’union tra il “Conte 1” e il “Conte 2”. Sin dal suo discorso alla Vetrata il premier incaricato Giuseppe Conte si prepara a formare un governo che rispecchi più il suo stile e che abbia, forse anche in qualche profilo della squadra dell’esecutivo, la sua impronta. Ma non l’attende una trattativa facile, con il nodo vicepremier a tenerlo in costante pressione tra un Luigi Di Maio deciso a non abdicare a questo ruolo e un Pd che, a partire da Nicola Zingaretti, punta a un vice unico che faccia riferimento al Nazareno. Certo, rispetto al maggio 2018 il raggio d’azione per il premier è molto più ampio. Tanto che nel M5S si dicono sicuri che se Conte si adoperasse per tenersi Di Maio vice alla fine il Pd si convincerà. L’incognita, tuttavia, sta nel grado di incisività che Conte vorrà metterci. Un incisività sulla quale, al momento, il Movimento resta prudente.
E’ in un lungo pranzo con il presidente della Camera Roberto Fico che il presidente incaricato, nella sua prima giornata di consultazioni, affronta forse i nodi più delicati del futuro governo. La sintonia tra i due è ormai accertata e Fico e Conte, al momento, rappresentano un asse deciso a far sì che il governo giallorosso non nasca zoppo. Spetterà quindi a Conte decidere se, per il nuovo esecutivo, sarà un maggior danno scontentare Di Maio o Zingaretti.
E, non a caso, si affaccia con prepotenza, in queste ore, l’ipotesi che Conte non nomini vice e punti solo su un sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. E’ nel weekend che il premier farà il punto sulla squadra provando a sciogliere il nodo vicepremier, dal quale deriva tutta una serie di problematiche, dal commissario Ue all’assegnazione al M5S di ministeri “pesanti”. I vertici M5S non prendono neppure in considerazione l’ipotesi di due vicepremier che non siano né Di Maio né Zingaretti. Ipotesi dettata da chi, nella prima giornata di consultazioni, poneva in Transatlantico un quesito: se il leader del Pd è fuori dal governo perché Di Maio dovrebbe essere vicepremier? Il M5S, insomma, non cede e la votazione su Rousseau, infondo è un’ulteriore arma di pressione messa in campo.
Il voto potrebbe essere indetto mercoledì prossimo, ovvero il giorno dopo che Conte vedrà, stando alla probabile scaletta di queste ore, i gruppi che formeranno la nuova maggioranza e il giorno prima del possibile giuramento. Nel Pd, ovviamente, lo schema è opposto: quello di un vicepremier Dem e un sottosegretario scelto da Conte, considerato, con decisione, emanazione del M5S. Il problema è che nel discorso al Quirinale Conte non ha mai nominato il M5S né i Dem stessi, svolgendo una sorta di manifesto programmatico “a-colore”.
Nella prima giornata di consultazioni il presidente incaricato affronta anche il “nodo dei piccoli”, decisivi per la maggioranza al Senato. Maggioranza che potrebbe essere ulteriormente blindata con una opposizione “calibrata” di una parte di Forza Italia, almeno nelle suggestioni trattativistiche che stanno circolando in queste ore. Intanto, il professore incassa il sì del Psi (un senatore, Nencini), dell’Union valdostane ma solo l’astensione di Svp. +Europa tace al momento, divisa tra la “mozione” Bonino, contraria all’alleanza Pd-M5S e quella Tabacci, favorevole. Partiti piccoli ma decisivi, assieme a Leu per la sopravvivenza giallo-rosso. Per questo è probabile,che a Articolo 1 o Sinistra Italiana vada alla fine anche un ministero.
Parte il totoministri, nodo Mef-Viminale, rebus tecnici
Prima il programma, poi la squadra, avvertono Giuseppe Conte il M5S e il Pd. Ma tra i corridoi dei palazzi romani è partito già il totoministri.
I fari sono puntati su Economia e Viminale. Al Mef in pole ci sono personalità tecniche: da Salvatore Rossi (ex direttore generale Bankitalia) a Daniele Franco (ex Ragioniere generale) e Lucrezia Reichlin, con la variabile politica di Roberto Gualtieri.
Il nome per il Viminale dipende, più di tutti gli altri, dal nodo vicepremier. Se il Pd otterrà la carica a Palazzo Chigi dovrebbe finire Dario Franceschini e in quel caso, all’Interno potrebbe arrivare un tecnico alla Franco Gabrielli o alla Mario Morcone. Nel caso in cui Conte scelga di non indicare dei vicepremier, al Viminale potrebbe finire un nome “forte” come quello di Andrea Orlando, profilo adatto anche per dare una netta discontinuità rispetto a Salvini sull’immigrazione. Difficile che Franceschini entri nel governo se non da vicepremier, mentre Marco Minniti più che per il Viminale sembra in corsa per la Difesa. Tra i renziani (sostenitori della mozione Martina alle primarie) che entrerebbero nel Conte-2 in pole ci sono Lorenzo Guerini (ipotesi Affari Regionali), Ettore Rosato o Teresa Bellanova. Tra gli “ultra-renziani” circola il nome di Anna Ascani per Beni Culturali. In corsa anche Maurizio Martina,direzione Agricoltura o Mise, casella verso la quale guarda anche Paola De Micheli. Paolo Gentiloni, infine, resta un nome collocabile agli Esteri o come commissario Ue.
Molto dipenderà anche dalla collocazione di Di Maio. Se il leader M5S non sarà vicepremier potrebbe tornare a chiedere un ministero pesante (Viminale o Farnesina) o “accontentarsi” del Lavoro o della Difesa.
Il M5S punta a confermare nel governo Riccardo Fraccaro e Alfonso Bonafede alla Giustizia, la “promozione” di Stefano Patuanelli, con possibile destinazione Mit, è quasi scontata. Così come lo è l’ingresso nel governo di Vincenzo Spadafora, magari come sottosegretario alla presidenza di Consiglio. Meno chiaro il destino dell’altro capogruppo Francesco D’Uva, in bilico tra ministro e viceministro.
Guardando al “Nodo rosa” ha qualche chance, tra gli ortodossi, Marta Grande. Quella di Nicola Morra all’istruzione, per ora, è solo una voce che circola mentre l’Ambiente potrebbe finire a Leu (conRossella Muroni) anche se è forte il pressing M5S.
Salvini: il 19 ottobre in piazza, la giornata dell’orgoglio
Il leader della Lega, appuntamento anche 15 settembre a Pontida. Il saluto al personale del Viminale: ‘Non è un addio’
Il leader della Lega Matteo Salvini annuncia una manifestazione di piazza contro il governo M5s-Pd. “Prepariamo a esserci a metà ottobre, a Roma. Il 19 ottobre penso a una grande giornata di orgoglio italiano”. Lo ha annunciato durante una diretta Facebook. “Sabato 19 ottobre sarà la giornata dell’orgoglio della maggioranza operosa, che non va a fare casino ma che vuole un governo che non nasce la notte a Parigi o Bruxelles e che per questo viene ricompensato”, ha detto aggiungendo che ci sarà una manifestazione anche “domenica 15 settembre a Pontida”.
In mattinata il ministro dell’Interno ha salutato il personale del Viminale e i più stretti collaboratori dell’ufficio di gabinetto. Alla presenza dei vertici dell’Amministrazione, Matteo Salvini ha ringraziato tutti per la collaborazione e l’alta professionalità “dimostrata in questi 14 mesi di lavoro” che hanno prodotto “grandi risultati, a differenza di altri dicasteri dove gli esponenti della Lega continuavano a dirmi che tutto era ormai fermo”. Salvini ha anche detto che quello di oggi “non è un addio”, auspicando un rapido ritorno al governo “perché prima o poi potremo votare”. Prima del ministro ha preso la parola il capo di gabinetto, Matteo Piantedosi.
Fonte ANSA