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Decreto attività economiche: errare è umano, perseverare è diabolico

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Dopo la figuraccia del Segretario di Stato per l’Industria Righi durante il Consiglio di febbraio, che tra forzature e bugie ha tenuto in ostaggio l’aula consiliare per due giorni pur di portare a casa il decreto sulle attività economiche (non riuscendoci), la sessione del Consiglio di marzo rischia di riproporre lo stesso pessimo spettacolo.

Il Governo in agonia, che non riesce neppure a racimolare in maggioranza i voti per eleggere la prossima Reggenza, mette tra i primi punti in discussione ancora il decreto di Righi. Sarebbe bello poter dire che le ultime settimane siano state impiegate per i confronti, ma l’amara realtà è che siamo stati convocati al tavolo della Segreteria Industria solo l’altro ieri, lunedì 4 marzo, e stamattina. In tre ore totali di colloquio siamo riusciti a parlare solo di 8 commi dell’articolo 4 (il decreto n. 185 ha 37 articoli!) perché il tema è delicatissimo.

La questione non è banale perché si tratta di scegliere quale visione di sviluppo economico vogliamo per il nostro paese. Noi vogliamo fare tesoro delle esperienze passate (e recenti) e semplificare la vita alle imprese sane, virtuose. Il decreto in oggetto, al contrario, semplifica la vita a chi vuole sfruttare il sistema sammarinese e, inoltre, rimuove le tutele esistenti senza intervenire sugli elementi che creano ambiguità. Non solo manca totalmente la parte relativa agli strumenti di prevenzione delle distorsioni, ma viene addirittura abrogato il decreto 68/2018 (che elenca i settori sensibili) senza introdurre una norma da contrappeso.
Perfino i tecnici che hanno affiancato il Segretario Righi hanno condiviso alcune delle nostre valutazioni, anche perché poi toccherà a loro applicare la normativa.

Se non sarà la Repubblica di San Marino ad intervenire in maniera consapevole, l’alternativa è continuare a subire le misure ingiunte dall’Italia, come sta succedendo nel settore auto. Il Governo italiano infatti ha imposto l’IVA prepagata ai veicoli provenienti da San Marino dopo che Guardia di Finanza e Agenzia delle Entrate hanno fatto emergere quasi 60 milioni di evasione IVA dal 2021. Un fulgido e attuale esempio di come l’inerzia del nostro governo si traduca in giri di vite da parte del Governo italiano che, per colpire le distorsioni, finisce per colpire anche gli operatori sani.

Oltre al settore delle auto, sono mesi che viene segnalato come critico anche il settore delle bevande. Ma l’inerzia del governo sammarinese evidentemente continua anche dopo la notizia di qualche giorno fa relativa all’Operazione “Ultimo brindisi” con arresti per associazione a delinquere finalizzata all’evasione dell’Iva e alla bancarotta fraudolenta: un volume d’affari superiore a cento milioni di euro nel settore della commercializzazione delle bevande. Tra i meccanismi di frode vi era il mancato versamento in Italia dell’imposta sugli acquisti provenienti dalla Repubblica di San Marino, dove il gruppo operava con un’azienda a loro riconducibile. La notizia già sarebbe grave così, ma diventa ancora più allarmante considerato che a capo del gruppo c’era il figlio di un esponente di spicco del clan dei Santapaola (Cosa Nostra).
Queste notizie aumentano la nostra preoccupazione, visto che le regole per le attività economiche, il biglietto da visita della nostra Repubblica al mondo dell’imprenditoria, sono nelle mani di un Segretario di Stato che considera inutili i controlli preventivi perché secondo lui “dal medico si va quando si è malati”.

Ancora una volta porteremo in aula le nostre proposte per rendere questo decreto più vicino alle necessità del paese, e contrastare i tentativi di chi continua a negare e minimizzare le vulnerabilità del  sistema invece che affrontarle con coraggio e determinazione.

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