Accordo di Associazione: il punto del Segretario di Stato Luca Beccari nella II Commissione Consigliare
Commissione Consiliare Permanente Affari Esteri, Emigrazione ed Immigrazione, Sicurezza e Ordine Pubblico, Informazione
Lunedì 10 febbraio 2025
La II Commissione Consiliare si apre con il Comma 1 dedicato alle “Comunicazioni”. Da RF e Rete vengono espressi apprezzamenti per la scelta di San Marino che ha deciso di sottoscrivere la petizione in difesa della Corte penale internazionale.
“Sono felicissima che San Marino abbia sottoscritto la petizione: stiamo assistendo ad un indebolimento dei pilastri del diritto internazionale – rileva Antonella Mularoni (RF) -. Spero vivamente che il nostro Paese continui a credere nel diritto internazionale sostenendo posizioni che vanno nella direzione di contrastare genocidi, crimini contro l’umanità, di chi vuole ridurre il mondo in un luogo dove prevale la logica del più forte”. Aggiunge Nicola Renzi (RF): “C’è l’idea che la chiave di questo cambiamento che si vuole realizzare sia proprio il far soccombere il multilateralismo. Un microstato come il nostro deve assolutamente tenere. Questo richiede uno sforzo di immaginazione nella nostra politica estera. Oggi la Repubblica si trova davanti ad una sfida nuova e inusitata”. “Le posizioni assunte dal Governo italiano dovrebbero essere lette come posizioni che non vogliono rinnegare il percorso europeo ma cambiare questa Europa – è il ragionamento di Fabio Righi (D-ML) -. L’Europa per come si presenta oggi non è competitiva. Sulla tecnologia è rimasta indietro”. Annuncia quindi un Odg (sottoscritto da RF) sul tema delle ingerenze del mondo della politica in quello dell’informazione, con il quale si chiede di impegnare il Congresso di Stato “a dare esecuzione a quanto previsto dalla legge 8 marzo 2023 con espresso riferimento alle testate online” e a convocare in audizione nell’ambito dell’apposita Commissione “il comitato di redazione di RTV e il Segretario di Stato” entro marzo 2025.
Interviene Matteo Zeppa (Rete): “Ciò che sta accadendo con Trump mi preoccupa veramente tanto. Non è la prima volta che attraverso lo strumento della democrazia si dà inizio alle più grandi tirannie. A Gaza c’è un dramma umanitario: lui pensa di creare un mercato immobiliare sui morti. Tra le tante pratiche abbiamo per le residenze atipiche dei pensionati, c’è il caso di un pensionato che affitta 30mq di appartamento a Domagnano a 500 euro”. Secondo Manuel Ciavatta (PDCS) “l’Europa di domani probabilmente avrà posizioni più differenziate all’interno delle quali anche i piccoli Stati potranno dire qualcosa di più. Oggi San Marino deve riflettere e saper valutare, continuando a fare della propria capacità di rapporto multilaterale una delle più grandi risorse dei prossimi anni”.
In replica il Segretario di Stato Luca Beccari: “Dovremmo essere bravi a scindere l’interesse del Paese da quella che è la nostra visione personale. Io credo che non sia possibile gestire la politica estera semplicemente reagendo ai cambiamenti che avvengono in ambito internazionale. Se San Marino ha costruito per secoli una certa politica è perché ha saputo convivere in momenti storici difficili e complicati con tutti i mutamenti che avvenivano, mantenendo una linea di coerenza rispetto ai suoi principi e valori. Qui vengo al multilateralismo. Se pensiamo che non abbia valore, noi disconosciamo quello che dà valore a San Marino. La nostra posizione in difesa della corte penale internazionale è una posizione naturale per San Marino”.
Al Comma 2 si svolge il riferimento del Segretario di Stato per gli Affari Esteri, Luca Beccari, in merito all’accordo di associazione con l’Ue.
Intervento Segretario Beccari: “Ho riferito in Consiglio Grande e Generale nella sessione di gennaio sugli ultimi aggiornamenti che San Marino ha ricevuto dalla Commissione europea. La Commissione ci evidenzia il fatto che c’è una discussione all’interno del Consiglio relativamente alla natura dell’accordo che incide sulla possibilità di procedere in un senso o nell’altro. L’accordo ha competenza mista o esclusiva quindi cambia il percorso di ratifica. Tutti preferiamo un percorso di ratifica più corto, ma la natura dell’accordo è oggetto di discussione perché i temi ricadono in ambito dei singoli stati membri. Ci dice la Commissione che questa è una fase di dialogo e di discussione interna. Da quando è stato pubblicato l’accordo, questo viene esaminato e gli stati membri hanno la facoltà di chiedere ragguagli e chiarimenti rispetto alle diverse materie trattate. Parliamo di un accordo molto complesso, forse più complesso dell’accordo Brexit. Molto intensa è l’attività che si sta facendo per chiarire il perché di certe posizioni. Tra queste interlocuzioni è emersa una posizione di richieste di chiarimento da parte dell’Italia per quanto riguarda il protocollo sui servizi finanziari. In particolar modo una serie di commenti e osservazioni sul modello individuato. Va chiarito che San Marino ha negoziato dal 2015 in avanti solo ed unicamente con la Commissione. Un principio fondamentale è stata l’indivisibilità dell’acquis comunitario, così come l’impossibilità di scegliere percorsi alternativi di negoziato. Questa è stata la via maestra che ha portato alla definizione del testo che conosciamo. San Marino negozia con la Commissione, dall’altra parte la Commissione dal canto suo fa il suo lavoro. Gli stati membri in questa fase hanno la possibilità di dire la loro. Questo comma emerge a seguito delle dichiarazioni sulla stampa andorrana. Lo dico subito: l’Italia ha delle questioni che deve risolvere con la Commissione come stato membro, San Marino in questo deve continuare ad avere un rapporto interlocutorio con la Commissione, ma non c’è una posizione di distanza negoziale tra San Marino e Italia. E’ stato male interpretato dagli esponenti andorrani il fatto che ci sia una situazione di stallo. Questa cosa è importantissima dal mio punto di vista. Il programma di Governo precedente lo diceva chiaramente: priorità all’accordo di associazione ma senza pregiudicare il rapporto con l’Italia. Io credo che negli anni che sono passati la qualità delle relazioni è cresciuta. Oggi non ci sono contenziosi aperti, non siamo in un momento di tensione. Ricordo gli sforzi che San Marino ha fatto e le prime conquiste. E’ stata una lunga salita. Il percorso è ancora portatore di collaborazione e cooperazione. Abbiamo visite istituzionali calendarizzate. Se ci fosse una situazione di stallo non avremmo questo tipo di attività. Mi dispiace che questa uscita sulla stampa abbia creato turbolenze, anche se questo non cambia la qualità dell’amicizia con gli amici andorrani. Questa è una fase delicata che richiede sangue freddo e concentrazione sulle questioni più importanti. San Marino non sta chiedendo una comfort zone, stiamo entrando in un percorso più regolamentato, stiamo facendo un salto di qualità e lo facciamo alle regole europee, non stiamo chiedendo sconti. Speriamo che la Commissione ci possa dare ragguagli velocemente rispetto ai punti che vi ho detto e quando questi avverranno sarà mia cura comunicarli alla Commissione”.
Spazio quindi agli interventi dei Commissari. Nicola Renzi (RF): “E’ incommentabile il fatto che siamo venuti a conoscenza di un problema da siti di informazione andorrani. Segretario Beccari, io questo non riesco a comprenderlo ed accettarlo. Fatte queste premesse, cerchiamo di guardare avanti, alle cose che dobbiamo fare. Cercherò di reagire alle cose che ci ha detto il Segretario. Nella passata legislatura è rimasto in piedi un Governo moribondo perché si doveva finalizzare l’accordo. Poi è successo qualcosa. Ci può stare che la Commissione europea cambi delle questioni sul tavolo. Sul tema della vigilanza: è sul tavolo da anni. Purtroppo è sempre stato lasciato in coda. Io tutte le volte che ho negoziato mi sono fatto un’idea precisa: che sul nostro sistema bancario ci fosse la volontà da parte delle autorità europee ed italiane di volere un quadro di vigilanza ulteriore su di noi, ma che nessuno volesse assumersi questa incombenza. La mia visione è molto laica. Io penso a dei protocolli di intesa che definiscano le modalità di vigilanza. Se le posizioni negoziali che il Governo o una parte del Governo vuole portare avanti sono che la vigilanza deve rimanere esclusivamente sammarinese, allora ce lo dobbiamo dire, perché questa sta diventando una questione di Stato, soprattutto se questa è la questione bloccante nei confronti dell’accordo. Ho l’impressione che qualcuno stia difendendo un piccolo mondo antico di piccoli potentati e rendite di posizione che vedrebbero con preoccupazione l’apertura del nostro mercato bancario a condizioni di maggiore competitività. Sono chiaro: tutto questo non lo imputo assolutamente al Segretario Beccari. Vogliamo farlo questo passo in avanti?”
Matteo Rossi (PSD): “L’accordo di associazione è ad una tappa fondamentale. Un passaggio storico che riconosce San Marino come parte attiva del mercato europeo. E’ l’obiettivo che ci siamo dati, ma anche un processo che richiede fermezza, lucidità e consapevolezza degli ostacoli. Il dibattito di oggi non verte sulla validità dell’accordo, che è fuori discussione, ma sugli interrogativi che restano aperti. A cominciare dal rapporto con l’Italia. L’Italia è il nostro principale partner in tutti i settori. E’ anche il primo interlocutore che dev’essere messo nella condizione di comprendere appieno la portata dell’accordo. Di fronte alle riserve dell’Italia, non possiamo considerarle un ostacolo ma dobbiamo comprenderne la natura. Abbiamo davvero un’alternativa netta tra due posizioni contrapposte? La diplomazia si muove spesso in modo parallelo, e l’interlocuzione diretta con un singolo stato non preclude la salvaguardia dell’approccio multilaterale. In un momento così delicato serve massima chiarezza sugli obiettivi. Se davvero il rapporto con l’Italia è essenziale, dobbiamo assicurarci che tale rapporto sia solido nella forma e nella sostanza. Il protocollo concede 15 anni per adeguarci: possiamo permetterci di aspettare così a lungo? Il nostro sistema finanziario deve trovare soluzioni concrete in tempi rapidi. Questo ci porta ad una riflessione più ampia sul concetto stesso di sovranità. Dobbiamo chiederci: davvero il pieno mantenimento dell’autonomia regolamentare, se ci isola dagli altri attori, davvero rafforza la nostra sovranità? Dobbiamo evitare che il concetto di sovranità sia ridotto ad un feticcio ideologico, ma affrontare la questione con pragmatismo”.
Francesco Mussoni (PDCS): “Questa comunicazione che ci è pervenuta è impropria. Andorra vive una situazione politica particolare. Gli attenti osservatori con cui mi confronto dicono che il tema del referendum è più importante dei contenuti dell’accordo. Dobbiamo continuare a confrontarci con la Commissione europea. E’ vero che proprio in questa fase i singoli Paesi europei si confrontano con la Commissione sui temi tecnici che ognuno può sottoporre. La Commissione Esteri deve avere questa attenzione. Dobbiamo avere l’attenzione di stare sul punto, non cadere anche noi in errori di strumentalità. Altre speculazioni di ordine politico, dobbiamo secondo me valutarle con attenzione. Non sono così sicuro che la portata della comunicazione di Andorra sia così precisa. C’è stato un passaggio di Governo nella Commissione. Dobbiamo tenere conto che questa è una fase interlocutoria che istituzionalmente dev’essere percorsa. Inoltre non commettiamo l’errore di mettere in discussione i rapporti con l’Italia”.
Fabio Righi (D-ML): “A me non tornano alcune cose. Avete mai visto uno che firma un documento e poi valuta se quel che firma è sostenibile? Ho sempre visto fare un ragionamento sulla sostenibilità e poi firmare. Questo è il primo punto su cui forse va fatto un approfondimento. Poi è vero quello che dice Beccari: passato il confine siamo in Europa. Possiamo permetterci di non individuare una maggiore integrazione con il contesto? No. Però questo non vuol dire firmare alla cieca. Se è vero che sono state fatte missioni su missioni, con l’Italia questo discorso è stato fatto? Mi vengono dei dubbi e anche delle preoccupazioni. Nella scorsa legislatura ci era stato detto che l’accordo con Banca d’Italia non serviva più. Quali sono i settori su cui il Paese intende puntare? Sui quali si poteva probabilmente negoziare? Far valere la sovranità vuol dire avere consapevolezza di quello che si firma. Noi ci dobbiamo interrogare ancora più di altri di come stare in quel contesto. E il ragionamento si lega anche alle dinamiche internazionali. Un problema c’è. Continuo a parlare con tantissimi imprenditori convinti che con l’accordo si risolve il T2. Che però non è parte dell’accordo. Abbiamo sentito anche dire ‘vediamo come va, poi facciamo la San Marino exit’ Non è il modo migliore per affermare la nostra credibilità nazionale. Non ho nessun problema a cambiare posizione, ma noi non siamo abituati a firmare in bianco, a lavorare alla cieca”.
Segretario di Stato Marco Gatti: “L’unico settore non sviluppato correttamente è quello che non faceva parte dell’accordo, quello finanziario appunto. Un accordo che per la sua ratifica ha impiegato 11 anni. Oggi il problema è proprio quello che diceva il commissario Righi. E’ quello delle certificazioni. L’Europa ha cominciato ad alzare i livelli di protezionismo, di tutela del consumatore. L’accordo del 92 prevedeva che le merci di San Marino fossero equiparate alle merci comunitarie. Però in quell’accordo non era prevista l’equiparazione tra aziende. Oggi con le nuove politiche dell’Europa le nostre imprese non sono più in grado di fare autocertificazioni. L’Italia non ha posto questioni politiche, ma problemi tecnici alla Commissione. Quella questione tecnica dev’essere risolta dalla Commissione che deve trovare il punto di equilibrio che vada bene a tutti gli Stati. Quell’attività di trovare una sintesi, un punto di caduta per soddisfare tutti i 26, non può spettare a San Marino, ma deve spettare alla Commissione, Dopo di che San Marino dovrà valutare le proposte e decidere se siano accettabili. Se non saranno accettabili, decideremo. L’accordo è chiuso. Ora si tratta di fare valutazioni rispetto a questioni tecniche e applicative. Stiamo parlando di un modello di vigilanza che dev’essere completamente costruito. Oggi con l’Italia abbiamo finalmente raggiunto un livello di collaborazione importantissimo. Oggi siamo molto più orientati nel cercare di migliorare le applicazioni di concetti internazionali per non andare a penalizzare soggetti che si comportano correttamente. Io credo questo: che sia importante oggi riuscire a mandare un messaggio chiaro. Ovvero che abbiamo fretta di concludere l’accordo, che la Commissione europea è demandata a risolvere le questioni, e che siamo a disposizione per risolvere questioni tecniche, perché delle questioni tecniche non abbiamo paura”.
Giuseppe Morganti (Libera): “Il percorso storico dovrebbe essere ulteriormente analizzato. Errori giganteschi in passato sono stati fatti. Si è cominciato a costruire qualcosa di serio quando la Repubblica ha imboccato la strada per essere un Paese assolutamente conforme alle regole internazionali. Il percorso sta continuando con efficacia. L’accordo di associazione è un passo ulteriore, forse nemmeno quello definitivo perché sancisce una volta per tutte la nostra appartenenza ad un sistema di relazioni. Questa Commissione di confronti ne ha avuti tantissimi, abbiamo in mano della documentazione che spiega bene i termini dell’accordo, e sapevamo quali erano questi termini in materia finanziaria. Accordi che sono stati definiti nella speranza che potessero essere accolti favorevolmente. Se restano delle perplessità, allora cerchiamo di affrontarle, ma adeguandoci a quelle che possono essere le richieste di specifici paesi per una migliore applicazione dell’accordo stesso. Questo è il caso specifico che ci troviamo ad affrontare. Piuttosto che rimanere al palo, meglio vedere quali sono queste condizioni di migliore applicazione dell’accordo stesso per arrivare ad una pronta definizione. La Commissione Mista ha dato segnali importanti, dovrebbe essere riattivata per seguire una ad una le procedure. Continuiamo nell’azione di informazione generale del Paese. Cerchiamo di leggere un po’ di più le carte”.
Matteo Zeppa (Rete): “Dal 2014/2015 in poi si sono succeduti vari Segretari di Stato che hanno avuto il placet di proseguire nel negoziato dall’aula consigliare. Sarebbe poco rispettoso parlare di mere speculazioni politiche. Nella scorsa legislatura nessuno ha mai fatto mancare l’appoggio al Segretario Beccari. Questo secondo me è un punto favorevole politicamente parlando. Nessuno ha toccato l’argomento. Lancio una suggestione: le dichiarazioni dell’ambasciatore andorrano, perché sono state fatte? Sapendo che il percorso di Andorra e San Marino è inscindibile. Andorra ha scelto la strada del referendum: le prime stime ci dicono che oltre il 40% della popolazione sembra essere contrario. E’ stata una scelta poco scaltra, perché si va a ledere la sovranità di un altro Stato per giustificare quello che, a giudicare dalle stime, alla popolazione di Andorra non va giù. Io credo che non solo dentro la maggioranza ci siano state delle tensioni, ma anche nel Congresso di Stato. Non più tardi di due mesi fa, su un organismo importante che riguarda le banche – ossia su quello che riguardava le richieste del Comitato di sorveglianza degli Npl – qua è scattata la quasi rissa. Credo che anche quegli episodi, insieme a tanti altri – autonoleggio, integratori, etc – abbia fatto emergere questa tensione esposta dall’ambasciatore andorrano sulle normali difficoltà di rapporti tra Italia e San Marino. Evidentemente l’intervento di Rossi per conto del PSD ha messo in evidenza il rapporto con l’Italia. Se è vero che San Marino è uno stato terzo, che l’Italia è uno stato membro, e che ora i singoli stati hanno tutta la necessità di sviscerare l’accordo, non teniamo conto di un’altra cosa: noi abbiamo avuto una continuità di Governo, l’Italia ha cambiato radicalmente, ora c’è un Governo di centrodestra. Noi riteniamo che il dibattito vada trasferito all’interno dell’aula consigliare, perché occorre la massima condivisione”.
Maria Luisa Berti (AR): “Mi è venuta preoccupazione per certi interventi che sembrano voler mettere in discussione il contenuto dell’accordo. Che questo argomento possa essere utilizzato per valutare l’operato dei vertici di Banca Centrale e reclamare una qualche azione di referenza nel rapporto con l’Italia. Dovremmo avere un approccio diverso. Tutto è giustificabile ma non è questo il contesto temporale per fare certi ragionamenti. Prendiamo atto della comunicazione del referente dello Stato di Andorra. Apprezzabili i riferimenti dei Segretari di Stato. Il punto centrale di questo dibattito è come superare questa situazione relativa al tema della vigilanza. In particolare capire chi in questa fase sia l’interlocutore nostro con cui andare ad affrontare la tematica. Dobbiamo assolutamente evitare che questa tematica diventi un problema tra due Stati. Rimane sempre il tema del referendum. Sono questioni che avranno una rilevanza prettamente politica. Rivendichiamo quello che è stato il nostro percorso perseguito negli anni. Siamo stati testimoni diretti del lavoro svolto da tutto il sistema Paese nella direzione della trasparenza. Se c’è qualche preoccupazione da parte italiana, penso che sia bene adottare qualunque iniziativa vada nella direzione di tranquillizzare i nostri vicini, ma assolutamente non c’è volontà di tornare al passato o di difendere i potentati. La scelta per la trasparenza e gli standard internazionali è stata una scelta convinta non solo da parte della maggioranza ma di tutte le forze politiche. Nessun ritorno al passato”.
Antonella Mularoni (RF): “Siamo preoccupati e non soddisfatti dalle risposte del Governo. Apprendo oggi che già ai tempi del Segretario Renzi il problema vero era la vigilanza bancaria e finanziaria. Volete dirci che cosa intende fare San Marino? San Marino si vuole tenere la vigilanza bancaria? Se questa è la strada, dovete andare a dire al Paese che l’accordo non si fa per questo motivo. Noi la riteniamo una scelta perdente. Per tutelare ancora per qualche anno i soliti potentati, non andiamo a garantire un futuro né al Paese né al suo sistema bancario. Come Paese dobbiamo mettere in atto delle politiche che siano valutate come meritorie dall’Italia: se pensiamo al DES, alle residenze per i pensionati, ci troveremo un’altra tempesta tra qualche mese. Invito il Governo a fare tutto il possibile anche con l’Italia, e non aspettare che facciano qualcosa da un’altra parte. Il Governo inoltre deve dirci qual è il suo intendimento sulla vigilanza”. Mularoni dà quindi lettura di un Ordine del giorno, sottoscritto da tutte le forze di opposizione.
Manuel Ciavatta (PDCS): “E’ evidente che i rapporti diplomatici aiutano. Quello che è evidente è che San Marino è sempre stata disponibile alle soluzioni proposte dall’Unione europea. La questione non è cosa San Marino vuol fare con la vigilanza bancaria, ma quello che verrà proposto dalla Commissione. Non mi risulta che San Marino abbia detto vogliamo questo o quel modello. Evidentemente se questa è una posizione che non soddisfa pienamente l’Italia, dovrà essere la Commissione ad interfacciarsi con l’Italia. Non credo possa essere San Marino a proporre la soluzione mettendosi d’accordo con l’Italia perché vorrebbe dire rompere lo schema. Non c’è assolutamente nessun tipo di chiusura verso qualunque soluzione. Se l’Italia ha sollevato delle questioni, io credo che San Marino debba continuare a dare la propria disponibilità. Credo nella assoluta volontà di dimostrarsi un interlocutore degno di fiducia anche da parte degli altri stati europei. Se non ci fosse stata una fiducia reciproca, non si sarebbe concluso un negoziato come questo. Andranno fornite le opportune integrazioni se richieste, posto però che l’accordo è chiuso”.
Replica il Segretario di Stato Luca Beccari: “Non accetto le mistificazioni. Portare argomentazioni circa i contenuti dell’accordo di associazione e la strategia negoziale, credo siano affermazioni che lasciano il tempo che trovano. Non si può dire che questo sia stato un percorso improvvisato. Non c’è una richiesta italiana sul tavolo riguardante la cessione della vigilanza o l’esercizio della vigilanza da parte dell’Italia. Il modello è quello che ci ha proposto l’Unione europea. L’impianto fondamentale è stato negoziato. Mai durante il negoziato è emersa la richiesta di valutare questo tipo di approccio. Abbiamo iniziato a negoziare i servizi finanziari nel gennaio del 2023 quando ci sono state presentate le linee guida. L’abbiamo concluso il giorno che il presidente Mattarella era in quest’Aula a fare il suo discorso. Abbiamo negoziato non alle spalle dell’Italia, ma in trasparenza con l’organo che è deputato con noi a negoziare su questo tema. Voi mi parlate del DES, che non c’è nemmeno a San Marino. Mi parlate di lotte che facciamo insieme all’Italia, come quella contro le frodi fiscali. Non è cavalcando la situazione che si ottengono vantaggi. Non bilateralizzare significa riconoscere il problema per quello che è”.
Comma 1 – Comunicazioni
Presidente della Commissione Michele Muratori (Libera): Nella seduta dell’ufficio di presidenza del 7 febbraio sono stati designati i commissari Massimo Andrea Ugolini e Nicola Renzi per la firma del protocollo d’intesa con il principato di Andorra. La firma del protocollo avrà luogo a San Marino. Nella stessa seduta l’ufficio di presidenza ha preso in esame la proposta di protocollo d’intesa trasmessa dal Parlamento di Malta che sarà ora trasmessa alla Commissione.
Segretario di Stato Luca Beccari: L’ultimo mio riferimento è stato nella sessione di dicembre. Abbiamo avuto la presentazione delle lettere credenziali il 13 gennaio scorso. Sulla Palestina non mi soffermo. Con gli altri paesi i colloqui si sono concentrati sul rafforzamento delle relazioni bilaterali e sul confronto volto a stabilire una forma di collaborazione in ambito di agenda multilaterale. Tutti i Paesi hanno riconosciuto l’importanza di un maggiore scambio di idee sui punti dell’agenda. Con l’Algeria, abbiamo parlato delle potenziali collaborazioni in ambito energetico; con Malta abbiamo parlato anche della già citata collaborazione a livello parlamentare ma anche di uno scambio di conoscenze sui temi dell’implementazione dell’accordo e dei servizi digitali e pubblici; con l’India abbiamo parlato delle celebrazioni dei 60 anni delle relazioni ufficiali e di collaborazioni in ambito farmaceutico e aerospazio. La scorsa settimana c’è stata la visita della delegazione del Liechtenstein: ci ha permesso di analizzare una concreta forma di collaborazione per quanto riguarda il supporto che potrebbe fornire alla Repubblica di San Marino nel recepimento dell’acquis comunitario. E’ prevista una mia visita in Liechtenstein la prossima settimana, cercheremo di mettere a punto un programma affinché le delegazioni tecniche si possano incontrare su alcuni ambiti specifici. Domani avremo una visita della delegazione britannica per l’attuazione del memorandum sulle consultazioni politiche rafforzate, avremo una visita a San Marino del presidente della Regione Emilia-Romagna De Pascale il 28 febbraio. Con la Segreteria al Territorio e l’Università abbiamo avviato una serie di attività per individuare una nuova sede per il Museo del Migrante.
Antonella Mularoni (RF): Vorrei soffermarmi su un aspetto che ho trovato purtroppo per noi. Ho dovuto cercare sui siti web se San Marino era tra i 79 paesi firmatari della condanna all’attacco della Corte di giustizia penale internazionale. Facciamo i comunicati stampa per le 500 che partono da Pechino, di questo argomento di cui si parla in tutto il mondo, il Governo avrebbe fatto bene a fare un comunicato. Sono felicissima che San Marino abbia sottoscritto la petizione: stiamo assistendo ad un indebolimento dei pilastri del diritto internazionale. Spero vivamente che il nostro Paese continui a credere nel diritto internazionale sostenendo posizioni che vanno nella direzione di contrastare genocidi, crimini contro l’umanità, riducendo il mondo in un luogo dove prevale la logica del più forte. Motivo di soddisfazione è la tregua che è stata proclamata a Gaza, speriamo possa diventare una pace definitiva. E speriamo che la guerra tra Russia e Ucraina possa concludersi rapidamente.
Nicola Renzi (RF): Anche io saluto con grande piacere il fatto che San Marino si sia schierata a difesa di un organismo multilaterale così importante. Sappiamo che ci sono delle posizioni di Paesi che non ne sono membri e di Paesi che ne fanno parte ma che stanno sviluppando posizioni critiche. Quello che è fondamentale è cercare di ribadire la fine di questa escalation. C’è l’idea che la chiave di questo cambiamento che si vuole realizzare sia proprio il far soccombere il multilateralismo. Un microstato come il nostro deve assolutamente tenere. Questo richiede uno sforzo di immaginazione nella nostra politica estera. Oggi la Repubblica si trova davanti ad una sfida nuova e inusitata. Queste cose mettono in discussione i paradigmi con cui siamo stati abituati a ragionare fino adesso. Siamo pronti tutti quanti a questo cambio di paradigma che non è una questione di mezza giornata? Che influenza possono avere gli stati nazionali sulle questioni internazionali se sono divisi? Mi vergogno che il nostro Paese sia costretto a parlare di atti inqualificabili che hanno consentito di mettere a rischio l’incolumità dei cittadini.
Fabio Righi (D-ML): In questo comma comunicazioni vorrei riprendere le considerazioni e le analisi fatte, portando un punto di vista leggermente diverso. La presa di posizione di San Marino sulla corte penale internazionale non è in discussione nella sua accezione. Però vorrei fare una riflessione sulle azioni che stanno mettendo in campo Stati Uniti e Italia. L’Europa ha svariate problematiche oramai da tempo e anni. Sarebbe bellissimo parlare di Stati Uniti d’Europa. La verità è che questo non è avvenuto. Le speranze di chi ha dato inizio al percorso dell’Unione europea, sono state completamente tradite. Le posizioni assunte dal Governo italiano dovrebbero essere lette come posizioni che non vogliono rinnegare il percorso europeo ma cambiare questa Europa. L’Europa per come si presenta oggi non è competitiva. Sulla tecnologia è rimasta indietro. Sono temi su cui non si trovano delle strategie comuni. Il rischio è quella di una frammentazione di stati indipendenti che non riescono a tenere il passo con il resto del mondo. Su questo punto credo dovremmo fare una valutazione. C’è un altro tema che non è prettamente di geopolitica. Parlo del tema dell’informazione, a seguito del comunicato stampa diramato nelle scorse settimane dal comitato di redazione di San Marino RTV e delle successive risposte date dal Governo. Come Domani Motus Liberi vorremmo presentare un ordine del giorno, firmato anche dal gruppo di Repubblica.
Matteo Zeppa (Rete): Sottoscrivo la battuta del Segretario Lonfernini: quattro scappati di casa che giocano a fare il Far West. E’ lo stesso metodo che utilizza il ministro in questione pubblicando lettere private di figure istituzionali. E’ una indelicatezza. Non so come sia stata accolta la questione dal Giappone. Sono gli ultimi episodi in cui abbiamo dimostrato cos’è la classe politica: mi discosto da questo tipo di atteggiamento. Già altre volte ho parlato di una recrudescenza pericolosa. Ciò che sta accadendo con Trump mi preoccupa veramente tanto. Non è la prima volta che attraverso lo strumento della democrazia si dà inizio alle più grandi tirannie. A Gaza c’è un dramma umanitario: lui pensa di creare un mercato immobiliare sui morti. Sono contento che sulla questione della corte penale internazionale San Marino abbia compiuto una scelta sganciandosi dalla sua neutralità. Tra le tante pratiche abbiamo per le residenze atipiche dei pensionati, c’è il caso di un pensionato che affitta 30mq di appartamento a Domagnano a 500 euro. Abbiamo un decreto che non è stato ancora portato in ratifica. Abbiamo una situazione sul mercato immobiliare grave e abbiamo persone che vengono a San Marino dal Portogallo che ha terminato quel regime.
Manuel Ciavatta (PDCS): Se oggi gli Stati Uniti hanno come presidente Trump e non Biden, non è che mi preoccupo perché l’uno o l’altro cambia la posizione sui diritti: sono posizioni culturali differenti, che anche l’Europa ha portato avanti fino ad un certo tempo. Oggi gli scenari stanno cambiando. Nel contesto dell’aggressione russa all’Ucraina, San Marino ha preso una posizione mantenendo la neutralità. La posizione di San Marino può diventare ancora più strategica. Dobbiamo sapere che lo scenario sta cambiando. In questi cambiamenti di equilibrio, San Marino come sarà capace di posizionarsi? Sapendo dire qualcosa all’Europa, non solamente andando a seguire posizioni che l’Europa ha già deciso. L’Europa di domani probabilmente avrà posizioni più differenziate all’interno delle quali anche i piccoli Stati potranno dire qualcosa di più. Oggi San Marino deve riflettere e saper valutare, continuando a fare della propria capacità di rapporto multilaterale una delle più grandi risorse dei prossimi anni.
Giuseppe Morganti (Libera): Tutti gli appelli fatti in questa Commissione al fatto che la Repubblica lavori per favorire il dialogo, è la questione centrale attorno a cui dobbiamo concentrarci.
Segretario di Stato Luca Beccari: Dovremmo essere bravi a scindere l’interesse del Paese da quella che è la nostra visione personale. Io credo che non sia possibile gestire la politica estera semplicemente reagendo ai cambiamenti che avvengono in ambito internazionale. Se San Marino ha costruito per secoli una certa politica è perché ha saputo convivere in momenti storici difficili e complicati con tutti i mutamenti che avvenivano, mantenendo una linea di coerenza rispetto ai suoi principi e valori. Qui vengo al multilateralismo. Se pensiamo che non abbia valore, noi disconosciamo quello che dà valore a San Marino. La nostra posizione in difesa della corte penale internazionale è una posizione naturale per San Marino. Questi sono per noi pilastri fondamentali se vogliamo parlare di multilateralismo e rapporti tra Stati secondo principi di equilibrio democratico. Si può criticare l’Europa, molti paesi europei dicono che le cose non funzionano al meglio. Io però trovo molto difficile immaginare Paesi europei che siano pronti ad abbandonare questo progetto, ma semplicemente per il fatto che si parla dei difetti tutti i giorni, ma dei benefici non ne parla nessuno. Ribadisco la mia disponibilità a tornare su questo tema magari in una prossima commissione. E’ sempre bello fare queste riflessioni, ma poi bisogna mandare i giusti messaggi all’esterno. Degli incidenti di caccia: ne abbiamo parlato in Congresso e riteniamo che debba essere rivista la procedura. Oggi ci sono pochissime aree dove è effettivamente possibile svolgere queste attività in sicurezza. Ritengono servano regole diverse: ci attiveremo per sistemare al meglio le procedure per il futuro.