Comitato “No ai ballottini”: no al referendum sulla legge elettorale
San Marino. Schierati intorno al tavolo, tanti colonnelli della vecchia guardia dell’area di sinistra. Ivan Foschi, Enzo Colombini, Vladimiro Selva, Marino Riccardi, ecc. C’è anche qualche giovane, che si sta facendo strada. Sono tutti riuniti per dare vita al comitato “No ai ballottini” e spiegano le loro ragioni nel corso di una conferenza stampa. Il nome che hanno scelto è significativo e indentifica una vecchia pratica politica, quella dei ballottini, per cambiare le carte in tavola. Sempre usata. Forse anche oggi.
In ogni caso, il comitato si riferisce esplicitamente ai ballottini elettorali, che erano possibili con la vecchia legge e che ora, con l’ultima riforma in senso maggioritario, sono diventati difficili da fare. Se non impossibili.
Nella loro prima uscita, i rappresentanti, del Comitato “No ai ballottini” dichiarano esplicitamente la loro contrarietà al referendum promosso dalle opposizioni e da poco dichiarato ammissibile dal Collegio dei Garanti, dopo la sua riformulazione. “I cittadini – afferma Vladimiro Selva – devono essere consapevoli di ciò che il quesito andrebbe a modificare”. Secondo il responsabile del Comitato, infatti, si tratterebbe di una iniziativa con risvolti politici contro il Governo. “Il mio giudizio sull’attuale Esecutivo è molto negativo – afferma dal canto suo Marino Riccardi – ma la legge elettorale che si vorrebbe modificare è molto buona; e fu il frutto di un’iniziativa trasversale”. “In un periodo caratterizzato dalla sfiducia verso la politica – aggiunge Ivan Foschi – è strano proporre un referendum per ridare potere ai Partiti, sottraendolo ai cittadini”.
La legge maggioritaria, in effetti, era stata varata per frenare la proliferazione di partiti e movimenti, nonché i famosi ribaltoni, cioè i cambi di governo in corso di legislatura, che avevano caratterizzato il primo decennio di questo secolo. Per questo era stata strutturata per favorire le aggregazioni e pensata per facilitare l’organizzazione di due coalizioni: una che vince, una che perde.
Quando le coalizioni sono diventate tre, con l’aggiunta di liste non aggregate, come nell’ultima competizione elettorale, sono emersi i difetti di questa legge che, con il premio di maggioranza, manda a casa molti consiglieri con un alto numero di preferenze e fa arrivare in Consiglio consiglieri con poche preferenze. Anche il processo di aggregazione sembra fallito, visto che in questi ultimi tempi, praticamente tutte le settimane si assiste alla nascita di una nuova forza politica. A questo punto, la partita è tutta da giocare.