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La salute del cittadino è la nostra prima priorità

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Entro l’anno sarà pronta la riforma pensionistica. Il Segretario di Stato alla Sanità Franco Santi anticipa le linee fondamentali su cui si muoverà la nuova norma, in un’intervista rilasciata al mensile OSLA “Breaking News” nel numero di marzo. E parla anche dello stato di salute dell’ISS.

Segretario, stiamo parlando a tanti imprenditori, in quanto OSLA rappresenta tutte le professionalità autonome presenti sul territorio, ma la Sanità interessa tutti i cittadini. Purtroppo, nonostante la grande spesa che lo Stato sostiene per coprire i costi del nostro sistema sanitario nazionale, non sempre le cose funzionano. Segretario Santi, qual è oggi lo stato di salute dell’ISS?

Credo di poter dire che goda di un ottimo stato di salute, nel senso che garantisce servizi e professionalità di grande livello. Naturalmente non possiamo cullarci sugli allori, ma dobbiamo impegnarci sempre di più perché questo livello venga mantenuto, consolidato e migliorato.

Eppure, non si può disconoscere che alcune criticità ci sono.

In effetti, alcune criticità sono venute fuori negli ultimi anni. In particolar modo per quanto riguarda il rapporto contrattuale con i professionisti sanitari, che è venuto a modificarsi in maniera non consona a un quadro di regole certe e non funzionali né allo sviluppo, né ad una prospettiva. Stiamo perciò lavorando ad un percorso normativo che introdurrà a San Marino la regolamentazione della responsabilità medica civile e legale. Legge che è appena stata varata in Italia. Lo dobbiamo fare anche noi, siamo quasi pronti. È un primo elemento, ma che va nella direzione della tutela e della valorizzazione della professionalità sanitarie.

C’era un problema anche sulle retribuzioni. Come si pensa di risolverlo?

In effetti, il referendum dello scorso anno ha introdotto un tetto massimo per il trattamento economico dei dipendenti pubblici, e questa norma ci sta creando oggettivamente dei problemi. A San Marino non è presente tutta una serie di professionalità specialistiche che noi invece vogliamo attirare per poter garantire i servizi e la qualità delle prestazioni sanitarie, quindi abbiamo la necessità di costruire un plafond di regole specifiche per il personale sanitario. Ovviamente legate anche alla retribuzione. Possiamo avere anche il sistema più bello del mondo, con tutti i pesi e contrappesi, gli accordi internazionali, eccetera, ma se non ci sono persone, che hanno valore, competenza, disponibilità, è chiaro che tutto il castello cade.

Tutto questo ha senso se non ci rivolgiamo solo ad un bacino d’utenza molto ristretto, qual è quello sammarinese, ma c’è la possibilità di estendere il raggio d’azione anche fuori confine. Altrimenti il gioco non vale la candela. Da anni si parla di apertura dell’ospedale all’esterno, a che punto siamo? Cosa ci manca?

Direi che siamo a buon punto. Abbiamo accordi con le Regioni limitrofe, Emilia Romagna e Marche, che sono quelle più vicine e che in un concetto di rete assistenziale sono le aree a cui possiamo fare un riferimento diretto. Per dovere di cronaca, noi già forniamo prestazioni alla Regione Marche per gli utenti del Montefeltro. Ora dobbiamo proceder nel percorso di accreditamento, in quanto, al momento, manca il riconoscimento reciproco delle strutture, ovvero la certificazione di qualità delle prestazioni, dei servizi e dei professionisti. Questo permetterà a San Marino di entrare nella rete assistenziale allargata. A quel punto dovremo metterci sul mercato, ovvero condividere, scambiare, con le aziende sanitarie italiane i rispettivi servizi e prestazioni sanitarie. A quel punto, i pazienti delle località vicine possono accedere alla nostra struttura.

Parliamo di prevenzione. Se n’è fatta tanta in passato, adesso sembra che ce ne sia un po’ meno. Perché?

Questo non è vero perché il nostro Piano Sanitario è incentrato proprio sulla prevenzione. Anzi, introduce un concetto molto forte, quello della sanità in tutte le politiche. Significa che quando ci occupiamo di territorio, di scuola, di lavoro, la sanità ci deve essere sempre. Si sono aperti dei tavoli specifici su questo, perché qualsiasi argomento si vada a trattare, bisogna sempre tenere presente la salute del cittadino in termini di prevenzione dalla malattia. Stiamo parlando di sanità in un contesto di difficoltà economica e la prevenzione è la strada più opportuna anche per un contenimento dei costi ed avere migliori risultati.

La Sanità gratuita, che era stata introdotta nel 1955, adesso lascia un po’ a desiderare. Un tempo non si pagava niente, oggi il prontuario farmaceutico prevede tantissimi farmaci a pagamento, in certi casi si pagano anche le ricette. Siamo peggiorati, non trova?

Non sono d’accordo con questa affermazione, anche se è vero che alcune categorie di farmaci e parafarmaci oggi sono a pagamento. Ma tutto questo rientra in quel concetto di appropriatezza che è fondamentale nell’equilibrio di un sistema sanitario. Non è una buona sanità quella dà tutto a tutti in maniera indiscriminata. La buona sanità dà la cosa giusta al momento giusto e alla persona giusta. Questo vuol dire appropriatezza.

L’ultima domanda la riserviamo al sistema previdenziale, perché si parla sempre più insistentemente di una nuova riforma pensionistica. Che riforma sarà? E quando sarà?

L’intenzione è di portare a casa la riforma entro l’anno. Questo significa che gli effetti partiranno dal 1 gennaio 2018. Il percorso di riforma non sarà semplice perché vuole ottenere quel risultato che altri governi non sono riusciti ad avere. Ovvero quello di un reale e concreto riequilibrio, e quello dell’equità tra le generazioni. Le riforme del 2005 e del 2011 hanno solo spostato il problema sulle nuove generazioni, in quanto chi era vicino alla pensione non ha subito effetti. Paradossalmente, con la recente riforma tributaria, si va in pensione con una retribuzione superiore a quella precedente. Non voglio mettere carichi pesanti sul tavolo, ma solo fare una questione di principio e di equità. Se l’economia riparte e il numero dei lavorativi riprende a salire, può darsi che riusciremo a tornare in una situazione di equilibrio, però il punto è che attualmente c’è un disequilibrio tra quello che contribuiamo e quello che viene erogato come prestazione pensionistica. È doveroso quindi ristabilire l’equilibrio non solo per chi andrà in pensione tra 35 anni, ma anche per chi andrà in pensione dopo domani.

Qualche anticipazione? Sarà aumentata l’età pensionabile? Diminuirà la pensione?

Credo che si andrà a lavorare sul famoso tasso di sostituzione, ovvero sul valore della prestazione pensionistica. L’età pensionabile rimarrà quella, ma si introdurranno delle forme di flessibilità.

 

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