USL su IGR e ICEE: è il tempo della responsabilità di tutti
San Marino. Non è più il tempo dei rinvii, degli scambi di accuse, di ipotesi fantasiose per il rilancio del Paese, della ricerca di improbabili “capitani coraggiosi”, della speranza di aiuti senza doverne pagare il prezzo, della sterile affermazione di una sovranità più cartacea che effettiva.
È, invece, urgente mettere da parte rancori e divisioni e, nel rispetto dei ruoli e delle responsabilità, agire presto e bene per l’effettivo rilancio della nostra Repubblica.
Ma un rilancio può avvenire solo dopo aver preso coscienza che i conti pubblici devono essere messi in sicurezza, e ciò, è responsabilità di tutti i cittadini.
Quanto sopra, non può certo avvenire con ricette miracolistiche ed artifici contabili, ma solo con un “esame di realtà” e con misure che i partiti politici sammarinesi devono il più possibile condividere con le forze sociali in termini oggettivi, con una chiara visione strategica, che metta al centro lo sviluppo, non tirando a campare “rabberciando” faticosamente e sempre più pericolosamente una improbabile tela di Penelope.
Inutile guardarci alle spalle e ricordare tempi nei quali ci venivano invidiate le nostre condizioni socio-economiche. Il rimpianto e le recriminazioni non solo non ci sono di aiuto, ma ci fanno perdere tempo prezioso, poiché le cose non possono sistemarsi da sole, ma è necessario il “coraggio delle scelte”, il coinvolgimento di tutti secondo le proprie possibilità, l’effettivo beneficio di ciascun sammarinese secondo i suoi bisogni.
La riforma fiscale è indubbiamente un presupposto essenziale per qualsiasi ragionamento: senza giustizia fiscale non ci può essere condivisione dei sacrifici che dovremo affrontare in rapporto alla possibilità di farcene carico, ma anche alle aspettative che ci poniamo.
Mentre il Paese è pervaso da una sempre maggiore preoccupazione per il proprio futuro, non abbiamo ancora adeguato la nostra normativa fiscale (la c.d. IGR) alle Convenzioni internazionali sottoscritte dalla Repubblica di San Marino. Ed ancora stiamo discutendo su ipotesi di aggiustamento (cioè di aumento) delle attuali otto aliquote per le persone fisiche, con l’aliquota massima che passerebbe dal 35% al 38/40% mentre nel mondo il modello fiscale di riferimento e quello della flat tax, e delle sue varianti che comportano un’imposizione fiscale nettamente inferiore.
In estrema sintesi, mentre altrove vi è un forte impegno per abbassare le tasse, le ipotesi sammarinesi oggi sul campo sono volte all’aumento e ciò certamente non giova in termini prospettici all’economia del nostro Paese.
E non è neppure ancora chiara la effettiva portata dell’ICEE che dovrebbe compensare l’aumento della imposizione fiscale favorendo il welfare.
Pare perciò decisamente troppo semplicistica l’impostazione del documento di indirizzo per la revisione della legge 166/2013 (IGR) predisposto dalla Segreteria alle Finanze, attualmente in discussione che si sostanzia con un aumento delle tasse sia per i redditi delle persone fisiche sia per i redditi dichiarati dalle persone giuridiche, per le quali si ipotizza un riordino del sistema delle deduzioni attualmente applicato, in alternativa all’allargamento della base imponibile.
Il rilancio del Paese non può prescindere da un concreto sostegno innanzitutto alle imprese, che si sostanzia anche attraverso un virtuoso accertamento dei redditi, poiché senza queste non ci può essere occupazione produttiva, rilancio dei consumi, tenuta e miglioramento del welfare.
Pertanto il prospettato sostanziale aumento del carico fiscale per le attuali imprese non pare vada in questa direzione, né è attrattivo per nuovi insediamenti e pare incongruente la ventilata ipotesi dell’introduzione di “tipologie specifiche di rulling per iniziative imprenditoriali di portata medio-elevata”.
Se il riferimento è al [tax] ruling, ma perché non favorire da subito le attuali imprese virtuose, e al contempo ragionare su insediamenti “di portata medio-elevata” che potrebbero, nell’immediato, anche non trovare nel territorio sammarinese la forza lavoro, e neppure garantire il “conto terzismo” alle nostre piccole/medie imprese?