Francesco Chiari: “Tutto il mio appoggio agli attivisti ambientali”
TUTTO IL MIO APPOGGIO AGLI ATTIVISTI AMBIENTALISTI.
“Le istituzioni, i musei, le fondazioni dovrebbero incentivare artatamente questi episodi ed allearsi con gli attivisti perché il mondo dell’arte ha in sé il potenziale per cambiare il punto di vista del mondo intero, come già accaduto nella sua storia.”
Impazza l’indignazione per gli attivisti ambientalisti che in queste settimane stanno mettendo a punto una sequenza di meme artistici oculati, intelligenti e soprattutto pacificamente innocui.
Le opere “prese di mira” sono infatti rinomatissime e quindi ben protette da teche in grado di proteggerle dalle insidiosissime bombe al minestrone e pappa al pomodoro.
Ed ecco che l’esercito di bacchettoni benpensanti si erge con moniti dall’alto dei loro social account istituzionali, dando per giunta un’ottima risonanza ad un gesto la cui analisi rivela una logica non riscontrabile a prima vista.
Le opere “bombardate” finora infatti rappresentano nature morte del valore di decine di milioni di euro racchiusi in pochi decimetri quadri e dunque il messaggio di protesta è chiaro: la società tiene più all’opera di rappresentazione della natura che non alla natura stessa, soprattutto se tale opera muove interessi milionari. Credo infatti che nessuna risonanza avremmo avuto se qualche bontempone avesse imbrattato un Teomondo Scrofalo.
Qui sta il nesso. Quale valore attribuiamo alle cose? La risposta, terrificante e immediata è lampante. La nostra società capitalista è eticamente fallita e dunque l’unico valore che nella sua globalità riesce ad attribuire alle cose è quello economico.
È molto più onesto intellettualmente indignare qualcuno facendolo pensare sul serio, piuttosto che fare art washing da parte di qualche fondazione dal nome altisonante oppure far credere al mondo intero che le auto elettriche siano il viatico della decarbonizzazione globale. Chiunque, se vuole, può capire in pochi minuti che il bilancio ambientale di questo cambiamento non è assolutamente efficiente ma solo economicamente efficace. Chiunque può capire che oltre l’80% delle emissioni di gas in atmosfera sono dovute ad attività industriali e alle caldaie di casa. Ma ci conviene (economicamente) far finta di non capirlo visto che siamo oggi totalmente dipendenti dalle fonti non rinnovabili. E così via con tutti i luoghi comuni di saggezza popolare che però sono drammaticamente fondati come la maggior parte delle leggende.
Tornando agli attivisti vi spiego, da appassionato d’arte moderna e contemporanea, dove sta il colpo di genio.
Proprio per il grande valore economico che sviluppa, l’arte sta tornado di gran moda, tant’è che ultimanete è divenuta un vero e proprio bene rifugio e trova sbocchi anche nel mondo digitale con l’invenzione dei famigerati NFT, ancora incomprensibili alla maggior parte di coloro che li nominano.
Correva l’anno 1917 quando nel pieno della prima guerra mondiale Marcel Duchamp inventò, secondo buona parte della critica, l’arte contemporanea attraverso una provocazione per la quale prese un orinale di quelli ancora oggi appesi nei bagni degli autogrill, lo girò lo mise su un tavolo e lo chiamó “fontana”.
So cosa state pensando:”son capace anch’io”. Sì, da ubriachi forse. Ma la ricerca e la consapevolezza di un genio è ben altra cosa.
L’orinale intanto è maschio mentre la fontana è femmina, quindi cambia genere; l’orinale riceve l’urina, liquido di scarto mentre la fontana fornisce acqua, simbolo della vita per eccellenza; l’orinale è un prodotto industriale, mentre la fontana è un’opera d’arte.
Dunque attraverso il semplice gesto di proporre lo stesso oggetto traslato e ruotato nello spazio esso assume un significato ed uno scopo completamente diversi. Ecco l’arte concettuale, dove il concetto appunto supera il gesto, dove il cervello supera la mano, piaccia o no.
Quindi è vero forse che “quello lo facevo anch’io” ma oggi riusciamo a dirlo perché in realtà lo ha fatto Duchamp oltre un secolo fa, da sobrio per giunta. Questo nuovo punto di vista diede vita ad un nuovo corso della storia dell’arte.
Tutto ciò premesso e sottoscritto trovo assolutamente tanto geniale quanto pacifico cambiare per qualche secondo il senso di un Van Gogh imbrattandone consapevolmente il vetro protettivo.
Così facendo quell’opera che fino ad oggi aveva solo parlato di un periodo artistico e di un pittore travagliato diventa un ordigno ad orologeria che fa riflettere sul fallimento del capitalismo che ormai giunto da tempo alla massa critica non può far altro che avvelenarsi nel vano tentativo di continuare ad alimentarsi.
Le istituzioni, i musei, le fondazioni dovrebbero incentivare artatamente questi episodi ed allearsi con gli attivisti perché il mondo dell’arte ha in sé il potenziale per cambiare il punto di vista del mondo intero, come già accaduto nella sua storia.
Auspico dunque la creazione di tanti eventi di quella che definirei come la nuova “happening social art”, dove l’opera d’arte milionaria, opportunamente protetta, si presta ad essere temporaneamente imbrattata con un barattolo di conserva, magari di Zuppa Campbell, venga poi fotografata e digitalizzata diventando un NFT da mettere all’asta ed il cui ricavato sia investito nel “restauro” del nostro pianeta.
Francesco Chiari