Debitori verso lo Stato, per evitare il fenomeno servono garanzie proporzionate al volume d’affari delle aziende
Una valutazione sulla recente pubblicazione della anagrafica dei debitori è stato il primo argomento trattato nella puntata di ieri di “CSdL Informa”, a cui hanno partecipato il Segretario Generale Enzo Merlini e il Segretario Confederale William Santi. La puntata come di consueto è stata coordinata da Giuliano Tamagnini.
Questo elenco – pubblicato una volta all’anno da Banca Centrale da 4 anni a questa parte – riepiloga tutti i soggetti economici che hanno contratto un debito verso lo Stato di almeno 50mila euro. Il numero dei grandi debitori non è cambiato di molto rispetto allo scorso anno, ma l’importo complessivo delle somme dovute allo Stato è diminuito di circa 23 milioni; questo farebbe pensare che una parte di questi debiti sono stati recuperati, ma in realtà ogni anno ci sono delle variazioni, ovvero le procedure concluse e i fallimenti vengono depennati, e si aggiungono nuovi debitori.
Sono stati archiviati alcuni fallimenti per un ammontare pari a circa 20 milioni di euro: verosimilmente si è arrivati all’archiviazione perché non è stato possibile recuperare neanche un soldo, come avviene nell’80% dei casi che segue il sindacato a tutela dei lavoratori che vantano crediti; spesso si tratta di società che non possiedono nessun bene da aggredire, o se ne avevano questi sono scomparsi prima che ci si potesse cautelare.
Ci sono 64 nuovi soggetti, che hanno accumulato un totale di 8 milioni di euro di debiti. Tra i fallimenti depennati una unica società aveva accumulato 22 milioni di debito, mentre tra quelli presenti ve ne sono 6 che da soli ammontano a 40 milioni. Il 20% del totale dei debiti, che ammonta complessivamente a 207 milioni di euro, è quindi concentrato in 6 attività.
La domanda che ci si pone, è come sia possibile che si continui a consentire ad attività economiche di arrivare a debiti così elevati senza che siano fermate prima. Domanda che abbiamo posto più volte al Governo, ma che a tuttora non ha ricevuto nessuna risposta.
Anzi, una parziale risposta è arrivata nei giorni scorsi dalla Commissione Finanze, che ha approvato all’unanimità una proposta di legge del Segretario Industria Fabio Righi per la semplificazione dell’avvio delle attività economiche. Ma al contempo è stata avanzata, da parte della stessa maggioranza (tranne la forza politica del Segretario Righi) una proposta di ordine del giorno che impegna il Governo a presentare un nuovo provvedimento per modificare il sistema dei controlli, al fine di evitare abusi, il fenomeno del prestanomato, ecc.
È un vero paradosso: prima si vota il progetto di legge all’unanimità, e poi si propone un Odg che in sostanza prende atto che il sistema dei controlli non funziona. Numeri così importanti di debiti da parte di attività economiche verso lo Stato, non dipendono solo da periodi “sfortunati”, come gli ultimi due caratterizzati dalla pandemia, ma significano che strutturalmente a San Marino vi sono imprese che non pagano le tasse e i contributi, e alla fine nella gran parte dei casi tutto si risolve in una bolla di sapone.
Tra le novità della proposta di legge del Segretario Industria c’è anche la possibilità di aprire un’attività economica con un capitale sociale minimo. Spesso non si tratta di somme depositate in banca, ma sono risorse investite in attrezzature, arredi, mezzi di trasporto, che dopo poco tempo perdono valore.
Il problema non è l’entità del capitale sociale all’avvio di un’attività, salvo che non richieda per sua stessa necessità investimenti consistenti, ma lo diventa nel momento in cui aumenta il fatturato, assume dipendenti e si ingrandisce: non è possibile che non si debbano avere garanzie a tutela dello Stato e dei lavoratori, su cui eventualmente rivalersi qualora la stessa azienda sia inadempiente nei pagamenti di tasse, contributi e stipendi. L’assenza di queste garanzie dà origine al fenomeno dei grandi debitori, anche in spregio a chi invece ottempera regolarmente alle proprie obbligazioni.
La CSdL chiede con insistenza che sia previsto un capitale sociale proporzionato al giro d’affari delle impresa. Altrimenti continueranno a verificarsi casi come quelli descritti, dei cui debiti la collettività è costretta a farsi carico.
Nella puntata è stata fatta anche una panoramica del confronto con il Governo sulla riforma fiscale e su quella pensionistica, su cui torneremo in una prossima comunicazione.