Forum del dialogo, intervista a Carmen Leccardi
San Marino. Carmen Leccardi sarà uno degli illustri relatori durante il Forum del dialogo in programma per questo weekend a San Marino. Ha svolto attività di ricerca e di docenza in diverse università italiane. È professore ordinario di Sociologia della Cultura presso il Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale dell’Università di Milano-Bicocca. Dal 2013 è Presidente della European Sociological Association. È attualmente coordinatrice scientifica del Centro di ricerca interuniversitario ‘Culture di genere’. I suoi interessi scientifici sono legati allo studio dei processi di mutamento culturale. In questo ambito ha svolto ricerche, nazionali e internazionali, sui modelli culturali, in particolare sulla condizione giovanile; le differenze di genere e di generazione; le esperienze temporali e i loro mutamenti. Il suo ultimo libro è Sociologias del tiempo (Finis Terrae, Santiago del Cile, 2014).
Alla luce dei fatti drammatici degli ultimi giorni che hanno visto coinvolti giovani, famiglie, docenti, organizzazioni: possiamo ancora credere che sia possibile un dialogo fra generazioni diverse?
Le forme delle relazioni tra le generazioni sono mutate negli ultimi decenni. Il venir meno di un aperto conflitto intergenerazionale – il conflitto che ha caratterizzato, ad esempio, la lunga “stagione italiana dei movimenti”, iniziata con il Sessantotto e conclusa dalla tragica morte di Aldo Moro – può oggi generare violenza. Il conflitto, come la sociologia ha ben mostrato, è infatti sempre anche una forma di dialogo. Si tratta dunque, in primo luogo, di rendere palesi le ragioni che hanno generato queste trasformazioni. Inoltre, è importante ragionare sui temi che oggi, in questo mutato scenario, possono unire le generazioni, e non solo separarle. Senza temere, comunque, il (ri)nascere di forme di conflitto tra le generazioni.
Con quali prospettive?
Occorre tenere presente la necessità di costruire un nuovo patto sociale tra le generazioni, che eviti di penalizzare le generazioni più giovani a favore delle generazioni più anziane. Il tema del lavoro (e ovviamente quello del debito pubblico) sono al centro della ridefinizione di questo contratto.
Dai vostri studi e dalla vostra ricerca sociale quali indicazioni vorreste segnalare a famiglie, scuole, comunità civile, associazioni…adulti e giovani, per riprendere un discorso con i giovani di oggi?
Il primo elemento non può che essere il riconoscimento delle capacità e competenze di cui le generazioni più giovani sono portatrici. Senza questo riconoscimento – i cui soggetti sono, necessariamente, gli adulti unitamente alle istituzioni adulte, dalla scuola al lavoro – vengono meno le basi stesse del dialogo. Siamo in un periodo storico caratterizzato da forme sempre più accelerate di mutamento sociale. La consapevolezza di queste dinamiche può aiutare a ricostruire le basi del dialogo.