Il Collettivo San Marino per la Palestina sul cessate il fuoco a Gaza
Nei giorni scorsi, la notizia di un imminente cessate il fuoco nella Striscia di Gaza ci ha riempito di gioia e di speranza. Abbiamo celebrato insieme ai nostri fratelli e sorelle palestinesi, che sono scesi a festeggiare tra le macerie delle loro case, sollevati di poter vedere uno spiraglio di luce dopo due anni di genocidio. La tregua, tuttavia, non rappresenta un punto d’arrivo, bensì un punto di partenza: deve aprire la strada all’autodeterminazione e alla sicurezza del popolo palestinese, che non può più essere minacciato dalle politiche coloniali sioniste. Per questo motivo, il Collettivo San Marino per la Palestina rafforzerà le proprie azioni di sostegno, di mobilitazione e di informazione rivolte alla società civile e le iniziative di pressione politica. “Palestina Libera” non è uno slogan, ma un obiettivo concreto: rispetto del cessate il fuoco – già violato in passato da Israele –, liberazione di tutti gli ostaggi, accesso agli aiuti umanitari, fine dell’occupazione e del regime di apartheid e accertamento delle responsabilità del genocidio del popolo palestinese davanti ai Tribunali Internazionali. Nel suo toccante discorso all’ONU, in cui ha dichiarato il riconoscimento dello Stato di Palestina, il Segretario agli Affari Esteri Luca Beccari ha ricordato che la pace nasce sui pilastri della giustizia e dell’uguaglianza. Il “piano di pace” di Trump per Gaza, invece, rafforza la logica coloniale: prevede lo smantellamento della resistenza, un governo imposto e la gestione di Gaza da parte di una forza internazionale guidata da Tony Blair, già protagonista dell’invasione illegale dell’Iraq. È un progetto che nega il diritto all’autodeterminazione palestinese e che riduce il popolo a soggetto umanitario, mai politico. Disarmati ed arrendevoli: è questo il modo in cui i palestinesi devono, dunque, presentarsi di fronte al nuovo ordine mondiale. Lo confermano le parole del Ministro degli Esteri israeliano Gideon Sa’ar: “Non ci sarà nessuno Stato palestinese: non accetteremo la nascita di una nazione che possa minare lo stato ebraico”. A ciò si aggiunge la rimozione unilaterale del nome di Marwan Barghouti (il “Mandela” palestinese, uomo che sarebbe capace di unire tutte le fazioni) dalla lista dei prigionieri di spicco da liberare durante la prima fase dell’accordo. Il Collettivo per la Palestina invita, quindi, tutta la cittadinanza sammarinese, a non interrompere le mobilitazioni, ma, anzi, a intensificare la lotta per il popolo palestinese. Temiamo, infatti, che il genocidio possa riprendere non appena saranno liberati gli ostaggi israeliani e che la tregua possa essere violata da Israele, come già successo in passato. Infine, ricordiamo che al momento nulla è stato definito per la Cisgiordania occupata e per Gerusalemme Est, che continuano a subire la morsa dei coloni e delle IDF. Collettivo San Marino per la Palestina