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Piccoli Stati d’Europa, uniti si può contare di più

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Anche se piccoli, uniti, si può contare di più. I Piccoli Stati d’Europa esprimono preoccupazione sulla gestione dei flussi migratori, ribadiscono fiducia nel processo democratico a livello internazionale, difendono le rispettive sovranità e valorizzano le differenze. È il senso della dichiarazione finale approvata nel pomeriggio al termine della conferenza tenutasi a San Marino dai nove piccoli stati europei. Un documento articolato in 19 punti, suddivisi in tre macro-tematiche: la situazione geopolitica e le crisi umanitarie; il ruolo dei piccoli stati in Europa e nel Mediterraneo; la cooperazione sul fronte turistico e culturale, da cui potrebbero scaturire anche eventi congiunti.
Grande attenzione sul fenomeno dei migranti in relazione ai quali i piccoli stati esprimono inquietudine per la mancanza di una vera cabina di regia europea con conseguente crescita dei nazionalismi e dei populismi. I piccoli stati si propongono come modello di integrazione avanzata anche per contrastare l’insorgere di fenomeni di radicalizzazione dei migranti e non solo dei migranti. Tema affrontato a fondo durante le sessioni di lavoro proprio mentre a Londra andava in scena l’attacco a Westminster.
I Piccoli Stati pensano che le donne dovrebbero incidere di più nei processi decisionali e dovrebbe essere considerato un crimine contro l’umanità la distruzione del patrimonio culturale e storico.
Tutte proposte e indicazioni che arriveranno anche sui tavoli europei che contano visto che Malta sta presiedendo l’Unione e il Lussemburgo con Juncker presiede la Commissione Ue.

I rappresentanti dei nove parlamenti più piccoli d’Europa torneranno ad incontrarsi in Liechtestein a settembre 2018.

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