Economia e Lavoro

Ecco perché ci vuole un cittadino sammarinese alla guida del TSP

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San Marino. Tiriamo le somme a poco più di due anni dalla nascita del nostro TechnoSciencePark (TSP)
Un progetto giustamente ambizioso che, come sempre accade quando si lancia un’impresa, parte con un disegno ben definito per poi concretizzarsi nella realtà che più ci si avvicina, al netto di opportunità e/o ostacoli che si incontrano lungo il percorso.
Mi sento di ringraziare per l’operato il presidente uscente Alessandro Giari che lascia “spontaneamente” con sei mesi d’anticipo e che nella lettera di congedo, davvero signorile, ricorda le 40 start up ad oggi presenti, le quali contano un numero di dipendenti e un fatturato globale degno di una grande azienda sammarinese.
Allo stesso modo rappresento tutta la mia stima a coloro che ogni giorno lavorano alla direzione, al coordinamento, alla comunicazione e alla segreteria del TSP e che oggi lo rendono  pronto a spiccare il volo. Come? Dal mio punto di vista la ricetta è molto semplice: il TSP infatti è finalmente maturo per uscire da quella fase embrionale di “start up delle start ups” che necessariamente lo ha caratterizzato fino ad ora.
In un contesto economico difficile come quello che l’Italia, e di conseguenza San Marino, stanno vivendo è evidente che ci voglia un giusto mix tra spin-off (nuovi rami che nascono da un tronco già solido) e progetti di R&D (ricerca e sviluppo). Questo perché, non dobbiamo negarlo, a San Marino abbiamo appena iniziato, tra Università e TSP a far qualcosina a livello di investimenti sulla ricerca, lo sviluppo e l’innovazione tecnologica e questa cultura non si improvvisa, soprattutto se, come nel nostro caso, non si può contare su business angels di calibro e/o fondi di venture capital specializzati in start up ad alta tecnologia. Ciò che invece può funzionare molto bene da subito sono gli spin-off di aziende straniere già esistenti che decidono di sviluppare nuova tecnologia e fare R&D nel nostro TSP, infatti se analizziamo anche la situazione attuale tra le 40 start up tutt’ora insediate troviamo un 10-15% di spin-off che rappresentano l’80-90% del fatturato di tutto il Parco e almeno il 50% di tutti i dipendenti impiegati. Questi dati non sono precisi ma so di non sbagliarmi molto e comunque servono a sostenere la mia tesi secondo la quale puntando molto sugli spin-off e su alcuni core business come Digitale, Biotecnologie ed ICT, crescerebbe esponenzialmente anche la capacità del TSP di fare innovazione, ricerca e sviluppo. Questa teoria troverebbe infine la quadratura del cerchio se riuscissimo a coinvolgere le aziende sammarinesi più importanti e le associazioni di categoria a “spinoffare” nel TSP, finanziando i progetti studiati a tavolino di comune accordo, selezionati da un CdA preposto e dando loro la possibilità di acquisire le tecnologie che si sviluppano, partecipando in equity le stesse start up e/o offrendo un’adeguata carriera agli startupper che avviano e sviluppano i progetti.
Dunque la grande esperienza conseguita dal presidente uscente, nella creazione e successiva guida del Polo Navacchio per tanti anni, è stata necessaria all’avvio del nostro TSP ma da adesso in poi mi chiedo e vi chiedo chi meglio di un Sammarinese con un’adeguata competenza e conoscenza del proprio territorio potrebbe mettere a rendita la collaborazione con la NOSTRA Università, col NOSTRO tessuto imprenditoriale e con la NOSTRA nuova propensione all’internazionalizzazione?
La risposta dev’essere senza timore: uno dei tanti sammarinesi eccellenti che abbiamo in territorio o magari in giro per il mondo e che tengono alta la nostra bandiera!
Sarebbe quindi un vero peccato, un’umiliazione, nonché l’ennesima riprova di quel senso d’inferiorità che spesso i Governi e la politica in generale mostrano quando si tratta di prendersi la responsabilità delle scelte che determinano lo sviluppo del Paese.
Dirò di più, sono fermamente convinto, per le particolarità che ci contraddistinguono, che a casa nostra può fare molto di più un Sammarinese “mediocre”, mosso dall’amore per la nostra terra e da un sincero spirito di servizio, che un “mostro di professionalità” ma che di noi non conosce nulla. Ciò vale in generale per la nostra Repubblica, prova ne siano anche i fatti che negli ultimi mesi hanno afflitto il nostro settore bancario privato e gli organismi (che non sono istituzioni) che dovrebbero attuare l’indirizzo di Governo.
Francesco Chiari
Cittadino e Lavoratore Sammarinese

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