Sanità e Medicina

CSU: “superare l’emergenza per ripristinare la piena operatività dei servizi sanitari”

Giovedì mattina la CSU è stata invitata dalla Segreteria di Stato per la Sanità a partecipare ad un incontro in video-call, che aveva l’obiettivo di conoscere gli orientamenti del Governo sul nuovo, ennesimo, Decreto riguardante l’emergenza Covid.

Nell’ambito dell’incontro sono emerse le ormai note differenze di vedute rispetto all’approccio della nuova normativa – che avrà valore fino a fine gennaio – per contrastare la forte e preoccupante crescita dei contagi ed il conseguente impatto sulla nostra struttura sanitaria.

La CSU ha ribadito che l’obiettivo prioritario deve essere quello di limitare il più possibile la diffusione del virus e, conseguentemente, del numero di contagi e ricoveri. Non è infatti accettabile che il numero di ricoverati per Covid sia esponenzialmente più elevato rispetto alla vicina Italia: percentualmente è ad oggi 3 volte superiore, con riferimento alla terapia intensiva.

Questa evoluzione e la pressione della dinamica legata al Covid sul nostro Ospedale e sul sistema sanitario nel suo complesso, costringe di fatto chi è affetto da altre patologie, anche severe, a non poter essere assistito nella maniera migliore. Ulteriori criticità collegate alla saturazione delle strutture della sanità pubblica a causa dell’emergenza Covid sono quella relativa a tutte le attività di prevenzione e screening preventivo, ad oggi di fatto azzerate, l’impossibilità per i cittadini di ricevere risposte adeguate e tempestive dai “Centri Salute”, la pianificazione delle visite specialistiche che fanno rilevare tempi di attesa lunghissimi ed il rinvio di interventi chirurgici già programmati.

L’evoluzione esponenziale dei contagi e la contemporanea necessità di dare impulso alla campagna vaccinale riguardante la terza dose “booster” e le vaccinazioni pediatriche comporta inoltre una fortissima pressione su tutto il personale sanitario e socio-sanitario che, oltre ad essere anch’esso interessato dalla problematica dei contagi, con grandissimo senso di responsabilità sta facendo l’impossibile per limitare i disagi alla cittadinanza e garantire un livello accettabile di assistenza. Anche per questi motivi è indispensabile ridurre sensibilmente l’evoluzione dei contagi e soprattutto delle ospedalizzazioni.

A dicembre scorso, tenuto conto della prevedibile evoluzione dell’emergenza sanitaria, dell’imminente periodo festivo ed a salvaguardia del servizio sanitario pubblico, in occasione della presentazione delle linee guida del decreto Covid in fase di emanazione, avevamo evidenziato al Governo la necessità di un approccio più rigoroso della normativa a tutela della collettività e per limitare i contagi, tenuto conto della nuova variante Omicron. In quell’occasione furono adottate misure sensibilmente ridotte, assecondando l’orientamento di una parte della politica più incline a minimizzare gli interventi per logiche prevalentemente economiche: i risultati pratici sono sotto gli occhi di tutti, con la situazione sanitaria del Paese che si è ulteriormente aggravata.

Da quanto si è appreso nel corso dell’incontro, parrebbe che le misure che verranno adottate siano molto meno incisive rispetto a quelle adottate in altri Paesi europei, tra cui la vicina Italia. Rispetto a quanto in vigore oltreconfine, il Governo ha presentato una tabella di raffronto tra quanto vigente in Italia e quanto avrebbero previsto di applicare con il nuovo decreto Covid, sottolineando che – nonostante i numeri della pandemia siano ben più preoccupanti rispetto al Paese vicino, tecnicamente da “zona rossa” – l’approccio previsto ha l’obiettivo di essere in ogni caso meno invasivo e limitato alle due sole ultime settimane di Gennaio, salvo intervenire nel caso si rilevi un ulteriore incremento dei contagi e delle ospedalizzazioni.

La CSU, pur non entrando nel merito di valutazioni tecnico-scientifiche, da parte di esperti, e politiche, che spettano esclusivamente al Governo, ha sottolineato la necessità di ripristinare quanto prima la normalizzazione dei servizi sanitari, di prevenzione, specialistici e legati alle ospedalizzazioni ed interventi per altre patologie. Inoltre una doverosa riflessione è stata fatta rispetto al possibile disallineamento delle normative Covid tra Italia e San Marino: appare sin troppo evidente che l’approccio “soft” è più motivato da logiche prevalentemente economiche, in particolare di alcuni comparti. È altrettanto evidente che il forte disallineamento di vincoli e limitazioni Covid rispetto a quanto previsto in altri Paesi, collocherebbe il nostro Paese in una situazione di potenziale criticità sotto svariati aspetti, non ultimo quello conseguente ad un ulteriore incremento del rischio di contagi e di criticità dei servizi sanitari legato al maggior afflusso di persone forensi in territorio.