In Consiglio Grande e Generale inizia il dibattito sulla Finanziaria: botta e risposta tra maggioranza e opposizione
Consiglio Grande e Generale, sessione 15-16-17-18-19-22-23 dicembre 2025
Martedì 16 dicembre 2025, pomeriggio
Il I lavori del Consiglio Grande e Generale ripartono dal dibattito generale sui provvedimenti di bilancio: Rendiconto generale dello Stato 2024 e il Bilancio di previsione 2026-2028. Il dibattito evidenzia una forte contrapposizione tra maggioranza e opposizioni.
La maggioranza rivendica la scelta di un bilancio tecnico, prudente e ordinato, finalizzato a ridurre il disavanzo e a consolidare l’equilibrio finanziario come base per le politiche future. William Casali (Pdcs) sottolinea che «non promettiamo scorciatoie, ma consolidiamo risultati per garantire stabilità e credibilità», mentre Tomaso Rossini (Psd) richiama il tema della responsabilità verso i cittadini: «se chiediamo sacrifici con l’IGR, dobbiamo essere i primi a dare l’esempio». Per Paolo Crescentini (Psd), «un bilancio deve basarsi sui numeri, non diventare un libro dei sogni», mentre Francesco Mussoni (Pdcs) avverte che ora serve «un cantiere politico vero sulla riorganizzazione dello Stato». Secondo Vladimiro Selva (Libera), la finanziaria deve restare uno strumento contabile, rinviando lo sviluppo a provvedimenti specifici: «la legge di bilancio deve essere prevalentemente tecnica, con il rimando a progetti di legge dedicati». Sulla stessa linea Denise Bronzetti (Ar), che avverte: «non tutto può stare in una finanziaria, altrimenti perde efficacia e chiarezza».
La riduzione del disavanzo viene indicata come risultato politico concreto. Gian Carlo Venturini (Pdcs) afferma che «ridurre il disavanzo di due terzi è un fatto oggettivo», mentre Guerrino Zanotti (Libera) invita a guardare alla qualità della spesa più che ai tagli: «il problema non è quanto spendiamo, ma come spendiamo». Nel complesso, la maggioranza ribadisce l’obiettivo di mettere in sicurezza i conti oggi per creare spazio agli investimenti domani, evitando interventi considerati improvvisati o insostenibili.
L’opposizione contesta l’assenza di una visione strategica chiara, giudicando insufficiente la spending review e sostenendo che la riduzione del disavanzo sia dovuta soprattutto all’aumento delle entrate IGR. Sara Conti (Repubblica Futura) afferma che «dopo un anno e mezzo non sappiamo ancora qual è l’idea di sviluppo del Paese». Secondo Matteo Casali (Rf), «la grande spending review vale meno dell’1% della spesa corrente», mentre Antonella Mularoni (Rf) richiama il tema del patto intergenerazionale: «così togliamo risorse ai giovani e al futuro». Da Rete, Giovanni Maria Zonzini sottolinea che «con 160 milioni di IGR non si riesce comunque ad andare in attivo», mentre Matteo Zeppa invita la maggioranza a fare chiarezza: «dovete decidere se questo è un bilancio tecnico o politico». Per Carlotta Andruccioli (D-ML) il nodo è la natura stessa del documento: «Il bilancio è uno dei documenti più politici che esistano e dovrebbe indicare una direzione». Più duro Fabio Righi (D-ML), che legge nel documento un segnale di debolezza politica: «questo bilancio certifica l’assenza di visione e una politica guidata dalla paura».
Di seguito una sintesi dei lavori
Comma 9 – Provvedimenti in esecuzione della Legge 18 febbraio 1998 n.30 “Norme Generali sull’Ordinamento Contabile dello Stato”:
a) Progetto di legge “Rendiconto Generale dello Stato e degli Enti Pubblici per l’esercizio finanziario 2024” (presentato dalla Segreteria di Stato per le Finanze e il Bilancio) (II lettura)
b) Progetto di legge “Bilanci di Previsione dello Stato e degli Enti Pubblici per l’esercizio finanziario 2026 e Bilanci Pluriennali 2026/2028” (presentato dalla Segreteria di Stato per le Finanze e il Bilancio) (II lettura)
William Casali (Pdcs): Governare significa assumersi la responsabilità di risolvere i problemi, non solo descriverli, ed è con questo approccio che da anni affrontiamo il bilancio di previsione, presentando il bilancio 2026, il quale nasce in un contesto internazionale ancora complesso ma si fonda su dati concreti come crescita moderata, elevata occupazione, inflazione sotto controllo e conti pubblici in equilibrio. Il bilancio 2026 conferma una linea chiara seguita con continuità negli ultimi anni, caratterizzata da prudenza nelle previsioni, rigore nella spesa e attenzione alla sostenibilità del debito pubblico. Non promettiamo interventi straordinari né scorciatoie, ma consolidiamo i risultati raggiunti e affrontiamo in modo ordinato i nodi ancora aperti della finanza pubblica. L’obiettivo chiaro e dichiarato è garantire la stabilità finanziaria, la credibilità istituzionale e la continuità amministrativa del paese. In questo quadro, il bilancio si basa su entrate e spese stimate su basi realistiche, evitando sovrastime e mantenendo un necessario margine di cautela. Assicura il mantenimento di un saldo primario positivo e colloca il debito dello Stato in una traiettoria di graduale riduzione in rapporto al PIL, contribuendo così a rafforzare la fiducia degli operatori economici, dei risparmiatori e dei mercati. Accanto alla tutela della spesa corrente, il bilancio indirizza le risorse verso ambiti strategici quali sanità, istruzione, sicurezza sociale, infrastruttura e territorio, privilegiando interventi essenziali per il raggiungimento dello Stato e la coesione sociale. In questo contesto, la trasformazione digitale e l’innovazione tecnologica assumono un rilievo centrale, non come slogan, ma come strumenti concreti per rendere più efficiente lo Stato e risolvere i problemi strutturali. Il bilancio accompagna il completamento e la piena operatività della fatturazione elettronica interna, che semplifica i rapporti tra operatori economici, riduce gli oneri amministrativi e rafforza l’equità del sistema fiscale. Prosegue, inoltre, il percorso di digitalizzazione della pubblica amministrazione attraverso investimenti in processi, sistemi informativi e interoperabilità per ridurre burocrazia, tempi e costi, oltre a offrire servizi più efficienti e affidabili a cittadini e imprese. La maggioranza e la Segreteria di Stato alle Finanze hanno scelto consapevolmente di mantenere il bilancio come documento tecnico contabile, separando il piano della programmazione finanziaria dal confronto politico per garantire ordine, chiarezza e tempi certi nei lavori consiliari. Ci aspettavamo dall’opposizione un atteggiamento più coerente con questo metodo, ma riteniamo comunque che il confronto debba restare costruttivo e orientato alle soluzioni, pur nelle differenze di visione. Crediamo esista uno spazio di responsabilità comune, una strada su cui far convergere la volontà di dare risposte concrete al paese nel rispetto dei conti pubblici, delle istituzioni e dei cittadini che attendono decisioni. Questo bilancio è frutto di scelte responsabili e di una sintesi non semplice, dimostrando che questa maggioranza affronta i problemi da anni e lavora per risolverli, non per rinviarli o limitarli a parole.
Sara Conti (Rf): La maggioranza concorda che se fosse necessario contrarre ulteriore debito, questo debba essere finalizzato agli investimenti in infrastrutture e ad una progressiva sostituzione del debito contratto per la spesa corrente in debito per investimenti mirati a finanziare progetti di sviluppo e infrastrutturali, in grado di generare ricchezza che consenta di diminuire il debito stesso. Questo, più o meno, recitava il programma di governo di questa legislatura. Tra gli obiettivi generali principali, anche attraverso interventi normativi, si ravvisava il sostegno alla genitorialità, alla funzione sociale educativa delle famiglie e alla promozione della natalità. Si definiva irrinunciabile effettuare investimenti infrastrutturali nel settore dell’energia alternativa al fine di ridurre la dipendenza dalle dinamiche di mercato. Si diceva che in questa legislatura andrà aggiornato e attuato un piano per gli investimenti nelle infrastrutture strategiche. A tal proposito, spiccava su tutte le altre la progettazione e l’avvio dei lavori del percorso ferroviario da Borgo a Città per favorire i percorsi di accesso e risalita al centro storico. Infine, era prevista l’immancabile, e si diceva non più rimandabile, progettazione, finanziamento e costruzione del nuovo ospedale di Stato. Oggi, a un anno e mezzo dall’inizio della legislatura e all’avvio dell’esame della seconda legge di previsione di bilancio di questo governo, quelli che ho sommariamente citato suonano come slogan irrealizzati e irrealizzabili. Questi slogan sono stati utilizzati come baluardo di un ostentato impegno per il paese che, però, concretamente non ha portato i risultati annunciati. L’anno scorso era stato optato per il famoso sdoppiamento della legge di bilancio in una parte più tecnica e “asciutta”, fatta solo di numeri, e in una legge ribattezzata poi “legge sviluppo”, che avrebbe seguito l’iter normativo standard con il passaggio in commissione. Questo tentativo, a dire il vero, è stato decisamente fallimentare, non ha portato nessun piano di sviluppo per il paese, ma ha prodotto solamente una legge vuota nei contenuti. Ne è conseguito il protrarsi di interventi a spot, per niente organici, non orientati a una visione di sviluppo per il paese, ma piuttosto piccole opere di maquillage buone soltanto a fare delle foto sui social. Nel frattempo, le operazioni segrete, quelle sì, hanno continuato a proliferare nel sottobosco di delibere e di manovre sotto banco, utili a qualcuno a discapito della comunità. E allora ce lo dovete spiegare qual è questa idea di sviluppo che avete per il paese, perché dopo un anno e mezzo, e cito il segretario Pedini che in comma comunicazioni ha detto lui stesso “Ce lo dovrete pur dire qual è l’idea di sviluppo per il paese?”. Ve lo chiedo anch’io, ve lo chiediamo anche noi, perché se non c’è traccia del progetto del nuovo ospedale, salvo utilizzarlo ogni volta che c’è bisogno di giustificare un’iniezione di fondi, non c’è nemmeno chiarezza su quali siano gli investimenti in infrastrutture che dovrebbero essere fatti con i 15 milioni più o meno reperiti con la riforma IGR. Se da un lato non c’è traccia di interventi a sostegno della natalità, dall’altro però non sono certamente mancate spese pazze in consulenze, trasferte numerose e iniezione di nuovo personale politico a gonfiare dipartimenti e segreterie. Gli investimenti nelle infrastrutture per aumentare l’autonomia energetica del paese, quelli sì, sono stati fatti con i 12 milioni “nella nebbia”. Questo è un altro esempio di come possa essere gestita in modo totalmente discrezionale e nella segretezza un assist così importante per il paese. Ma per fortuna siamo vicini all’avvio dei lavori del percorso ferroviario da Borgo a Città per favorire i percorsi di accesso e risalita al centro storico. Ah no, scusate, abbiamo deciso di costruire solo 100 metri di binari, i più costosi della storia, che al massimo guideranno i turisti da un capo all’altro del piazzale. Veramente da non credere, non commento perché sarebbe superfluo. Ebbene, colleghi, noi riteniamo che non ci si possa piegare a questo modo di fare così palesemente orientato a nutrire l’ego di qualche segretario di Stato o personaggio di potere esterno a questo Consiglio Grande Generale. Riteniamo che sia nostro dovere portare proposte concrete e programmatiche e anche questa volta, come sempre, ci approcciamo con lo stesso atteggiamento all’esame di questa legge di bilancio. Al collega Casali che ci accusa di non essere coerenti, rispondo che invece lo siamo, perché abbiamo sempre detto che avremmo continuato a portare le nostre proposte concrete e costruttive, e così faremo anche questa volta. Nel pieno rispetto dei ruoli, presenteremo emendamenti nei quali crediamo e che riteniamo importanti, e lo faremo con spirito critico ma costruttivo. Lo faremo presentando il lavoro di mesi e non buttando proposte al vento con il mero tentativo di far perdere tempo a quest’aula, ma con l’obiettivo di portare l’attenzione di questo dibattito su macrotematiche che riteniamo punti cardine per il rilancio del paese. Quello che non vorrei è assistere al solito “giochino delle parti”, pieno di “faremo”, “dovremo”, pieno di “su questo stiamo d’accordo, ma non è il momento giusto” oppure “non è il veicolo normativo giusto”. Vedo una maggioranza perlopiù compiacente che continua a recitare un “libro dei sogni”, come abbiamo visto anche in questi interventi, senza avere però mai il coraggio di iniziare a realizzarli quei sogni e trasformarli in “progetti paese”. Tali progetti, per quanto possano essere più o meno condivisi, sarebbero almeno un piccolo cenno che darebbe la conferma che una visione per il futuro ce l’avete. Invece, proseguendo con questo modus operandi, sono certa che ci troveremo ancora qui il prossimo anno e quello dopo ancora, se resisterete con tenacia attaccati alle poltrone, nonostante la questione morale naturalmente, e saremo sempre al punto di partenza. Ma questo, cari colleghi, sarebbe un fallimento non solo per il governo, ma per l’intero paese.
Dalibor Riccardi (Libera): Il bilancio è la legge probabilmente, anzi sicuramente, più importante che un governo e una maggioranza portano all’esame dell’aula. È una legge frutto di un lavoro importante. Ci tengo a ringraziare il segretario Gatti, i colleghi di governo e anche la maggioranza per lo sforzo fatto nella riduzione del deficit, passato da meno 36 milioni a 14 milioni. Questo risultato non è così scontato e così semplice, ma è frutto di un lavoro importante che credo debba essere riconosciuto. Il triennio del bilancio 2026-2028 vedrà il rollover del debito. Questo è un risultato frutto anche qui di un importante lavoro che ci ha visto avere un upgrade da parte di organismi internazionali, i quali valutano sempre con puntualità e correttezza la salute economica e finanziaria di un paese. Ci auguriamo che questo upgrade ci possa portare a riuscire a ricollocare e a fare rollover del debito con tassi di interesse sicuramente inferiori. Questo darà la possibilità di avere risorse da investire in sviluppo economico, risorse che sono assolutamente fondamentali. Lo sforzo che è stato chiesto alla cittadinanza con la riforma dell’IGR è stato consequenziale alla responsabilità che maggioranza e governo hanno avuto cercando di ridurre questo deficit. Oltre agli sforzi, un paese non può vivere se non ha prospettive economiche e finanziarie. A differenza della collega che mi ha preceduto, credo che delle prospettive di crescita ci siano. La prima grande sfida e prospettiva di crescita attesa può essere la firma dell’accordo di associazione con l’Unione Europea. Abbiamo sempre detto che è un primo passo, ma ci auguriamo che, se lavorato nella giusta modalità, possa portare assolutamente dei benefici al nostro paese, non solo in termini di rapporti internazionali, ma anche in termini di sviluppo. Credo anche che degli investimenti siano stati fatti: ricordo, ad esempio, che verranno installate ulteriori antenne per migliorare la comunicazione all’interno del nostro paese. Questo non è un investimento spot, ma è sicuramente un cambio di passo rispetto a una gestione della tecnologia di comunicazione, che è assolutamente fondamentale sia per l’uso da parte di tutti i cittadini, sia per le attività economiche che lavorano su questi settori e sono in crescita esponenziale. Credo anche che l’investimento, a dispetto della modalità con la quale lo si tratta, di cercare di avere una maggiore autonomia energetica, sia un investimento di prospettiva e mirante. Questo perché oggi le aziende e le imprese valutano l’impatto della spesa rispetto all’energia che si consuma. Avere lungimiranza e prospettiva di crescita anche da questo punto di vista mi auguro possa portare ulteriore attrazione di investimenti. Un paese come il nostro, che ormai da diversi anni è entrato nella struttura del debito pubblico, deve stare attento ai propri conti. Tutti devono fare uno sforzo, in primis chi è al governo. Bisogna anche cercare di adottare le politiche migliori per accrescere i numeri da un punto di vista di rilancio economico e sviluppo economico, numeri che sotto alcuni punti di vista di sicuro non ci sono. Possiamo continuare comunque a dire che nel nostro paese, per fortuna, alcuni settori sono importanti e garantiscono certi numeri, come il turismo e alcune categorie economiche che producono situazioni importanti da un punto di vista economico e finanziario per il paese. Però, bisogna anche migliorare il rapporto tra quella che è la spesa corrente, la spesa pubblica in diversi settori, rispetto magari a quelli che sono i servizi che poi vengono erogati. Mi riferisco alla spesa investita nella sanità. La spesa ISS merita una riflessione, non tanto per la spesa, quanto per la qualità dei servizi che purtroppo oggi non è al pari di quello che è stato per anni. Questa riflessione dobbiamo farla non in maniera critica o strumentale, ma per cercare di arrivare nella maniera più puntuale e veloce possibile a quelli che sono i servizi e le esigenze della cittadinanza. E non dobbiamo farlo solo sulla sanità, ma anche su altri settori. Un buon governo e una buona maggioranza, oltre a fare il lavoro di riduzione del deficit, devono anche interrogarsi sulle reali problematiche che la cittadinanza e le attività hanno costantemente, cercando di trovare una soluzione. Essere al governo e nella maggioranza è un patto che si firma con i cittadini dal momento in cui viene data la fiducia e viene sottoscritto un programma di governo. Dobbiamo continuare a raggiungere gli obiettivi prefissati, cercando di avere un occhio attento al contenimento della spesa, ma anche nel limite del possibile di cercare di rilanciare in maniera economica questo paese, perché ne ha bisogno ed è un dovere nei confronti anche delle future generazioni.
Matte Casali (Rf): Della seconda lettura della legge di bilancio, va rimarcato ulteriormente che la svolta preannunciata lo scorso anno con la “legge di sviluppo” a corredo del bilancio tecnico si è rivelata essere un buco nell’acqua. La legge di sviluppo si è smaterializzata in tutta una serie di leggi e di obiettivi di spesa che faremo. Io ricordo bene che dicevo al tempo che era il modo per relegare il dibattito prima in commissione, e adesso quel dibattito lo polverizziamo, proprio perché la “legge di sviluppo 2.0” è stata archiviata, non esiste più. La grande svolta ha dato questi effetti. Per l’opposizione, questo diviene l’unico momento per poter avanzare le proprie proposte, perché il confronto di fatto non esiste, non è esistito ed evidentemente, anche nella polverizzazione della legge di sviluppo, non esisterà. Quindi noi presentiamo i nostri emendamenti alla faccia di chi ci dice che siamo degli irresponsabili perché allunghiamo i tempi. Faccio un accenno sui numeri della “grande spending review”: da 37 milioni della prima lettura si passa a 13 milioni e mezzo di disavanzo. Se si fa una botta di conti, si vede che 17 milioni sono arrivati dalla riforma IGR, quindi il grande risparmio è fra i 20 milioni e i 13 milioni e mezzo, ovvero 6 milioni e mezzo. Se ci si accorge che in prima lettura la spesa corrente era prevista per 675 milioni di euro, e fosse anche solo sulla spesa corrente, parliamo di meno dell’1% della spesa corrente. Ci siamo dati delle pacche sulle spalle tutto ieri sera per questo grandissimo sforzo. Questa è la misura della grande spending. Vorrei soffermarmi sugli interventi dei segretari, che sono stati, a mio modo di vedere, deludenti. Abbiamo assistito alla difesa d’ufficio, di nuovo non richiesta, del comitato esecutivo dell’ISS, che è in carica da più di sei mesi. Se non avevano voce in capitolo sul bilancio corrente, almeno su quello previsionale del 2026 sì. La spesa è aumentata di 10 milioni di euro, e ne avevano chiesti anche di più, quindi forse è il caso di iniziare a farsi qualche domanda. Altri segretari mi pare abbiano fatto “L’anno che verrà” di Lucio Dalla: “Faremo, vedremo”, faremo la digitalizzazione, l’introduzione di tutto quello che riguarda la preparazione all’Europa. Il bilancio è tecnico, però è stato infarcito di tanti e tantissimi desideri. Fabbri ha detto di aver stretto la cinghia, tirando avanti solo con un capo di dipartimento, peraltro condiviso, ma a me risulta che lo prevedesse la legge, finché non c’è stata la moltiplicazione dei pani, dei pesci e dei dipartimenti. Il segretario Pedini ha fatto l’ennesima giaculatoria sugli arabi per dire che ci danno 20 milioni all’uno e mezzo per cento per 18 più 3 anni, eccetera. Ma l’ha fatta per convincere chi? Per convincere i suoi stessi colleghi di governo e la sua maggioranza, perché ha dovuto di nuovo rifare la giaculatoria per convincere chi non è convinto. Però ha chiuso tranchant dicendo che lo sviluppo non c’è, solo spending, e poca, aggiungo io, rincarando la dose rispetto al comma comunicazioni. Molto interessante anche l’exploit di Bevitori, che ha detto che il bilancio è importante perché va a delineare le politiche future. Ma se è un bilancio tecnico e non ha a supporto un provvedimento, diventa difficile. Però c’è la politica energetica e il passaggio storico della mondezza, e anche qui ne avremmo molte da dire. Ma attenzione alla concretezza del leggendario segretario: lui intercala con “o no”, la sua cifra. Mi sembra che ne abbia buttate su parecchie: il polo della sicurezza da 7 milioni e mezzo. A me risulta che il cantiere non sia partito e ci sono ancora varianti strutturali che devono essere approvate. Ha citato il centro sociale di Fiorentino, ma non i 500.000 del trenino – che non è né un trenino né un museo – per far piacere a Federico Pedini Amati. La Baldasserona ci mettiamo 2 milioni e mezzo, ma a me risulta che fossero 1,8 milioni. E se 1,8 milioni erano buttati via, lo sono a maggior ragione 2 milioni e mezzo del Cinema Turismo. Però si è dimenticato, o no, che sono 3 mesi che ha un’interpellanza sul tavolo per chiedere cosa ci fa con quello sgorbio? Si è dimenticato dell’Istituto Musicale, quel mucchio d’ossa che rimane sulla rotonda del bar Forcellini, o no? A corto di grandi opere, si è buttato sugli appalti, “o no”, dicendo che dal 2021 al 2025 siamo passati da 40 appalti a 107 appalti. Beh, a parte che bisognerebbe vedere cosa si appalta, perché se io appalto 12 porte oppure se appalto una Fondovalle, la battuta cambia. Poi si scorda di dire che nel 2021 eravamo post-Covid e oggi abbiamo anche due settori in più all’Azienda: verde pubblico e tecnologico. Parlo dell’arte e la narrazione di fare dell’ordinario lo straordinario, che poi straordinario non è. Avanti così con la seduta di approvazione del bilancio, che non è il bilancio dei conti, ma mi sembra il bilancio della resa dei conti. Ma tranquillità, perché è risaputo che quando il baricentro è basso non si cade mai, quindi andate tranquilli che mangerete il panettone anche l’anno prossimo.
Michela Pelliccioni (indipendente): Ci troviamo a discutere questo bilancio di esercizio che presenta una perdita di quasi 13 milioni. La prima impressione che ho avuto è che il braccio corto del segretario per ridurre la perdita, probabilmente ascoltando anche gli interventi dei colleghi di governo di ieri, non abbia fatto felici tutti. L’impressione è che questa poca generosità si sconti da qualche altra parte. È stata una scelta diversa da quella dell’anno scorso, quando si spacchettò la legge di sviluppo, mentre prima le norme erano tutte contenute nel testo di bilancio, la cosiddetta “legge Omnibus”. Bene, però mi chiedo: a questo punto, questo sviluppo dov’è? Non lo trovo, perché mi pare che manchi un indirizzo, soprattutto a seguito di quanto abbiamo assistito durante la scorsa sessione consiliare, quando il segretario Belluzzi ha presentato la relazione che declina le attività legate soprattutto alla riforma della pubblica amministrazione per quanto riguarda il percorso verso l’associazione europea. Devo dire la verità, non trovo in questo testo di bilancio questa declinazione. Servirebbe, e mi sarei aspettata, una traduzione immediata, soprattutto perché si è battuto molto, anche nella relazione introduttiva, sulle infrastrutture che servono per sostenere questo percorso. Io mi auguro che gli scuri di Palazzo Begni non siano contemperati fra le infrastrutture che qualche Segretario vanta come grande risultato, perché credo che serva ben altro. La collega Cecchetti dice che la “legge Omnibus” creava confusione, soprattutto per i professionisti che dovevano ricercare ogni anno le norme più disparate. Io concordo con questo, però c’è anche un elemento da valutare: a causa della struttura del Consiglio Grande Generale, in attesa delle riforme necessarie, la possibilità di legiferare è molto ridotta, e la legge di bilancio rappresentava un’occasione per i gruppi consiliari per fare effettivamente delle proposte legislative e portare avanti le proprie idee. Questo contesto utile per tale attività viene depotenziato, e l’attività legislativa rimane in capo quasi esclusivamente alle Segreterie di Stato, elemento sicuramente non positivo. Vorrei concentrarmi proprio sulle Segreterie, in particolare quella delle Finanze, perché è il vero impulso per il benessere di questo paese. Vorrei parlare del capitolo debito: abbiamo un volume di debito che non può più essere sottovalutato e serve una gestione molto attenta rispetto alle dinamiche del debito, soprattutto il debito estero, che ha un impatto importante sul risparmio e sulla gestione delle risorse. L’emissione dei titoli esteri avrà scadenza a gennaio 2027, se non sbaglio. Qualcuno parla di rinvestimento del debito, ma è importante individuare i tempi, perché oggi il titolo tratta un importo sopra la pari. Questo vuol dire che se si rimborsasse adesso lo Stato spenderebbe per il rimborso più del valore nominale. Occorre individuare i tempi per reinvestire, perché se rinvestissimo ora dovremmo portare avanti due emissioni di titoli, e dovremmo tornare sul mercato quando le condizioni lo permettono, credo non prima della metà del 2026. Dico tutto questo perché credo sia chiara la necessità di altissime competenze tecniche che devono stare in appannaggio alla Segreteria Finanze. Oggi il mondo è cambiato, e la ricchezza di un paese si basa anche sulla gestione della finanza pubblica. Noi siamo bravi a tenere i conti, ma dovremmo essere strutturati anche per gestire il futuro. Avete reinvestito sui dipartimenti, ma a mio parere non ancora in maniera efficiente per quanto riguarda le competenze legate alla gestione del debito pubblico nella Segreteria Finanze. Immaginate che professionalità debbano servire. Possiamo continuare a utilizzare consulenti privati, certo, che avranno competenze altissime, ma io sono altrettanto convinta che poi un consulente privato tiri sempre acqua al proprio mulino. Io invece vorrei che ci fossero competenze che tirassero acqua al mulino di questo paese sempre e comunque. Ci sono anche gli organismi che gestiscono i fondi previdenziali dei lavoratori e dei pensionati che vanno strutturati in maniera efficiente con competenze tecniche rilevanti, che oggi purtroppo mancano. Dobbiamo essere obiettivi: non è che non siano professionisti e capaci, ma non hanno le competenze necessarie per gestire i problemi attuali legati proprio al mondo finanziario. La valutazione di Fitch con BBB- e outlook positivo è un elemento sicuramente positivo per questo paese per due aspetti: paghiamo meno spese per l’emissione dei titoli e sicuramente attraiamo più investitori. Però, il problema è quale modello di paese noi stiamo offrendo agli investitori. Io questo modello in questo bilancio non lo vedo. Penso che manchi una direzione chiara di come e dove San Marino voglia investire per diventare grande. Sicuramente dobbiamo partire dal sociale, dove c’è uno strutturamento che ci darà delle possibilità. Dobbiamo rivedere gli assegni di accompagnamento, le pensioni di reversibilità e l’assistenza agli studi per i giovani. I giovani sono un’emergenza per questo paese per molte ragioni: mancano dei posti, dei luoghi per potersi ritrovare, dei luoghi di studio, dei luoghi di cultura. Dobbiamo dare assistenza anche alle imprese, alle piccole e medie imprese. Ma a questo governo, a mio avviso, manca di chiarezza. Avete speso troppo tempo dietro a dinamiche di potere che non guardano al bene di questo paese, ma a logiche di poltrona con un occhiolino già in avanti per qualcuno, e in un momento così delicato queste dinamiche sono assolutamente deleterie. I cittadini ci guardano e hanno bisogno di risposte concrete che tardano purtroppo ad arrivare. Io vorrei vedere meno ego e più responsabilità; non parlo nei confronti di tutti, ma di qualcuno sicuramente sì. Io personalmente non ho presentato emendamenti al bilancio, perché preferisco, dovendo gestire dei tempi, depositare dei PDL ad hoc. Chiaramente non mancherò di intervenire nell’ambito del dibattito poi per discutere i vari articoli.
Tomaso Rossini (Psd): Vorrei iniziare il mio intervento facendo un grosso augurio di buon lavoro a tutte le Giunte di Castello, complimentandomi e congratulandomi con tutti i membri. Il bilancio dello Stato, a mio avviso, la prima cosa che deve trasmettere è la credibilità: una credibilità verso l’esterno e una credibilità verso l’interno. Verso l’esterno, soprattutto per il fatto che noi abbiamo un debito pubblico emesso sui mercati, per cui abbiamo bisogno di trasmettere questa credibilità di modo che gli investitori possano avvicinarsi alla nostra Repubblica e in questo modo riuscire ad abbassare il debito pubblico. Una credibilità però necessaria e assoluta verso la cittadinanza, proprio per il rispetto che noi dobbiamo a loro e per la quale cerchiamo di fare il meglio per questo paese. La cittadinanza quest’anno si vede con una nuova riforma IGR, quindi con delle tasse leggermente più alte. Nel momento in cui noi chiediamo a loro di fare dei sacrifici, noi dobbiamo essere i primi a fare le scelte giuste e a fare anche noi i sacrifici. Per questo, bisogna partire sicuramente dal basta sprechi, quindi bisogna trovare e assolutamente iniziare un percorso che ci porti a eliminare ogni spreco che ci può essere sia nella pubblica amministrazione, ma in tutti quegli ambiti in cui si può intervenire. La legge di bilancio va anche in questa direzione e mi auguro che si possa procedere e migliorare di anno in anno. Quello che stiamo affrontando è un percorso che la Repubblica sta facendo verso l’allineamento, l’equilibrio e soprattutto una credibilità esterna. Questa credibilità non può rinunciare però ad essere anche concorrenziale. Noi abbiamo assoluto bisogno di investimenti mirati e sostenibili che ci portino ad essere concorrenziali in ambito internazionale. Ci stiamo approcciando all’Europa, stiamo per firmare l’accordo di associazione, e avremo una grandissima opportunità, per cui dobbiamo trovarci pronti. Trovarci pronti vuol dire anche istruire e formare la nostra pubblica amministrazione e gli uffici per essere pronti ad accogliere tutte quelle che saranno le richieste che potranno pervenire sia verso San Marino che da San Marino verso l’Europa. Questo può anche esulare dal fatto che firmiamo o meno l’accordo, in quanto in realtà in Europa ci siamo già e spesso ci troviamo a dover adottare le normative europee, e stiamo già facendo un buon lavoro. La concorrenza ci mette anche nella possibilità di attrarre investitori o imprenditori nel nostro territorio per far sì che possano portare dello sviluppo, aumentare la qualità della vita e il benessere dei cittadini. Per questo, dobbiamo anche pensare a interventi e investimenti nel nostro territorio che possono essere attrattivi verso gli investitori, gli imprenditori, ma anche gente comune che possa venire a visitare o addirittura stabilirsi in questo paese. Non dobbiamo avere paura del fatto che aprire le porte del nostro piccolo paese ci possa portare ricchezza e maggiore cultura e quindi spendibilità verso anche l’esterno. Ma per fare questi investimenti e questo tipo di sviluppo, bisogna fare delle scelte. Gli investimenti dovranno essere mirati, calibrati e sostenibili. È vero, come diceva anche ieri il segretario Pedini, c’è questa grandissima opportunità dell’Arabia Saudita con un finanziamento a un tasso di interesse molto basso, ma questo va comunque calibrato e pensato, capendo bene di cosa si sta parlando, cosa può portare a San Marino e quale riscontro possa esserci. Poi c’è il tema dell’Europa: si corre, e San Marino deve essere al passo con tutti i paesi membri o associati con cui andremo a lavorare e avere scambi internazionali, e per questo ci vuole un adeguamento che in qualche modo stiamo già facendo. Non possiamo però lasciare indietro i giovani, che sono il nostro futuro. Abbiamo assoluto bisogno di investire in strutture e nella loro formazione. Abbiamo assoluta necessità che loro si facciano un’esperienza internazionale e di alto livello, e dobbiamo essere talmente attrattivi da poterli richiamare in Repubblica per poter portare il loro contributo. Su questo bisognerà investire, affinché loro possano crearsi a San Marino una vita propria, autonoma, indipendente e possano avere fiducia nel futuro. Io credo che quello che sta facendo questa maggioranza sia proprio un percorso di credibilità e ricerca della fiducia verso la propria cittadinanza. Subiamo molti attacchi, ed è giusto, però credo che stiamo tenendo una linea e un obiettivo che è quello di essere credibili e seri verso quello che è il nostro futuro. Governare significa fare delle scelte, e le scelte comportano dire anche dei no e fare anche dei sacrifici. Questa è la difficoltà di essere al governo. A mio avviso, noi stiamo andando in una direzione credibile e seria, che ci potrà portare un futuro migliore per noi, per i nostri giovani e per tutta la cittadinanza.
Vladimiro Selva (Libera): Innanzitutto, ringrazio il segretario Gatti e tutto il governo per il lavoro di confronto ed ascolto che hanno comunque portato avanti nei confronti anche della maggioranza, che aveva manifestato più riprese la necessità e la volontà di attuare un ripensamento e una valutazione delle principali spese, al fine di iniziare un percorso di revisione dei costi coerente con la necessità di mettere sempre più in sicurezza il bilancio statale. Come evidenziato, il rapporto debito/PIL di San Marino è vicino agli standard internazionali, ma non può ancora essere considerato pienamente sufficiente. È necessario continuare in questo percorso di controllo dei costi e di ripensamento di quelli che sono i principali centri di produzione di costi. Mi sento di associarmi a chi, anche della maggioranza, ha citato il bilancio per quanto riguarda l’Istituto di Sicurezza Sociale. Penso che ci sia la volontà, confermata anche dal comitato esecutivo in audizione, di avviare un percorso di controllo di gestione e di ripensamento in ottica più aziendale di certi centri di costo all’interno dell’ISS. L’esigenza è cercare di capire quali sono le principali voci di spreco e di costo per evidenziare se esse siano necessarie oppure se si possano avere delle strade alternative per avere delle economie. Mi associo ai colleghi per evidenziare che se su certi ambiti è più facile valutare tagli o risparmi, come magari penso alla pubblica amministrazione, sull’ISS deve essere fatto un ragionamento differente, più complesso e approfondito, che sia in grado di evidenziare in maniera molto concreta e specifica le eventuali economie da ricercare e gli eventuali sprechi da correggere. Mi riallaccio a quanto evidenziato anche dai colleghi di opposizione legato al percorso dell’anno scorso della divisione della legge di bilancio in una parte tecnica e una parte di iniziativa economica, la legge sviluppo, discussa in Commissione Finanze. Personalmente, ho sempre pensato in maniera positiva al confronto che si è avuto in quelle settimane in aula. Ricordo tante proposte avanzate dall’opposizione, come emendamenti di Rete sull’imprenditoria giovanile o di Repubblica Futura sulle residenze volte ad attirare giovani nel territorio. Per me il confronto è stato positivo e non ha esaurito i suoi effetti. Cito il collega Gasperoni: il percorso di approvazione della legge sviluppo è stato certamente complesso, e sono stati approvati ordini del giorno che richiamavano specifiche materie. Se oggi ancora non abbiamo avuto un intervento complessivo su quella materia, penso che sia quanto più urgente arrivare a dare una risposta a quelle problematiche. Non vedo mai la fretta come un qualcosa di positivo; penso sempre che sia preferibile cercare quanto più possibile di avere una legge che in maniera onnicomprensiva riesca a risolvere o comunque a trovare delle possibili risposte a un problema. Mi sento di evidenziare nuovamente la volontà della maggioranza e del governo di tenere una legge di bilancio che sia quanto più possibile tecnica, come era tanti anni fa. La legge di bilancio deve essere prevalentemente tecnica, con il rimando a dei progetti di legge dedicati sulle singole materie. Non è necessario avere nella legge di bilancio il progetto di sviluppo, ma è necessario avere gli stanziamenti e aver fatto le valutazioni necessarie ad attuare quel progetto di sviluppo, che poi in corso d’anno dovrà essere pienamente attuato con le politiche di iniziativa economica e legislativa. Apprezzo il lavoro fatto fino ad oggi perché comunque ha portato ad un notevole risparmio e un notevole miglioramento del risultato del bilancio dello Stato. I risparmi sono stati possibili grazie a confronti anche serrati avuti nelle passate settimane con tutte le Segreterie e gli organi coinvolti.
Francesco Mussoni (Pdcs): Volevo fare un ragionamento molto succinto. Noi, con l’impostazione che ha dato il governo, che condividiamo, abbiamo sostanzialmente un documento tecnico contabile di messa in fila dei dati economici della struttura del bilancio dello Stato. Abbiamo scelto come impostazione quella di non dare un taglio alla finanziaria con progetti, ed è un bilancio secondo me conservativo. Noi limiamo, limiamo, limiamo, ma ormai la spesa obbligatoria è pressoché invariata negli anni. Questo è un indicatore che, pur avendo fatto tagli, ottimizzato le consulenze e organizzato la spesa, dal mio punto di vista siamo arrivati al punto che serve una riorganizzazione della spesa obbligatoria. Per riorganizzazione della spesa obbligatoria credo che emerga un dato politico, ovvero che abbiamo un’organizzazione dello Stato ferma sostanzialmente agli anni ’70-’80, con aziende di Stato, enti, bilancio dello Stato, legge di contabilità. Sento parlare spesso di prospettiva, progetto economico, piano di sviluppo, ma dovremmo partire dalla riorganizzazione e riclassificazione della spesa. Penso all’Ente Poste, che è un’operazione che a me è piaciuta, nel senso che abbiamo riclassificato un ente che è dello Stato ma che funziona con logiche privatistiche. Abbiamo visto che oggi questo ente comincia a maturare dei risparmi se non addirittura degli avanzi di gestione. Faccio questo esempio per dire che noi oggi abbiamo presentato un bilancio serio che dà l’idea di un percorso pluriennale di stabilizzazione delle finanze pubbliche. Oggi, dal mio punto di vista, dovremmo cominciare a pensare a una riorganizzazione della spesa e del bilancio e quindi fare anche scelte di riorganizzazione dello Stato. Penso agli enti autonomi e alle aziende autonome che noi gestiamo in modo pubblico, alla riorganizzazione del lavoro, dei contratti, degli orari e dei sistemi di sicurezza. C’è un dato che mi stupisce molto, l’Istituto per la Sicurezza Sociale. È vero che la popolazione invecchia, ma 104 milioni dicono che dobbiamo lavorare sull’appropriatezza della spesa sanitaria, come ha detto anche il consigliere Belluzzi ieri sera. Per la scuola, abbiamo nella spesa corrente circa il 20% di spesa legata agli insegnanti e alle strutture. È bello che un paese investa molto, ma forse è un parametro un po’ fuori scala, come per certi aspetti la spesa sanitaria. Io credo che più che lavorare per limare o fare questa spending review che comunque facciamo e supportiamo, dovremmo aprire un cantiere politico nei prossimi mesi. Almeno a livello politico, io farò questo nell’ambito del mio partito e della maggioranza. Credo sia ora di aprire un cantiere diverso, fatto magari di scelte più coraggiose, riorganizzative e di messe in discussione di sicurezze. Credo sia necessario. Pensiamo al sistema di organizzazione degli elementi: sembra ormai diventata la mensa che diamo da mangiare a tutti. A cosa servono le attività economiche? Pensiamo alla gestione degli spazi di proprietà dello Stato dati non a prezzo di mercato, facendo anche concorrenza leale al privato. Pensiamo al sistema di gestione della cassa integrazione guadagni o del fondo servizi sociali: è un sistema legato a una gestione degli anni ’70-’80, poi prorogata. Sono grandissime conquiste e utilità che vanno mantenute, ma forse dobbiamo un pochettino ritarare, correggere, misurare. Pensiamo all’orario di lavoro dei dipendenti pubblici, dove lavorare fino alle 14:00 non è full time nel mondo del privato. Io credo che dobbiamo mantenere il bambino, non buttarlo via con l’acqua sporca, ma riorganizzare il più possibile e lavorare per efficientare la macchina. La politica lo deve fare, perché se fa finta che queste cose sono normali ad oggi, nel 2025, credo che ci sia una questione morale anche in questo senso. Il mio è un discorso di maggioranza. Il mio è un invito al governo e alla maggioranza ad incontrarsi, tarare degli obiettivi politici, ma soprattutto alzare un po’ l’asticella della riorganizzazione. Se faremo questa operazione, significherà coinvolgere il paese e le forze politiche su un progetto di riorganizzazione che magari fa discutere, ma che al tempo stesso consente alle forze politiche di esprimere un rinnovamento e credo anche un percorso per le future generazioni. Se non saremo in grado di fare questo, restiamo sempre a fare delle piccole operazioni di maquillage, che pure sono state e sono importanti, come il recupero di 23 milioni in questo bilancio. Ma è come se andassimo a lavorare su un particolare, quando in realtà nel lavandino abbiamo un buco di un metro da cui esce l’acqua. Dobbiamo guardare non solo la pagliuzza, ma cominciare a guardare le travi, che sono un po’ l’architettura dell’economia pubblica del nostro Stato. Credo che questo sarebbe un progetto paese, che non vuol dire avere un atteggiamento recessivo, ma semplicemente riorganizzativo della spesa pubblica.
Antonella Mularoni (Rf): Ringrazio il collega Francesco Mussoni che mi ha preceduto, poiché condivido la sua impostazione. Noi come gruppo abbiamo già espresso insoddisfazione riguardo a questo bilancio, e lui, pur essendo di maggioranza, ha evidenziato il mio punto di vista, ovvero che non si può esprimere soddisfazione ogni anno per aver limato 50 euro di là, 100 euro di là. Stante la situazione del paese e i sacrifici richiesti alla cittadinanza, dobbiamo fare un discorso diverso. Mi rendo conto che voi non riuscite a fare un discorso diverso perché continuate ad assumere e ad aumentare spese che comporteranno spese correnti per decenni e decenni; in tal caso, il massimo che si può pretendere da governo e maggioranza è che vadano a limare qualcosina. È stato dichiarato pochi mesi fa alla cittadinanza che i 20 milioni di euro provenienti dalla riforma IGR sarebbero stati destinati agli investimenti. Mi risulta, e immagino sia vero, che il Segretario alle Finanze abbia dichiarato ai gruppi consiliari che lo hanno incontrato che solo 5 milioni saranno destinati agli investimenti, e il resto andrà in spesa corrente. Chi ha fatto i conti prima di me ha chiarito che molti dei risparmi di fatto sono dovuti al maggiore introito della riforma IGR, quindi i cosiddetti risparmi sono pochissimi. Inoltre, in quei risparmi ci sono risparmi sugli investimenti che, come ci è stato detto dal segretario Gatti e altri, non saranno fatti nel 2026 ma nel 2027. Alla fine, il dato è che la spesa corrente aumenta o comunque non diminuisce, mentre diminuiscono le spese per gli investimenti e quelle per investire nel futuro di questo paese. Come hanno detto altri colleghi, compreso Mussoni, dobbiamo fare un ragionamento di patto intergenerazionale. Noi continuiamo a preoccuparci di garantire i diritti quesiti o di dare di più adesso, sottraendo sempre più risorse ai giovani e al futuro di questo paese. I giovani sono già pochi, non avranno la pensione e dovranno pagare i debiti. Non pensiamo neanche alla norma che permette di ripianare i disavanzi dell’ISS con i soldi del fondo pensioni, che io definisco un furto legalizzato, perché state portando via risorse destinate alle pensioni di chi verrà dopo per coprire i buchi della gestione attuale, data la situazione di un ISS con bilancio fuori controllo. Riguardo all’ISS, anche sul piano umano, registro dati molto diversi rispetto a quanto ci è stato presentato: c’è una spesa assolutamente fuori controllo, con 10 milioni di euro in più quest’anno e altri 10 previsti per l’anno prossimo, e non si capisce il perché. Risulta già che alcune consulenze garantite fino a quest’anno non ci saranno più l’anno prossimo, quindi si vanno a togliere dei servizi, ma le spese aumentano. Lasciamo stare i due direttori generali pagati al posto di uno. Evidentemente c’è qualcosa che non è sotto controllo; dovete dirci come mai abbiamo incrementi di spesa a fronte di nulla e di investimenti sempre più bassi. Certamente io avrò un problema, Segretario, perché qui le organizzazioni internazionali registrano una gestione prudente della spesa. Mi chiedo come facciano a dirlo, ma avranno le loro buone ragioni, perché io spesso mi chiedo cosa succederebbe se non aveste una gestione prudente della spesa, poiché secondo me non l’avete affatto. Neanche la maggioranza pensa che l’abbiate, tanto è vero che vi ha costretto a presentare un bilancio con almeno 19 milioni di euro di disavanzo in meno in prospettiva. Però ribadisco il concetto: non è andando a limare un pezzettino di qua e un pezzettino di là, e continuando a spendere ed espandere come avete fatto negli ultimi anni, che questo paese ha un futuro e i nostri giovani avranno una prospettiva. Il 2026 sarà un anno in cui il debito pubblico ci porterà via risorse significativissime. Eppure siamo tutti contenti perché forse, se siamo bravi, arriviamo ad un bilancio a pareggio. Sarà tutto da vedere se il bilancio a pareggio si fa a scapito di servizi, investimenti e di tutto ciò che può aiutarci in un patto intergenerazionale vero, non solo annunciato, o a fronte di investimenti per la famiglia che al momento sono pressoché inesistenti o per cose che davvero servono a questa comunità per migliorare. Non crediamo che si faccia un buon servizio alla cittadinanza. Tamponiamo le falle forse per un altro anno con la riforma IGR, il che significa maggiori sacrifici per i cittadini e per le imprese. Qualche vostro collega di governo dice che lo sviluppo non c’è. A parte che mi chiedo chi lo debba portare lo sviluppo a questo paese. Dovrebbe essere il governo che, con le sue azioni, favorisce lo sviluppo, rendendo credibile questo paese come un luogo dove si può investire bene perché conviene e perché ci sono le condizioni per investire. Se non c’è lo sviluppo e se ritenete che gli investitori siano pochi, vi dovrete interrogare sul perché, perché lo sviluppo non viene da solo, dall’alto, solo perché ci chiamiamo San Marino. Penso che San Marino si stancherà davvero di proteggere questo paese, perché noi facciamo di tutto anche per non costruire una buona reputazione a livello internazionale. Poi c’è l’accordo di associazione con l’Unione Europea, che sarà sì motore di sviluppo, ma solo se siamo bravi. Ancora non abbiamo deciso nemmeno come recepiremo l’acquis comunitario. Speriamo a breve di sapere quale parte dell’accordo entrerà in vigore nei primi mesi del 2026 e quale parte residuale non entrerà in vigore perché gli Stati dovranno ratificarla con i loro parlamenti. Siamo ancora indietro e ribadisco che i paesi riescono a fare del rapporto con l’Unione Europea un’opportunità solo se sono bravi a gestirlo. Se pensiamo di continuare a gestire la prospettiva determinata dall’accordo di associazione con le logiche avute fino ad adesso, purtroppo non andremo da nessuna parte. Se vogliamo davvero impegnarci perché questo paese abbia una prospettiva, facciamolo in tempi brevissimi. Permettetemi, in chiusura, di dire che avete ribadito più volte che non è un bilancio politico, ma tecnico. Cosa vuol dire? Il bilancio è sempre politico: dove si mettono i soldi sono sempre operazioni più che politiche. Forse volete dire che non avete voluto fare un treno dove far passare tanti altri argomenti, ma avete usato la legge sviluppo facendo un mare di ordini del giorno e non avete portato niente in quest’anno. L’opposizione non ha strumenti diversi che venire in quest’aula in questa occasione, perché i progetti di legge che depositiamo rimangono un anno in commissione e non li portate neanche all’esame del Consiglio Grande Generale. Se avete una considerazione diversa dell’opposizione, l’opposizione avrà anche una considerazione diversa di voi.
Segretario di Stato Luca Beccari: Il bilancio è un appuntamento che ci pone di fronte a riflessioni ad ampio spettro, poiché ogni finanziaria non può essere letta come un provvedimento a sé stante, ma va calata nella gestione generale della finanza pubblica. Abbiamo due modi per affrontare questo dibattito: o giochiamo sui numeri, stressandoli in positivo e in negativo per dire quanto è buono o negativo il bilancio, oppure cerchiamo di calarci nella prospettiva e capire cosa sta succedendo alla finanza pubblica sammarinese e dove stiamo andando, perché alla fine conta poco avere un deficit più o meno pronunciato se non guardiamo da dove siamo partiti. Al di là delle singole e legittime pretese, sia che si veda il bilancio come strumento vivo di politica economica o come strumento tecnico, siamo in una fase di grande trasformazione della finanza pubblica sammarinese. Talvolta discutiamo il bilancio con la stessa impostazione politica che avevamo magari 10 anni fa, senza renderci conto di questa trasformazione, che si basa su alcuni punti fermi. Il primo è che i bilanci archiviati, incluso quello in discussione, cominciano a generare l’avanzo primario, ovvero un saldo positivo tra entrate e uscite al netto degli oneri per interessi, cosa che mancava in passato. Dall’altra parte, il bilancio è inevitabilmente molto più condizionato dall’elemento debito, dato che la componente interessi è presente. Il 2026 è un anno di rollover, quindi in previsione devono essere creati gli spazi per gestire il rollover con criteri prudenziali. Se non teniamo conto di questi due aspetti, rischiamo di essere fuorviati nelle comparazioni. È facile dire che la spesa corrente aumenta, e il totale è vero che aumenta, ma aumenta a causa della componente per interessi, al netto della quale invece vediamo che la spesa corrente ha un trend completamente diverso. L’altra cosa è la parte delle entrate: il nostro bilancio sta crescendo e si sta irrobustendo sul fronte delle entrate. La metamorfosi a cui stiamo assistendo è che i bilanci che esaminiamo oggi, e quelli degli anni scorsi, sono molto meno roboanti e hanno meno da dire, ma hanno molta più solidità e stabilità. Non è un caso che ne derivino pronunce positive dagli osservatori internazionali, perché nessuno ci fa favori. Nessuno ci dice che siamo bravi, ma ci dicono che stiamo andando meglio, che stiamo andando bene. Bravo è un aggettivo che ci diciamo noi eventualmente. L’inversione di tendenza è stata nel prendere scelte come il consolidamento del debito attraverso strumenti strutturati e la razionalizzazione della finanza pubblica a partire dagli strumenti di spesa, il che ci sta portando verso basi più solide. La prospettiva del paese si esaurisce qui? No. Non mi sento di censurare chi dice che lo sviluppo del paese non passa attraverso questo documento ma attraverso scelte importanti ancora da prendere. Però credo che stiamo seguendo una linea di coerenza che non è sbagliata. Questa legislatura parte con un bilancio robusto, con un deficit che per la prima volta possiamo definire praticamente tecnico, perché avere un bilancio di previsione con meno 13 milioni è un dato quasi storico. Significa che con una gestione normale e criteri prudenziali, se non ci sono eventi straordinari, questo potrà diventare sicuramente un bilancio in avanzo totale. Vuol dire che, nonostante il debito, riusciamo ad avere una finanza sana, e che il debito è funzionale anche a un miglioramento dei conti pubblici. Significa che il nostro sistema è liquido e che l’economia dimostra parametri positivi, non essendo di fronte a un’emergenza disoccupazione o liquidità. Chiaramente, ora abbiamo le basi, grazie anche alla recente riforma IGR, per poterci portare di fronte ad altri interventi di sviluppo, che non sono sospesi per un anno. Non è che per un anno non ne parleremo più; vuol dire che da gennaio per un anno intero avremo la possibilità, attraverso in parte gli strumenti del bilancio e in parte attraverso le leggi che faremo, di affrontare quelle che sono politiche di sviluppo per il paese. Poi per carità, è normale che ognuno abbia una visione diversa del paese e dell’economia. Però, credo che dobbiamo uscire da questa discussione a volte sterile semplicemente sui numeri, e cercare di calare la discussione sullo stato delle cose. Certo, in questo bilancio non c’è una risposta diretta al problema delle famiglie, ma questo perché vogliamo trattarlo in provvedimenti specifici. Non credo sia servito portare per decenni articoli programmatici nel bilancio e dire che il governo si impegna a fare questo, a valutare questo o a presentare uno studio. Forse adesso, con un bilancio più concentrato sulla solidità della finanza pubblica, abbiamo la stabilità finanziaria per avere anche una politica economica che si possa sostenere.
Paolo Crescentini (Psd): Innanzitutto, ringrazio il governo, il segretario Gatti, tutti i segretari di Stato e anche la maggioranza, perché questo provvedimento nasce dal confronto che c’è stato in seno alla maggioranza con il Congresso di Stato. La maggioranza aveva chiesto ai membri di governo una spending review, affinché fosse il governo il primo a dare un segnale chiaro, e così è stato, per questo ringrazio il governo. Finalmente abbiamo un provvedimento di legge tecnico e ordinato. Non ci sono le famose “legge Omnibus”, come era già stato sottolineato da qualcuno, leggi fatte in passato che sembravano più che altro dei libri dei sogni, dove c’era di tutto e di più ed era difficile capire cosa contenessero. Ricordo bene che già all’epoca, come membro dell’opposizione, contestavo questo modo di fare, per cui faccio un plauso al governo e alla maggioranza che hanno predisposto un progetto di legge tecnico e ordinato. Questo non deve fermarsi qui, perché naturalmente dal 2026 dovranno essere messi in campo tutta una serie di provvedimenti legislativi a supporto della legge di bilancio che dovranno garantire lo sviluppo. Noi ci crediamo, saremo molto attenti e vigili, e come forza politica porteremo il nostro contributo. Riteniamo che i provvedimenti di legge debbano nascere all’interno di quest’aula, quindi il Consiglio Grande Generale deve riappropriarsi del diritto e del dovere di fare le leggi. Dico questo perché ho dato un’occhiata agli emendamenti presentati dalle forze di opposizione. Per carità, gli emendamenti sono legittimi e ognuno esercita il proprio ruolo. Però, in quest’aula si è detto più di una volta che il governo procede in maniera autoritaria con decreti delegati e non ci si confronta. Ebbene, negli emendamenti presentati dalle forze di opposizione ci sono, contandoli molto velocemente, almeno una trentina di decreti delegati che danno pieni poteri al Congresso di Stato. Mi sembra che da una parte si predica in un modo e poi si cerca di raccogliere in un altro, quindi serve anche un po’ di coerenza. Procediamo con dei provvedimenti legislativi. Abbiamo istituito da inizio legislatura anche una commissione speciale per le riforme istituzionali che ha il compito di ridare centralità al Consiglio Grande Generale, e con gli emendamenti che ci vengono presentati oggi si va in tutt’altra direzione, quella di non dare centralità al Consiglio Grande Generale, cosa che noi non vogliamo. Pertanto, esprimo apprezzamento totale verso il Congresso di Stato e la maggioranza che ha predisposto un bilancio tecnico e ordinato. Da gennaio del prossimo anno dovremo mettere mano a quei provvedimenti di legge necessari che, come maggioranza e come governo, intendiamo portare all’attenzione del paese per dare le risposte che giustamente il paese si aspetta. Sono convinto che questo governo e questa maggioranza faranno un ottimo lavoro. Esprimo la mia soddisfazione per questo testo di legge, che è un bilancio molto asciutto e molto tecnico, come giustamente deve essere, perché un bilancio si deve basare sui numeri.
Giovanna Cecchetti (indipendente): Siamo partiti da un bilancio di previsione con un deficit di 36 milioni e, in fase di prima lettura, come maggioranza avevamo dichiarato la volontà di entrare nel dettaglio delle spese inutili che, anche se per poco o per molto, aggravano il bilancio. La maggioranza, in modo compatto, insieme al segretario Finanze Gatti, ha lavorato alacremente in questa direzione. Si sono limitate le spese delle segreterie che, secondo noi, in questo momento erano superflue o potevano essere demandate al prossimo esercizio finanziario, perché come buon padre di famiglia si doveva dare l’esempio da chi guida questo paese. Questo lavoro ha portato ad una previsione di disavanzo di 13,5 milioni. Ringrazio tutti i segretari che si sono messi a disposizione e hanno capito l’esigenza di questa maggioranza in un momento in cui, da una parte, si sono chiesti sacrifici alla cittadinanza con l’IGR, e dall’altra ci aspetta il rollover, quindi un anno in cui ogni uscita deve essere vagliata. Questo non ha significato togliere risorse importanti; infatti, non sono state tagliate le spese al benessere sociale. Riguardo all’Istituto di Sicurezza Sociale, è vero che ha visto un aumento importante dei costi in pochi anni, ma andrebbe fatta un’analisi approfondita e importante. Per troppo tempo si è avuta una gestione debole, e invece va fatta un’analisi affinché, investendo anche risorse importanti, l’ISS ritorni ad essere una risorsa importante per il nostro paese. Il rollover e il ricollocamento del debito avverranno con il miglioramento dei rating, e credo che si debba dare merito all’importanza del lavoro fatto negli ultimi anni, che ha portato all’aggiornamento delle agenzie di rating Fitch e Morningstar a un BB- con Outlook positivo. Questo certifica la stabilità economica e le prospettive di crescita del nostro paese, segnando il passaggio nella fascia di investment grade. In un contesto favorevole dei tassi, si andranno a liberare risorse importanti per poter mettere in atto quelle politiche di sviluppo importanti a lungo raggio. Vorrei prendere ad esempio il trenino, di cui tanto si parla. Credo che tutti noi, in quest’aula e i nostri cittadini, vedrebbero molto favorevolmente un progetto anche turisticamente importante che potrebbe avere un impatto positivo per le casse dello Stato e che si ripagherebbe da sé, con un percorso che va da Città a Borgo Maggiore. Penso che una spesa come quella preventivata per un percorso di 100 metri, invece, rimarrebbe solo uno spreco di denaro che non porterebbe un valore aggiuntivo, perlomeno economico, al nostro paese. Abbiamo detto un po’ tutti che questo è un bilancio tecnico e ripulito, in quanto la maggioranza ha sempre espresso la volontà di presentare i propri progetti di sviluppo attraverso dei provvedimenti di legge. Concludo augurandomi che il confronto proficuo avvenuto tra la prima e la seconda lettura prosegua anche nell’esame dell’articolato con le opposizioni.
Oscar Mina (Pdcs): Questo provvedimento è strategico per le scelte politiche che andremo a fare, evidenziate da un previsionale all’incirca di meno 13 milioni. Questo dato è da sottolineare, essendo una riduzione derivante soprattutto da una riduzione delle attività, come ricordava il segretario Gatti, come consulenze, manifestazioni, opere, eventi, eccetera, e comunque con l’applicazione di una spending review abbastanza significativa in tutti gli ambiti della pubblica amministrazione. Queste sono scelte politiche sicuramente non facili per la presentazione di un bilancio di quel tenore, che è tecnico e ordinato, proprio per incentivare maggiormente i percorsi normativi successivi che vorremmo intraprendere con progetti di legge, di indirizzo politico, con progettualità e soprattutto con una consolidata sostenibilità da perseguire in tutti gli ambiti. Da un punto di vista generale, tutto mi pare orientato anche a un’implementazione futura dell’accordo di associazione, in cui dovremo, a prescindere dalle modalità, adeguare anche le attività di informatizzazione del paese e un maggiore integrazione tra cittadino, pubblica amministrazione e Unione Europea come accordo. Soffermandomi sui dati di bilancio, stavo esaminando in particolare il tema dell’autonomia energetica, in cui ci si interroga, come ho sentito da più parti, se questo sia un investimento o meno. Io direi che la risposta è sì, e non è solo una spesa, ma dipenderà molto da come la realizzeremo e con quali obiettivi, ovvero sulla riduzione dei costi nel tempo, sulla protezione del rischio stesso e sul ritorno economico da un punto di vista di prospettiva. In sintesi, l’autonomia energetica è un investimento se progettata su misure dei consumi reali nel contesto in cui ci ritroviamo. In particolare, dovremo tener conto anche del piano energetico nazionale, cosa che fino adesso si è un po’ discostato nel tempo. Questo monitoraggio dei parametri dovrà avere sicuramente un significato molto più importante. Infatti, stavo guardando anche i numeri per le spese in conto capitale: si parla di 1 milione sulle energie rinnovabili e 15 milioni sulle partecipazioni. Certamente sono numeri importanti, frutto di scelte nel tempo che hanno portato a fare anche altri ragionamenti, magari criticati, fuori dal territorio, e mi auguro che questa sia una delle strade migliori. In conclusione, il risultato che vorremmo ottenere con questa proposta di bilancio dovrà avere una sorta di sostenibilità, tenendo conto anche di questa spending review avviata da tempo, che non deve essere solo un taglio trasversale, ovvero su tutta la pubblica amministrazione, ma dovrà tener conto anche delle necessità e delle reali esigenze che dovremo perseguire nel tempo, in particolare a livello politico, per sviluppare quegli obiettivi che dovremo anche condividere, visto un po’ il tenore di quello che è accaduto nei dibattiti in comma comunicazione, e soprattutto orientare una politica economica sostenibile per il nostro paese.
Giovanni Maria Zonzini (Rete): Nel dibattito, alcune cose che ho sentito sono un po’ surreali. Voglio cominciare l’intervento in modo positivo, commentando in particolare la notizia dell’innalzamento del nostro rating a livello tripla B, cioè sopra l’investment grade. Questo è un fatto di fondamentale importanza che io non considero una conquista, ma semplicemente che il nostro paese si vede valutare in maniera non eccessivamente negativa. Anzi, io ritengo che una tripla B per il nostro paese sia ingenerosa, e penso che il nostro paese dovrebbe avere un rating significativamente più alto. Il downgrade del 2020 lo definì allora una “pugnalata alle spalle” da parte delle agenzie di rating, che tra l’altro tipicamente sono al soldo degli interessi della grande speculazione finanziaria internazionale. Ora ci siamo curati da quella pugnalata alle spalle. Questo consentirà al nostro paese, auspicabilmente, di avere tassi di interesse significativamente più bassi, che mi auguro vi consentiranno l’anno prossimo di portare un bilancio in attivo. Gli elementi che hanno condotto all’aumento del rating non sono certo la vostra politica fiscale. Essenzialmente, i fattori sono tre: il buon andamento dell’economia, la diminuzione del rapporto tra NPL e attivi in pancia alle banche, e la riforma previdenziale. Aggiungerei che la riforma previdenziale ha sterilizzato tutta una serie di trasferimenti per decine di milioni di euro al fondo pensioni. Il colpo di grazia probabilmente l’ha dato anche la riforma IGR, che determinerà ragionevolmente un aumento significativo delle entrate. Non c’è nulla di geniale nell’aumentare le entrate imponendo nuove tasse, ma comunque ai fini della sostenibilità di bilancio questo è un peso. Dico che il nostro paese è sottostimato perché, nonostante tutto – il Covid, le perdite di PIL negli anni all’inizio del secolo nell’ordine del 30%, e crisi bancarie che credo siano pesate in misura proporzionalmente superiore a qualunque crisi bancaria al mondo perché noi abbiamo avuto crisi bancarie che hanno pesato per il 20, il 30, il 35% del prodotto interno lordo – questo paese è ancora in piedi e non ha fatto default. Non ha fatto default neanche con le vostre politiche, che l’avrebbero sicuramente portato al default se negli ultimi 5 anni non ci fosse stato un aumento eccezionale delle entrate. Pensiamo a più 60 milioni di IGR, quasi. L’IGR prima del Covid, intorno al 2019, era nell’ordine dei 100 milioni. Ora voi state discutendo un bilancio che ha oltre 160 milioni di entrate IGR, e nonostante questo non si riesce dal 2022 ad andare in attivo. Perché? Perché la spending review di cui parlate semplicemente non esiste. Vi faccio alcuni esempi. Poi li analizzeremo bene nel corso dei nostri emendamenti, ma ho avuto qualche anteprima. Riguardo al settore del segretario Beccari, le spese per le rappresentanze diplomatiche e consolari nel 2022 erano di 917.000 euro, nel 2025 ne ha spesi 1.600.000, e prevede di spenderne 1.700.000 l’anno prossimo: sono raddoppiate. Rimanendo al suo settore, un’altra spesa interessante sono le missioni e trasferte, che nel 2022 spendevano 75.000 euro. In generale, nel 2022 il suo dipartimento spendeva 7.614.000 euro, nel 2025 ne ha spesi 9.84.000. Passando all’economia e alle finanze, ci sono spese interessanti anche qui: gli oneri per lo sviluppo economico nel 2022 bastavano 40.000 euro, quest’anno ne avete stanziati 130.000. Per studi e consulenze per la riforma fiscale e di bilancio avete stanziato 180.000 euro, nonostante la riforma fiscale l’abbiate già fatta. Vorrei capire esattamente a cosa serviranno, per quale riforma vi serviranno. Potrei continuare; ve ne ho fatte giusto le prime due o tre che ho trovato, ma poi li vedremo uno per uno. Parlate di spending review, ma poi non la fate. Mussoni, me lo consenta, sento fare il suo bell’intervento sulla spending review da quando sono qui dentro, più o meno, ogni anno è lo stesso, ma essenzialmente non cambia nulla nella direzione del governo. Riguardo agli investimenti, vorrei spendere due parole. Avete un concetto di investimento strano, ad esempio i 100 metri di allungamento del binario morto del trenino che porta ai bagni pubblici della stazione: questo è un classico investimento, credo, paradigmatico della politica economica di questo governo. Vorrei concentrarmi anche su quello di cui hanno parlato altri, i famosi arabi. Sarebbe facile prendersela solo con Pedini, che ha le sue colpe, ma il tema è un altro. Pedini ieri ha detto che ci sono questi che vogliono darci 30 milioni di euro a un buon tasso e quindi noi dobbiamo prenderli. L’unico progetto a suo avviso pronto, e sono 3 anni che se ne parla, è l’aeroporto, quindi bisogna prendere i soldi per fare l’aeroporto. Voi siete al governo da circa 5 anni – mi riferisco a quasi tutti i partiti attualmente al governo – e sono quasi 3 anni che discutete del progetto degli investimenti arabi, e in 3 anni non avete preparato uno straccio di progetto. L’aeroporto, per quanto ne so, non ha un progetto, ci sarà forse un disegno di come farlo, ma non esiste un piano industriale. Per fare un progetto, non voglio essere pedante, ma fare il disegno è l’ultimo tassello, perché prima bisogna decidere gli obiettivi da raggiungere e poi fare delle valutazioni economiche. Ad esempio, per l’aeroporto, qual è il traffico di persone che ci aspettiamo? Quali sono i costi di manutenzione e di gestione dell’aviosuperficie? Quali sono i ricavi che ci attendiamo? A quel punto si può dire che esista un progetto, ma la realtà è che non avete nessun progetto. Il governo non fa investimenti; il governo fa investimenti elettorali, come appunto il trenino, che serve per avere i voti degli appassionati del trenino, e quindi si spende mezzo milione di euro. Per l’aviosuperficie ne spenderemo 30, immagino, per avere il voto di quelli a cui piace andare con l’aereo, ma essenzialmente è una gestione clientelare della spesa pubblica. È una gestione puramente elettoralistica, una campagna elettorale ininterrotta e costosissima condotta coi soldi della collettività. Il fatto che questo bilancio non sia in attivo, nonostante l’esplosione delle entrate, dimostra soltanto ciò che ho tentato di dire: avete una gestione della spesa pubblica folle, inconsistente, inconcludente, priva di progettualità e orientata soltanto all’acquisto di consenso elettorale.
Maria Katia Savoretti (Rf): Abbiamo ascoltato ieri diversi Segretari che ci hanno onorato della loro presenza; non ricordo quando sia stata l’ultima volta che li abbiamo visti così numerosi in quest’aula, e oggi ne vedo solo uno. D’altra parte, ieri e anche oggi parliamo di bilancio, quindi ogni Segretario si è presentato in aula cercando a suo modo di difendere il proprio operato e la propria segreteria. Onestamente, anche quest’anno mi sarei aspettata da parte del governo la presentazione di due leggi: una legge “asciutta” e una legge più corposa con interventi di sostanza. Lo scorso anno, la procedura delle due leggi, da voi molto sostenuta e decantata come la soluzione migliore e una sorta di novità meravigliosa, è evidente che non ha funzionato, visto che è stata abbandonata e non riproposta in occasione di questo bilancio previsionale. È altrettanto evidente che i tanti interventi previsti nella seconda legge, la “legge sviluppo”, da voi approvata a febbraio successivamente alla finanziaria, sono rimasti sulla carta e non hanno visto la luce. Il tentativo che avete portato avanti lo scorso anno non ha portato quei frutti che tanto vi aspettavate, quindi il progetto è fallito, e non lo dico solo io, ma ieri abbiamo sentito qualcuno dai banchi della maggioranza sostenere la stessa cosa. All’epoca avete fatto tanto rumore per niente perché non avete portato a casa nessun risultato, quindi quest’anno fate un passo indietro e ci ritroviamo con una legge solo tecnica, fatta solo di numeri. Questa legge, purtroppo, non va oltre i numeri. Certo, come ha dichiarato il segretario di Stato Gatti, gli interventi verranno fatti successivamente sulle varie leggi di riferimento. Questo è un fatto positivo, perché non ci saranno troppi rinvii alla famigerata decretazione. Onestamente, i 30 rinvii ai decreti delegati che avete trovato all’interno degli emendamenti (66 di Repubblica Futura, 41 di Rete e 44 di Motus, per un totale di 151 emendamenti) non sono poi assolutamente così pericolosi come qualcuno ha voluto sostenere. Comunque, in questa legge tecnica manca qualcosa, ed è evidente che manca la visione del futuro di questo paese. I numeri sono importanti, ma da soli non bastano. Occorre poter andare oltre i numeri, perché oltre ai numeri serve concretezza e serve la consistenza delle cose da fare, e questo manca in questa legge di bilancio. Anche il metodo è carente, perché in questo modo non si capisce in che maniera volete dare sostegno e sviluppo al paese, di cui invece il paese sappiamo tutti che ha fortemente bisogno. Sappiamo anche molto bene che serve liquidità per fare progetti, servono i soldi, e i segretari sono stati costretti tutti a fare sacrifici e tagli. Ma, cari miei, parlare di spending review non significa fermarsi e non fare più nulla; significa sì risparmiare e contenere le spese, ma le spese inutili, evitando gli sprechi. Oggi, fino ad oggi, cara maggioranza e caro governo, non siete stati così bravi nel fare risparmi e nel contenere le spese. In questi anni, di sprechi ne avete fatti veramente a palate, perché abbiamo visto di tutto: consulenze esagerate, consulenze inutili, trasferte in comitive senza alcun limite e senza poi ritegno. E poi ci stupiamo quando vediamo i dati forniti dalla Caritas. Ogni Segretario in questo anno e mezzo di legislatura ha agito per conto suo, senza preoccuparsi dei colleghi di governo, quindi senza un dialogo trasversale tra i segretari che invece sarebbe molto importante. Figuriamoci se qualcuno pensa poi al paese e ai suoi cittadini. Mi sembra che non abbiate neanche la premura di portare avanti un progetto comune di paese. Vorrei ricordarvi che i soldi sono di tutti, e quindi vanno spesi per il paese e per gli interventi di carattere pubblico, non per interessi personali. Qualcuno deve pensare allo sviluppo e alla crescita economica del paese, ma questi “qualcuno” siete voi e solo voi. Lo avete scritto anche nero su bianco su un ordine del giorno che avete approvato come maggioranza in quest’aula. In quell’ordine del giorno c’era un impegno ben preciso di elaborare e rendere pubblica entro la fine di settembre un’agenda per la crescita del paese, che individuasse le linee strategiche prioritarie di intervento per lo sviluppo, l’innovazione e la sostenibilità economica del paese, ma questo impegno mi sembra sia scomparso. Noi di Repubblica Futura vi abbiamo fornito sempre tanti spunti; sono anni che ve li mettiamo sul tavolo. Purtroppo, i nostri suggerimenti e consigli non sono di vostro gradimento. Peccato, perché sono state tutte occasioni perse. Anche oggi ci riproviamo per l’ennesima volta: abbiamo depositato numerosi emendamenti, oltre 60, e lo abbiamo fatto anche per voi, per tenervi un pochino svegli durante questi giorni impegnativi fatti anche di tante notti. Mi spiace se qualcuno non li ha graditi, ma pazienza. Non sono certo i nostri emendamenti a togliere la dignità alla politica. Noi cerchiamo di dare il nostro contributo, un contributo umile. Penso che siamo invece molto coerenti, perché sono emendamenti di sostanza che vanno a intervenire sui vari aspetti di cui il paese ha bisogno. Mi spiace che tutte le volte vengano cassati perché, ahimè, per il governo e la maggioranza non è mai il momento giusto, in quanto è sempre l’opposizione che li presenta.
Guerrino Zanotti (Libera): Ci apprestiamo alla discussione, al dibattito e alla votazione del bilancio di previsione per il 2026, trovandoci davanti una legge essenzialmente tecnica, fatta di numeri. Il bilancio presenta comunque degli elementi positivi. Dobbiamo rilevare innanzitutto il fatto che tra il progetto di legge in prima lettura e quello che ci troviamo a esaminare per la seconda lettura ci sono dei dati confortanti riguardo al disavanzo di gestione, che passa da 37 milioni a 13 milioni. Qualcuno dice che non abbiamo fatto spending review e che non dovremmo dirlo, ma se non è spending review, è riorganizzazione delle voci di spesa della spesa corrente. Chiamatela come volete, ma resta il fatto che comunque si è ottenuto un risultato positivo nel diminuire di due terzi quello che era il disavanzo di gestione presentato in prima lettura. C’è stata quindi attenzione a quelli che sono, diciamo, gli sprechi nella spesa corrente. Purtroppo, ci sono delle voci che dobbiamo riconoscere essere ormai costi fissi, e lo saranno per decenni, come qualcuno diceva. Un esempio è la spesa del personale, che negli ultimi anni è aumentata. Non posso nascondermi dietro al fatto che fino a un anno e mezzo fa avevamo detto che c’era stato un incremento preoccupante del numero dei dipendenti. In passato, c’era stato un occhio attento per il risparmio della spesa corrente, con una diminuzione anche considerevole del numero dei dipendenti del settore pubblico allargato. Oggi, purtroppo, ci ritroviamo con una spesa corrente che vede come voce piuttosto importante il costo del personale, e questo inevitabilmente lo sarà per anni. Un’altra voce con la quale dobbiamo fare i conti è la spesa per interessi per il debito contratto all’estero e internamente. Il richiamo che facciamo è chiaro: grazie anche ai passaggi recenti e al riconoscimento dell’investment grade per San Marino, avremo sicuramente la possibilità, nel momento del rollover, di accedere al debito con tassi sicuramente più vantaggiosi. Questo ci permetterà di risparmiare somme importanti che dovranno essere destinate a progetti di sviluppo. Credo che i progetti di sviluppo siano legati a doppio filo con il percorso di associazione con l’Unione Europea che San Marino sta facendo. In quest’ottica, crediamo che un altro importante passaggio da fare nel prossimo anno sarà quello richiamato da qualcun altro della maggioranza: una riorganizzazione della pubblica amministrazione. Questa deve essere motore di avvio dell’accordo di associazione con l’Unione Europea e deve essere supporto per i cittadini e per le imprese, proprio per poter sfruttare tutte le opportunità che quell’accordo rappresenterà per San Marino. Ad esempio, in un ordine del giorno approvato in quest’aula, avevamo indicato come centro di interesse la creazione di un ufficio che fosse a supporto di cittadini e imprese per l’accesso ai finanziamenti europei. Crediamo che queste siano le azioni e gli impegni che il governo e la maggioranza si devono prendere per il prossimo anno e per i prossimi anni all’interno dei progetti per lo sviluppo del sistema economico sammarinese. Un tema richiamato a più riprese è sicuramente anche la spesa sanitaria, che in tanti hanno detto essere senza controllo e ormai arrivata alle stelle. Io devo dire la verità: 105 milioni sono una cifra rilevante rispetto alla portata del nostro bilancio. Credo che, più che sul valore assoluto della spesa in sanità, si debba puntare il nostro obiettivo su come vengono spesi e utilizzati i fondi messi a disposizione della sanità. Dobbiamo fare i conti con il fatto che il nostro è un paese che sta invecchiando, e se vogliamo servizi e livelli di sanità buoni, non possiamo pensare di fare tagli alla spesa sanitaria. Non è con i tagli che riusciamo a garantire la sanità di qualità. Credo che invece la nostra attenzione vada puntata sulla qualità dei servizi e su come riusciamo a fornire prestazioni di qualità. Un ultimo accenno riguarda l’intervento del segretario Canti sul tema del Fondiss. Si è mostrato quasi timoroso, dicendo che si interverrà sul Fondiss, ma ha voluto rassicurare tutti che non si tratta di una vera e propria riforma, pensando che parlare di riforme del sistema previdenziale possa allarmare le persone. Io ho detto più riprese al segretario Canti che la riforma del Fondiss sarebbe accolta a braccia aperte da tutti, perché in questo momento il Fondiss non garantisce ciò per cui è nato, ovvero non garantisce un supporto alle pensioni di primo pilastro perché non è in grado di garantire rendimenti ottimali. C’è anche un’altra questione: il Fondiss è nato anche come fondo di sostegno alle non autosufficienze, ma per fare questo bisogna intervenire con una riforma, e credo che sia diventata urgente proprio per l’invecchiamento della popolazione.
Denise Bronzetti (Ar): La maggioranza ha scelto di presentare in aula un bilancio previsionale cosiddetto tecnico, fatto sostanzialmente di numeri, per concentrarsi su progetti e progetti di sviluppo per questo paese. Devo dire che questa è una scelta corretta per la presentazione di un bilancio previsionale, una proposta tecnica fatta di numeri e previsioni di spesa per il triennio 2026-2028. È stato detto che c’è un disavanzo minore e che sono stati fatti degli interventi, e va tutto bene, ma abbiamo risolto i problemi di questo paese? No. C’è un impegno concreto da parte nostra, e i diversi richiami sul contenimento della spesa vanno in questa direzione. Invito ad andare a guardare cosa c’è all’interno del dato numerico, perché spesso una voce in aumento non significa solo uno scialacquare risorse o non badare agli sprechi, su cui il nostro richiamo è ancora una volta forte. Ho ribadito più volte in quest’aula che non mi spaventa una voce in aumento o un debito, purché questo non sia fine a sé stesso né unicamente dirottato a far fronte alla spesa corrente, ma che segua delle traiettorie di sviluppo. Vorrei considerare quanto è stato prodotto in termini di emendamenti da parte delle forze di opposizione, 151 emendamenti che credo debbano avere la dignità di essere considerati. Non credo, però, possano essere considerati all’interno di un bilancio previsionale che, per scelta di questa maggioranza, è un bilancio tecnico fatto di numeri. Molti di questi emendamenti affidano una delega al governo per produrre ulteriore decretazione, su cui si è levata forte la voce in Consiglio, sia dai banchi dell’opposizione che dalla maggioranza, affinché il ricorso alla decretazione fosse sempre meno utilizzato. Affinché possa essere data dignità anche alle proposte, alcune anche condivisibili, che provengono dall’opposizione, credo si debba ragionare su provvedimenti di legge che debbano essere esaminati in quest’aula e che abbiano un iter consiliare riservato, in modo che possano essere valutati sulla base di quello che un iter legislativo prevede. In quanto presidente di una Commissione consiliare, mi sento di assumere l’impegno, e spero sia accolto anche dai colleghi, di fare un ragionamento complessivo sia sui provvedimenti di legge giacenti sia su quelli che dovrebbero essere tramutati in provvedimenti di legge, se necessario anche decreti, ma preferiremmo non fare troppo ricorso alla decretazione. Credo che questo sia un impegno che l’aula si possa tranquillamente assumere e che potrebbe agevolare il lavoro del Consiglio Grande Generale, senza impegnarci per lunghe notti e cercando di dare dignità al lavoro di tutti.
Ilaria Bacciocchi (Psd): Questo bilancio tecnico è frutto di una scelta politica consapevole. Negli anni abbiamo assistito spesso a leggi di bilancio che diventavano contenitori di interventi eterogenei, difficili da leggere e ancora più difficili da gestire. Oggi si è deciso di cambiare metodo: il bilancio torna a fare il bilancio, cioè garantire l’equilibrio dei conti e la sostenibilità finanziaria. Questa impostazione non nasce per caso, ma è il risultato di un lavoro portato avanti all’interno della maggioranza, un lavoro poco visibile ma concreto, fatto di verifiche, confronti e anche di rinunce, perché ridurre il deficit significa scegliere e dire di no a spese che negli anni si sono stratificate senza più una reale giustificazione. Esistono ancora aree di inefficienza nella gestione pubblica; non parlo dei servizi essenziali che devono essere tutelati né dei diritti dei cittadini. Parlo di modalità operative, duplicazioni, costi che continuano per inerzia e microspese che, pur sembrando irrilevanti singolarmente, sommate pesano in modo significativo. La maggioranza ha iniziato questo lavoro di revisione e deve continuarlo con continuità, senza trasformarlo in uno slogan occasionale. Un altro elemento centrale è sicuramente il tema del debito: il rapporto debito/PIL che si avvicina al 60% rappresenta una soglia importante, non solo simbolica, che restituisce credibilità al paese. La credibilità non è un concetto astratto, ma significa migliori condizioni di finanziamento, minori interessi pagati e maggiore fiducia da parte dei mercati e degli investitori. Detto questo, non possiamo permetterci alcun compiacimento perché il 2026 sarà un passaggio delicato, in cui saremo chiamati a rinnovare una quota rilevante del debito pubblico, sia estero sia interno. Per questo è essenziale continuare su una gestione attiva del debito che sappia diversificare gli strumenti, allungare le scadenze ed evitare il ricorso sistematico a soluzioni di breve periodo che rimandano semplicemente il problema. Tutto questo ha senso solo se lo colleghiamo a una visione: l’equilibrio dei conti non è l’obiettivo finale, ma è la condizione per poter investire. Se vogliamo parlare seriamente di sviluppo, dobbiamo essere chiari anche sugli investimenti: non basta dire che servono, bisogna decidere quali e con che metodo. Non basta che un soggetto sia formalmente in regola: un investitore può essere corretto e allo stesso tempo non adatto al nostro contesto, oppure portare progetti fragili che non reggono nel tempo. Gli investimenti di cui San Marino ha bisogno sono quelli con basi industriali reali, capitali solidi, governance chiara e un impatto misurabile su occupazione, competenze e filiere. Per attrarre questo tipo di investimenti servono condizioni precise: conti credibili, regole chiare, tempi certi e decisioni politiche coerenti. È così che un paese si presenta in modo affidabile e si costruisce uno sviluppo che non sia effimero ma duraturo. Qui torniamo al ruolo della politica: fare sviluppo non significa rinunciare al controllo o alla responsabilità, ma, al contrario, significa assumersi fino in fondo il peso delle scelte. Significa decidere dove investire le risorse liberate da una gestione più efficiente e valutare i progetti non solo nell’urgenza, ma nella prospettiva. Questo bilancio non interviene sui servizi essenziali e non smantella lo stato sociale; al contrario, preserva ciò che è fondamentale e crea le condizioni per investimenti sostenibili a medio e lungo termine. È un equilibrio difficile ma necessario, soprattutto in un contesto che resta fragile e che richiede prudenza senza immobilismo. In conclusione, questo bilancio va letto per quello che è: un passaggio che mette ordine, rafforza la credibilità del nostro paese e apre lo spazio per scelte di investimento più ambiziose. Quello che dovremmo fare di qui in avanti è trasformare l’equilibrio finanziario in crescita reale, continuando a ridurre le inefficienze e alzando la qualità delle decisioni; è su questo terreno che si misura la responsabilità di una maggioranza.
Carlotta Andruccioli (D-ML): Non sono solita usare il supporto tecnologico per gli interventi, ma ho voluto chiedere a ChatGPT la definizione di bilancio previsionale, visto il suggerimento del segretario Lonfernini. L’intelligenza artificiale dice che il bilancio previsionale rappresenta una previsione delle entrate, delle uscite, dei costi e dei ricavi, nonché delle risorse finanziarie disponibili, con l’obiettivo di programmare e controllare la gestione futura. Aggiunge che serve a pianificare le attività e gli obiettivi e a supportare le decisioni strategiche. Su questi obiettivi di pianificazione e decisioni strategiche, avrei qualcosa da ridire. Siete soddisfatti di aver presentato un documento che considerate tecnico, ma in realtà il bilancio previsionale è uno dei documenti più politici che esistano. Io penso che da un bilancio si dovrebbe evincere la pianificazione dei prossimi anni, le traiettorie e le linee di intervento per generare sviluppo, e su questo non posso condividere la vostra soddisfazione. Se il consigliere Casali ci accusa di incoerenza per aver presentato gli emendamenti, mi sento di dire che chi ha avuto un ripensamento o ha fatto un passo indietro siete stati voi, perché la modalità di trattazione del bilancio è cambiata rispetto all’anno scorso. Se ritenete che questo sia il metodo migliore, benissimo, ma non date a noi degli incoerenti. Il dibattito su questo bilancio si ricollega a quello di ieri che, al di là della questione morale, ha evidenziato ancora di più l’impasse in cui si ritrova questa maggioranza e questo governo, e le tensioni esistenti al suo interno. Ieri, i rappresentanti dei partiti hanno svolto interventi critici sulla necessità di un cambio di passo, di concretizzare i progetti e di mettersi d’accordo su una visione che ad oggi non è chiara a me e nemmeno a diversi di voi. Tra l’altro, ieri un segretario di Stato ha ricordato l’inadempienza della maggioranza e del governo rispetto ad un ordine del giorno che vi impegnava a presentare un piano di sviluppo e interventi; quel piano non c’è, quindi il bilancio è per forza di cose tecnico. Sulla scelta di avviare un approccio di spending review per diminuire il deficit, devo fare alcune precisazioni. La riduzione del disavanzo da 37 milioni a 13 milioni e mezzo, che non so quanto ci sia da festeggiare, dipende in minima parte dalla spending review. Dico in minima parte perché 17 milioni dei 23 milioni e mezzo di differenza rispetto alla prima lettura dipendono dalle entrate della riforma IGR, quindi la famosa spending review pesa forse 6 milioni e mezzo. A questo punto, quei 17 milioni raccolti con l’IGR ci servono per coprire la spesa corrente o l’aumento degli interessi sul bond, per cui la narrazione secondo cui il sacrificio veniva chiesto alla cittadinanza per gli investimenti strategici sulla sanità e nelle scuole, crolla. Non possiamo confondere la spending review, che comunque serve e andrebbe fatta, con interventi spot in cui non accontentiamo nessuno togliendo un po’ a tutti. Il non accontentare nessuno ha creato anche qualche tensione. Non confondiamo la spending review con l’immobilismo del non fare scelte o dell’addirittura ostacolare progetti e investimenti. A fronte di un approccio rigoroso e attento a spendere correttamente, serve la capacità di darsi priorità di intervento e soprattutto la volontà politica di fare gli interventi. Ad oggi non c’è traccia di progetti importanti, come il nuovo ospedale, sul quale c’erano stati enormi slogan qualche mese fa, ma che non vede nulla di concreto sul tavolo. Riguardo ai nostri emendamenti, abbiamo cercato di presentarli su più fronti: dal sostegno alle famiglie alla semplificazione per le imprese, i mutui agevolati, interventi relativi al mondo del lavoro, al sistema sanitario e all’istituzione della Camera Arbitrale Commerciale Internazionale. È vero che all’interno dei nostri 42 emendamenti, parlo per la mia forza politica, ci sono una decina di deleghe. Io rispetto la scelta di questo governo di utilizzare lo strumento dei progetti di legge, e non penso si debba demonizzare lo strumento del decreto, ma bisognerebbe usarlo con un po’ di testa, quindi il problema non è lo strumento in sé, ma l’utilizzo che se ne fa. Comunque, abbiamo fatto anche proposte di questo tipo, ma non sono la maggioranza delle proposte che abbiamo fatto. Se voi siete convinti che questo bilancio vi soddisfa e che noi siamo quelli incoerenti, ritengo che l’approccio non sia condiviso, anzi sia abbastanza limitato. Probabilmente finirete come al solito a dirci che condividete l’obiettivo, la ratio, del nostro intervento, ma che non è questo il modo giusto per presentarlo. Penso che la musica non cambierà nemmeno quest’anno, e addirittura una prima proposta di trattazione è stata: eliminate un po’ di emendamenti, noi non ve li accogliamo neanche quei pochi che tenete, ma vi diamo la possibilità di trattarli, che è un nostro diritto, dato che siamo in una democrazia. Dico che dovremmo cambiare i delegati a trattare, perché con questo approccio non penso si otterranno grandi risultati. Noi crediamo che un bilancio tecnico e ordinato abbia senso soltanto se chi lo presenta ha una visione comune e la volontà di fare cose insieme, diversamente è una scusa o un alibi.
Giovanni Francesco Ugolini (Pdcs): Do il mio contributo al dibattito sul bilancio dello Stato con grande attenzione, viste le aspettative della cittadinanza e i tempi difficili che ogni paese sta vivendo nell’approcciare il proprio bilancio. Oggi non esistono isole felici o paesi solidi nell’affrontare con serenità il tema del bilancio. Se pensiamo all’Europa, alle difficoltà, agli attacchi economici e morali che subisce, al ruolo che ha e al futuro che l’attende, non possiamo che aumentare le nostre preoccupazioni. Dico questo perché il territorio europeo, che ci riguarda da sempre, in considerazione della nostra scelta sull’accordo di associazione, diventa per noi il momento di riflessione più importante. Non parlo da toni di facile positività sul fatto che Fitch elevi il rating di San Marino, pur essendo importante. Parto dal fatto che in funzione dell’accordo di associazione con l’Europa ci metteremo in un gioco necessario, che cambierà e di molto il nostro modo di essere. Vantaggi e svantaggi sono stati soppesati, e se non saremo dentro a questo gioco, saremo un’entità insignificante in tutti i campi. Il futuro sarà rapido nel cambiamento; per esempio, la relazione fa riferimento al settore manifatturiero come una delle nostre voci più solide, ma se penso che abbiamo 8.500 frontalieri e che un’enorme percentuale di essi lavora in questo settore, non posso non riflettere. La Cina, la fabbrica del mondo, impiega già i robot nelle catene di produzione e addirittura tassa il datore di lavoro per i robot che ha, per finanziare i propri fondi pensione. Per essere competitivi, anche le nostre fabbriche, o perlomeno alcune, dovranno fare così, e questo tempo non è lontano. La strada da seguire è uscire dalle nostre comfort zone, perché abbiamo un sacco di opportunità e di settori da sviluppare, e non mi riferisco più al settore finanze. I nostri istituti finanziari dovranno evolversi e adeguare i servizi per essere competitivi e moderni. Mi chiedo se potranno essere competitivi con le classi che stanno via via costituendosi; non credo proprio. Saranno utili solo come componente attiva di fornitura di servizi in linea con i tempi, non come fonte di impieghi o come base su cui impostare la solidità o lo sviluppo dello Stato. Altri sono i campi dove noi, grazie alla nostra prerogativa di rapidità legislativa, possiamo attuare nuove forme. Questa prerogativa ci può far emergere nei settori di cambiamento. In futuro non sarà più determinante la leva fiscale, o perlomeno non solo quella, ma bensì l’innovazione, la conoscenza, la capacità di mettere insieme persone e progetti in grado di sviluppare e perseguire il nuovo che emerge. Quindi il primo fattore di potenziamento è l’università: qui vanno fatti investimenti, corsi, master, collaborazioni, portando cervelli che preparano nuove generazioni di ragazzi che istruiscono e rafforzano il nostro paese, ragazzi che poi alla fine lo svilupperanno. Sarà importante anche fare una nuova rotonda lungo la superstrada per facilitare la viabilità, ma credetemi, sarà più importante farsi un master sull’intelligenza artificiale che faccia conoscere l’evoluzione, le regole, le opportunità, i punti dove trarre insegnamento e capire le sostanze di evoluzione. Un altro settore fondamentale dove investire è la ricerca. È possibile che noi non siamo in grado di trovare collaborazioni e finanziatori per creare condizioni che favoriscano la ricerca da noi? Paesi hanno cambiato e rafforzato i propri bilanci con l’individuazione di un nuovo farmaco o di un nuovo microprocessore attraverso staff evoluti tramite la ricerca. Un discorso a parte merita il settore della medicina. Non mi riferisco solo al progetto nuovo ospedale, che a mio modo di vedere potrebbe avere senso solo in una collaborazione pubblico-privato, ma bensì alla potenzialità di creare un territorio aperto a progetti in questo campo, con centri di diagnostica di altissimo livello, centri di medicina alternativa con consolidata esperienza e centri di prevenzione con strumentazione di altissimo valore. Tutto questo porterebbe una nuova presenza e un’attenzione di presenza in territorio di alto livello con benefici facilmente individuabili, e potremmo fare un grande lavoro soprattutto nel campo della prevenzione, perché lo scopo di ogni società che si rispetti è la salute dei propri cittadini. Un ultimo argomento, che mi sta a cuore per attirare investitori e renderci ancora più credibili, è che occorre potenziare ancora il nostro stato di diritto. Su questo piano è stato fatto tantissimo, e anche la sottoscrizione dell’accordo di associazione sarà significativa. A mio modo di vedere, questo campo chiama ancora aiuto: la nostra storia lo dice, dobbiamo avere uno stato di diritto inattaccabile. La strumentalizzazione e le voci fatte circolare da parte lo fanno sembrare debole, e mi auguro che non lo sia. Comunque, va rafforzato, perché senza di questo tutti i discorsi fatti sono inutili. Chiudo il mio intervento dicendo che mai come in questo momento il nostro paese ha bisogno di persone che si spendono e diano il meglio di sé stessi. Dimostriamo di non essere né inadeguati e né passivi.
Andrea Menicucci (Rf): Anche su questo bilancio possiamo dire che ha vinto il dialogo, e mi permetto di aprire con questa battuta, che poi non lo è, perché è stato uno dei commenti più ricorrenti della maggioranza dopo la riforma IGR, e anche oggi i partiti di maggioranza sono un po’ in questa fase, soprattutto dopo il “regolamento dei conti” avvenuto ieri in comma comunicazioni, partito anche un po’ in sordina. Parlo di regolamento dei conti perché, davanti a tutta una serie di spese folli e scelte economiche al di fuori probabilmente delle nostre possibilità odierne, c’è stato qualche consigliere di maggioranza che ha avuto il coraggio di denunciare queste spese e soprattutto il continuo non confronto del Congresso di Stato con i partiti di maggioranza. Di questo sono lieto, perché così facendo è stato dato un segnale al Congresso di Stato: il primo potere dello Stato è il potere legislativo, al quale i segretari di Stato devono rendere conto nella loro azione di governo. Senza le istanze di questi consiglieri di maggioranza, che hanno avuto il coraggio di alzare la testa e seguire in minima parte le richieste delle opposizioni, cosa avremmo fatto oggi? Quindi va il ringraziamento a loro per un disavanzo di bilancio che, francamente, non considererei una grande vittoria, soprattutto perché facciamo parte di un’opposizione che si deve confrontare con una maggioranza che nei numeri ci sovrasta di tre volte. Questa maggioranza, oltre a questo gigantismo numerico, non ci permette di ritagliarci uno spazio politico efficace in cui poter dare il nostro contributo. Grazie a questi consiglieri e alla tirata d’orecchie avvenuta all’interno della maggioranza, c’è stata la possibilità di arrivare a un minore disavanzo di bilancio per il 2026. Ma questo ha comportato uno spettacolo indecente ieri in comma comunicazioni, con quasi tutto il Congresso di Stato, i segretari e presidenti dei partiti che sono intervenuti. La mia brevissima esperienza politica mi insegna che quando quasi tutto il Congresso e le cariche all’interno dei partiti si scomodano in un comma comunicazioni, l’aria è pesante. A quello che è stato un po’ il bilancio politico, andiamo ad affiancare il bilancio previsionale dello Stato: altro giro, altro regalo, perché anche per il 2026 abbiamo una proposta tecnica fatta di soli numeri e senza provvedimenti di carattere politico, come è stata definita. L’anno scorso, a questa proposta di bilancio tecnico, è stata accompagnata la famosa “legge sviluppo”, definita come la cura per tutti i mali, ma purtroppo, dopo quasi un anno dalla sua approvazione, possiamo dire oggettivamente, con onestà intellettuale, che di sviluppo quella legge ne ha visto ben poco. Visto l’esito nefasto della legge sviluppo, quest’anno si è deciso di scindere ancora la parte tecnica dalla parte politica e dai temi che dovranno essere sviluppati in tutta una serie di progetti di legge che andranno poi ad essere implementati dal Consiglio Grande Generale. Da questa impostazione, c’è stata la stigmatizzazione degli emendamenti delle forze di opposizione. Ci rendiamo conto noi stessi che la finanziaria è uno strumento che, in una prassi inveterata, è diventato un elenco di argomenti oltre al dato tecnico e di modifiche legislative che vanno di pari passo con la realtà sociale. Il problema è che, non avendo alcun tipo di spazio al di fuori di queste rarissime occasioni, ci tocca arrivare a presentare le nostre proposte e le idee che vengono dalla cittadinanza all’interno di uno stesso provvedimento. Un consigliere di maggioranza ha fatto un’analisi, che mi è parsa stimolante, dicendo che gli emendamenti delle forze di opposizione hanno una loro dignità e proprio per questo è necessario dotarli di una loro propria collocazione in provvedimenti ad hoc. Ciò richiede una riflessione sia sui progetti di legge di maggioranza che su quelli dell’opposizione che non vedono iscritti all’ordine del giorno. Purtroppo, a questa proposta noi non possiamo accordare fiducia, perché quello che doveva essere approvato dei nostri emendamenti, presentati in tante sedi diverse a partire dal primo assestamento di bilancio del 2024, alla finanziaria del 2025 e alla legge sviluppo, non è stato accolto. Non ci è stata data la possibilità di vedere i frutti del nostro lavoro accolti in un progetto di legge. La questione che mi dispiace molto è anche la concezione con la quale sono stati affrontati i cosiddetti investimenti, perché, ad esempio, l’intervento di ieri del Segretario al Territorio a me non è piaciuto per nulla. Ha parlato di operazioni di ordinaria manutenzione come investimenti, citando gli infissi di Palazzo Begni e l’installazione dell’impianto di condizionamento. Se questa è l’idea di investimento che c’è, io tremo. Solo una piccola nota in chiusura: questo non è un bilancio tecnico, ma un bilancio politico, anzi è più politico di una legge finanziaria che potremmo definire normale. È politico nella misura in cui rappresenta l’impossibilità per una maggioranza così eterogenea di addivenire a un’idea unica e chiara di sviluppo, e rappresenta l’impossibilità di accordarsi sui temi e di voler continuare a discutere di interventi politici in altre sedi.
Marinella Loredana Chiaruzzi (Pdcs): Ho ben in mente la posizione del mio Segretario e capogruppo quando è stata fatta la prima lettura, con riflessioni su alcune voci di spesa che hanno lasciato interdetti diversi consiglieri. Il mandato della maggioranza è stato quello di un contenimento, e il governo, con un dibattito anche molto acceso emerso anche nel comma comunicazioni, ha comunque valutato, ascoltato e rivisto il suo progetto di legge in prima lettura, effettuando tagli, anche se magari dolorosi, ad alcuni progetti che potevano essere interessanti, ma che oggi sono necessari da tagliare. Non possiamo chiedere alle persone con l’IGR di pagare di più e noi non avere una visione di risparmio e di protezione verso la spesa pubblica. Il bilancio ha due settori che non possono essere messi in secondo piano, anche se molto costosi e onerosi per lo Stato, e mi riferisco alla sanità e alla pubblica istruzione. L’istruzione è fondamentale per l’intelligenza e il futuro del nostro paese, e la sanità è un bene prezioso che merita anche dei sacrifici per tutti noi. Per quanto riguarda l’Istituto Sicurezza Sociale, si è ribadito il nostro principio del 1955, che ci distingue e ci mette al primo posto rispetto a tanti altri paesi molto più grandi ed economicamente più forti di noi, e su questo principio io non sono disposta a trattare, sebbene sia giusto fare le cose con consapevolezza e ridurre le consulenze dove è possibile farlo, ma questi due settori vanno salvaguardati. Il collega Gasperoni ha ribadito un punto significativo: la “legge sviluppo” che abbiamo fatto 10 mesi fa è ancora in grossa parte in attesa di avere un suo sviluppo e una sua crescita, e grossi progetti di legge non sono emersi nonostante gli ordini del giorno. Questo aspetto, secondo me, è anche un segnale di alcune magari difficoltà che questa maggioranza ha, e si emerge perché comunque grosse cose non sono state portate a buon fine rispetto all’impegno preso in quest’aula. Un altro aspetto che va sottolineato positivamente emerge dall’intervento del segretario Canti, perché nel progetto di legge di bilancio è stato introdotto un capitolo sulla tutela delle famiglie, e il suo impegno è di venire nel mese di gennaio con una legge sull’emergenza della natalità e sulla famiglia. Spero veramente che arrivi al suo compimento con il contributo di tutti, dato che anche l’opposizione richiama questa tematica in diversi emendamenti, e mi auspico che, se non nella legge di bilancio, ci possa essere lo spazio per riflettere tutti insieme su qualcosa che appartiene a tutta la comunità.
Manuel Ciavatta (Pdcs): Proverò a fare alcune considerazioni semplici e quanto più chiare possibili, soprattutto partendo dal fatto che, essendo poco tecnico rispetto alla materia, ho avuto bisogno di semplificare per potere capire i reali effetti di questo bilancio. Il primo dato, quello più numerico e più chiaro che tutti hanno evidenziato, è che mentre in prima lettura il disavanzo era di 36 milioni e mezzo, dopo gli interventi fatti, aggiungendo una stima delle entrate a seguito della riforma dell’IGR e oltre una decina di milioni di risparmi su vari capitoli, in un lavoro fatto dalla maggioranza insieme al governo per cercare di lavorare su quello che era possibile più evidentemente risparmiare, siamo arrivati a meno 13 milioni e mezzo di disavanzo generale. Questo dato va letto insieme all’avanzo primario, cioè alla differenza reale tra le entrate e le uscite del nostro bilancio, senza considerare l’accensione di mutuo e gli interessi, che è di 17 milioni in positivo. In realtà, ad oggi il bilancio dello Stato farebbe 17 milioni di utili se non ci fossero queste altre voci. Questo è un dato importante, perché evidentemente noi dovremmo riuscire anche a pagare gli interessi e tutte le altre voci, quindi nel suo totale il disavanzo dovrà essere zero, possibilmente anche in positivo. Vorrei dare luce ad alcune voci che contribuiscono a questo peso, che per me sono veramente sostanziali, oltre agli investimenti: ad oggi paghiamo circa 36 milioni di interessi sul debito pubblico. Con il rollover in quest’anno avremo un’aggiunta di circa 15-16 milioni di interessi che non ci saranno nei prossimi anni, quindi quest’anno abbiamo una quota veramente rilevante in più di peso sul bilancio. Questo è frutto della necessità di aver strutturato il debito ricorrendo sia al mercato internazionale che a quello interno. Quello che stiamo pagando dal 2019 ad oggi sono anche 15-16 milioni all’anno di fondi pensioni sul capitolo 6354 per il dissesto di Banca CIS e la copertura di quei fondi pensione che oggi sono piano piano restituiti, per un totale di 10 milioni all’anno fino al 2027. Se non ci fossero solo questi, il nostro disavanzo sarebbe già positivo, un avanzo di 2 milioni e mezzo. Altro aspetto, c’è un problema con lo stanziamento dell’ISS, che è molto rilevante: lo dico perché vorrei che i cittadini avessero la percezione che 100 milioni all’anno su circa 33.000 cittadini significano che l’ISS ci costa più o meno 3.000 euro pro capite, e lo Stato stanzia questi soldi per la sanità gratuita. Inoltre, 62 milioni vengono stanziati per l’istruzione, perché il dipartimento costa così; sempre sui 30.000 cittadini, significa che lo Stato stanzia 2.000 euro pro capite per l’istruzione, cosa di estrema rilevanza, ma utile per capire da che voci grosse è costituita la spesa. Un altro dato problematico da valutare è la questione dei fondi pensione. Mentre nel 2025 con l’incremento di occupati e quindi di contribuzioni sui fondi pensioni abbiamo pagato meno di 1 milione nel fondo dei dipendenti per coprire il disavanzo, per il 2026 ci sono in previsione di nuovo 25 milioni tra tutti i fondi di pensioni, di cui 11 milioni solo dei dipendenti privati, che diventano 21 milioni nel 2027 e 31 milioni nel 2028. Bisognerà capire se questa voce corrisponderà alla verità, perché con l’aumento di dipendenti, in prospettiva, queste voci potrebbero calare, ma per ora pesano in maniera rilevante sul bilancio dello Stato, e capite bene che su queste voci non si può fare risparmio. Per questo, quando un consigliere di opposizione ha detto che alla fine è un 1% di tutta la spesa, è perché da qualche parte si può risparmiare, ma da altre parti è molto più difficile. Faccio una nota sulla questione dei dipendenti, perché in questi ultimi anni noi abbiamo assunto circa 500 dipendenti: il dato al 2023 era 3861 dipendenti pubblici, al 2024 3.950, al 2025 ci sono stati 4.050 dipendenti, 190 in più, che non sono pochi, ma almeno il numero è chiaro, perché sennò sembra che siano 2.000 dipendenti assunti. Questo è un bilancio che non è solo numerico e solo tecnico, ma è un bilancio anche politico, perché intanto mostra che i conti sono sempre più in ordine. Non vuol dire che basti, ma che l’avanzo primario è evidentemente positivo a 17 milioni, il che significa che dovremo fare operazioni per recuperare, per esempio diminuire la spesa sugli interessi. Qui serve Fitch, serviva quella tripla B, perché significherà andare sul mercato con un tasso di interesse minore, risparmiando sicuramente 6-7 milioni in quelle emissioni lì, e poi bisognerà vedere la questione dei lavoratori e dei fondi pensione, che sono una voce grossa. Vorrei dire che non è un bilancio che fa un paese fermo, perché circa 30 milioni di questo bilancio sono investiti tra opere pubbliche, le opere ordinarie, ma anche gli investimenti progressivi e annuali su diverse opere. Questi significano piano piano la possibilità di sviluppo del nostro paese. Come dicevo anche ieri, quando i soldi non ci sono è fatica fare gli investimenti: i governi prima di noi avevano l’allegato Z, il “libro dei sogni” dal 2012, ed è ancora nella speranza di tutti fare la linea ferroviaria da Borgo a Città, perché i trenini diventano elementi di turismo importante. Ma per fare un’opera del genere ci vorranno 15-20 milioni di euro, e come facciamo a metterli se non ci sono i soldi, se i conti non sono in ordine? È per questo che dico che adesso è la stagione degli investimenti e della crescita del nostro paese, perché fino a quando non siamo stati in grado di mettere in ordine i conti, noi non potevamo spendere i soldi, potevamo fare le manutenzioni, e spesso sono mancate anche per le manutenzioni, perché la coperta è corta. Oggi non abbiamo i soldi da buttar via, abbiamo altre spese da coprire, ed è vero che abbiamo i servizi da migliorare, però abbiamo una potenzialità di sviluppo che prima non avevamo, e credo che questo significhi mettere i conti in ordine. Spero di essere riuscito ad arrivare all’aula e alla cittadinanza, anche perché è facile dire che va tutto male e che il bilancio è negativo, ma in realtà, leggendo i dati in profondità e in maniera corretta, si vede che ad oggi il nostro paese sta facendo dei passi in avanti e si sta presentando a livello internazionale come un paese capace di organizzarsi, di riorganizzarsi e di crescere, cosa che credo sia di estremo valore. Faccio un passaggio sulle opposizioni e sugli emendamenti: anch’io credo che gli emendamenti dell’opposizione abbiano dignità e debbano essere presi in considerazione. Però, siccome sono anni che cerchiamo di arrivare ad una legge pulita, cioè tecnica, che non abbia altri emendamenti o interventi spot, oggi che ci riusciamo e che la maggioranza e il governo hanno scelto di non modificare l’impostazione – perché anche il governo e la maggioranza avrebbero voluto esprimersi su altre politiche – non possiamo non dare questa possibilità all’opposizione. Abbiamo modificato un capitolo di bilancio che era il fondo per la solidarietà, che con le precedenti modalità di accesso vedeva stanziati 350.000 euro all’anno, ma ne venivano utilizzati al massimo 60-70.000, per cui sono stati accantonati più di 2 milioni di euro. Abbiamo modificato quel capitolo perché diventi fondo per la solidarietà e per la famiglia, dando immediatamente alla legge che verrà portata 2 milioni e mezzo a disposizione delle famiglie subito, senza dovere fare altri stanziamenti, perché i soldi c’erano già. Penso che questi siano interventi di estremo interesse e valore da mettere in luce. Se si riesce a trovare una modalità per cui si vuole provare a creare dei progetti di legge quanto più condivisi possibile dal punto di vista delle materie, la disponibilità c’è. Altrimenti, non è che diciamo che volete farci perdere tempo, perché questo non è vero, in quanto voi avete assolutamente la legittimità di presentare i vostri emendamenti e di discuterli, ma non potete non darci la possibilità di bocciarli, perché cambierebbero le impostazioni che abbiamo dato a questa legge, che l’abbiamo data prima di tutto ai nostri partiti, prima di tutto al nostro governo, cioè una legge pulita.
Gian Carlo Venturini (Pdcs): Credo che, come han detto altri colleghi, la legge sia piuttosto tecnica, nel senso che è prettamente contabile, e ci sono solo quegli interventi necessari ed essenziali ai fini del bilancio dello Stato. Una volta tanto, è diverso dal solito rispetto al passato, dove nella legge di bilancio si metteva dentro di tutto. Abbiamo ascoltato le critiche di alcune forze politiche di opposizione che dicono che questa legge è vuota, che è solo tecnica perché non è accompagnata da una proposta di sviluppo del paese, e che non è stata fatta neanche la spending review tanto decantata. Queste sono considerazioni che noi come maggioranza lasciamo all’opposizione; che la chiamino come gli pare, se vogliono chiamarla riduzione della spesa o altri termini. Di fatto, è stato presentato un bilancio in prima lettura di meno 37 milioni. Oggi, grazie alla disponibilità dei vari segretari di Stato che hanno capito la problematica, soprattutto per il prossimo anno con il rinnovo del debito, e anche alla determinazione di tutta la maggioranza che ha fatto incontri coi singoli segretari di stato per vedere dov’era possibile ridurre la spesa, siamo arrivati a un risultato di circa meno 13 milioni. Se questo non è spending review o un elemento positivo, credo che lascio valutare ai cittadini questo intervento da parte della maggioranza e del governo. In queste riflessioni e valutazioni, sono intervenute delle scelte che abbiamo dovuto fare, che non vuol dire non intervenire poi nella concretizzazione di progetti, per i quali abbiamo ribadito la necessità di fare magari un provvedimento specifico, più approfondito e dettagliato. Alcuni di questi interventi, come diceva poco fa il collega Ciavatta, sono già disponibili per degli interventi che riteniamo indispensabili e necessari, ad esempio con la legge sulla famiglia, anche a seguito del dibattito nelle due commissioni congiunte, dove il Segretario alla Famiglia Canti ha proposto la bozza di legge, di cui l’impostazione e un ordine del giorno erano già stati condivisi. Nello stesso tempo, questa legge non va a ridurre gli interventi sulla sanità, non va a ridurre lo stato sociale e le prestazioni ai cittadini, dove hanno il diritto di avere una sanità che li tuteli e che possa essere di qualità. In questo ambito presto audiremo in Commissione quarta anche il nuovo Comitato Esecutivo dell’ISS per un’ulteriore riflessione sulle proposte che stanno elaborando per migliorare e organizzare certi servizi, migliorare la qualità della medicina di base e nello stesso tempo vedere come poter contenere delle spese senza ridurre lo stato sociale e la qualità dei servizi. Credo che anche in questo ambito, questo risultato e questo importante lavoro che è stato svolto non sia stato ancora pienamente valutato in ogni suo aspetto da parte delle agenzie di rating, che comunque hanno riconosciuto un miglioramento della credibilità internazionale del nostro paese e della stabilità dei conti. Sebbene qualcuno tenti di sminuire, giovedì o venerdì scorso è stato riconosciuto a San Marino un upgrade che ci ha portato ad arrivare a BBB, da BB che eravamo prima, e questo, oltre al risultato già riconosciuto anche dall’altra agenzia di rating Standard and Poor’s, testimonia che il lavoro svolto in questi anni è un lavoro positivo per la credibilità del nostro paese e la stabilità dei nostri conti pubblici. Questo ci potrà anche essere di aiuto nel rinnovo del rollover del debito pubblico previsto per il prossimo anno. Credo che molti elementi abbiano influito: i conti pubblici, le entrate, la razionalizzazione di certe spese e nello stesso tempo anche l’aspetto giudiziario, perché dare certezza del diritto è un altro elemento importante che può dare una maggior garanzia anche agli investitori esterni che si approcciano al nostro mercato. Riguardo alle critiche sull’assunzione di tante persone nello stato, no, abbiamo assunto forse quelle che servivano, quelle figure necessarie per garantire certe operatività degli uffici a certi livelli. Tra quelle 180-190 persone assunte, una buona parte è anche dedicata alla sicurezza dei cittadini, come le forze dell’ordine. Non dobbiamo dimenticarcelo, perché da una parte è giusto fare contenimento della spesa e razionalizzare le risorse per non inibire la possibilità di uno sviluppo e favorire gli investimenti necessari per la collettività, ma anche la sicurezza del paese e dei cittadini è estremamente importante. In conclusione, questa proposta di bilancio consentirà di liberare delle risorse per garantire con altri provvedimenti specifici interventi di sviluppo e di tutela e interesse dei pubblici.
Gian Matteo Zeppa (Rete): I numeri sono come la pelle morta, si possono girare e riammodernare. Ho trovato molto pertinente l’intervento del segretario Beccari sulla metamorfosi del bilancio, e sono completamente d’accordo che una visione nuova bisognerebbe impiantarla. Questa metamorfosi dovrebbe essere politica e di tutti, ma ieri i segretari di Stato sono stati “sbugiardati” dai propri presidenti di partito, dimostrando che di quella metamorfosi non si è tenuto conto. Ho trovato pertinenti anche gli interventi dei colleghi Muccioli e Mussoni. Mi sembra di essere “sulle uova” in questo momento, in attesa della nuova normativa legata all’Unione Europea, e credo che il governo si trovi in difficoltà nel volersi riaccreditare a livello internazionale, come è giusto che sia per i rating, ma perda di vista le problematiche interne. Non capisco perché diversi consiglieri tocchino tutti gli altri capitoli di spesa ma non la sanità e l’istruzione, e questo mi fa pensar male. Non potete venire qui a snocciolare il fatto che ci siano 30 richiami dei decreti dell’opposizione, perché l’unico strumento che abbiamo noi opposizioni è quello di far passare nella legge di bilancio dei concetti che molte volte sono concetti base dei nostri gruppi politici, come la sicurezza sul lavoro e la dignità degli stipendi. Voi dovete mettervi d’accordo se questo è un bilancio tecnico o politico, non potete scannarvi come ieri con i congressisti che chiedevano le dimissioni gli uni degli altri. Non si fa politica venendo qui già preventivamente a fare le barricate, perché io quest’anno non ho voglia di fare le notti. La buona politica vorrebbe che i vari segretari prendessero i vari emendamenti, anziché litigare fra di loro, e dicessero: Questo, anche se non è tecnico, ci può stare perché qui abbiamo una problematica, vediamo di ammodernarlo come la visione nostra di governo. Questo è fare politica, ma sembra che non abbiate la benché minima conoscenza degli equilibri politici, venendo qui già a fare voi le barricate da 44 costringendo noi a fare quello che io non ho voglia di fare quest’anno.
Gian Nicola Berti (Ar): Non so se le opposizioni hanno capito il salto di qualità che si cerca di fare per la sistematologia del nostro quadro giuridico, che è diventato cervellottico e incomprensibile anche per gli operatori del diritto. Questo modo di fare, producendo norme in modalità compulsiva attraverso la legge finanziaria trasformata in “legge pot-pourri”, non fa bene al paese, alle imprese e ai cittadini. Se vogliamo fare un salto di qualità, la proposta del consigliere Denise Bronzetti, finalizzata a portare tutti gli argomenti delle opposizioni in progetti di legge separati, è quella giusta, dandogli il giusto involucro normativo. Io sfido chiunque a dire che in quest’aula si possa fare un lavoro utile di analisi con 150-170 emendamenti diversi buttati dentro. I più grossi aborti normativi del nostro paese sono nati durante la legge finanziaria, perché è umanamente impossibile fare un’analisi concreta. Dobbiamo fare uno sforzo per costruire un qualcosa che sia utile al paese, ai cittadini e anche a chi vuole investire in questo paese, perché oggi si scontra con il caos normativo e l’incapacità di capire quali sono le regole. L’intervento del consigliere Manuel Ciavatta è stato utile per chiarire gli sforzi che si stanno facendo per dare una quadratura ai conti, e non siamo autoreferenziali, ma ce lo dice Fitch con l’ultimo upgrade del nostro rating. L’impegno per contrarre le spese che effettivamente si possono limitare in questo esercizio difficile ha portato un risultato importante, anche se è poco, ma è vero. Superato questo anno, ci saranno prospettive per gli investimenti di cui il paese ha bisogno. Un altro dato positivo arriva dal report di ANIS, che individua elementi di crescita della nostra economia anche per il 2026. Dobbiamo rispettare e sostenere la San Marino che lavora e produce. Credo che dovremmo smettere di ripetere le stesse cose sistematicamente, ma il problema è che di sicuro la finanziaria non è il luogo dove portare 100-150 argomenti nuovi.
Fabio Righi (D-ML): Ho pensato di fare un intervento più politico che tecnico, almeno in questa fase generale, poiché la legge di bilancio è fondamentale e dovrebbe disegnare i prossimi anni di attività politica del paese. È incredibile come qui si cerchi di rappresentare un qualcosa che nulla ha a che fare con la realtà dei fatti, e la narrazione che questa è una scelta consapevole per un bilancio ordinato crolla alla luce degli accadimenti di ieri e degli ultimi mesi. La verità è che voi non siete riusciti a trovare l’equilibrio di una visione condivisa di dove portare il paese, e ce lo avete detto voi, quindi è inutile che ci venite a raccontare che adesso venite a fare un qualcosa di serio e ragionato. Questo non è un esercizio puramente contabile, ma un documento politico, forse il più politico di tutti, che indica la vostra assenza di visione. In questo bilancio ci leggo tagli lineari, che in italiano non si chiamano spending review, rinegoziazione del debito, e nessuna idea, senza affiancare nessun tipo di visione. Ci dite di investire in delle opere non meglio precisate, elencando manutenzioni ordinarie che spettano alle giunte di castello, non a un ministro. Voi ci dite che lo sviluppo passa per la manutenzione della pista di pattinaggio o delle strisce bianche sulla strada. Le considerazioni generali sulla crescita o sul miglioramento dell’autonomia energetica sono ovvie. La verità è che questo è un bilancio che è figlio di dinamiche politiche oramai chiare, e oggi voi state cercando di nascondere o giustificare la vostra incapacità politica di gestire questa situazione. Qualcuno della maggioranza ha detto che non possiamo chiedere ai cittadini i sacrifici dell’IGR e prevedere un bilancio con delle spese, ma quindi il bilancio è una copertura alla riforma IGR, dove pensavate di raccogliere 10-20 milioni, che guarda caso è la spesa per infornare le 369 persone in più nella pubblica amministrazione senza alcuna visione? È un esercizio facile dire che siamo a più 17 se caviamo l’indebitamento, la sanità o la scuola, ma non è questo il ragionamento che si fa sul bilancio. È un bilancio che denota un approccio di paura, perché all’interno vediamo i tagli, il debito sul debito, una dinamica che ha creato instabilità, e non avete mai in mente l’idea di presentare politiche finalizzate al pagamento del debito. Il debito si rinegozia e si crea la dinamica del debito su debito, portando un debito sulla testa delle generazioni future, e questo crea insicurezza strutturale. Voi presentate la paura che avete di fare politica, e questo contesto crea un’insicurezza strutturale a livello di mercato, dove le persone percepiscono che il benessere non è solido. La paura è il motore delle decisioni sbagliate, difensive, mirate a sopravvivere. Voi volete una politica di paura perché la paura è uno strumento di controllo, dicendo che le scelte sono inevitabili. Voi dite che dobbiamo liberare le risorse per gli investimenti, ma lo fate mettendo le mani in tasca ai cittadini, dando un segnale internazionale di aumento delle imposte, invece di farlo attirando investimenti. Voi siete gli stessi che avete impedito la digitalizzazione e altre iniziative che potevano rilanciare il paese. Non mi aspetto che in quest’aula ci si voglia soffermare su questo, ma molti si allineano a qualsiasi cosa gli venga proposta. Voi non siete stati in grado neanche di rispettare i termini che vi siete dati sull’agenda della crescita, fissata per il 30 settembre. Gli emendamenti che abbiamo presentato sono l’unica opportunità che abbiamo per presentare qualche piccolo passo in avanti, non avendo altra possibilità. Io vi invito a una forte riflessione perché voi con i fatti recenti e con il bilancio di oggi certificate il vostro fallimento a governare questo paese. Governare con la paura significa amministrare l’esistente rinviando le scelte, mentre abbiamo bisogno di chi governa con la speranza, che significa assumersi la responsabilità di indicare la rotta, e voi la rotta non ce l’avete.
Nicola Renzi (Rf): Sono amareggiato da questo dibattito perché la maggioranza ha discusso soprattutto sulla modalità migliore per non fare le cose, ovvero se il bilancio debba essere tecnico, asciutto, o con emendamenti. La maggioranza ha scelto di mettere da parte la “legge sviluppo”, che era diventata la “legge Omnibus” discussa l’anno passato, ma non ha rispettato i due atti politici che accompagnavano questo percorso: l’impegno a fare una seria spending review e il grande piano sullo sviluppo, promessa che ha accompagnato la riforma IGR. Siete arrivati senza spending review e senza piano sullo sviluppo, con un bilancio asciutto, vantandovi di enormi risparmi che in realtà sono semplici tagli lineari fatti raffazonando all’ultimo. Questi tagli lineari saranno annullati dalle ulteriori spese, come i 7 milioni di cui l’ISS avrà bisogno entro la fine dell’anno, il che vuol dire che la spending review ce la siamo già mangiata. Inoltre, parte di ciò che avete spacciato per spending review è un investimento in meno nella Banca Mondiale. Sentire consiglieri che dicono che se si tolgono le spese per la sanità e la scuola “il bilancio va a gonfie vele” è un approccio risibile, poiché questi sono i pilastri dello Stato, e la spending review di cui avete parlato non c’è. Nonostante non l’abbiate fatta, dicevate di avere le idee chiare sullo sviluppo, che era il DES, fallito. Avete cercato di giustificare l’assenza di idee di sviluppo con il progetto del trenino o, ora, con i soldi dell’Arabia Saudita. Su questi ultimi è scoppiata la guerra nel Congresso di Stato perché sembra che questi soldi alla fine non li voglia nessuno. Il problema non è se prendere i soldi o no, perché i rapporti fra gli Stati possono portare a linee di credito come i 30 milioni all’1% per un investimento, ma il dramma è che, dopo sei anni di governo, non sapete mettere sotto il naso un progetto concreto con un relativo business plan. Di fronte a tutto questo, vi chiedo perché vi mettete in testa di fare gli emendamenti. Non dobbiamo fare noi le proposte, ma non le fate neanche voi, e così il paese muore, continua a stare fermo. Il rating che abbiamo adesso è quello che c’era ai tempi di Adesso.sm, ma il consigliere Ciavatta non lo sa. Quel governo aveva mantenuto il numero dei dipendenti pubblici, mentre dalla fine del governo Adesso.sm i dipendenti pubblici sono aumentati di ben più di 200 unità, come erroneamente ha detto Ciavatta. Avete aumentato tre dipartimenti della pubblica amministrazione, tre direttori di dipartimento in più e assunto 250 persone in più, e adesso venite a dirci che faremo la spending review? State prendendo in giro la gente e continuate a mistificare ogni cosa, e se parliamo degli investimenti non ha più senso parlare di niente. Noi abbiamo provato a mettere alcune cose sul tavolo; per esempio, ripresentando l’emendamento per abolire la ri-pensione, sono certo che ci direte che è “geniale, bellissima, la condividiamo tutti, ma non la votiamo perché non è il veicolo adatto”. La legge sulla famiglia del segretario Canti ha scopiazzato pari pari almeno tre o quattro emendamenti che noi avevamo presentato l’anno scorso, e bastava approvarli con un bottone in quel momento, ma noi dobbiamo inchinarci alla grandeur della Democrazia Cristiana e attendere che il consigliere Ciavatta ci dica se quest’anno si può fare, e la gente ha aspettato un anno. Poi ci dite che le nostre proposte sono schifezze, cose sciocche e banalità. Parliamo della legge sull’emergenza casa: si deposita una cosa malfatta, ci si fa un selfie e si dice che l’emergenza casa è risolta per legge, ma non è così, e le famiglie continuano a non trovare casa. Noi abbiamo provato a fare proposte anche su questo, e sebbene siano orribili, ci abbiamo provato. Vi prego, almeno fate il compito di realtà e non diteci che avete risolto l’emergenza casa per legge, perché così non si riesce ad andare avanti. Abbiamo cercato di individuare alcune strutture topiche fondamentali da realizzare e di rimettere in moto alcune aree del territorio, magari attraverso bandi internazionali, cose che voi ci avete promesso da sei anni e non avete fatto. A noi interessa il lavoro che siamo riusciti a fare con l’apporto di tante persone che hanno condiviso le loro idee per cercare di cambiare questo paese. Altri, evidentemente, parlano di quello che è successo sei o sette anni fa, dicendo anche cose molto sbagliate, per poi venire in consiglio a fare un comma comunicazioni come quello di ieri. Auguri, ne abbiamo bisogno.
La seduta è sospesa e verrà ripresa alle 21:00


