Politica

Consiglio Grande e Generale: resoconto della seduta del 18 marzo (pomeriggio)

Consiglio Grande e Generale, sessione 14,17,18,19,20,21 marzo 2025

Martedì 18 marzo, pomeriggio

I lavori riprendono dalla discussione del Decreto Delegato 20/02/2025 n.26, ritirato dalla ratifica dal Congresso di Stato. Si passa a discutere il Decreto n. 27 “Profili di Ruolo e stato giuridico dei professori e dei ricercatori dell’Università degli Studi della Repubblica di San Marino”. “La necessità di un nucleo stabile di docenti – spiega il Segretario alla Pubblica Istruzione Teodoro Lonfernini – è prodromica alla futura crescita di questa Università, fondamentale anche per mantenere e valorizzare in territorio professori sammarinesi.” La norma vede il sostegno di tutte le forze politiche che procedono alla ratifica all’unanimità con 32 voti favorevoli. Respinti i due emendamenti di Rete per equiparare le condizioni economiche dei dottorandi tra San Marino e Italia.

Viene ratificato velocemente il Decreto n. 24 “Modifiche al Decreto Delegato 21 marzo 2023 n.51 – Testo Unico Innovativo delle Disposizioni in materia di comunicazione telematica con l’Amministrazione e di accesso ai Servizi in linea dell’Amministrazione” e poi i lavori vengono sospesi per quasi un’ora per un Ufficio di presidenza al termine del quale viene concordato di posticipare la discussione del Decreto n. 36 prevista dopo il n. 24. Così vengono ratificati rapidamente il Decreto n. 209 “Nuovo sistema di gestione del visto merci telematico”, il n. 18 “Procedure ed imposte agevolate per l’immatricolazione o il trasferimento di veicoli nuovi ovvero usati acquistati da concessionari o rivenditori sammarinesi e destinati alla vendita” e il n. 29 “Modifiche all’articolo 6 della Legge 11 novembre 1975 n.42 e successive modifiche – Istituzione di una imposta speciale sulle importazioni di prodotti petroliferi”.

Si arriva quindi a discutere il Decreto n.36 “Salvaguardia degli effetti del Decreto Delegato 6 dicembre 2024 n.192 – Salvaguardia degli effetti del Decreto Delegato 29 agosto 2024 n.137 ‘Misure di sostegno per la riqualificazione delle strutture ricettive alberghiere’” su cui si scatenano aspre polemiche. Per Emanuele Santi (Rete) “queste sono schifezze. Sono promesse elettorali, si chiama voto di scambio, dove un Segretario di Stato o più Segretari di Stato hanno promesso a qualche operatore economico del settore alberghiero di dargli il credito agevolato sui mutui pregressi.” Per Nicola Renzi (Rf) “di fronte a una cosa di questo genere dovremmo abbandonare l’aula e poi valutare tutte le ulteriori possibilità, anche risarcitorie, che si possano mettere in atto.” Da Domani Motus Liberi, Michela Pelliccioni aggiunge: “La soluzione deve essere trovata, ma la vera brutta figura è per l’affidabilità delle norme.” 

Dalla maggioranza tranchant Gian Nicola Berti (Ar): “Questo è un provvedimento che da tanti punti di vista ha un nome ed un cognome, è un regalino. Questo decreto scontava un problema originale: anziché investimenti finalizzati a migliorare un sistema, andava a finanziare investimenti semplicemente di natura finanziaria finalizzati a tappare dei buchi.” Massimo Andrea Ugolini (Pdcs) assicura: “Da parte della mia forza politica e da tutta la maggioranza non piace il principio di ristrutturare debiti pregressi. Ora occorre semplicemente trovare la soluzione per regolare gli effetti della vigenza del decreto nel periodo dall’ordinaria amministrazione alla decadenza”. “Dobbiamo mettere a posto i cocci, se ci sono stati dei cocci” aggiunge da Libera Giuseppe Maria Morganti. Dal canto suo il Segretario al Turismo Federico Pedini Amati respinge le critiche: “Questo decreto era un’emanazione del Congresso di Stato, un organo collegiale, e veniva avanti dal 2022, in tempi assolutamente non sospetti, cioè dopo il Covid. La ratio era aiutare il settore alberghiero e commerciale, intervenendo in un secondo momento sul pagamento dei mutui, considerando anche il pregresso. Non è il decreto Pedini, ma della maggioranza e del governo dell’epoca, nessuno escluso.” 

Di seguito un estratto dei lavori.

Decreto Delegato 20/02/2025 n.26 Modifiche alla Legge 28 giugno 2010 n.118 e successive modifiche “Legge sull’ingresso e la permanenza degli stranieri in Repubblica” (ritirato dalla ratifica)

Vladimiro Selva (Libera): “Abbiamo fatto il Decreto perché ormai si stava diffondendo la voce che i requisiti sarebbero cambiati e quindi abbiamo proceduto con l’urgenza per evitare l’aumento delle richieste. Ieri sera abbiamo ascoltato critiche spietate. Se nella forma forse si poteva fare meglio, nella sostanza l’opposizione non ha portato argomenti che potessero sostenere tesi diverse da quelle che abbiamo portato avanti”.

Decreto Delegato 20/02/2025 n.27 Profili di Ruolo e stato giuridico dei professori e dei ricercatori dell’Università degli Studi della Repubblica di San Marino

Segretario di Stato Teodoro Lonfernini: “Questo atto conclude tutta la normativa di riforma dell’Università sammarinese già adottata nel corso dell’anno 2023, mi riferisco in particolare alla Legge Quadro del 27 aprile 2023 n.69 e al Decreto Delegato del 30 novembre 2023 n.169. Queste due importanti leggi hanno già recepito e introdotto la maggioranza delle modifiche richieste dagli organismi internazionali, in particolare dal gruppo di monitoraggio dello Spazio Europeo dell’Istruzione Superiore detto anche Processo di Bologna, che consentono alla nostra Università di allinearsi agli standard di tutte le altre Università europee. Un obiettivo al tempo stesso prestigioso ed ineludibile per far sì che l’Università di San Marino possa proseguire e rafforzare la propria crescita quantitativa e qualitativa ovvero sia in termini di numeri sia in termini di reputazione e visibilità internazionale. L’istituzione dello stato giuridico dei professori (a San Marino, il cosiddetto Profilo di Ruolo) è richiamata nel Decreto Delegato n.169/2023 al comma 4 dell’articolo 22 e rimanda ad un successivo atto normativo. Per questa ragione esso è l’ultimo dagli atti già compiuti a favore dell’Università ma non per questo il meno importante, anzi. Vi sono numerose ragioni di urgenza e necessità di questo atto che l’Università aspetta da diversi anni. Avere un nucleo di docenti universitari stabili, seppur numericamente molto limitato, è una delle condizioni necessarie per stare dentro il Processo di Bologna. La necessità di un nucleo stabile di docenti è ovviamente prodromica alla futura crescita di questa Università, fondamentale anche per mantenere e valorizzare in territorio professori sammarinesi. Stanno infatti crescendo le competenze dei giovani laureati sammarinesi che sempre più si interessano alla nostra Università e decidono di sviluppare qui la propria carriera.”

Carlotta Andruccioli (DML): “Negli anni c’è stata una progressiva crescita dell’Università. Il riconoscimento dello status giuridico di professore è un fattore di attrattività. Da parte nostra pieno sostegno a questo percorso. Gli investimenti nel settore accademico generano ritorni anche economici importanti per il territorio. È importante puntare sull’università come asset strategico per il paese.”

Giuseppe Maria Morganti (Libera): “È ora di fare il salto di qualità nella nostra Università. Oggi abbiamo corsi di altissimo livello come quella sugli Studi storici. Oggi stiamo facendo un percorso di continuità nella qualità. La stabilità dei professori è essenziale per fare questo. Dobbiamo stare attenti a non costruire un carrozzone pubblico. Occorre che i concorsi vengano fatti su parametri rigidi, mettendo le qualità al primo posto. Abbiamo ancora troppo pochi ricercatori sammarinesi all’interno. Occorre integrare l’intellighenzia del paese in università per far crescere il paese”.

Giovanni Maria Zonzini (Rete): “È importante dare la possibilità di creare una carriera accademica nella nostra università. Abbiamo presentato un emendamento sui dottorandi, alla luce della normativa italiana che ad oggi è vantaggiosa. Chiediamo di equiparare le condizioni economiche e previdenziali di San Marino con quelle italiane. È un elemento di attrattività anche questo. Dal punto di vista economico sono parliamo di costi ridotti. Il nostro gruppo è favorevole a questo decreto”.

Manuel Ciavatta (Pdcs): “Il nostro gruppo politico è favorevole a questo intervento che struttura in maniera effettiva l’organico dell’Università in modo che i docenti non saranno più precari. I bandi saranno aperti anche a non residenti e mi auguro che ci sia la disponibilità a venire a risiedere nel nostro territorio per aumentare l’attaccamento all’ateneo. Sosterremo questo intervento.”

Nicola Renzi (Rf): “È bello vedere come questa è partita come università di studiosi oggi sia anche università di studenti e professori. Finalmente dopo un lungo parlare di questa problematica siamo arrivati ad una soluzione. Dobbiamo tenere conto delle professionalità che fino ad oggi hanno prestato come docenti in Università.”

Segretario di Stato Teodoro Lonfernini: “Le opportunità di crescita della nostra università sono ancora ampie ed i margini ci sono. Dare continuità alla qualità dei docenti è importante per dare grande credibilità alla nostra università. Mi immagino un ateneo aperto a docenti italiani e anche sammarinesi.”

Emendamento aggiuntivo di un articolo 4bis

Giovanni Maria Zonzini (Rete): “Si tratta di dare le stesse condizioni a San Marino di chi fa il dottorando in Italia. È un ambito di attrattività per la stessa Università. Ad esempio, si parla di contributi previdenziali che oggi non è chiaro se ci siano o no. In subordine prevediamo che il Congresso di Stato possa emettere un Decreto Delegato”.

Nicola Renzi (Rf): “Siamo d’accordo con quanto proposto. Sarebbe prevedere anche di normare le incompatibilità. È vero che i dottorati sammarinesi sono diversi da quelli italiani.”

Segretario di Stato Teodoro Lonfernini: “La filosofia dell’emendamento non mi vede contrario. Però i dottorandi non sono ritenuti rapporti subordinati. Sono ritenuti rapporti esentasse. Poi difficilmente sono per modificare impianti legislativi senza un approfondimento. La mia richiesta è di respingerlo e di lavorare poi all’impianto normativo”.

Giuseppe Maria Morganti (Libera): “La proposta va analizzata e credo che si possa già trovare un supporto dell’Università almeno sul sostegno alle attività di ricerca all’estero”.

L’emendamento aggiuntivo è respinto con 29 voti contrari, 14 favorevoli e 1 astenuto.

L’emendamento aggiuntivo in subordine è respinto con 26 voti contrari e 13 favorevoli.

Il Consiglio Grande e Generale ratifica il Decreto all’unanimità con 32 voti favorevoli.

– Decreto Delegato 17/02/2025 n.24 Modifiche al Decreto Delegato 21 marzo 2023 n.51 – Testo Unico Innovativo delle Disposizioni in materia di comunicazione telematica con l’Amministrazione e di accesso ai Servizi in linea dell’Amministrazione

Segretario di Stato Andrea Belluzzi: “Il presente decreto delegato detta disposizioni modificative del Decreto Delegato 21 marzo 2023 n.51 “Testo Unico Innovativo delle disposizioni in materia di comunicazione telematica con l’Amministrazione e di accesso ai servizi in linea dell’Amministrazione”, allo scopo di riformarne il contenuto sulla base delle risultanze della fase applicativa delle procedure informatiche ivi disciplinate. L’articolo 2 amplia le modalità di effettuazione dell’autenticazione rafforzata dell’utente dei servizi in linea dell’Amministrazione, prevedendo l’utilizzo del domicilio digitale inserito nel Registro Pubblico dei Domicili Digitali (RPDD) ai fini dell’invio del secondo fattore (codice ОТР).  In vista di ulteriori sviluppi del progetto SMaC – San Marino Card, l’autenticazione rafforzata potrà, altresì, avvenire mediante l’App SMaC. Questo decreto è stato riemesso, stante l’impossibilità di procedere a ratifica del precedente – che viene abrogato – a causa della recente tornata elettorale. Sono fatti salvi gli effetti e gli atti conformemente compiuti durante la vigenza del precedente.”

Matteo Casali (Rf): “Questo decreto è la modifica di un altro decreto, il 51 del 2023, che a sua volta è un testo unico. Da pochi mesi abbiamo ratificato un altro decreto sull’Eidas. Ho la sensazione che la burocratizzazione pesantissima di ogni tipo di processo sia diventata una prassi. Ad esempio, si introduce l’utilizzo dei SERC. Questo comporta di eleggere un domicilio digitale? Dobbiamo essere più attenti alle necessità dell’utenza rispetto a quelle dell’amministrazione.”

Segretario di Stato Andrea Belluzzi: “Occorre mettere mano al regolamento consigliare. Non si può aspettare un anno per portare in ratifica un Decreto. Nel merito delle riflessioni del consigliere Casali io posso essere d’accordo. Credo che questo Decreto sia una tappa di un percorso di digitalizzazione”.

Il Consiglio Grande e Generale ratifica il Decreto con 27 voti favorevoli, 5 contrari e 1 non votante.

I lavori si interrompono per quasi un’ora per un Ufficio di Presidenza al termine del quale viene concordato di posticipare la discussione del Decreto n 36 . 

La discussione riparte dal Decreto Delegato 30/12/2024 n.209 Nuovo sistema di gestione del visto merci telematico.

Segretario di Stato Marco Gatti: “Sostanzialmente rispetto al regime esistente la novità è quella di introdurre una modalità semplificata di visto delle merci per le aziende più strutturate e che hanno una mole di documentazione rilevante. Questo per liberare risorse umane e fare controlli più specifici soprattutto nei settori sensibili. Abbiamo semplificato con la soglia dei 5.000 perché andare a fare dei controlli per importi minimali diventa un dispendio di risorse dove il costo è maggiore del vantaggio.”

Emendamento modificativo Governo dei Commi 4 e 5 dell’articolo 1

L’emendamento è accolto all’unanimità con 35 voti favorevoli.

Emendamento modificativo Governo del Commi 2 dell’articolo 4

L’emendamento è accolto all’unanimità con 34 voti favorevoli.

Emendamento modificativo Governo del Commi 3 dell’articolo 5

L’emendamento è accolto all’unanimità con 33 voti favorevoli.

Emendamento modificativo DML dell’articolo 5

Fabio Righi (DML): “Riteniamo che sia ingiustificato rendere facile la vita solo delle aziende grosse. La semplificazione diamola per la maggior parte delle nostre imprese. Perché dobbiamo agevolare solo quelle che hanno, ad esempio, un ricavo di 40 milioni che mi vien da dire si contano forse sulle dita di una mano perché 40 milioni di ricavi sono tanti. Allora abbiamo, diciamo così, riparametrato questo articolo che in qualche modo condividiamo, ma inserendo dei parametri che sono più vicini alle caratteristiche del nostro mondo economico. Ecco perché da 30 dipende si passa a 10 dipendenti, ecco perché dai 40 milioni di ricavi si passa ai 5 milioni di ricavi e anche l’eliminazione del riferimento puro e semplice al settore industriale perché non agevolare proprio sulla sulla base dello stesso ragionamento che è stato fatto fino adesso anche altri operatori economici in altri settori. Riassumo, se abbiamo la capacità di un controllo telematico ed è questo per tutti, l’ufficio tributario ha la possibilità di intervenire immediatamente, magari anche l’accensione di un allert automatico dati dei prerequisiti, perché la semplificazione deve essere solo in un settore, solo per aziende di una certa dimensione. In questo modo proponiamo, lo avremmo scritto forse diversamente tutto, ma non siamo qui per dar contro all’impostazione che giustamente dà lei. diamo un contributo nella logica di agevolare eh diciamo le imprese tutte del nostro settore riparametrando quei parametri che leva previsto al nostro mondo economico.”

Segretario di Stato Marco Gatti: “Noi abbiamo un obbligo di controllo doganale e abbiamo anche la necessità di un controllo sulle attività al fine del contrasto delle distorsioni di mercato. Sicuramente chi fa le cosiddette triangolazioni non sono aziende strutturate, sono dei meri passacarte dove anche il passaggio della merce è strumentale ad acquistare e vendere in esenzione di imposta di imposta Iva. Quindi riteniamo importante mantenere questo controllo. Credo che le piccole e medie attività di cui la nostra economia si caratterizza abbiano comunque una tutela di velocità dettata dagli anni di esperienza e dal buon lavoro della Guardia di Rocca.”

L’emendamento è respinto con 31 voti contrari e 12 favorevoli.

Il Consiglio Grande e Generale ratifica il Decreto come emendato all’unanimità con 34 voti favorevoli.

– Decreto Delegato 06/02/2025 n.18 Procedure ed imposte agevolate per l’immatricolazione o il trasferimento di veicoli nuovi ovvero usati acquistati da concessionari o rivenditori sammarinesi e destinati alla vendita

Segretario di Stato Marco Gatti: “Il presente decreto delegato nasce dalla necessità di prevedere anche a San Marino la cosiddetta “minivoltura”, per consentire agli operatori economici che effettuano commercio di veicoli l’intestazione di veicoli nuovi ovvero usati, anche ritirati in permuta, e che sono destinati alla vendita, permettendo pertanto ai medesimi l’immatricolazione con successiva cancellazione per l’estero o trasferimento di proprietà se ceduto internamente. Con il presente decreto delegato pertanto, in riferimento a questa tipologia di intestazione, è prevista una procedura ed imposte semplificate e ridotte, in analogia e sulla scia di quanto avviene nella vicina Italia, la quale rappresenta un importante mercato di riferimento per il nostro comparto, oltre al mercato interno. La “minivoltura” introdotta ha un costo omnicomprensivo pari a 20 euro per tutte le tipologie di veicoli, mentre il successivo passaggio (radiazione per esportazione all’estero o trasferimento interno ad altro soggetto) resta inalterato come procedura e costi. Possono essere oggetto di “minivoltura” i veicoli nuovi ovvero usati già immatricolati a San Marino o all’estero. La “minivoltura” dà luogo alla immatricolazione o ad un trasferimento di proprietà, ma con delle limitazioni, in quanto i veicoli non sono ammessi alla circolazione se non per finalità di prova connesse alla vendita. Per circolare, nei casi di specie, l’operatore ha l’obbligo di utilizzare la targa di prova.”

Il Consiglio Grande e Generale ratifica il Decreto all’unanimità con 35 voti favorevoli.

Decreto Delegato 28/02/2025 n.29 Modifiche all’articolo 6 della Legge 11 novembre 1975 n.42 e successive modifiche – Istituzione di una imposta speciale sulle importazioni di prodotti petroliferi

Segretario di Stato Marco Gatti: “Il presente decreto delegato è emanato dal Congresso di Stato in forza della delega prevista dall’articolo 9 della Legge 1 novembre 1972 n. 42. Con questo decreto delegato vengono apportate delle modifiche all’articolo 6 della predetta legge, articolo che riguarda li pagamento dell’imposta speciale sui prodotti petroliferi e ha visto susseguirsi nel tempo delle modifiche ed aggiornamenti sugli aspetti pratico/operativi relativi, in riferimento ai tempi e modalità. Le modifiche apportate di fatto riprendono, con degli aggiornamenti, le disposizioni regolamentari previste dalla Delibera del Congresso di Stato n. 3del 31 agosto 1987, evidentemente datata, e vengono pertanto aggiunti ai commi esistenti dell’articolo 6 della Legge n. 42/1972 e s. m. ulteriori sei commi. Il predetto aggiornamento nasce dalle esigenze segnalate dal comparto ed altresì da situazioni fattuali concrete. In sostanza vi è dunque un riordino normativo dell’articolo 6 con delle modifiche afferenti le fideiussioni bancarie rilasciate da istituti di credito sammarinesi relative all’apertura di credito per li pagamento dell’imposta speciale sui prodotti energetici, ed altresì sui passaggi di gestioni di impianti.”

Il Consiglio Grande e Generale ratifica il Decreto all’unanimità con 35 voti favorevoli.

Decreto Delegato 13 marzo 2025 n.36 – Salvaguardia degli effetti del Decreto Delegato 6 dicembre 2024 n.192 – Salvaguardia degli effetti del Decreto Delegato 29 agosto 2024 n.137 “Misure di sostegno per la riqualificazione delle strutture ricettive alberghiere”

Segretario di Stato Marco Gatti: “Il presente decreto delegato è stato adottato dal Congresso di Stato al fine di supportare gli effetti prodotti dal Decreto Delegato 6 dicembre 2024 n.192 – Salvaguardia degli effetti del Decreto Delegato 29 agosto 2024 n.137 “Misure di sostegno per la riqualificazione delle strutture ricettive alberghiere”. Poiché il Decreto Delegato n.192/2024 non è stato ratificato da parte del Consiglio Grande e Generale entro tre mesi dalla sua emanazione, è intervenuta la sua decadenza. A mente dell’articolo 33, comma 9 del Regolamento Consiliare, a seguito della dichiarazione di decadenza, il Congresso di Stato è tenuto ad adottare immediatamente decreto delegato che disciplina esclusivamente i rapporti sorti in base al decreto decaduto. Il presente decreto delegato, pertanto, ottempera al suddetto obbligo di legge e fa salvi gli effetti delle misure di sostegno già ammesse nei confronti degli operatori economici. Infine, al fine di perfezionare in maniera tempestiva l’iter del presente decreto delegato, esso è sottoposto a ratifica nella prima sessione utile del Consiglio Grande e Generale, come prescritto dal Regolamento Consiliare.”

Emanuele Santi (Rete): “Questo decreto è stato presentato per la prima volta in quest’aula ad aprile 2023. Era composto di due articoli e dava la possibilità per gli alberghi di avere accesso al credito agevolato anche sui mutui pregressi già accesi. Perché lo diamo agli alberghi e non gli diamo a tutti gli altri settori economici? La maggioranza, di cui facevamo parte, bocciò quell’articolo ad aprile 2023. Poi succede che sta per cadere il governo. Questo decreto si intrufola senza che nessuno in maggioranza, forse neanche al governo, si rendesse conto che si stava di nuovo reiterando con una forzatura. Quando qualche mese chiedemmo al Segretario di Stato se aveva prodotto effetti, ci venne detto che non risultavano effetti salvo poi scoprire, da una nostra interpellanza, che il 20 ottobre qualche furbone ha presentato domanda. Questa è stata la promessa elettorale, un marchettone, una delle tante promesse elettorali fatte a qualcuno. Oggi noi dobbiamo fare salvi gli effetti perché si parla di qualche milione di euro di mutui ristrutturati per dargli 4 o 500.000. Voi in maggioranza siete impazziti. Queste sono schifezze. Sono promesse elettorali, si chiama voto di scambio, dove un Segretario di Stato o più Segretari di Stato hanno promesso a qualche operatore economico del settore alberghiero di dargli il credito agevolato sui mutui pregressi. Se fossi in maggioranza chiederei i 500.000 euro ai Segretari di Stato che hanno dato via questi soldi.”

Nicola Renzi (Rf): “Di fronte a una cosa di questo genere dovremmo abbandonare l’aula e poi valutare tutte le ulteriori possibilità, anche risarcitorie, che si possano mettere in atto. Qualcuno si è arrogato di dare i soldi a qualcun altro senza che il Consiglio Grande e Generale si potesse esprimere sulla questione. E questo io credo che sia gravissimo. Oggi però ci troviamo davanti anche un’altra cosa: chi fa le leggi poi non se la può prendere con chi, vedendo una legge, ne chiede l’applicazione. Quindi come si come si fa a votare? Perché ogni voto sarebbe un errore sostanzialmente. Che investimenti vogliamo attrarre se non riusciamo a fare una legge che duri per più di 2 mesi? Noi ci troviamo ad aver detto a delle persone “Potete accedere a dei benefici”, quelle persone hanno avuto accesso a quei benefici e oggi glieli andiamo a cassare. Ma vi rendete conto? Qui io credo che l’unica cosa che sarebbe da fare sarebbero delle cause dirette nei confronti di chi ha emanato quella roba e poi chiedergli i soldi. Pensate che qualcuno che vede questo modo di comportarsi da fuori sarebbe disposto a venire ad investire in un sistema nel quale non saprà se avrà i soldi o no?”

Gian Nicola Berti (Ar): “Questo è un provvedimento che da tanti punti di vista ha un nome ed un cognome, lo sappiamo perché ha chiamato tutti o quasi. Questo è un regalino. Il settore del turismo di questo paese ha bisogno di investimenti. Però questo decreto scontava un problema originale: anziché investimenti finalizzati a migliorare un sistema, andava a finanziare investimenti semplicemente di natura finanziaria finalizzati a tappare dei buchi. Noi abbiamo presentato un emendamento che ha la finalità di dire che riconosciamo tutto quello che è stato stipulato con data certa e con tanto di registrazione presso l’Ufficio del Registro. Noi come Alleanza riformista riteniamo che quel Decreto non sia stata una buona scelta, però non ci sottraiamo al dovere di dover regolare questi effetti.”

Massimo Andrea Ugolini (Pdcs): “Siamo qui per regolare gli effetti di quel decreto decaduto. Qualche riflessione sul metodo? C’era una delega nella legge di assestamento che dava la possibilità di emettere questo decreto. Questo decreto è stato emesso il 27 marzo 2024, praticamente a ridosso dell’ordinaria amministrazione prima della dellezioni politiche. Questo decreto è stato reiterato il 29 agosto 2024 e alla fine è stato ritirato dalla ratifica dal governo. Solo oggi, a distanza di quasi un anno, arriviamo a dover regolarne gli effetti. Su una cosa siamo concordi tutti: il principio della ristrutturazione dei debiti pregressi. Da parte della mia forza politica e da tutta la maggioranza non piace il principio di ristrutturare debiti pregressi. Ora occorre semplicemente trovare la soluzione per regolare gli effetti della vigenza del decreto nel periodo dall’ordinaria amministrazione alla decadenza. Non ci risultano essere state fatte erogazioni di questi stanziamenti”.

Giuseppe Maria Morganti (Libera): “Spero che l’unanimità di quest’aula non ammetta il principio di regolare attraverso delle leggi dei debiti pregressi. Su quella impostazione nessuno di noi era d’accordo. Anzi, ricordo che abbiamo fatto anche una battaglia abbastanza forte per impedire che il decreto venisse ratificato. Adesso siamo nella fase della riparazione. Dobbiamo mettere a posto i cocci, se ci sono stati dei cocci. L’emendamento presentato dice che se ci sono stati delle erogazioni è difficile poter intervenire perché sono state fatte in base ad un decreto che purtroppo era in vigore. Ma se ovviamente non ci sono stati atti oggettivi di emissione, lo Stato non ci rimette una lira. Ci sono stati gli anticorpi sufficienti all’interno della nostra attività politica affinché il danno non venisse generato. Noi vogliamo che se ci deve essere danno sia il più piccolo possibile e per farlo bisogna approvare l’emendamento presentato”.

Enrico Carattoni (Rf): “Io credo ci troviamo di fronte a un paradosso. Dobbiamo regolare gli effetti di un decreto decaduto approvato nella scorsa legislatura, ma sembra non avere paternità, quasi fosse solo del segretario Pedini. Nonostante tutti riconoscessero che quel decreto non andava bene, essendo stato adottato un decreto delegato mai ratificato e poi decaduto, oggi ne regoliamo gli effetti. Dal mio punto di vista, il problema qui è politico. La prova è che i tre quarti della maggioranza hanno proposto un emendamento per bloccare gli effetti del decreto precedente, ma il PSD non l’ha sottoscritto. Mi chiedo chi fosse in Congresso di Stato quando fu adottato il decreto delegato sugli alberghi. Nella mia esperienza, le decisioni si prendevano all’unanimità. Qui è evidente che sono mutati gli equilibri politici. Il modo in cui vengono adottati i decreti delegati lascia perplessi molti, non solo l’opposizione. Si fanno decreti in modo non condiviso e approssimativo, che decadono continuamente. Non ci si pone il tema degli effetti prodotti. È aberrante dover intervenire ora sugli effetti di un decreto rimasto in vigore per tanto tempo. Sembra non ci sia stato un confronto minimo nella maggioranza.”

Silvia Cecchetti (Psd): “Non c’è un “grave problema politico” e non c’è stato nulla di “aberrante”, se non forse un errore in un decreto nato durante il Covid, un periodo di emergenza. Questo decreto è stato ritirato e la maggioranza non ha potuto aprire quel dibattito che avrebbe fatto in aula per trovare una soluzione pacifica. Credo che l’errore sia stato proprio questo ritiro, che ha impedito la discussione e la ratifica con possibili emendamenti. Ora, con il decreto ritirato, abbiamo l’obbligo di regolarne gli effetti, ed è una nostra responsabilità. Non vedo nulla di aberrante in questo, solo il nostro dovere. Il PSD non ha nessuno strappo e nessun problema in maggioranza. Non abbiamo firmato l’emendamento per una perplessità, pur essendo d’accordo sul principio di non ristrutturare i debiti pregressi. La nostra preoccupazione è che, limitando solo alcuni effetti del decreto vigente, si possano creare problemi di diritto per chi aveva legittime aspettative. Questo è un principio di diritto che deve valere per tutti i cittadini. Siamo d’accordo nel contenere gli aiuti ai mutui successivi e sosteniamo gli investimenti nelle strutture ricettive”.
Antonella Mularoni (Rf): “Trovo grave che in periodo di ordinaria amministrazione, sapendo che l’aula consiliare non era d’accordo, il governo comunque adottò quel decreto. Il vizio di origine è questo. Se alla maggioranza del tempo andava bene che quel decreto fosse vigente e non ha protestato troppo, non è certamente un problema dell’opposizione. È grave che si sia aspettato quasi un anno per arrivare in aula e decidere di revocare quel decreto. Oggi non ci siamo comportati come una classe politica responsabile. Abbiamo perso un’ora per decidere di spostare la discussione di un’ora. E non credo sia bello lanciare invettive contro i privati cittadini che non possono replicare. C’è un problema nella maggioranza se non tutti firmano l’emendamento. Mi auguro che in futuro cose di questo genere non si facciano più, perché i privati investono e poi glieli limitiamo a distanza di quasi un anno. Vogliamo un progetto paese prima di favorire gli investimenti. Non si può lasciare pendente un decreto un anno. Questa modalità di procedere non è rispettosa dei cittadini.”
Giovanni Maria Zonzini (Rete): “Cerchiamo un attimo di partire da lontano, dal 2022. Lì, nella finanziaria, su pressione della DC, venne presentato un emendamento che proponeva prestiti a tasso agevolato dallo Stato fino a 5 milioni per alcuni alberghi. Quell’emendamento insostenibile non venne neanche discusso e fu ritirato. Poi, evidentemente, quelle promesse non potevano essere ignorate, e alcuni mesi dopo arrivò un decreto simile a quello di oggi, che però venne bocciato quasi all’unanimità. L’anno dopo, il 27 marzo 2024, in piena crisi di governo, è stato emanato il decreto delegato numero 74. Questo decreto dice: se fate un investimento di qualunque importo, lo Stato vi dà un prestito e vi paga il 70% degli interessi su quel prestito, ma anche il 70% degli interessi su tutti i debiti precedenti. Il 12 giugno 2024, dopo le elezioni, la commissione ha accettato le pratiche di due alberghi noti. Uno ha investito 214.500€ e lo Stato gli paga il 70% di interessi su tre mutui che fanno circa 400.000€. L’altro ha investito 252.000€ e lo Stato paga il 70% di interessi su due mutui da 2.625.000€. Ora, o sono stati gli aiutanti di Babbo Natale a fare questo decreto, oppure siete stati voi. Chi se ne assume la responsabilità politica? È possibile che nessuno sapesse nulla? Chi l’ha portato in Congresso di Stato? Chi l’ha votato? Questa è una vergogna: un imprenditore investe 200.000€ e lo Stato gliene ristruttura 2.600.000€ pagandogli il 70% di interessi. Qualcuno si prenda la responsabilità politica di questo decreto.”

Fabio Righi (DML): “Motus aveva votato contro al decreto. Ricordo i dibattiti anche forti sul punto laddove con questa modalità si sopperiva a un problema sistemico di costo del denaro, ma siccome non si riusciva ad andare verso un accordo col sistema bancario, allora si apre il forziere dello Stato. Su questo abbiamo sempre espresso una posizione negativa. Bisognerebbe aprire un ragionamento sulla collegialità del Congresso di Stato. In questo momento ci dicono ‘siamo totalmente contro la ristrutturazione dei debiti pregressi’ ma il problema è che il decreto originale prevedeva proprio l’intervento su debiti pregressi. C’è qualcosa che non torna. Oggi abbiamo assistito ad un teatrino nel tentativo forse di far decadere anche gli effetti di questo decreto. Mi incuriosiscono certe posizioni perché dicono “è stata presentata la domanda, ma non c’è stata l’erogazione dei fondi”. Quali effetti facciamo salvi? Questo decreto rappresenta l’esempio lampante che manca una visione e manca la capacità di governare un paese che invece viene portato avanti a colpi di decreto.”

Segretario di Stato Federico Pedini Amati: “Questo decreto era un’emanazione del Congresso di Stato, un organo collegiale, e veniva avanti dal 2022, in tempi assolutamente non sospetti, cioè dopo il Covid. La ratio era aiutare il settore alberghiero e commerciale, intervenendo in un secondo momento sul pagamento dei mutui, considerando anche il pregresso. Non è il decreto Pedini, ma della maggioranza e del governo dell’epoca, nessuno escluso. Nessuno all’epoca si oppose apertamente. L’errore formale è stato paradossalmente il ritiro del decreto, che innesca inevitabilmente la regolamentazione degli effetti per legge. Tutti volevano discutere del decreto, ma ritirandolo, immediatamente è scattata la regolamentazione degli effetti per chi ne aveva usufruito. Questo decreto così presentato non lo propone la maggioranza o il governo, è previsto per legge. Io ho provato a sgolarmi quel giorno che si è ritirato a dire non ritiriamo il decreto. Adesso presentiamo un emendamento ad un decreto “automatico” che vorremmo cambiare ulteriormente, ma non possiamo per legge. Non possiamo dire ad un imprenditore ti creo un’agevolazione e poi te la tolgo. Se gli uffici dello Stato hanno accettato le pratiche, lo Stato va contro se stesso a non far salvi gli effetti. Il problema è che gli effetti di questo decreto partono soprattutto dal ritiro del decreto.”

Iro Belluzzi (Libera): “Il decreto era efficace nel momento in cui è stato emanato, non nel momento in cui è stato ritirato e non è stato sottoposto alla ratifica. Fosse stato anche per 3 mesi, il decreto ha regolamentato gli incentivi e chi poteva accederci. Per cui l’errore è stato fatto quella volta. Anche Libera alzò gli scudi perché il decreto non venisse approvato. È impensabile poter pensare di emettere decreti retroattivi. Logico andare a ratificare il decreto oggi con l’emendato che salva gli effetti. Però c’è sempre la spada di damocle di chi potrebbe far ricorso per ottenere quanto il decreto primogenito determinava.”

Vladimiro Selva (Libera): “Le regole devono essere chiare e durare nel tempo; ciò che non dovrebbe accadere è la retroattività. Ricordo che il primo effetto retroattivo fu introdotto dal decreto del marzo 2024, che modificava la contribuzione su mutui già erogati. Noi di Libera eravamo contrari, come gran parte del Consiglio di allora. Solitamente lo Stato sostiene gli investimenti privati perché si presume una crescita e maggiori entrate attraverso la tassazione. Ma con quel decreto, si sono sostenuti investimenti già fatti. Personalmente ritengo che chi ha fatto domanda a norma di legge e dovesse ricevere un danno da questo emendamento potrà chiedere un risarcimento in tribunale. Altrimenti, se diciamo “va bene così”, rischiamo di dare più del dovuto. Mi auguro che per il futuro non succedano cose analoghe. 

Michela Pelliccioni (DML): “Il tema vero è se questo decreto fosse attuabile nella pratica, con la retroattività sui mutui già in essere. Era finanza creativa unire vecchio e nuovo spruzzando interessi statali ovunque. Nella pratica, non credo si potesse fare. Le leggi devono essere sostenibili, non creare precedenti pericolosi e avere oggettività. Bisognava dare un sostegno vero al settore, che in questo caso non c’è stato. È difficile salvare effetti se non si sono realizzati praticamente. C’è un imprenditore in difficoltà, e non entro nel merito se abbia lavorato bene o male; c’è un decreto che offriva una possibilità. Se solo uno si è affidato a questo, l’analisi del settore era carente, e dobbiamo porci delle domande come politica. La soluzione deve essere trovata, ma la vera brutta figura è per l’affidabilità delle norme. Questo è stato un autogol e perseverare sarebbe un suicidio. Come intervenire ora? La ristrutturazione del credito è possibile, ma come inserire l’aiuto di stato? Il tema vero è la via d’uscita con effetti pratici reali, cosa che questo decreto non permetteva, non permette e non permetterà.”

Luca Lazzari (Psd): “Io credo si debba intanto riconoscere che ci sono state delle sovrapposizioni di criticità, di valutazioni probabilmente errate, e questo ha portato ad un momento di incertezza nella maggioranza, non a una crisi di maggioranza, anche perché la decisione politica si intreccia al diritto amministrativo. A mio parere, uno degli errori forse commessi è stato non dare chiarezza al decreto originario perché si voleva portare ristoro alle attività turistiche, le più colpite dalla pandemia. Altrove c’è stata la possibilità di intervenire con fondi europei, non a San Marino. Con un minimo di equilibrio nei conti pubblici, si è pensato di intervenire con una forma di ristoro vincolata alla ristrutturazione, creando un adempimento aggiuntivo. Questo spiega perché si decise di riconoscere il beneficio anche per i debiti pregressi; non griderei allo scandalo. Era un beneficio con una logica di ristoro legata alla pandemia, riconosciuto in vari settori per ragioni strategico politiche. Poi, per varie ragioni, questo decreto è scivolato in avanti e forse si è perso il senso del ristoro pandemico, spostandosi sull’investimento nella struttura. Ciò ha creato dubbi in maggioranza, portando a chiedere il ritiro del decreto. Il governo lo ha ritirato senza preoccuparsi troppo delle conseguenze. Questo è stato il secondo errore perché i decreti del governo hanno forza di legge immediata. Il ritiro ha innescato la necessità di intervenire per il principio dello stato di diritto, tutelando le legittime aspettative create durante la vigenza del decreto. Oggi discutiamo un decreto che fa salvi gli effetti del decreto ritirato, una contraddizione in sé. La maggioranza ha emendato questo decreto in modo contenitivo, probabilmente perché si è arrivati a una situazione in cui porta un nome e cognome, con uno sbilanciamento tra debito pregresso e debito per ristrutturazione. Il PSD non ha firmato l’emendamento perché non riteniamo corretto intervenire in modo contenitivo sugli effetti del decreto precedente, potenzialmente violando il principio dello stato di diritto. È il tribunale a pronunciarsi su queste vertenze. Credo sia bene una valutazione in maggioranza per tutelare lo stato di diritto e le legittime aspettative, bilanciandole con l’interesse generale dello Stato.”

Matteo Casali (Rf): “Molti hanno ripercorso gli eventi che hanno portato a questa situazione, ma io voglio concentrarmi su cosa è successo oggi. Si è parlato di un decreto emesso nel marzo 2024, che permetteva agli albergatori, con un investimento anche piccolo, di ristrutturare e ricevere finanziamenti anche per i debiti pregressi. Un autorevole esponente della maggioranza e dell’allora governo ha definito questo provvedimento “ad personam”, dicendo che era un “regalino” per qualcuno che “ci ha rotto le scatole a tutti”. Successivamente, esponenti della maggioranza hanno espresso perplessità sulla coesione. Hanno cercato di “tranquillizzare la cittadinanza”, negando che ci fosse stato alcun “regalino” e affermando che la maggioranza è “granitica”. Poi hanno ammesso che “c’è stato un errore”, ma non nell’emettere il decreto, bensì nel ritirarlo. A mio avviso, dire che il ritiro del decreto ci costringe ora a salvare i diritti è uno specchietto per le allodole, perché avremmo dovuto tutelare quei diritti anche se avessimo emendato il decreto. Trovo allibente la cronaca di questa giornata. Da tutto ciò, emerge che il paese ne esce danneggiato economicamente, perché quel decreto è stato poco ponderato ed emesso alla vigilia delle elezioni. Il paese non dimostra affidabilità verso gli imprenditori. Spero che situazioni simili non si ripetano e che si smetta di fare “giochi politici” sulla pelle del paese e degli imprenditori.”

Gian Matteo Zeppa (Rete): “Mi sono andato a riascoltare quello che è successo il 29 novembre 2024. Il governo, attraverso il portavoce Belluzzi, dice che ritira il decreto di cui stiamo parlando, dicendo che è “facoltà del governo, portare in ratifica o ritirare i decreti” e che “il governo se ne assume la responsabilità”. Ma la chicca è che quel giorno il segretario Bevitori dice “le chiacchiere stanno a zero. Le convenzioni sono zero come le chiacchiere”. Peccato che dalla nostra interpellanza un mese prima sono state autorizzate due pratiche con quel decreto, quindi siete venuti in aula a dire il falso. Le due autorizzazioni sono state date il 10 di ottobre, un mese prima di quel 29 novembre. Sono d’accordo sul principio del decreto, ma non sul fatto che si venga a dire che non era ad personam. È normale che un decreto rimanga lì per un anno senza essere discusso? Invece qualcuno l’ha tenuto lì nel cassetto. Il paese perde comunque perché la classe politica non sa nemmeno quanti effetti produce. Non è accettabile che il Congresso dica che le pratiche erano zero quando un mese prima ce n’erano già due. Questo era un patto elettorale. O vogliamo prenderci in giro?”

I lavori del Consiglio si interrompono attorno alle 19:00 e ripartiranno domattina alle 9:00.