Politica

SI o NO? E intanto per i sammarinesi non cambia nulla

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È partita la campagna referendaria per cambiare l’attuale legge elettorale. Credo tangibile il fatto che l’attuale sistema elettorale sia inadatto alle esigenze di rappresentatività che una tornata alle urne dovrebbe assolvere in una piccola Repubblica con circa 20.000 elettori residenti. Le ultime elezioni lo hanno dimostrato, complice proprio un referendum che nel 2016 abolì le tre preferenze. Il ballottaggio poi, che ha pedissequamente eseguito la statistica del così detto “ribaltone”, unitamente ad un premio di maggioranza a dir poco generoso, hanno dato il colpo di grazia alla rappresentatività. Cito solo la più evidente delle distorsioni: ci sono candidati dell’attuale minoranza rimasti fuori dal Consiglio Grande e Generale con 150 voti, mentre ci sono alcuni consiglieri di maggioranza entrati in Consiglio con meno di 50 voti.
Ora votate pure secondo coscienza, ma è chiaro che simili storture vanno assolutamente evitate in futuro.
È importante però che il quesito dell’attuale referendum resti al centro della questione, visto che la sua organizzazione ed espletamento hanno un costo per lo Stato, senza che il confine di uno strumento di democrazia diretta debordi in una prova di muscoli politici, più o meno ossigenati o atrofizzati che dir si voglia, propedeutica a nuove, forse imminenti, future elezioni.
Mi spiego meglio, sarebbe irrispettoso degli elettori se si riducesse tutto ad un arroccamento da una parte di chi al governo ormai c’è e che quindi dice che tutto va bene e dall’altra parte ad una sequenza infinita di slogan sensazionali da chi ritiene di essere stato trombato dal sistema nelle scorse elezioni.
Resto anche questa volta profondamente deluso da tutta la politica la quale nemmeno di fronte ad una legge elettorale palesemente tanto lontana dalle nostre esigenze di paese riesce ad aprire un dialogo comune e costruttivo, senza la necessità di scegliere tra bianco o nero, acceso o spento, si o no. Sembra quasi un’ostinata lotta alla sopravvivenza di una casta che cerca di preservare la propria posizione distogliendo per giunta l’attenzione dai fatti veri e dai problemi reali.
Così il mio appello è per un voto consapevole e formato da un pensiero obbiettivo, perché qualunque sarà l’esito di un voto diretto mi andrà bene. Ciò che penso dell’attuale legge elettorale credo non dia adito a dubbi.
Vi invito però in queste due settimane che ci separano dal voto a non farsi distrarre riguardo ai quasi 1000 disoccupati in senso stretto che non trovano ricollocazione, a non dimenticare il fatto che con tutti i problemi che lamentiamo abbiamo ancora 1 sammarinese maggiorenne su 5 che lavora nella Pubblica Amministrazione, che ci sono sempre più sammarinesi che tutte le mattine si recano a lavorare in Italia, che abbiamo ancora il 50% delle aziende che hanno una forza lavoro pari a zero dipendenti e che siamo scesi a poco più di un milione di turisti all’anno in un paese a vocazione turistica, quando la vicina Rimini ne fa oltre 10 milioni.
Infine, ma non meno importante, non dobbiamo calare il livello d’attenzione sul nostro sistema bancario che appare fragile ed impreparato come non mai, le prove sono evidenti, da semplice ed umile cittadino lavoratore e sedicente imprenditore.
Anche oggi Report su Rai 3 parla delle banche sammarinesi.
Ecco, forse prima di preoccuparsi delle modalità con cui verrà eletto il prossimo Consiglio, bisognerebbe risolvere i problemi strutturali del Paese e l’unico modo per farlo è uniti, senza se e senza ma, anzi senza SI o NO, se preferite.

Francesco Chiari

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