Mozione di sfiducia: le ragioni di Celli
San Marino. Il dibattito sulla mozione di sfiducia sul Segretario alle Finanze Simone Celli, vede tutte le attenzioni indirizzarsi proprio su di lui. Che interviene in Consiglio, in apertura di comma, con una relazione che riportiamo integralmente.
Eccellenze,
Colleghi Segretari di Stato,
Membri del Consiglio Grande e Generale,
negli ultimi giorni, prima di procedere alla stesura di questo intervento, ho riflettuto a lungo e ho cercato di focalizzare la mia attenzione sulle ragioni che hanno spinto 17 Consiglieri dell’opposizione a presentare una mozione di sfiducia individuale nei miei confronti.
Sia ben inteso: è un atto politico del tutto legittimo, che va rispettato e che merita di essere discusso con serietà.
Ho quasi 35 anni e alle mie spalle ho un’esperienza ormai ultradecennale di attività politica svolta nelle Istituzioni del nostro Paese.
Ho portato avanti il mio impegno politico sempre con la passione, la dedizione e l’amore, di chi si considera un privilegiato nell’avere avuto la possibilità di ricoprire un ruolo istituzionale importante, sia questo il ruolo di membro del Consiglio Grande e Generale o di membro del Congresso di Stato.
Durante questi anni, mi sono dovuto confrontare con sconfitte e insuccessi da cui puntualmente sono ripartito con più energia e più entusiasmo; ho compiuto anche diversi errori – non lo nascondo – dei quali però mi sono sempre fatto carico e mi sono sempre assunto la responsabilità.
Sì, mi è capitato di cadere, ma in ogni circostanza ho lottato fino in fondo e mi sono rialzato.
Perciò, sul piano strettamente politico, non sono affatto sorpreso dalla presentazione della mozione di sfiducia.
Rappresenta infatti l’iniziativa, logica e coerente, di un’opposizione che fin dall’inizio della legislatura ha compiuto una scelta ben precisa, privilegiando un’azione politica fondata sulla denigrazione delle persone, sulla presunta illegittimità della vittoria elettorale di Adesso.sm, sulla pubblicazione di dossier, sulla richiesta di Commissioni di Inchiesta e sull’uso di un linguaggio estremo, radicale, a tratti persino violento; si è preferito sin dal primo momento ricercare lo scontro e la contrapposizione, piuttosto che il confronto – magari partendo anche da idee profondamente diverse e difficilmente conciliabili fra loro – su un concreto progetto di futuro per il nostro Paese.
Per pochi istanti intendo abbandonare il profilo politico del mio intervento, per lasciare spazio ad alcune brevi considerazioni di carattere personale.
Mi rivolgo, quindi, ai 17 firmatari della mozione di sfiducia, dicendo loro che un risultato lo hanno raggiunto: ebbene sì, cari Consiglieri, se il vostro obiettivo era quello di farmi provare dolore, ce l’avete fatta.
Su questo versante, da subito, riconosco la vostra schiacciante vittoria.
L’acredine e il livore, contenuti nella mozione di sfiducia e in molteplici prese di posizione pubbliche di gruppi dell’opposizione e di loro esponenti, e la campagna di odio portata avanti scientificamente – al grido “vogliamo la testa di Simone Celli” – sui social network e attraverso altri strumenti di comunicazione, rappresentano il chiaro e inequivocabile segnale di un inquietante imbarbarimento del dibattito politico e pubblico che non va affatto sottovalutato.
Se tutto ciò, poi, viene collocato all’interno di un contesto ambientale contraddistinto dalle pesanti minacce rivolte alla mia persona e alla mia famiglia ad opera del banchiere – o presunto tale – degli ex potenti (alcuni dei quali ancora presenti in Aula) e da una satira – che a dire il vero tanto satira non è – che cerca di far ridere e di strappare sorrisi inneggiando alla violenza con una vignetta raffigurante un “simpatico” lancio di mattoni nei miei confronti, oppure descrivendo la mia testa come un rifiuto che non si sa se depositare nell’umido o nell’indifferenziata, oppure lanciando slogan – tipici di comunità evolute da un punto di vista civico – come “andiamo a pignorare la casa di Simone Celli” con l’accusa di essere l’usurpatore di Asset Banca, il quadro complessivo assume una dimensione, permettetemi l’eufemismo, “poco rassicurante”.
Ai 17 Consiglieri firmatari della mozione di sfiducia, e in particolare a chi di essi – dimostrandosi per l’ennesima volta “un uomo senza qualità” – in passato ha condiviso con me larga parte della sua attività politica e a chi fa parte di un partito che negli ultimi 30 anni ha governato il Paese pressoché in modo ininterrotto con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti, desidero rappresentare, senza alcun intendimento polemico e soprattutto senza rancore, la mia profonda amarezza, in quanto l’iniziativa rientra evidentemente in una più ampia e articolata strategia della tensione, portata avanti da coloro i quali hanno l’interesse a generare confusione con l’obiettivo di destabilizzare l’attuale quadro politico e, di conseguenza, di interrompere l’azione del nostro Governo.
Ai 17 sfiducianti, da ultimo, vorrei sommessamente ricordare che dietro a una persona che ricopre incarichi politici o istituzionali, ci sono quasi sempre delle famiglie e in particolare ci sono dei padri e delle madri che, leggendo un organo di stampa locale o guardando l’edizione serale del Tg della Tv di Stato, vedono quotidianamente il loro figlio dipinto quasi come fosse un delinquente. Credetemi, non è affatto piacevole.
Sia ben chiaro: è assolutamente comprensibile che l’opposizione tenti di mandare a casa un Governo o un suo componente, non è invece comprensibile – almeno dal mio punto di vista – alimentare, portandolo fino all’esasperazione come avvenuto nelle ultime settimane, il clima di tensione sociale. Evidentemente, però, questa situazione fa gioco a qualcuno, che con ogni probabilità non ha particolarmente a cuore l’interesse generale della comunità sammarinese.
In questi giorni, nell’esaminare il contenuto della mozione di sfiducia, ho tentato di comprenderne le ragioni di fondo ponendomi alcune domande, che desidero condividere con l’Aula Consiliare.
Probabilmente merito di essere sfiduciato perché, dopo anni di incertezza e di gestioni a dir poco discutibili, il Governo di cui ho l’onore di far parte ha deciso di cambiare la governance di Cassa di Risparmio, affidandone la guida a professionisti di alto livello che entro breve metteranno a disposizione dell’Azionista Stato un progetto di bilancio in grado di rappresentare in modo realistico la situazione economica e patrimoniale della banca e un piano industriale attraverso il quale Carisp verrà rilanciata assumendo a tutti gli effetti il ruolo di banca di sistema attorno cui riorganizzare e ristrutturare l’intero settore bancario e finanziario sammarinese, come delineato dal progetto di sviluppo illustrato nel corso della sessione consiliare dello scorso mese di giugno.
Probabilmente merito di essere sfiduciato perché il nostro Governo, nel rispettare pienamente l’autonomia degli organismi della vigilanza bancaria, non ha interferito nella decisione di competenza della Vigilanza di Banca Centrale nell’adozione di provvedimenti di rigore nei confronti di Asset Banca che, alla luce degli elementi e dei dati condivisi in Aula nel corso della precedente sessione consiliare, si è rivelata un’istituzione bancaria con devastanti problematiche patrimoniali, con pesanti carenze della struttura organizzativa, con gravi irregolarità nella gestione del credito e con diversi casi di violazioni normative.
Probabilmente merito di essere sfiduciato perché, nonostante una situazione estremamente complessa, il nostro Governo sta portando a compimento l’operazione di salvataggio di Asset Banca, i cui attivi e passivi verranno a breve ceduti in blocco a Cassa di Risparmio, tutelando le posizioni di tutti i depositanti, dei risparmiatori e anche degli obbligazionisti subordinati, permettendo alla clientela di tornare, nella stragrande maggioranza dei casi, alla normale operatività nel giro di qualche giorno e salvando una parte consistente dei posti di lavoro.
Probabilmente merito di essere sfiduciato perché, nonostante lo stato di fortissima precarietà della finanza pubblica ereditato dal precedente esecutivo e nonostante la modestia dell’odierno tasso di crescita, il Governo sta riuscendo ugualmente a predisporre un assestamento di bilancio che prevede una riduzione del disavanzo di circa 50 punti percentuali rispetto alle previsioni.
Probabilmente merito di essere sfiduciato perché, in continuità con l’azione del precedente esecutivo, il Governo sta mantenendo un elevato livello di collaborazione con il Ministero dell’Economia e delle Finanze, come confermato dall’immediata attivazione del Tavolo Tecnico previsto dall’accordo contro le doppie imposizioni fiscali, che già si è riunito in due occasioni e che a breve si riunirà nuovamente per affrontare e dare soluzione a tematiche di reciproco interesse.
Probabilmente merito di essere sfiduciato perché il Governo ha deciso di proseguire sulla strada intrapresa dai precedenti esecutivi rispetto all’adesione piena e incondizionata ai parametri internazionali in materia di trasparenza e cooperazione fiscale, come dimostrato dalla nostra scelta di sottoscrivere in sede Ocse, agli inizi dello scorso mese di giugno, la Convenzione Multilaterale Beps.
Probabilmente merito di essere sfiduciato perché faccio parte di un Governo che ha ottenuto un generale apprezzamento della sua azione da parte del Fondo Monetario Internazionale.
Eccellenze,
Colleghi Segretari di Stato,
Membri del Consiglio Grande e Generale,
la verità è ben diversa: in atto c’è un chiaro tentativo di restaurazione, un tentativo di ritorno al passato, un disperato e estremo tentativo di autodifesa dell’ancien regime.
Con lo scoperchiamento del vaso di Pandora rappresentato da quell’istituzione bancaria che negli ultimi anni è stata da alcuni osservatori politici definita “l’undicesima Segreteria di Stato” e con la fine di un’era all’interno di Cassa di Risparmio, alcuni centri di potere e di interesse e i loro terminali politici si sono sentiti “aggrediti” dall’azione di trasformazione e di rinnovamento del settore finanziario condotta dal nostro Governo e, di conseguenza, si sono mossi e tuttora si stanno muovendo pesantemente per impedire il successo dell’opera di risanamento che permetterà a San Marino di avere una prospettiva seria e credibile riacquisendo credibilità e reputazione a livello internazionale.
Tra i principali avversari di questo processo virtuoso c’è una ristretta élite di professionisti che nel ruolo di consulenti di tutte, o quasi tutte, le banche sammarinesi hanno ricavato notevoli benefici economici e hanno accumulato un enorme potere, che naturalmente non vogliono perdere. C’è poi qualche imprenditore – o forse sarebbe meglio definirlo “prenditore” – che teme il cambiamento perché ancora pensa di poter fare business come se il tempo si fosse fermato nei “meravigliosi” Anni Novanta. Ci sono poi forze politiche che si stanno accorgendo di perdere progressivamente significative fette di potere nell’ambito del mondo bancario, da loro conquistate nell’ampio periodo di governo che si è concluso appena sei mesi fa.
Consiglieri di Maggioranza e Colleghi del Congresso di Stato,
concludo il mio intervento rivolgendomi direttamente a Voi e in primo luogo consentitemi di ringraziarVi per le Vostre innumerevoli dimostrazioni di affetto e di supporto che indiscutibilmente mi hanno aiutato ad affrontare con maggiore serenità le ultime giornate che, in tutta franchezza, sono state intense e complicate.
Come avrete compreso sono tantissimi gli avversari, gli ostacoli, le trappole e le insidie, che troveremo dinanzi a noi ad opporci resistenza in questo impegnativo percorso di complessiva riforma del Paese. Non illudiamoci, non sarà affatto semplice uscire vincitori da questa sfida, ma abbiamo il dovere e la responsabilità di provarci.
Si sta cercando di sfiduciare il presente, per mettere in discussione il futuro e soprattutto per ridare fiducia al passato.
Non dobbiamo avere paura, non dobbiamo farci intimidire, non dobbiamo mostrare cedimenti di fronte a chi alza il tono della voce e usa la violenza verbale per nascondere la propria pochezza di idee e di contenuti.
Al netto della decisione che assumerà l’Aula al termine di questo dibattito sulla mozione di sfiducia, decisione che qualunque essa sia, ovviamente, rispetterò in modo rigoroso, intendo dire una cosa con estrema chiarezza.
A prescindere dal mio destino politico personale, il presente si chiama Adesso.sm e Adesso.sm deve andare comunque avanti con il proprio lavoro in quanto ha tutte le carte in regola per garantire ai cittadini sammarinesi un futuro che sia migliore del presente, realizzando un progetto politico e culturale di alto livello che riesca ad affermare un modello di società innovativo, fondato sulla legalità, sulla trasparenza, sulla giustizia sociale, sulla libertà, sulle pari opportunità, sul riconoscimento dei diritti fondamentali dell’uomo, sul merito, su uno sviluppo economico sostenibile e integrato con la Comunità Internazionale e, più in generale, su un elevata qualità della vita.
Consiglieri di Maggioranza e Colleghi Segretari di Stato,
dovete e dobbiamo essere come l’acqua che scorre lungo il letto del fiume. L’acqua scorre inesorabilmente e, prima o poi, sulla sua strada incontrerà una roccia. Il nostro obiettivo non deve essere quello di insinuarci nella roccia, erodendone la materia. Noi dobbiamo avvolgere e proteggere la roccia, accompagnandola verso il mare e poi condurla in un porto sicuro e confortevole. È questo lo spirito con cui il Governo e la Maggioranza di Adesso.sm intendono portare avanti il proprio lavoro, con l’obiettivo di prendersi cura e di proteggere il Paese, traghettandolo fuori dalla crisi, proiettandolo con determinazione e coraggio verso il futuro e quindi ridando una prospettiva realistica e credibile all’intera comunità sammarinese.
Il Segretario di Stato Simone Celli