Il “Sabato del villaggio… e delle banche”
“La donzelletta vien dalla campagna, /in sul calar del sole” – scriveva Giacomo Leopardi con la sapienza descrittiva che è propria dei grandi poeti. Spero non si rivolti nella tomba per la mia blasfema comparazione: “Lo pubblico debito vien dal Voltone, in sul levar della tempesta”.
“Col suo fascio dell’erba; e reca in mano / Un mazzolin di rose e di viole, / Onde, siccome suole, /Ornare ella si appresta/ Dimani, al dì di festa, il petto e il crine”.
Dico io, che meraviglia, son già pentito di rovinare un’immagine così meravigliosa:
“Col suo secchio di preimpostato credito; e reca nel di ferreo pugno / Un rovo di spine e ortiche, / Onde, siccome da un po’ suole, /Umiliar egli con maldestrezza improvvisa /Dimani, a decretar durante il dì di festa, il petto e il deretan.”
Il significato della poesia originale è chiaro, si esalta la poetica dell’attesa e la gioia dei preparativi, mentre l’indomani la noia ci attende come preambolo del ritorno al normale tran-tran.
La mia prosa blasfema è differente e pur non volendo cedere alla voglia di abbandonarsi al pensiero di un disegno preordinato, è ora di farsi delle domande, senza la pretesa di convincere nessuno.
Si votano decreti di nascosto nei “dì di festa”. Si trasforma di fatto un debito delle banche in un credito obbligazionario per il quale lo Stato pagherà gli interessi, che inevitabilmente pagheranno i cittadini. Due mesi fa sembrava terrorismo dire che i clienti Asset avrebbero visto i loro risparmi bloccati. È successo. Pareva sovversivo asserire che sarebbero stati costretti a diventare degli “investitori obbligati”. È successo.
Pensavo improbabile che una banca dalla posizione di forte debito verso lo Stato ne diventasse il più grande creditore (Credito Industriale Sammarinese). È successo.
Io NON VOGLIO che la Piazza della Libertà, il Pianello dei Sammarinesi, diventi un luogo né d’inquisizione pubblica, né di arringhe di difesa del Governo. Succederà la prossima settimana. E dunque se Leopardi era certo della noia della domenica dopo il brulicare gioioso dei preparativi del sabato, io, domani, nel dì di festa, sarò spaventato dal dubbio di ciò che potrà accadere la prossima settimana.
Cari Sammarinesi, non è davvero mia intenzione rovinarci queste ore liete, così vi lascio con la versione integrale dei preparativi leopardiani, come in un quadro impressionista dipinto con le parole.
Francesco Chiari
La donzelletta vien dalla campagna,
In sul calar del sole,
Col suo fascio dell’erba; e reca in mano
Un mazzolin di rose e di viole,
Onde, siccome suole,
Ornare ella si appresta
Dimani, al dì di festa, il petto e il crine.
Siede con le vicine
Su la scala a filar la vecchierella,
Incontro là dove si perde il giorno;
E novellando vien del suo buon tempo,
Quando ai dì della festa ella si ornava,
Ed ancor sana e snella
Solea danzar la sera intra di quei
Ch’ebbe compagni dell’età più bella.
Già tutta l’aria imbruna,
Torna azzurro il sereno, e tornan l’ombre
Giù da’ colli e da’ tetti,
Al biancheggiar della recente luna.
Or la squilla dà segno
Della festa che viene;
Ed a quel suon diresti
Che il cor si riconforta.
I fanciulli gridando
Su la piazzuola in frotta,
E qua e là saltando,
Fanno un lieto romore:
E intanto riede alla sua parca mensa,
Fischiando, il zappatore,
E seco pensa al dì del suo riposo.
Poi quando intorno è spenta ogni altra face,
E tutto l’altro tace,
Odi il martel picchiare, odi la sega
Del legnaiuol, che veglia
Nella chiusa bottega alla lucerna,
E s’affretta, e s’adopra
Di fornir l’opra anzi il chiarir dell’alba.
Questo di sette è il più gradito giorno,
Pien di speme e di gioia:
Diman tristezza e noia
Recheran l’ore, ed al travaglio usato
Ciascuno in suo pensier farà ritorno.
Garzoncello scherzoso,
Cotesta età fiorita
È come un giorno d’allegrezza pieno,
Giorno chiaro, sereno,
Che precorre alla festa di tua vita.
Godi, fanciullo mio; stato soave,
Stagion lieta è cotesta.
Altro dirti non vo’; ma la tua festa
Ch’anco tardi a venir non ti sia grave.