CSdL: “Decreto in materia di pensioni: luci e ombre”
In occasione dell’ultimo CGG è stato approvato un Decreto in materia di pensioni. Ne ha parlato il Segretario Generale CSdL Enzo Merlini durante l’ultima puntata di “CSdL informa”, con riferimento a due articoli.
“In primo luogo, vorrei mettere in evidenza il clima di collaborazione che si è verificato tra maggioranza ed opposizioni. Ci siamo incontrati con le Segreterie di Stato competenti per verificare alcune incongruenze, che infatti sono emerse, relativamente ad un particolare, che può sembrare insignificante, ma non lo è.
Con l’ultima riforma e la decretazione successiva, è stato modificato il passaggio che salvaguardava coloro che terminano la loro carriera lavorativa con un contratto part-time, rispetto al principio che la pensione non può superare l’ultimo stipendio.
In altre parole, senza questa modifica, una persona che avesse lavorato a tempo pieno per decenni ma nell’ultima parte della sua carriera, per svariati motivi familiari o personali, avesse ridotto l’orario di lavoro, si sarebbe trovata con il taglio della pensione maturata in misura pari allo stipendio part-time, anche se l’importo a calcolo fosse stato superiore.
Ci siamo resi conto di questa incongruenza ed è stata corretta. Quando parlo di collaborazione tra maggioranza ed opposizioni mi riferisco al fatto che il Governo ha presentato gli emendamenti relativi a questo decreto in ritardo. Quindi, come prevede il regolamento consiliare, senza la firma di tutti i gruppi consiliari non sarebbe stato possibile esaminarli ed approvarli.
Abbiamo anche rimarcato alcuni passaggi non condivisibili di quel Decreto, con particolare riferimento alla cosiddetta solidarietà familiare, ovvero la possibilità che viene data ai pensionati che siano parenti stretti dei titolari di licenza di lavorare nella loro attività, pagando una somma irrisoria, pari a circa 300 euro al mese (fino a qualche anno fa erano addirittura solo 100).
All’inizio era consentito unicamente ai commercianti e ad una parte di artigiani, poi è stato esteso a tutte le licenze individuali, compresi i liberi professionisti. Con questo decreto, tale possibilità viene estesa ulteriormente alle società a conduzione familiare. Siamo contrari e continueremo a fare la nostra battaglia affinché la c.d. solidarietà familiare venga ricondotta alla filosofia originaria.
Occorre precisare infatti che la norma prende origine dalla prima legge sul lavoro occasionale nel 2014. Questo strumento doveva quindi essere utilizzato saltuariamente, non senza alcun limite, come invece è stato previsto successivamente.
Non va bene che un imprenditore in pensione, se ha la possibilità di tramandare la propria attività ai figli, continui a lavorare come prima e a percepire l’assegno previdenziale, maturato con il calcolo retributivo!
In questo modo, si fa anche concorrenza sleale a tutte quelle imprese i cui titolari non hanno parenti pensionati. Questa richiesta, che come quella relativa al part-time era congiunta con gli altri sindacati, non è stata accolta. Siamo stati convocati all’ultimo momento e non è stato possibile approfondire l’argomento, ma non demorderemo.
Durante l’incontro, l’Amministrazione ci ha comunicato che al momento sono 60 i pensionati che hanno attivato la c.d. solidarietà familiare; sembrano pochi, ma abbiamo ragione di pensare che la norma venga utilizzata prevalentemente da attività commerciali e artigianali, che sono circa 600. Si tratta del 10%; un numero tutt’altro che insignificante. Verosimilmente, quando tutte le categorie avranno piena cognizione di questa ‘opportunità’, questo numero sarà destinato ad aumentare.
Voglio precisare che non siamo affatto contrari a questo strumento, anzi è del tutto normale che i parenti stretti possano dare una mano, quando si tratta di imprese senza dipendenti, o ne hanno pochissimi. Se vi è l’esigenza di far fronte a motivi familiari o di salute che potrebbero avere come conseguenza la sospensione dell’attività, siamo tutti d’accordo, ma se l’aiuto è quotidiano non va bene per niente!”
CSdL