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Leopardo guardiano di mummie, scoperto in una tomba egizia, dipinto a colori vivaci. L’archeologa: una scoperta straordinaria

All’improvviso due grandi occhi felini squarciano l’oscurità della stanza. A cinque metri di profondità sotto il deserto di Assuan l’aria è irrespirabile, ma la meraviglia è ancora più forte. Qualche colpo di spazzola ed ecco riemergere dalla sabbia il muso di un leopardo, disegnato con colori vivacissimi sul coperchio ligneo di un sarcofago.

A risvegliare questo ‘guardiano’ dei defunti, dopo un sonno lungo secoli, sono gli archeologi della missione italo-egiziana Eimawa (Egyptian-Italian Mission at West Aswan). Alla guida, l’egittologa Patrizia Piacentini dell’Università Statale di Milano, che oggi, a distanza di un anno dalla clamorosa scoperta, svela le primissime immagini che rendono ancora più speciale l’antica necropoli dove fra poche settimane tornerà per continuare le ricerche.

L’area archeologica si estende per oltre 25.000 metri quadri sulla riva occidentale del Nilo, nei pressi del Mausoleo dell’Aga Khan III, e ospita oltre 300 tombe, in parte scavate nella collina, in parte sotterranee. Una vera e propria necropoli, insomma, dove gli abitanti di Assuan sono stati sepolti tra il VII secolo a.C. e il III secolo d.C.. Una di queste tombe (la numero AGH026) era già balzata agli onori delle cronache l’anno scorso, per il ritrovamento un’ampia stanza con una trentina di corpi sepolti intorno al II sec. a.C. e accompagnati da molti oggetti, tra cui coperture per i corpi stuccate e dipinte anche con oro, un letto funerario, parti di sarcofagi, una barella per le mummie e molto vasellame.

Proprio qui riposava il leopardo, simbolo di forza che veniva posto in corrispondenza della testa del defunto per offrirgli protezione nel viaggio nell’aldilà. “Sebbene il leopardo fosse un simbolo frequente in Egitto, è rarissimo trovarlo dipinto”, racconta Piacentini all’ANSA. “Il supporto ligneo del II secolo a.C. era fragilissimo, la sabbia si era infilata nelle fibre, quindi abbiamo deciso di staccare lo stucco per salvare il disegno: un’operazione delicatissima che ci ha tenuti col fiato sospeso, avevamo le lacrime agli occhi”. I pezzi saranno ricomposti dalle mani esperte di Ilaria Perticucci e Rita Reale, che dopo un primo restauro ‘virtuale’ inizieranno a breve quello reale nei laboratori di Assuan.

“Si tratta di un reperto eccezionale, così come quello che abbiamo trovato nella stanza accanto: pinoli risalenti al I secolo d.C., una rarità dal momento che la pianta era di importazione”, sottolinea l’egittologa. “L’uso dei questi semi era conosciuto ad Alessandria d’Egitto per la preparazione di salse e piatti”, ricorda la ricercatrice. “Di sicuro erano un bene di lusso e dimostrano ancora una volta come la tomba appartenesse a personaggi di rilievo”. Nuove informazioni per ricostruire i loro identikit potranno arrivare dalla prossima missione di primavera, con cui il team multidisciplinare di storici, paleopatologi, archeobotanici, chimici, informatici e restauratori lavorerà per scoprire anche dieta, malattie e cause di morte delle persone sepolte nella necropoli.

Fonte ANSA