Attualità

“Riforma Igr: un attacco all’unita’ dei lavoratori”

Gli interventi di alcuni giovani lavoratori residenti e frontalieri sono stati tra i più significativi e apprezzati nella seconda partecipatissima assemblea intercategoriale sulla riforma IGR, svoltasi mercoledì scorso al Teatro “Nuovo” di Dogana. Le parole di questi ragazzi hanno scosso ed emozionato l’assemblea, dando la misura degli effetti devastanti che la riforma produrrebbe non solo su retribuzioni e pensioni, ma anche sulla fiducia nel futuro delle persone.

Un giovane lavoratore frontaliero con una qualifica professionale non reperibile in Repubblica, quantomeno nella dimensione di cui le imprese ne hanno bisogno, ha dichiarato senza mezzi termini che, con l’aumento della tassazione, continuare a lavorare a San Marino, non converrebbe affatto e si troverebbe costretto a cercare occupazione nel territorio italiano, ove figure professionali come la sua sono oggi lautamente retribuite.

Un altro giovane residente ha espresso un sentimento, evidentemente molto diffuso tra i suoi coetanei, di forte incertezza per il futuro, che la riforma non farebbe altro che aggravare. Già oggi è estremamente complicato fare programmi di vita a lungo termine, come ad esempio potersi permettere di pagare un affitto e, men che meno, acquistare una casa e accendere un mutuo. Per molti giovani è quindi irraggiungibile l’obiettivo di costruire una famiglia con figli, ma anche per i single è impossibile garantirsi una indipendenza economica dai genitori.

Testimonianze come queste devono suonare come un serio campanello d’allarme per tutto il sistema economico, che rischia di privare le imprese, ma anche lo Stato come nel caso della sanità, di figure importanti che San Marino non è in grado di fornire. Aziende che si trovassero senza le professionalità necessarie perderebbero competitività, con grave danno per l’economia e lo stato sociale.

Dall’altre parte, un Paese che, con politiche sciagurate, induce le giovani generazioni ad andarsene all’estero e, per coloro che non hanno questa possibilità, a considerarsi un corpo estraneo nella società sammarinese, è destinato ad un declino al quale non intendiamo rassegnarci.

In occasione delle assemblee, le OO.SS. non mancano di sottolineare le falsità poste alla base del provvedimento, tra cui gli effetti delle normative fiscali italiane sui frontalieri di entrambi i territori, ben diversi da come sono stati rappresentati, tanto che, da Governo e maggioranza, trapela l’ipotesi di emendamenti per estendere anche ai lavoratori frontalieri il nuovo sistema di detrazioni, ovvero l’obbligo di spendere e smaccare 6.000 euro all’anno a San Marino per ridurre la pressione fiscale.

Tale ipotesi non cancellerebbe affatto l’intento politico di dividere lavoratori e pensionati tra coloro che, essendo residenti con redditi medio-alti, se lo potrebbero permettere, e tutti gli altri. Nell’assemblea di mercoledì scorso è emerso chiaramente come, sia in presenza di redditi medio-bassi, sia per la gran parte dei non residenti, sarebbe pressoché impossibile spendere tale somma a San Marino. 

Rispetto all’iniquità di tale dispositivo il sindacato si è già ampiamente espresso in maniera fortemente contraria. Dover scegliere tra pagare meno tasse o prezzi più alti per l’acquisto di beni e servizi sarebbe una prevaricazione, peraltro in contrasto con le libertà fondamentali stabilite dall’UE.

La prossima settimana sono in programma altre 6 assemblee intercategoriali: le prime si svolgeranno domani 15 settembre alle 9.30 ed alle 15 presso il Teatro Concordia di Borgo.

CSdL – CDLS – USL