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Controlli ed accertamenti fiscali: toni trionfalistici in Commissione Finanze

Dopo le sollecitazioni giunte da più parti, compresa la maggioranza, il Segretario di Stato per le Finanze ha dichiarato in Commissione Consiliare che gli accertamenti si fanno in gran quantità e con ottimi risultati per le casse dello Stato. I riferimenti sono gli stessi di cui la CSdL aveva già dato evidenza tre anni fa, ovvero fino al 2021, peraltro non dettagliati rispetto a quali tipologie di controlli si sia trattato, ovvero se esclusivamente su base documentale, o anche acquisendo informazioni di carattere finanziario e patrimoniale.

Abbiamo denunciato più volte come la quantità di altri redditi appaia sproporzionata rispetto a quelli da pensione e lavoro (dipendente ed autonomo), tanto da far supporre che almeno parte dei patrimoni siano stati, e vengano tuttora, accumulati nascondendo alcune entrate al fisco. Ne è una probabile riprova l’impennata della raccolta bancaria degli ultimi tre anni, per la quale ancora attendiamo di conoscere come ciò sia stato possibile, visto il crollo dei redditi fissi.

Ma veniamo ai dati menzionati dal Segretario di Stato: nel triennio 2019 – 2021 i controlli sono stati rispettivamente 859, 568 e 614, per un totale di maggiori entrate pari 3,5, 2,8 e 4,7 milioni. Quelli sulle persone giuridiche sono però letteralmente crollati, passando da 521 a 229, mentre sono aumentati quelli sulle persone fisiche.

Nel 2021, 3,4 dei 4,7 milioni di maggiori entrate sono costituiti da sanzioni a carico di queste ultime, probabilmente dovute a coloro che non hanno dichiarato i patrimoni detenuti all’estero. Lo scambio automatico di informazioni bancarie tra San Marino ed Italia, entrato in vigore nel 2017, ha dato la possibilità di rintracciare agevolmente chi non lo aveva fatto.

È doveroso precisare che, in alcuni casi, questa dichiarazione ha un effetto solo conoscitivo da parte dell’Amministrazione e non comporta maggiori imposte da pagare a San Marino, se già corrisposte all’estero. Fra i 354 soggetti sanzionati, anche chi era in buona fede rispetto a tale mancato adempimento, ha dovuto comunque pagare sanzioni salatissime.

In questi giorni stanno arrivando ingiunzioni a lavoratori dipendenti e pensionati che nel 2020 non hanno ottemperato all’obbligo di presentazione della dichiarazione dei redditi; ad esempio, si tratta di coloro che hanno lavorato presso più datori di lavoro, hanno percepito un ammortizzatore sociale o avevano una rendita catastale superiore a 2.000 euro. Anche se tale inosservanza non avesse avuto come conseguenza una minore imposizione fiscale, la sanzione, compresa tra 50 e 250 euro, va comunque pagata.

È comprensibile l’irritazione, a fronte di chi continua a farla franca non pagando i propri debiti verso lo Stato o dichiarando redditi nulli o inferiori a 15.000 euro annui, come avviene per quasi 2.000 operatori economici.

Il fatto che, stando al progetto di legge discusso in CGG, dal 2027 verranno fatti controlli automatici, anche per quanto concerne i movimenti bancari, su tali imprese, non ci consola affatto, perché occorre dotare l’Ufficio Tributario di risorse tecnologiche ed umane tali da trattare questi dati e svolgere i successivi approfondimenti. Non ci pare che questa sia l’intenzione del Governo, tanto che non è stata prevista alcuna nuova entrata nel capitolo relativo a tale parte del provvedimento.

I dati relativi ai controlli nell’ultimo triennio sono stati resi noti solo qualche giorno fa, dopo averli ripetutamente sollecitati. Da una prima analisi, emerge che i controlli ed accertamenti sulle persone fisiche sono stati numerosissimi (quasi un migliaio nel 2024), ma i risultati in termini di nuove entrate sono poco significativi, mentre quelli sulle società, seppure in numero decisamente inferiore, hanno prodotto maggiori imposte e sanzioni rilevanti, ammesso che poi vengano realmente incassate.

Il fatto che non si sia preoccupato di acquisire queste informazioni prima di stilare qualunque ipotesi di riforma, è indicativo di quale rilievo assumano per l’Esecutivo le politiche di controllo dell’elusione fiscale. Molto più semplice tassare i soliti noti senza farsi troppe domande!

Ribadiamo che una immediata e proficua campagna antielusione, sospinta con convinzione dalla politica anche sostituendo gli innumerevoli pensionamenti presso l’Ufficio Tributario, sortirebbe effetti migliori, sia in termini di entrate che di giustizia fiscale e sociale: i contribuenti infedeli possono essere chiamati a pagare sanzioni e imposte eluse fino ai 5 anni precedenti.

CSdL