Attualità

Il domani dei giovani sammarinesi: doveri e opportunità della politica

Giochi del Titano

Lettera aperta del direttore in vista delle elezioni del 9 giugno – di Francesco Chiari

Pompeo Batoni – San Marino risolleva la Repubblica” (1740)

C’è un aforisma che recita più o meno così:
“Ali e Radici, Forza e Speranza, Visione e Concretezza. Queste sono le eredità eterne che possiamo donare ai nostri figli, insegnando loro come custodirle e tramandarle.”
Se notate c’è un equilibrio che si ripete tra queste coppie di parole dove una si riferisce al cuore ed alla passione e l’altra all’agire ed alla pratica.
Ed è proprio questo equilibrio che cerco di portare ogni giorno nel mio lavoro, ma soprattutto nel mestiere, quello vero, quello più importante di padre che con dedizione e fatica sto cercando di praticare da ormai 19 anni.
L’opinione che ho dei miei figli, al di là dell’amore incondizionato, dipende sempre un po’ dall’umore mattutino con cui ci si sveglia e questo vale per tutti, credo, perché in realtà tendiamo a voler vedere in loro ciò che noi siamo o peggio che vorremmo essere.
Ci sono le mattine del mulino “bianco azzurro”, dove tutto fila liscio durante quei trenta minuti scarsi in cui tutti siamo in casa e ci sono le mattine che sembrano il naturale risveglio dopo l’ultimo capitolo della saga di Nightmare.
Nel primo caso vengo colto da immenso orgoglio e resto qualche minuto in più a gongolare nel tinello mentre sorseggio il caffè, nel secondo caso vengo assalito da dubbi e preoccupazioni e così per non autocommiserarmi e mantenere saldo il mio status di Übermensch, o Superman per loro, sbotto e scappo via, salvo inciampare in un grosso libro che cadendo si apre magicamente ad una pagina non casuale…lo raccolgo e leggo…
“La nostra gioventù ama il lusso, è maleducata, se ne infischia dell’autorità e non ha nessun rispetto per gli anziani. I ragazzi d’oggi sono tiranni. Non si alzano in piedi quando un anziano entra in un ambiente, rispondono male ai loro genitori…”
Sembrerebbero le memorie congiunte dei miei genitori pensando a me da adolescente o quelle dei miei nonni pensando a loro e invece è Socrate che 2400 anni fa scriveva sui giovani le cose che si possono ascoltare oggi ad ogni assembramento di persone…”mature”. Continuando a leggere si arriva però alla conclusione che l’atteggiamento ritrovato nei giovanissimi, nostri figli compresi, è frutto e naturale reazione dell’insicurezza, dell’inesperienza, della paura di ciò che ci attende lì fuori.
Così abbiamo un bel dire che sono maleducati, quando noi per primi imprechiamo nel traffico mattutino settimanale e a volte anche in quello domenicale;
Abbiamo un bel coraggio a dir loro che hanno sempre la faccia nello schermo dello smartphone mentre fuggiamo in bagno per controllare le ultime genialate dell’ennesimo CEO&Founder del social dei professionisti perché ormai l’altro social è andato un po’ fuori moda.
Abbiamo una bella ipocrisia a dir loro che non hanno valori e aspirazioni quando i nostri sogni spesso si riducono ad avere “il più bel tempio del camposanto”.
Il fatto è che siamo portati a predicare bene e razzolare male e spesso il confine etico ci è chiaro per gli altri ma ci sfugge, egoisticamente, per noi stessi.
La Politica, quella con la P maiuscola, così maltrattata dalla disonestà intellettuale degli individui, sarebbe nella teoria della sua genesi una scienza, anzi “la scienza”, capace di orchestrare tutte le altre scienze a favore di un bene comune.
Quindi i politici di oggi, quelli veri, hanno tre compiti fondamentali.
il primo è di gran lunga il più difficile: essere brave persone e fare del proprio meglio coi propri mezzi; sembrerà banale ma ciò significa che ognuno di noi fa politica ogni giorno e la costanza nell’applicarsi fa la buona politica.
Il secondo consiste, come ho detto, nel tramandare questa eredità culturale, l’etica, ai propri figli, per chi ne ha, ai propri parenti e agli amici e a tutte le persone con le quali si ha un canale d’ascolto preferenziale.
Infine ci sono i delusi, gli arrabbiati, i pigri, ai quali a volte non è semplice controbattere perché noi stessi, per qualche secondo, ci siamo sentiti un po’ stanchi di certi modi di fare politica e di pensare alla politica.
E così procedendo con buona dose di autocritica ed onestà intellettuale si arriva a comprendere la responsabilità ma anche la grande opportunità, soprattutto in tempo di elezioni, che la politica ha nei confronti dei giovani e degli allergici ad essa, ponendosi in una nuova condizione di tramite generazionale tra il passato e l’esperienza da una parte ed il futuro dall’altra, fatto di sogni, di entusiasmo a volte un po’ scorbutico, tipico dei giovani che però hanno quella freschezza e quell’incontaminazione che sovente può aprirci gli occhi.
Questo è il ruolo di cui la Politica di oggi deve riappropriarsi per far comprendere alle nuove generazioni ed ai delusi di ogni età quanto invece asseriva Platone, che di Socrate fu allievo, il quale scriveva:”…noi consideriamo regia la tecnica politica […] perché conosce quando negli Stati è il momento opportuno di iniziare e portare avanti le più grandi imprese”.
Ma per compiere le imprese più grandi i cittadini, oltre all’etica quotidiana, hanno uno strumento fondamentale, molto più potente di quanto nel tempo gli è stato fatto credere da certa malapolitica: il voto di ognuno di noi, che possiamo apporre liberamente ponendoci di fronte alla scheda elettorale come ad uno specchio dell’anima.
Questo dev’essere il parlamento e la società di domani e questo auspico che sia il prossimo Consiglio Grande e Generale, con un nuovo Governo che rispecchi con coerenza il mandato che gli è stato conferito, dove la forza e l’identità dei cittadini sammarinesi saranno determinanti.
Questo dobbiamo desiderare per San Marino, anzi lo si deve esigere, e non un teatrino di risse verbali, di lotte intestine in quegli agglomerati politici che hanno ancora il coraggio di chiamare coalizioni quando invece sono leviatani spesso creati ad arte.
Dobbiamo pretendere una vera rappresentanza di una comunità sia intergenerazionale, cioè che analizza ed elabora i contenuti, sia transgenerazionale, cioè che assorbe e mette a rendita l’esperienza del passato che non è scritta nei verbali ma che si tramanda tra brave persone, tra buoni politici, consegnandola alle generazioni future in un circolo non vizioso bensì virtuoso.
Perché per non vergognarsi di fare politica, basta fare un’eccellente Politica.
Così, per concludere il nostro viaggio tra filosofi e politici, arriva in nostro aiuto il più giovane dei tre, Aristotele, che fu anche il più prolifico nell’analizzare il nesso indissolubile che esiste tra Etica e Politica. Più che un’analisi sembra poesia, con buona pace dell’egoismo e del personalismo imperante:
“Tutte le cose le scegliamo in vista della felicità: essa infatti è il fine. Le stesse cose sono le migliori e per l’individuo e per la comunità e sono queste che il legislatore deve infondere nell’animo umano. Gli esseri umani, infatti, hanno lo stesso fine sia collettivamente sia individualmente […]”

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