Contributi non versati: le aziende a lungo inadempienti vanno fatte chiudere!
Nelle ultime sedute del Consiglio Grande Generale è stato sollevato e dibattuto il tema del mancato pagamento dei contributi all’ISS da parte di diverse aziende. Un problema che la CSdL denuncia da anni in molte occasioni, e che incide sulla stessa sostenibilità dei fondi pensionistici.
“Finalmente qualcuno ha deciso di porre l’attenzione su questa anomalia”, ha esordito il Segretario Confederale CSdL William Santi nell’ultima puntata di “CSdL Informa”, interpellato a riguardo da Giuliano Tamagnini. “Da anni ci appelliamo agli uffici preposti affinché abbiano un’attenzione particolare verso questo fenomeno, che sappiamo essere di dimensioni importanti; si parla di svariati milioni nell’arco di un decennio.
È stato rilevato che a non pagare i contributi – oltre alle aziende che non le versano per i propri dipendenti – sono in particolare gli amministratori delle società e i Co.Co.Pro. “Oltre ad un danno per loro stessi, questo è un comportamento sleale verso le altre imprese che fanno regolarmente i versamenti. Noi da tempo chiediamo che gli organi competenti siano più efficaci e tempestivi nell’intervenire con decisione in questi casi.
Per chiarire gli ambiti di competenza, l’Ufficio Contributi dell’ISS non può attivare i pignoramenti o il sequestro dei beni delle aziende non solventi per potersi rivalere dei contributi non versati; il suo compito è inviare le contestazioni alle aziende inadempienti, per poi passare la pratica a Banca Centrale per le azioni esecutive.
È possibile concordare con l’ISS o BCSM un piano di rientro rateizzato ma, spesso, queste aziende, una volta assunto questo impegno, cominciano a pagare le somme pregresse, ma al contempo continuano ad accumulare debito sui nuovi contributi da versare. Altrettanto spesso succede che le società non abbiano beni da aggredire. A questo punto non rimane altro che chiedere il fallimento, confidando che si possa recuperare qualcosa. Si tratta quasi sempre di una speranza vana.
Il capitale sociale di 26 mila euro, uguale per tutte le srl, è del tutto inadeguato. Dovrebbe essere un capitale di sicurezza per far fronte ad eventuali debiti verso i dipendenti, i contributi all’ISS e le imposte, ma questa somma solitamente viene spesa per acquistare mobilio o attrezzature, che perdono valore rapidamente. Il capitale sociale dovrebbe essere proporzionato al giro d’affari dell’azienda e al numero dei dipendenti, in modo tale che possa realmente servire per il suo scopo.”
Ha aggiunto William Santi: “Se si comparassero le aziende inadempienti con i bilanci presentati, sicuramente scopriremmo che denunciano utili pari a zero o addirittura in passivo, quindi non danno nessun tipo di ricchezza al paese, anzi sottraggono risorse. Noi da tempo chiediamo che non debba essere sempre e solo il lavoratore che non ha percepito gli stipendi a chiedere il fallimento di queste imprese; anche lo Stato deve intervenire per tempo aggredendo i beni dell’azienda, dal cui ricavato trarre il pagamento dei contributi e delle imposte, prima che i debiti diventino consistenti.
Queste aziende spesso non hanno neanche pagato la monofase; si tratta di cifre non versate per centinaia di milioni, come ogni anno mette in evidenza l’anagrafica dei debitori. Questo dimostra che lo Stato non fa rispettare le norme che si è dato. I lavoratori per i quali non vengono pagati i contributi non vengono avvertiti da nessuno: consigliamo di entrare nella propria posizione in Fondiss, sul portale on line www.gov.sm nella sezione ARPA, per verificare se le quote contributive per il secondo pilastro previdenziale vengono regolarmente versate dal proprio datore di lavoro. Anche noi della CSdL siamo a disposizione per fare questa verifica, per cui i lavoratori interessati possono recarsi presso i nostri uffici.”
“Le aziende che non versano i contributi per molto tempo e non intendono porre garanzie reali per il loro recupero, vanno fatte chiudere! Altrimenti il buco si allarga e si continua a perpetuare quel senso di impunità per il quale pagare o non pagare non fa la differenza.” Non usa mezze misure il Segretario CSdL Enzo Merlini intervenuto anch’egli sull’argomento.
“Riprendendo il tema dal punto di vista della giustizia penale, preciso che non ci interessa vedere la gente in galera, però bisogna ricordarsi che i datori di lavoro trattengono ai propri dipendenti contributi e tasse che devono essere girate all’ISS e all’Ufficio Tributario. Chi non lo fa, commette il reato di appropriazione indebita! Ci deve essere un livello oltre il quale debba scattare senza indugio il reato penale.