Tangenti e politica: “Chi ha creato le basi dell’enorme debito pubblico non può passarla liscia!”
Nell’ultima puntata di “CSdL Informa”, che ha trattato diversi argomenti, il Segretario Generale Enzo Merlini ha fatto alcune considerazioni in merito alle recenti vicende giudiziarie.
“Siamo in attesa di conoscere la decisione definitiva sulla terza istanza – ha esordito – con la quale la gran parte delle persone coinvolte nel processo per il Conto Mazzini hanno chiesto la restituzione delle somme confiscate, nonostante siano state prosciolte, non assolte. Nel frattempo, è arrivata la sentenza di primo grado per il cosiddetto Mazzini bis. Dei due imputati, ex politici, uno è stato assolto perché il reato di autoriciclaggio è stato introdotto nel 2013. L’altro è invece stato condannato perché, a quanto abbiamo capito, sono state movimentate le somme illecite dopo l’introduzione di questa normativa.
Questa sarebbe la conseguenza della sentenza del collegio dei Garanti, che ha fatto cambiare il corso del processo Mazzini, portando al proscioglimento della gran parte degli imputati. Considerando i tempi dell’appello, è possibile che anche in questo caso si arrivi alla prescrizione, ovvero al proscioglimento.”
“Capisco – ha puntualizzato il Segretario CSdL – che il diritto penale abbia meccanismi complessi, ma dov’è la giustizia se, per esempio, una somma frutto di tangenti viene depositata in banca e, se non movimentata, può essere allegramente utilizzata dopo aver fatto trascorrere il tempo necessario per cui l’eventuale reato non sia più perseguibile? Qualunque persona onesta griderebbe allo scandalo, perché non si può paragonare una eventuale tangente – percepita di fatto a danno di tutti i cittadini e grazie a ruoli ricoperti per effetto di incarichi elettivi – ad altri reati commessi per accaparrarsi somme di denaro in maniera illecita.
La rappresentazione tracciata dai processi dimostra che le mazzette giravano a più non posso: solo per le tre vicende oggetto del Mazzini bis, ovvero l’immobile Wonderfood, Euro Commercial Bank e centro uffici, le confische disposte dal Giudice ammontano a circa 1,5 milioni di euro. Se è girata una cifra simile per sole tre operazioni, significa che i soldi illeciti circolati in quegli anni sono una montagna. Infatti, nella prima sentenza del Giudice Felici, poi riformata, se non ricordo male sono state tracciate somme enormi.
Quindi, sul piano penale finirà tutto, o quasi, in una bolla di sapone, ma politicamente e moralmente non si può assumere l’idea che ormai è andata così e non c’è più niente da fare. Il minimo è che quel milione e mezzo, così come le somme confiscate nel primo processo Mazzini, non vengano restituite agli ex imputati. Ma non dovremmo accontentarci. È giusto che anche altre parti del maltolto trovino la strada di casa, ovvero le casse dello Stato. Chi, oltre ad essersi arricchito in maniera illecita, ha posto le basi perché si formasse un enorme debito pubblico (lo dicono le risultanze delle Commissioni Consiliari d’inchiesta), non può passarla liscia anche sul piano economico. Ne verrebbe compromesso il comune senso della giustizia.”