Riforma pensioni, il progetto di legge va modificato e corretto nei sui punti più critici
È un vero e proprio colpo di mano quello che ha attuato e sta attuando la maggioranza di Governo nella Commissione Sanità sul progetto di legge di riforma previdenziale. Da un lato vi sono impegni che la maggioranza si era assunta negli incontri nel sindacato, che non sono stati rispettati: dall’altro sono stati inseriti articoli di cui il sindacato non era nemmeno a conoscenza, che aggiungono altri elementi di forte criticità a questa riforma.
Lo stato della situazione sulla riforma delle pensioni e sulla riforma delle norme sull’occupazione, a partire dalla mancanza del necessario confronto, è stata illustrata dai Segretari Generali delle tre organizzazioni sindacali nelle prime due giornate di assemblee intercategoriali con i lavoratori di tutti i settori, estese ai pensionati, svoltesi presso il Teatro “Nuovo” di Dogana con una notevole partecipazione e con un ampio dibattito.
Passate in rassegna le maggiori criticità del progetto di legge sulle pensioni, anche alla luce degli elementi di novità scaturiti negli ultimi giorni nella Commissione Sanità.
In primo luogo, il contributo dello Stato per colmare i deficit annuali del Fondo pensioni; è stato presentato un emendamento che fissa in 20 milioni per dieci anni il prelievo dal Fondo pensioni lavoratori dipendenti, nonostante l’impegno della maggioranza di valutare la riduzione di tale cifra. Al contempo – elemento questo altrettanto importante – non vi è nessuna certezza che il contributo dello Stato rimarrà nella misura del 25% delle entrate contributive qualora, attraverso il prelievo dal Fondo Pensioni, l’importo necessario per colmare il disavanzo si rivelasse inferiore a tale soglia.
Non solo: non vi è nessuna certezza rispetto a come saranno ripianati i disavanzi pensionistici che si sono registrati dal 2019 in avanti. Vi è pertanto il rischio concreto che qualcuno prossimamente voglia proporre di ripianarli usando le risorse del Fondo pensioni lavoratori dipendenti, privandolo di altre decine di milioni di euro.
Il Governo e la maggioranza hanno dunque totalmente disatteso gli impegni assunti con il sindacato su quello che era un articolo definito più volte come dirimente, assumendosi in tal modo una gravissima responsabilità.
In secondo luogo, è stato disatteso l’impegno di ridurre i disincentivi per le pensioni anticipate, rivedendo al contempo gli interventi a favore delle madri e lo slittamento al 2026 della riduzione del rendimento dei contributi versati nel primo pilastro.
Altro colpo di mano del Governo, riguarda il fatto che nello stesso progetto di legge l’aumento dell’età pensionabile sarebbe scattata dal 1° aprile 2023. Questa data era stata indicata anche per consentire ai lavoratori di avere il tempo necessario per fare le più approfondite e opportune valutazioni, tanto che a tutti coloro che avevano chiesto informazioni sulla loro posizione previdenziale erano stati fatti i conteggi in base a tale riferimento. Invece, è stato approvato un emendamento che anticipa tale innalzamento dei requisiti di età anagrafica al prossimo 1° gennaio. Anche questa è una modifica unilaterale che ha il sapore della provocazione.
Un ulteriore emendamento di cui non si era discusso è quello che riduce il tetto pensionistico dal 100% al 95% dell’ultimo stipendio: ciò va a colpire e a penalizzare prevalentemente i lavoratori che lavorano in turni notturni, domenicali e festivi.
Altro elemento fortemente critico, è il blocco della rivalutazione delle pensioni, che oggi vengono rivalutate automaticamente in base all’inflazione; secondo la maggioranza, siccome diversi contratti di lavoro finora non sono stati rinnovati (ad eccezione di industria e artigianato nella misura del 3%), anche le pensioni non dovrebbero beneficiare del pieno recupero del tasso inflazionistico. In tal senso, il Governo ha portato un emendamento che prima stabiliva una rivalutazione del solo 1% all’anno, percentuale poi elevata al 2,2%. L’emendamento è stato approvato ieri sera all’unanimità. Anche in questo caso si tratta di una misura mai confrontata con il sindacato, che va assolutamente modificata.
È stata inoltre nuovamente sottolineata la necessità di riformare il secondo pilastro contributivo, concretizzando l’impegno per il Governo di realizzare la riforma entro la fine di quest’anno. È indispensabile che le risorse di Fondiss abbiano dei rendimenti in linea con altri fondi complementari e ne va riformata la Governance.
I Segretari Generali di CSdL, CDLS e USL hanno precisato che la riforma è necessaria per riequilibrare il sistema e assicurare pensioni dignitose anche alle future generazioni, ma i contenuti vanno modificati. È stato quindi indicato ai lavoratori quale sarà il proseguo dell’iniziativa sindacale. Una volta che il testo sarà stato approvato dalla Commissione Sanità, le organizzazioni sindacali provvederanno a redigere delle proposte di emendamento che saranno presentate a tutte le forze politiche, chiedendo loro di farle proprie e di portarle nell’aula consigliare per modificare il progetto di legge. Per fare questo, a norma del regolamento consiliare, è possibile portare nuovi emendamenti in seconda lettura solo se si raggiunge il consenso di tutti i gruppi Consigliari.
Questa richiesta del sindacato avrà necessità del massimo supporto da parte dei lavoratori e, qualora non fosse accolta favorevolmente dalle forze politiche, l’iniziativa conseguente non potrà che essere uno sciopero generale durante i lavori del Consiglio Grande e Generale in cui verrà portata tale riforma.
Intanto domani sono in programma due nuove assemblee: la prima dalle ore 9.30 alle 12.00 presso il Centro Gualdo di Gualdicciolo, la seconda dalle 15.00 alle 17.30 presso la sala riunioni del Centro Sociale di Fiorentino.
CSdL CDLS USL