Attualità

La patrimoniale e il paese dello scaricabarile

Giochi del Titano

San Marino. Tanto tuonò che piovve! Dopo una travagliata ed accesa discussione nel Consiglio Grande e Generale, durante la quale sono stati respinti gli emendamenti dell’opposizione, il provvedimento legislativo che introduce la cd. Patrimoniale è passato con la maggioranza dei voti dell’aula.

Il provvedimento di cui ho evidenziato numerose criticità*, è stato seguito qualche giorno dopo, dall’annuncio di una spending review, ossia una riduzione della spesa pubblica da attuare tramite una generalizzata ma lieve riduzione dell’orario di lavoro, che dovrebbe passare dalla attuali 36 a 35 ore. Tutto questo comporterebbe una riduzione degli stipendi di circa il 2,5 %. Come era prevedibile i sindacati (CSdL – CDLS) hanno vivamente protestato, con delle fortissime critiche al provvedimento accusato sia di prendere pregiudizialmente di mira i dipendenti statali, sia di ridurre pesantemente la capacità di spesa degli stessi.

Ma ponendo lo sguardo aldilà della correttezza e della congruità di questo o quel provvedimento governativo sammarinese, una elemento salta subito all’occhio dell’osservatore disincantato, la totale assenza di una cultura solidale, un paese oramai frammentato in mille interessi di bottega, dove la l’egoismo più abbietto e le bugie la fanno spesso da padroni, e dove tutto finisce poi in una patetica e gigantesca rissa di condominio, spesso non disinteressatamente ingigantita da alcuni media.

Mi ricorda molto il borbonico “Facite Ammuina con l’unico obiettivo di non pagare le tasse dovute, o accettare dei sacrifici e se proprio qualcosa si deve pagare o ci si deve sacrificare, paghi il vicino, non io.

In questo gigantesco ed irresponsabile gioco dello scaricabarile, tutti fanno la loro pessima parte in scena, la società frammentata e chiusa nei suoi piccoli interessi, parzialmente i sindacati che hanno la pretesa di esercitare un permanente potere di veto sulle decisioni del Consiglio e non hanno occhi per vedere i numerosi segnali della gravità della perdurante crisi economica e finanziaria, con la perenne contraddizione di tutelare chi una posizione lavorativa ed una rendita già c’è l’ha, e trascurando le nuove generazioni e i disoccupati. Ricordo peraltro che manifestazioni e scioperi di protesta più o meno di successo, non è detto che esprimano sempre il punto di vista  migliore per la Repubblica. E spesso neanche il più giusto.

L’ultimo attore è la politica intesa in senso lato, ottima fotografia della frammentazione sociale con 15 partiti che si sono presentati alle elezioni del 2016, alcuni raggruppati in 3 coalizioni, considerati i votanti vi è in media quasi un partito per ogni mille abitanti, un inno alla sintesi politica. Con il rispetto dovuto alla rappresentanza uscita dal voto elettorale, questa situazione ricorda molto una definizione di Giuliano Amato del “partito delle cento padelle”, frase riferita all’Italia del sistema politico pre-maggioritario. Il buon Flaiano direbbe che “La situazione politica è grave ma non è seria”, infatti non bisogna disperare altri partiti sono in arrivo sulla scena politica di San Marino.

Ma andando al cuore della questione politica qualsiasi progetto di rinnovamento ha possibilità di successo soltanto se poggia su grandi partiti guidati una leadership progettuale forte, carismatica e progettuale, ed in Repubblica tutto questo di vede molto poco.

Dato che come sosteneva Popper “abbiamo bisogno di un’etica che disprezzi il successo, e un’etica siffatta non bisogna inventarla e non è neppure nuova: è stata insegnata dal cristianesimo, almeno ai suoi inizi”, ma a San Marino a essere inseguito è il consenso elettorale, non le necessità presenti e future dello Stato. Occorre precisare che pur nella grandi difficoltà del momento da parte del Governo, lascia interdetti il fatto che si parli di spending review e poi dal settimanale Fixing si apprende che dal 30 gennaio al 30 aprile i lavoratori dipendenti del settore pubblico allargato sono cresciuti complessivamente di 250 unità, anche questo testimonia una scarsa coerenza programmatica, o un acuto stato confusionale.

Ma vi sono anche segnali positivi, come idee operative fornite in un contributo del 9 luglio dal Prof. Cecchetti su l’Informazione, ed anche alcuni politici cominciano a  fare analisi dettagliate e realistiche sullo stato del Paese come l’acuta disamina fatta dal consigliere Perotto nel Consiglio Grande e Generale. Fino a quando durerà questo squallido scaricabarile? Forse, fino a quando la realtà  non presenterà il suo conto salato, allora in Repubblica ci sarà molto poco su cui protestare e borbottare.

Pietro Masiello

 

 

 

 

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