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Tassa patrimoniale: tra confusione, scemenze fiscali e silenzi stampa

San Marino. Fuori dalla emotività e dalle fibrillazioni legate anche alle recenti proteste sulla ventilata idea governativa di introdurre una tassa patrimoniale, sarebbe utile fare un po’ di chiarezza, sia per gli interessi diffusi, coinvolti nel pagamento della  tassa, sia  per diradare le diffuse nebbie in materia, alimentate anche da una quasi totale silenzio dei media sull’argomento.

Cominciamo con il definire cosa è una tassa patrimoniale, Le imposte patrimoniali sono quelle che di fatto gravano sulla ricchezza posseduta dalle persone in un determinato momento. La ricchezza è intesa in senso ampio e comprende i beni immobili (case, terreni), i beni mobili (auto, moto, aeromobili, imbarcazioni), gli investimenti finanziari, nei manuali di diritto tributario le imposte patrimoniali sono classificate come imposte dirette, cioè quelle che colpiscono direttamente la capacità contributiva del contribuente.

Dall’aria che tira in Repubblica, direi che nessuno condivide la celeberrima affermazione sulle tasse di Padoa Schioppa Ministro dell’Economia nel primo governo Prodi, “Le tasse sono una cosa bellissima, un modo civilissimo di contribuire tutti insieme a beni indispensabili quali istruzione, sicurezza, ambiente e salute”.

Focalizzandoci su alcuni aspetti di questa imposta, si precisa che:

  • La patrimoniale è recessiva, ossia ha un peso molto maggiore sulle proprietà di valore più ridotto piuttosto che su quelle di valore più elevato;
  • L’introduzione di una robusta tassazione, in particolare sugli immobili potrebbe prevedibilmente avere l’effetto di aggravare la perdurante crisi del settore immobiliare locale, facendo calare il valore delle case – che costituiscono una parte ingente del patrimonio dei sammarinesi;
  • Appare giusto non applicare la patrimoniale anche al patrimonio netto delle imprese, in quanto patrimoni funzionali alle svolgimento delle attività produttive, ma va detto che in tal modo esentiamo anche i patrimoni privati spesso ingenti, che sono detenuti in forma societaria, escludendo dall’imposta proprio la parte più ricca della popolazione, quella che può permettersi la costituzione di società per detenere la sua ricchezza e magari utilizza scatole cinesi con la capofila in paradisi fiscali. Non sembra una idea geniale;
  • Come risulta evidente dalle considerazioni espresse, la patrimoniale si può realizzare solo in maniera non equa;
  • Ultima considerazione, La suddetta tassa non è risolutiva, né realizza miglioramenti significativi per i problemi della finanza pubblica, come confermato dallo stesso segretario, che interpellato sulla questione ha dichiarato che si prevede un gettito complessivo pari a 14,1 milioni di Euro.

Sono convinto che l’attenzione sulla imposta patrimoniale distolga l’attenzione  dai veri problemi di San Marino: l’assenza di crescita economica e l’eccesso di spesa pubblica inefficiente.

Mi spiego meglio, tutti gli elementi esaminati ci dicono che la patrimoniale “estiva” va nella direzione sbagliata, nel momento sbagliato: non si fanno manovre sia pure leggermente mitigate, in coda a una recessione economica grave che forse non è neppure terminata.

Il lato della manovra è sbagliato: non le entrate, ma le uscite necessitano di correttivi consistenti, dato che è la elevata spesa pubblica corrente, il problema numero uno della finanza pubblica sammarinese.

Ultimo quesito, sarebbe interessante sapere come verranno utilizzate le risorse finanziarie derivanti dalla odiata patrimoniale.

Il timore è che accada, quello che è successo in Italia qualche anno fa dove gli aumenti alla imposizione patrimoniale sugli immobili, sono stati utilizzati (per non dire gettati dalla finestra) per un’operazione propagandistica e disfunzionale come il “Bonus Renzi”, i famosi 80 euro ai lavoratori dipendenti.

Citando Osho diciamo che solo il tempo darà le risposte alle domande che stiamo ponendo.

Pietro Masiello