Economia e Lavoro

Decreti banche, la CSU e i lavoratori ne chiedono l’immediato ritiro

San Marino. Si è concluso questa mattina il ciclo di sei assemblee zonali con cui la CSU ha chiamato a raccolta i lavoratori di tutte le categorie e i pensionati. Questa mattina si sono riuniti presso il Teatro Nuovo di Dogana, con una buona partecipazione, i lavoratori di Rovereta, Falciano e parte degli uffici pubblici. I lavori sono stati introdotti dal Segretario CSdL Giuliano Tamagnini e la relazione introduttiva è stata svolta dal Segretario Generale CDLS Riccardo Stefanelli.

Al complesso dei temi oggetti di contenzioso tra la CSU e il Congresso di Stato, ampiamente illustrati e dibattuti nelle precedenti assemblee, questa mattina è stato aggiunto un nuovo elemento estremamente problematico: i tre Decreti legge sulle banche approvati nella giornata di ieri dal Congresso di Stato, in possesso della CSU da poche ore. Si tratta di tre Decreti, il n. 78, 79 e 80 del 10 luglio 2017, che hanno contenuti assolutamente inaccettabili.

In primo luogo viene disposto l’esautoramento del Comitato Gestore delle risorse di Fondiss, pari a 45 milioni di euro, attualmente depositate presso Banca Centrale, mentre la loro gestione viene affidata direttamente alla stessa Banca Centrale, che potrà disporne per coprire le esigenze di liquidità delle banche.

In tal modo queste risorse vengono letteralmente espropriate, togliendole ai legittimi e unici proprietari, ovvero i lavoratori. Questa misura è ancor più odiosa e inaccettabile anche considerando che non si tratta di un fondo comune, ma di risorse che appartengono individualmente ai singoli lavoratori, che hanno loro posizioni personali. La CSU si oppone con sdegno a una simile operazione.

Il Decreto n. 80 concerne l’acquisizione da parte di Cassa di Risparmio di Asset Banca, sottoposta a liquidazione coatta amministrativa; viene disposto che i risparmi detenuti dai cittadini fino all’importo di 50.00 euro, sono disponibili in liquidità, mentre le somme superiori sempre a 50.000 euro sono convertite in “obbligazioni non subordinate” emesse da Cassa di Risparmio, aventi scadenza a tre anni dalla emissione del Decreto, con una remunerazione dell’1,5%. In pratica un “bail in” temporaneo, quello che neanche l’Italia ha voluto fare per sostenere il sistema bancario.

Di fatto buona parte delle risorse dei risparmiatori e delle imprese vengono rese indisponibili per tre anni. Abbiamo il timore che anche i 31 milioni del fondo pensioni in Asset Banca, per i quali il Governo non ha offerto nessuna reale garanzia, siano soggetti a questo “congelamento”. Per cui la situazione di queste risorse, particolarmente a rischio, se possibile è addirittura peggiorata… Su questo e sul “bail in” prima citato, si nutrono forti perplessità di compatibilità costituzionale.

Il decreto n. 79 dispone che il credito di imposta concesso ad istituti bancari in seguito alla cessione in blocco di attività, passività e rapporti giuridici –  in pratica l’acquisizione da parte di Cassa di Risparmio di Asset, ma anche altre acquisizioni del passato – può essere convertito in titoli del debito pubblico. In sostanza, le spese sostenute da Carisp per acquisire Asset, vengono scalate dallo Stato attraverso il credito di imposta, ovvero la banca non paga le tasse fino alla compensazione dei costi sostenuti.

Questo avviene, come stabilito dall’art 2 del Decreto n. 78, per i primi sei anni fiscali sino alla concorrenza, per ogni singolo esercizio, del 15% dell’ammontare complessivo; per i successivi anni fiscali, sino alla concorrenza del 5% dell’ammontare complessivo. Ma a sua volta il credito di imposta, come detto, può essere convertito in titoli di debito pubblico, ovvero è lo Stato a pagare subito in un’unica soluzione. Una cosa è quindi il mancato pagamento delle tasse da parte delle banche, mentre altra cosa è l’indebitamento dello Stato per circa 150 milioni attraverso l’emissione di titoli del debito pubblico.

La CSU e i lavoratori chiedono l’immediato rituro di questi tre Decreti, emanati non solo senza il confronto, ma nemmeno senza fornire nessuna informazione preventiva al sindacato e al paese. La CSU dice un forte no a questo inaccettabile blitz autoritario del Governo.

Tra i versanti più caldi di questa difficile stagione di rapporti con l’Esecutivo, in assemblea i Segretari Generali hanno ricordato il progetto di legge di assestamento di bilancio; una “mini-finaziaria” piena di interventi spot, dove il Governo vuol fare entrare di tutto e di più.

Mentre da un lato l’Esecutivo vuole mettere le mani nelle tasche dei pensionati e dei lavoratori, con l’aumento della tassazione sulle pensioni e con la previsione di un contributo di solidarietà dello 0,50% per i dipendenti pubblici per finanziare la Cassa Ammortizzatori sociali, dall’altro procede con condoni e sanatorie premiando chi non paga le tasse.

Viene previsto infatti sia il condono edilizio che la rottamazione delle cartelle esattoriali, ovvero una vera e propria sanatoria per chi non ha pagato multe, mano rege, monofase, ecc. Queste sanatorie non fanno altro che alimentare la logica e la pratica della evasione; non si paga quanto spetta allo Stato, sapendo che prima o poi arriverà il prossimo condono che permetterà di regolarizzare tutto, senza nessuna multa o interessi salati…

Di fronte ad uno scenario così grave, che testimonia quanto il Governo non voglia affatto il confronto con il Sindacato, mentre intende procedere solo con interventi a gamba tesa e atti di autorità, le Confederazioni hanno convocato d’urgenza il Consiglio Direttivo Unitario per l’intera giornata di lunedì 17 luglio presso la sala riunioni CSU.

All’ordine del giorno le diverse problematiche sul tappeto, compresa la possibilità di predisporre nuove e più incisive iniziative pubbliche atte a far sentire la voce dei lavoratori, dei pensionati e dei cittadini a tutela dei loro legittimi diritti e per rivendicare il rispetto del ruolo negoziale e di rappresentanza sociale delle organizzazioni sindacali.

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