Politica

Disposizioni in materia di Sandbox Normative: la Commissione Consiliare approva il progetto di legge

Commissione Consiliare Permanente Finanze, Bilancio e Programmazione; Artigianato, Industria, Commercio; Turismo, Servizi, Trasporti e Telecomunicazioni, Lavoro e Cooperazione

Giovedì 13 ottobre, pomeriggio
La Commissione Consiliare Finanze approva in sede referente, con 10 voti favorevoli e 3 contrari, il progetto di legge “Disposizioni in materia di Sandbox Normative”. Relatore di maggioranza sarà William Casali (Pdcs), quello di opposizione Emanuele Santi (Rete).
Il testo approvato istituisce una corsia sperimentale per progetti “ad alto contenuto innovativo e tecnologico”, della durata massima di 36 mesi, attivati con decreto delegato del Congresso di Stato (ratifica in Consiglio entro 90 giorni). È possibile l’adozione di regolamenti “sandbox” per gli aspetti meramente tecnici, subordinati al decreto. Viene istituito un Comitato d’esame a prevalenza tecnica (Segreterie Industria e Lavoro, direttori di Dipartimento Sviluppo economico e Lavoro, presidente di San Marino Innovation e un dirigente del settore pubblico allargato). Il comitato formula il parere tecnico, segue il monitoraggio della sperimentazione e può avvalersi anche di San Marino Innovation. Su proposta dell’opposizione è stato inserito un passaggio: la bozza di decreto e l’eventuale regolamento saranno presentati preventivamente in Commissione Finanze. Fintech e sanitario non rientrano nel perimetro immediato; potranno essere considerati solo con futuri decreti delegati entro il 31 dicembre 2027. Vietate in ogni caso attività che incidano sull’integrità fisica o morale della persona (divieti bioetici espliciti). Restano ferme le norme penali e gli obblighi da trattati.
Opposizioni sul piede di guerra su governance e perimetro. Emanuele Santi (Rete): “Il potere autorizzativo è troppo esteso: il Congresso si autorizza da solo e i regolamenti non passeranno in Consiglio. Così la legge si presta ad abusi”. Sui contenuti: “Si deroga potenzialmente anche a lavoro e societario: pericoloso”. Nicola Renzi (Rf) contesta l’esautorazione dell’Aula: “Un provvedimento così esclude il Consiglio nella fase iniziale. Il comitato non può essere emanazione dell’esecutivo”. Sulla coerenza normativa: “Non si riesce a capire il coordinamento con San Marino Innovation: la legge non la cita nemmeno”. Gaetano Troina (D-ML) vota a favore “con distinguo”: critica l’obbligo di residenza per le persone fisiche (“limitante per attrarre investitori UE”) e boccia gli ultimi due articoli introdotti con emendamenti aggiuntivi del governo.
Dal Governo, il Segretario Rossano Fabbri rivendica la filosofia: “Io ritengo che il progetto Sandbox sia la vera essenza delle peculiarità del nostro ordinamento, dove la vera attrattività della Repubblica di San Marino risiede nell’avere questa filiera corta tra le esigenze dell’impresa e le istituzioni.”
William Casali (Pdcs) sottolinea la finalità pro-impresa: “Più che la fiscalità, la nostra attrattività è la reattività normativa. La correzione sulle residenze elimina una distorsione che penalizzava chi entra in SMI”.
Nel comma Comunicazioni l’opposizione ha chiesto una sessione ad hoc su sistema bancario, caso ex Symbol e investimento fotovoltaico a Brescia. “Non è sostenibile apprendere dai giornali. Audiamo subito Banca Centrale”, ha detto Santi. Per Libera e Pdcs la convocazione è “accoglibile e utile” per fare chiarezza; più voci di maggioranza ribadiscono che BSM è solida. Tutte le forze concordano di convocare a breve una Commissione Finanze per l’audizione della Banca Centrale alla luce delle vicende su Banca di San Marino e più in generale sulle prospettive del sistema bancario.

Di seguito una sintesi dei lavori
Comma 1 – Comunicazioni
Emanuele Santi (Rete): Sfrutto questo comma comunicazioni per sollevare un paio di questioni importanti. Anzitutto, ripropongo la nostra richiesta come opposizione di audire Banca Centrale e il Governo sul sistema bancario sammarinese, specialmente riguardo la vendita o cessione di Banca di San Marino. Ci sono state indagini e arresti, e vogliamo capire come il Governo e la Banca Centrale stiano affrontando la questione, soprattutto in riferimento all’accordo di associazione, all’addendum in materia bancaria e finanziaria e su come andrà a finire la vigilanza. Credo sia ora cominciare a parlarne, anche perché apprendiamo dai giornali di Andorra che la Francia pensa a una ratifica mista, cosa che ci era stata smentita poco tempo fa. Vogliamo sapere qual è il progetto sul sistema bancario. La seconda questione riguarda la possibile vendita del fabbricato dell’ex Symbol: abbiamo saputo dalla stampa che c’è una trattativa per 20 milioni e mezzo per l’acquisto e 25 milioni di investimenti. Sebbene ci sia stato un passaggio in Commissione Politiche Territoriali dove Rete non è rappresentata, il Governo deve dirci se questo investitore è reale. Siamo qui che cadiamo da Marte e apprendiamo le notizie sui blog, sui giornali andorrani o sulla stampa, per questo chiediamo formalmente che venga convocata una Commissione Finanze per discutere di tutto il sistema bancario. Non è sostenibile andare avanti così. Marginalmente, sul fotovoltaico a Brescia, abbiamo chiesto documenti e ci sono arrivate 450 pagine da leggere che sono fuffa, fuffa. Non c’è un business plan, manca un’analisi vera su costi, acquisto del terreno e sull’idoneità del terreno, dato che sembra esserci un rischio idrogeologico. Vogliamo i bilanci delle società che hanno acquistato. Abbiamo investito 1.300.000 euro per una società vuota, già formata solo per le autorizzazioni, ma senza progetto esecutivo. Chiedo che ci vengano forniti gli elementi quelli veri, e vi invito a leggere l’analisi dello studio parola, perché la situazione non è proprio tutta chiara e liscia.
Nicola Renzi (Rf): Io mi aggiungo alla forte necessità di fare un attimo il punto sul nostro sistema bancario e sulle sue prospettive. Non si tratta di creare preoccupazioni, ma dal consolidamento e sviluppo del sistema, nell’ottica dell’accordo di associazione, possono venire opportunità enormi o rischi incredibili. Per coglierli, il governo dovrebbe avere un’idea generale, ma a noi purtroppo sembra che così non è. Sull’accordo di associazione, questo giochino del “firma sì, firma no” continua. Noi di Repubblica Futura abbiamo un’idea semplice: uno, fare i compiti a casa sul sistema bancario; due, trovare modalità integrate di vigilanza con l’Italia, come scritto nell’addendum; tre, fare un piano integrato che porti un primario investitore, possibilmente italiano, nel nostro sistema. Non c’è solo BSM, ma anche Cassa di Risparmio e la vendita di Banca Kovanica. Vogliamo molte più informazioni, le due righe che ci avete mandato non ci bastano. Riproponiamo con forza la necessità di audire la Banca Centrale, perché per ricreare fiducia, tutta la questione della Banca di San Marino deve essere estremamente trasparente, ma non si capisce bene cosa sia successo. Per quanto riguarda i cosiddetti progetti paese/investimenti, devo ammettere che siete piuttosto lanciati, ma i progetti falliscono miseramente. Il DES è accantonato. Dopo il DES arriva un altro progetto, e anche su questo vogliamo vederci chiaro. Sono stufo di tutte queste filigrane e 500 pagine dove non c’è niente. Anche l’ex Symbol non è una cosa privata, perché riguarda il sistema paese se ci sono autorizzazioni della politica. Sul fotovoltaico, abbiamo messo un impianto nella Piana di Brescia quando il PEN ci diceva di acquistarli già costruiti, e i tempi di costruzione possono essere 5-6 anni, immobilizzando risorse. A me sembra che tutto questo sia un po’ un film dell’orrore, francamente, molto grottesco e poco credibile.
Gaetano Troina (D-ML): Mi accodo ai colleghi, ma sviluppo concetti sull’impianto fotovoltaico a Brescia. Le risposte che abbiamo ricevuto alla nostra interrogazione non sono soddisfacenti e destrano ulteriori perplessità. Ci è stato risposto candidamente che il progetto non è stato oggetto di gara; lo ha individuato il consulente e andava bene così, e questo è estremamente grave trattandosi di risorse pubbliche. La risposta sul perché non si è investito su impianti già pronti all’esercizio, come indicato dal PEN, non può essere che l’esecutivo è disposto ad analizzare tutte le proposte appetibili. Questo impianto ci è costato tantissimo, non è operativo, e richiederà ulteriori risorse. Sul sistema bancario, sono assolutamente d’accordo che vadano fatti approfondimenti sulla gestione della cessione delle azioni di BSM e di Banca Kovanica. Mi unisco alla richiesta di audizione della Commissione. Sulla questione Symbol, vorrei sapere se è vero che l’ipotetico finanziatore intenda investire una minima parte, due milioni, e farsi finanziare il resto per oltre 20 milioni proprio da Banca di San Marino. Se è vera, mi cascano le braccia. Non è accettabile che si sentano solo voci di corridoio. Sull’accordo di associazione, non possiamo apprendere notizie di tale spessore dalla stampa di un altro paese. Ci fu detto chiaro in Commissione mista che non ci sarebbero stati problemi sulla valutazione dei singoli stati membri, ma il presidente francese ha detto tutt’altro. Chiedo se abbiamo mai avuto una conferma ufficiale dall’Italia che l’addendum proposto va bene. Non ho capito se il paese ha impostato seriamente un piano d’azione per preparare lo Stato, i funzionari e la pubblica amministrazione al recepimento del corpus di norme europeo. La legge sullo sviluppo approvata a marzo 2025, è ancora nella fase di formulazione delle proposte. Si sta perdendo un sacco di tempo.
Luca Boschi (Libera): Dobbiamo rispondere alla lista di problematiche emerse dall’opposizione. Sul fotovoltaico, l’atteggiamento del Segretario è stato di assoluta condivisione e trasparenza, inviando le 400 pagine di documentazione e tenendo audizioni. Se ci sono ulteriori dubbi, il segretario è disponibile. Non mi sembra ci sia nebbia su Brescia, vi ricordo che i fotovoltaici si fanno anche in Austria, Norvegia e Danimarca. Sulla richiesta di una Commissione finanze sul mondo bancario e sul caso Ente Cassa/BSM, da parte di Libera c’è la disponibilità a tenerla nei tempi più brevi, perché anche a noi farebbe piacere avere più informazioni. Tuttavia, la politica non può sostituirsi agli organismi deputati a fare indagini. Sarebbe la cosa più sbagliata del mondo telefonare al tribunale e chiedere i nomi, e sarebbe contrario al percorso di autonomia e trasparenza che abbiamo avviato. Per quanto riguarda l’indirizzo del settore, Libera è ferma sull’accelerare la collaborazione con le banche centrali europee, in particolare Banca d’Italia, come richiesto dall’addendum. Per noi, il memorandum con Banca d’Italia lo faremmo domani per avere una vigilanza qualitativamente migliore e in grado di affrontare la crescita di volumi e l’arrivo di nuovi istituti. Questo rafforzerebbe il sistema. La proposta di convocazione della commissione è assolutamente accoglibile. Ribadisco che Banca di San Marino è sana, solida ed è assolutamente scollegata dai problemi che ha l’Ente Cassa.
Tomaso Rossini (Psd): Come PSD non abbiamo alcun problema, anzi, siamo ben proattivi per audire Banca Centrale in riferimento alle ultime notizie uscite. Questo è necessario per capire bene cosa, come si è messa la situazione sia di Banca San Marino, soprattutto sul discorso ex Symbol. Secondo me e secondo il gruppo è bene fare assoluta chiarezza e agire nella totale trasparenza, anche ribadendo che la Banca di San Marino è una banca solida e non ha problemi. Queste operazioni sicuramente vanno anche nella direzione di tranquillizzare il sistema bancario e soprattutto dare ancora più trasparenza a varie situazioni e alle questioni che la circondano, specialmente verso i nuovi sviluppi e le nuove notizie. Per quanto riguarda il discorso del fotovoltaico, vorrei intervenire solo perché io, sinceramente personalmente, quando abbiamo audito qui anche i vertici dell’Azienda con i loro consulenti e ho ricevuto diverse risposte in merito. Sinceramente non capisco perché si continui ancora a dire che Brescia non va bene, quando comunque dei tecnici che fanno quel lavoro lì e anche una direzione dell’Azienda continua a dirci che non è il solo e ci sono tante motivazioni per cui si è scelto quel quella situazione piuttosto che uno al Sud. Queste motivazioni le avevano espresse già quella volta, come credo siano riportate anche nella relazione, però sento già che questa è la terza o quarta volta che si tira fuori questo discorso. Continuo a vedere appunto che l’opposizione, non lo so, a me sembra una volta che non ascoltiate le risposte, non ve ne facciate parte, oppure cercherete qualcosa di più ancora. Certo, questo è anche un bene, però continuate a negare anche le risposte che vi danno, quindi è anche inutile continuare a chiedere se poi non accettate le risposte che vi vengono date. Sì, è così, perché non sono uno sciocco e ci sono anch’io in Consiglio. Ripeto, per invece audire Banca Centrale e fare totale chiarezza e trasparenza su questo argomento, invitiamo anche da parte nostra il presidente a convocare una commissione sul tema. Saremo ben lieti di ascoltare e di prendere con le dovute sincerità le risposte che ci danno. Quando si chiede a un ente, a una società, si sentono qui in Commissione le varie risposte, quello che possiamo fare noi è prenderle con sincerità, non continuare a metterle in dubbio e continuare a chiedere all’infinito. Io credo questo, insomma: tutti i soggetti che operano nella Repubblica di San Marino — certo, ci saranno delle mele marce, come abbiamo visto — però la maggior parte dei soggetti, sia dall’opposizione, sia dalla maggioranza, ma anche nelle agenzie e nei vari soggetti privati, opera per il bene anche della Repubblica. Noi dobbiamo farci carico di questo e fidarci e prendere con sincerità le risposte che poi ci vengono date. Quindi concludo appunto dicendo che sosteniamo la richiesta sia di Libera, ma anche appunto del PSD, di audire in commissione Banca Centrale su questo tema.
Luca Gasperoni (Pdcs): Sulla tematica del sistema bancario, occorre approcciarsi con un tono costruttivo. Anche a nome del mio gruppo, siamo assolutamente d’accordo per una Commissione Finanze per audire Banca Centrale; avevamo già fatto richiesta e avevamo l’ok del Segretario alle Finanze. Dobbiamo però allargare il perimetro e non concentrarci solo su Banca di San Marino, ma parlare a 360° del futuro del sistema in virtù dell’accordo di associazione. Per quanto riguarda l’accordo di associazione, mi risulta che domani ci sia una Commissione esteri calendarizzata per parlarne, quindi le polemiche stanno a zero. Anche sul fotovoltaico, credo sia stata una tematica portata avanti con la più assoluta trasparenza. Abbiamo ricevuto documentazione, audito esperti e il Segretario. Io non sono un tecnico e mi fido dei tecnici.
Gian Nicola Berti (Ar): Il primo aspetto è sicuramente quello di unirsi nella richiesta di approfondimento. È certamente una commissione finanze congiunta che possa ascoltare l’unico organo che nella sua completa autonomia sta gestendo il settore bancario è un qualcosa che va avanti da tanto tempo. È sicuramente un ulteriore approfondimento anche su quello che sta accadendo in questi ultimi giorni è sicuramente qualcosa di pertinente e utile. Io dico che sono un po’ meno pertinenti le speculazioni e le polemiche che abbiamo sentito anche poc’anzi in quest’aula, dove qualcuno entra nel merito di operazioni finanziarie di vario genere. Io dico semplicemente che in una logica concorrenziale, se pensano che magari insieme possiamo mettere 3 milioni, forse possiamo sostituirci nell’operazione immobiliare, però mi piacerebbe vedere come riusciremo a gestirla perché credo che servano anche delle competenze che forse sono al di fuori delle nostre capacità o quantomeno mi chiedo scusa delle mie. Io direi lasciamo che le parti, che sono le parti degli organismi pubblici di controllo, gli organismi di Banca Centrale di controllo, ma soprattutto le parti private, possano contrattare, negoziare e portare a conclusione dei contratti che alla fine credo che portino soltanto delle utilità, perché se quello scempio, che è sempre stato uno scempio che vediamo tutti lungo la superstrada, che l’attuale ex Symbol potesse essere trasformato, io credo che qualunque forza politica o qualunque cittadino sammarinese debba e possa vederlo come un elemento estremamente positivo. Non mi è piaciuto il riferimento di poc’anzi circa l’incontro fatto tra Banca Centrale, Vigilanza e capigruppo, dove si è stato detto che non ci sarebbero state informazioni Quando invece la realtà è stata quella che qualcuno ha detto molto chiaramente “io le informazioni che ricevo sono costretto poi a trasferirle al gruppo e quindi non mi uniformo a quelli che sono quei doveri di riservatezza che nell’interesse del sistema in quel momento venivano richiesti”. Il tentativo è stato fatto quindi di poter condividere qualche informazione in più, ma evidentemente forse la politica non voleva riceverle o comunque avere eventualmente anche la scusa di poter dire che nessuno ha condiviso. Però io credo che sia stucchevole anche cominciare una Commissione con una comunicazione facendo delle domande quando gli strumenti parlamentari per poter avere delle risposte, degli interrogativi sono le interrogazioni e le interpellanze, e io penso che se le opposizioni dovessero avere dei dubbi potrebbero in qualunque momento anche questo trasformare le loro parole in non scritto, presentare all’Ufficio di segreteria e credere che nei tempi ragionevoli previsti dal regolamento consiliare otterrebbero delle risposte sicuramente pertinenti e competenti.
Sara Conti (Rf): Mi riaggancio al tema dominante, perché alla luce degli interventi dei commissari di maggioranza mi sembra utile fare dei rilievi. Quando è esplosa in maniera negativa, con gli arresti e quello che è venuto dopo, la tentata vendita della Banca di San Marino, penso che tutti noi ci siamo chiesti che cosa fosse successo. Eravamo in una situazione veramente particolare, almeno per quel che è di solito la postura del nostro paese a livello di riservatezza, nessuno sapeva niente, forse era per la prima volta nella storia del nostro paese. Data la situazione particolare, la contingenza storico-politica che stiamo vivendo in attesa della firma dell’accordo di associazione, sul quale il tutto ciò che riguarda il sistema bancario pesa in effetti, penso fosse normale che i capigruppo di opposizione andassero a chiedere che fosse convocata immediatamente una Commissione finanze. Questo non per parlare nello specifico della tentata vendita di Banca di San Marino, tema che naturalmente sarebbe stato l’oggetto dell’incontro, ma perché da lì si sviluppa tutto un ragionamento che è necessario fare sul sistema bancario, su Banca Centrale e l’azione di Banca Centrale. Lo dimostra il fatto che finalmente anche molti commissari di maggioranza si sono dimostrati aperti a ragionare sul tema e hanno dichiarato anche pubblicamente che Banca Centrale evidentemente ha commesso un errore con Banca di San Marino. Non possiamo negare che la valutazione autorizzativa, quindi la negata autorizzazione alla vendita, è arrivata una settimana dopo l’arresto. Ma questo ce lo vogliamo dire o vogliamo far finta di niente? Mi fa piacere sentire questa minima apertura, se non altro riconoscendo che il tema non è importante, è essenziale, è un tema che va discusso. Non è possibile che il Segretario di Stato continui a decidere su questo tema così da solo, un uomo solo al comando. Essendo evidente che questo rimane il nodo vincolante e il nodo gordiano da sciogliere per poter arrivare anche alla conclusione della firma dell’accordo, noi penso che legittimamente possiamo chiedere come membri del Consiglio Grande Generale di essere coinvolti, dati anche gli ultimi sviluppi, e di sapere che cosa succede e qual è la direzione che vogliamo intraprendere. Non c’è nessuna volontà di strumentalizzare la cosa, anche perché la postura politica che abbiamo tenuto in questa situazione è seria, rispettosa e anche elegante, perché a parti invertite, secondo me, avremmo messo i maxischermi sulla Piazza della Libertà, altro che la riservatezza. È giunto il momento di convocare la Commissione Finanze per audire Banca Centrale e per sentire e parlare con il Segretario di Stato di questo tema. Lo ribadisco, mi fa piacere che anche da parte dei commissari di maggioranza ci sia stata questa apertura, e il presidente mi ha confermato che metteremo a verbale la convocazione di una Commissione finanze per parlare di questo tema, e questo senz’altro lo rileviamo con soddisfazione. Sul resto sottoscrivo le criticità che hanno rilevato i colleghi. Riguardo al tema di associazione con l’Ue, sarebbe utile valutarlo in futuro, dato anche che avremo il comma in Consiglio Grande Generale con il riferimento del segretario Belluzzi per quel che riguarda l’aggiustamento delle risorse a livello della pubblica amministrazione nel momento in cui ci sarà la necessità di recepire l’Acquis communautaire e quelli che saranno i cambiamenti. Credo che questo coinvolgerà anche un rilevante investimento di risorse, forse anche finanziarie, perché non è detto che tutto questo capitale umano si trovi già all’interno della pubblica amministrazione. Tutto quello che è il cambiamento che subirà il nostro apparato amministrativo per il recepimento della normativa europea riguarda anche la nostra Commissione. Magari valutiamo se è il caso in futuro di fare anche qualche commissione, una commissione congiunta, per valutare e riflettere su tutti gli aspetti che riguardano l’accordo in sé. Intanto arriviamoci a questa firma che sarebbe già un grande successo.
Luca Della Balda (Libera): Voglio evidenziare che per rendere un sistema giuridico appetibile, servono la certezza del diritto e la celerità dei processi decisionali. La tempistica di Banca Centrale per l’autorizzazione alla cessione di BSM si è portata oltre il termine ragionevole, e mi risulta che anche in altri casi l’autorizzazione stia andando oltre i sei mesi. Chiedo se Banca Centrale è in grado di svolgere adeguatamente il suo compito. Ben venga la vigilanza congiunta con Banca d’Italia per aumentare competenza, celerità e certezza. Invito i commissari dell’opposizione a fare il loro compito di critica, ma anche a fare squadra, perché chi ci guarda da fuori non trae un bel quadro se qualunque iniziativa viene considerata a priori come opera di un delinquente. Questo crea un clima di sfiducia che non fa bene a nessuno.
Segretario di Stato Rossano Fabbri: Intendo attestare il grande interesse rispetto agli argomenti sollevati, dal DES, all’Ex Symbol, al fotovoltaico a Brescia, ai fantomatici soldi arabi. Non abbiamo problemi a svolgere audizioni e venire a riferire quelli che sono gli intendimenti nei vari dossier, nei limiti in cui il governo è coinvolto. Devo notare però una contraddizione. Se da una parte reclamiamo l’autonomia e l’indipendenza degli organi e che il Congresso di Stato non deve essere coinvolto in certe operazioni, dall’altra non si può chiedere al Congresso di Stato di essere informati su tutto, specialmente su organi indipendenti come la magistratura. Il governo non conosce in questo momento gli intendimenti su certe questioni di stretta attualità. Se l’intenzione è quella di rivedere le regole del gioco sull’autonomia, il nostro organo legislativo è sovrano, ma non chiedete al governo di essere a conoscenza di questioni che non conosciamo.
Silvia Cecchetti – Presidente: Come presidente prendo atto naturalmente delle richieste formulate di convocare una Commissione Finanze per l’audizione di Banca Centrale come primo aspetto. Tutti i gruppi consigliari si sono resi disponibili e si sono associati a questa richiesta, per cui c’è la disponibilità da parte mia di convocare questo tipo di Commissione. Sentirò naturalmente anche la disponibilità di Banca Centrale.
Comma 2 – Esame in sede referente del progetto di legge “Disposizioni in materia di Sandbox Normative” (presentato dalla Segreteria di Stato per l’Industria)

Segretario di Stato Rossano Fabbri: Io ritengo che il progetto Sandbox sia la vera essenza delle peculiarità del nostro ordinamento, dove la vera attrattività della Repubblica di San Marino risiede nell’avere questa filiera corta tra le esigenze dell’impresa e le istituzioni. Chi crede che la nostra forza attrattiva sia la fiscalità si sbaglia, poiché la nostra fiscalità è addirittura più pesante rispetto ad alcuni stati vicini dell’Unione Europea. Siamo aperti all’aula e disponibili a discutere gli emendamenti che rafforzino il progetto e garantiscano gli elementi di garanzia suggeriti dai gruppi di maggioranza, purché non si tratti di una normativa da cestinare o di emendamenti totalmente abrogativi, che dimostrano la volontà solo di non portare avanti il progetto senza avere sostanza nell’implementarlo. Vorrei che questo progetto fosse il più condiviso possibile, anche con i partiti di opposizione, a patto che il loro ragionamento non sia a prescindere, ma volto a implementarlo a tutela degli interessi generali dello Stato. La Repubblica di San Marino con questo progetto ha davvero un’autostrada che altri stati non hanno avuto la capacità di portare avanti e questo progetto rappresenta una pietra miliare rispetto a come il governo intende incanalare le aspettative future in termini di sviluppo della propria economia, cercando di essere vicino alle esigenze dei nostri imprenditori, salvaguardando gli interessi dello Stato.

Emanuele Santi (Rete): Io ho presentato gli emendamenti abrogativi, ma noi non siamo contrari alla normativa sandbox perché, come abbiamo detto più volte, se utilizzata bene, è uno strumento che può funzionare. Il problema è che lei ha portato il decreto, poi il progetto di legge identico pur conoscendo le criticità, e ora ci porta gli emendamenti a 5 minuti dal dibattito senza averci chiamato a un tavolo di confronto, rendendo impossibile intervenire su un progetto di legge di cui non condividiamo l’impostazione e che per noi è sbagliata. La prima criticità è la questione del potere autorizzativo: prima era lo strapotere enorme del Congresso di Stato, e sebbene non ci sia più formalmente il Congresso, il Comitato d’esame di sei membri è composto da quattro membri nominati direttamente dai Segretari di Stato all’Industria o al Lavoro, più il presidente dell’Innovazione tecnologica nominato dalla politica e un dirigente scelto da lei; capisce che non funziona, poiché è il governo, anzi, due Segretari di Stato, che decidono tutto. La seconda criticità è la vaghezza dei settori e delle deleghe, che sono troppo ampie. Sebbene la normativa sandbox sia stata profittevole soprattutto nel fintech e nelle criptovalute in altri paesi, nel nostro testo, tra gli organismi di controllo non c’è la Banca Centrale, creando un conflitto con la Legge sugli istituti di sicurezza, specialmente nel settore finanziario e assicurativo. Il comitato d’esame rischia di cucire il vestito addosso ai progetti, e questo, pur essendo intrinseco nella sandbox, richiede che non diventi una zona franca dove non c’è controllo, e in ambito fintech, il controllo non può essere solo del comitato d’esame o del Segretario. Lei mi risponde fuori microfono, ma noi non vediamo scritto che la Banca Centrale debba valutare certi aspetti, rendendo questo progetto di legge vago, vario e indefinito. La motivazione degli emendamenti abrogativi risiede proprio nel fatto che con questa impostazione, e con gli emendamenti che arrivano all’ultimo, la legge si presta ad abusi ed effetti distorsivi, e su questo non possiamo dare parere favorevole.

Gaetano Troina (D-ML): Le mie considerazioni sono diverse da quelle del collega Santi, poiché c’è un’impostazione di base differente. Devo premettere che sin dalla scorsa legislatura si era notato che le forme legislative ad oggi esistenti, decreto delegato o legge, erano un po’ strette per il tipo di obiettivo che si vuole raggiungere con questa normativa, come si è verificato anche con il tema delle future emissioni di debito pubblico passate tramite regolamento per evitare il passaggio in aula. Avevo suggerito di valutare la previsione di nuove forme di provvedimento, perché con questo meccanismo si rischia che il provvedimento concordato con la commissione d’esame possa essere modificato dall’aula in sede di ratifica. Accogliamo con favore l’emendamento depositato dal governo che va a eliminare il profilo critico della componente politica e del gettone nel comitato d’esame. Tuttavia, rilevo che l’articolo 6, sui requisiti dei soggetti promotori, va a prevedere che se si tratta di persone fisiche, queste debbano risiedere necessariamente nella Repubblica di San Marino. Trovo questa nuova formulazione restrittiva rispetto all’apertura che c’era nella precedente formulazione verso i soggetti residenti in tutto il territorio dell’Unione Europea, nell’ottica del mercato unico. Chiedo chiarimenti sulle ragioni di questa modifica significativa.

Nicola Renzi (Rf): Non siamo riusciti a livello di partito a fare un approfondimento complessivo su questo progetto, data la problematica che la politica nostrana ci impone. Ricordo che questo provvedimento è nato nella passata legislatura e aveva visto la ferma contrarietà di Libera, e sarà interessante vedere cosa ha portato a cambiare idea rispetto a una votazione positiva. Siamo d’accordo con il Segretario sul fatto che per un microstato, la capacità di legiferare celermente e ad hoc con operazioni “taylor made” sia un punto di vantaggio. Non riesco però a votarla positivamente, perché questa legge, rispetto a percorsi che hanno funzionato, come quello del polo della moda che ha passato il vaglio elettorale, esclude una parte consistente: il Consiglio Grande Generale. Il progetto va nella direzione opposta di esautorare il Consiglio Grande Generale. Per me, l’emendamento che elimina i due rappresentanti politici dal comitato d’esame è addirittura peggiorativo, perché in questo modo c’è solamente il Congresso di Stato e l’alta amministrazione nominata dal Congresso. Non è possibile che progetti con un impatto sul paese e sulle caratteristiche macroeconomiche vengano fatti estromettendo il Consiglio Grande Generale. Questo meccanismo non gira bene, perché non puoi portare il decreto in ratifica escludendo da una valutazione iniziale il Consiglio che deve votarlo. Ritengo che il comitato valutatore non possa essere governativo o esclusiva emanazione del governo; i suoi membri dovrebbero essere delegati dal Consiglio Grande Generale. La criticità più grossa è proprio questa sul comitato d’esame. Ho anche perplessità sulla limitazione degli ambiti di applicazione, come ad esempio alcune biotecnologiche, e temo che questa limitazione possa precludere i due campi per i quali questa normativa sarebbe interessante: le biotecnologie e il fintech. Sarebbe importante sapere a che punto è lo sviluppo della blockchain e delle criptovalute a San Marino, settori in cui siamo rimasti indietro. Non credo che con una normativa così venga qualcuno che vuole fare l’autonoleggio; bisognerà stare attenti a non creare una situazione in cui per la stessa categoria merceologica ognuno abbia la sua normativa.

William Casali (Pdcs): Ritengo questo progetto di legge un ottimo intervento per il nostro sistema giuridico. Condivido che un apparato legislativo capace di essere dinamico e responsivo sia un elemento di forte attrattività, molto più della classica esenzione fiscale. Sono favorevole all’introduzione di un passaggio del genere. Apprezzo che questa maggioranza stia portando avanti un contributo positivo, riqualificando un intervento normativo nato nella precedente legislatura da parte di un partito oggi all’opposizione, dimostrando un atteggiamento maturo. Mi dispiace l’atteggiamento di Rete, che porta sempre emendamenti abrogativi e cerca di rallentare i lavori; questo atteggiamento sempre negativo non lo ritengo idoneo al confronto. Sulla criticità dello strapotere del Congresso di Stato, ritengo che ci sia stato fatto tanto, perché il comitato d’esame è più allargato con più presenze tecniche e, soprattutto, il decreto procede con l’iter normale di legge, con ratifica del Consiglio Grande Generale, che è una sorta di doppio controllo. Capisco che il rischio di modifiche in ratifica possa essere rischioso per l’imprenditore, ma questo è il prezzo per garantire un equilibrio di controllo. Sui settori, sebbene condivida che normative analoghe abbiano spinto il Fintech, è giusto che settori delicati come il finanziario e il sanitario siano trattati con un decreto ulteriore che chiarisca gli ambiti di controllo, come quelli di Banca Centrale. Questa volontà di essere cauti e attenti non è una chiusura a prescindere, ma una volontà di approfondire il tema. Non credo si possa parlare di esautorazione del Consiglio Grande Generale, dato che gli interventi normativi ripassano in Consiglio. Riguardo le criptovalute, non siamo rimasti indietro perché il nostro testo normativo ha seguito la scia europea, approvando il regolamento sui crypto asset a poca distanza da quando l’Europa ha deciso di adottarlo. Bisogna mantenere la giusta prudenza su certi argomenti e sono favorevole a un decreto aggiuntivo. Ho colto favorevolmente il fatto che questo decreto abbia riacquisito un elemento importante, ovvero la vicinanza e le giuste connessioni con San Marino Innovation.

Segretario di Stato Rossano Fabbri: Per chiarire la filosofia di fondo. San Marino, con 33.000 abitanti e un territorio piccolo, è un laboratorio ideale, piccolo, flessibile, accessibile e indipendente, che consente di testare nuove tecnologie o politiche in tempi brevi e con costi di implementazione inferiori rispetto ai grandi mercati. Devo far presente che occorre intervenire sui regolamenti istituzionali, perché io ho provato a depositare gli emendamenti condivisi almeno una settimana fa, ma non è stato possibile perché il regolamento non lo prevede, e li ho depositati seduta stante. Sono ampiamente disponibile a discutere delle implementazioni con i gruppi di opposizione. Non abbiamo nessuna problematica a discutere la composizione del comitato che l’aula ritiene più opportuna. Se il consigliere Renzi ritiene che io debba reinserire elementi della politica all’interno della commissione esaminatrice, non ho nessun problema, perché le variabili sono trasversali. Confermo al consigliere Santi che ci sono molte modifiche restrittive: tutto l’aspetto del fintech e gli aspetti legati al comparto sanitario sono esclusi da questo provvedimento, perché sono riservati a successivi decreti delegati che dovranno per forza coinvolgere gli organismi tecnici nell’avvallo autorizzativo. Questa Sandbox è focalizzata sugli aspetti industriali. L’articolo 3 comma 6 è chiaro nel dire che le disposizioni in materia di salute e finanziaria, in cui rientra il fintech, possono essere derogate solo nei modi stabiliti da appositi decreti delegati, e questo significa che sono fuori da questo provvedimento. Non ho potuto fornirvi i chiarimenti prima in via ufficiale per le regole, ma massima disponibilità a convergere su questo progetto che io vorrei fosse davvero un progetto di paese, cruciale per mantenere le nostre caratteristiche distintive di ordinamento snello ed efficace.

Emanuele Santi (Rete): Segretario, capisco che non c’era la possibilità di depositarli prima, ma se ci avesse chiamato per un incontro avremmo potuto fare altre riflessioni. Il consigliere Casali ha dimostrato di non aver capito il mio intervento, poiché ho detto esattamente il contrario del fatto che non siamo propositivi. A mio avviso, l’articolo 3 rimane uno degli articoli più problematici perché il comma 6 dice che le disposizioni in materia finanziaria e sanitaria possono essere derogate da appositi decreti delegati; o si dice chiaramente che anche queste materie possono essere oggetto di operatività sandbox, definendo cosa fare nella legge, oppure per noi resta un problema. La volontà di fare emendamenti abrogativi è dovuta all’impostazione, e se gli emendamenti rimarranno quelli che ho letto, non sono migliorativi, ma sono comunque disponibile al confronto.

Art. 1 (Finalità e oggetto)
È presentato un emendamento abrogativo di Rete

Segretario di Stato Rossano Fabbri: La spiegazione è molto semplice: si tratta delle finalità che il progetto di legge mira a raggiungere, ovvero progetti pilota finalizzati allo sviluppo innovativo e tecnologico, dando così già un’indicazione chiara sulle materie in cui si potrà intervenire.

Emanuele Santi (Rete): Rispetto a questo emendamento abrogativo, rileviamo che parlare di sviluppo innovativo e tecnologico di ogni comparto dell’economia sin dalle finalità vuol dire tutto o niente, cioè o si definiscono chiaramente questi ambiti, oppure non li escludiamo a priori. Io penso che, vista l’applicabilità nelle esperienze all’estero che ho ricercato, l’applicazione sia nel settore fintech e nel settore finanziario, ma quello che non capiamo è che, sebbene la legge debba essere astratta, in questo modo essa risulta tutto o niente. Temo che tutte le leggi esistenti per l’avvio delle nuove attività potrebbero venire stravolte da una legge ad hoc per un settore specifico, soprattutto considerando che negli articoli successivi per fare quanto previsto nelle finalità si potrà derogare a tutte le leggi.

Nicola Renzi (Rf): Sono pienamente d’accordo con quello che ha detto il consigliere Santi, poiché l’articolo 1 disciplina le modalità per la realizzazione di progetti pilota finalizzati allo sviluppo innovativo e tecnologico del comparto economico sammarinese. Io credo che chiunque oggi associ lo sviluppo innovativo e tecnologico a intelligenza artificiale, biotecnologia e blockchain, ma nelle definizioni successive il campo viene enormemente ristretto, eliminando le tecnologie e il fintech. Questo è il problema generale: spesso si hanno buone idee che poi vengono ristrette o eliminate per questioni di competenza, ma se vogliamo riprendere la centralità del Consiglio Grande Generale, non è più possibile continuare a ragionare chiedendo pareri esterni, ad esempio a Banca Centrale. Abbiamo fatto il decreto sulla blockchain, ma non credo ci sia neanche un’azienda che lo faccia, e chi ha provato è passato attraverso le pene dell’inferno. Su questo punto, la penso diversamente da Santi, in quanto sono convinto che la blockchain e tanti altri old tech debbano essere trattati laicamente come tanti altri sistemi, e il legislatore potrebbe anche decidere che il regolatore, il controllore, sia magari l’AIF e non Banca Centrale. Troviamo una modalità per fare le cose, pur tenendo conto dei pericoli legati al riciclaggio, perché altrimenti continuiamo a fare leggi svuotate di efficacia, come il decreto blockchain.
Commissario Troina: Vorrei chiedere un chiarimento al segretario perché in questo articolo l’unica differenza rispetto alla formulazione precedente è l’introduzione dello sviluppo innovativo e tecnologico del comparto economico sammarinese. Vorrei solo chiedere se quel “e” si intenda sommato all’innovativo oppure se sia un’alternativa, poiché una formulazione più ampia, come “e/o” oppure semplicemente “o tecnologico”, garantirebbe una maggiore accessibilità all’utilizzo di questa normativa anche per altre tipologie di progetti.

Segretario di Stato Rossano Fabbri: Parto dalle richieste di chiarimento del commissario Troina: i requisiti del progetto sono ben definiti all’articolo 7, e mi pare che i requisiti debbano essere presenti entrambi, ovvero il progetto deve essere sia innovativo che avente caratteristiche tecnologiche. Per quanto riguarda le preoccupazioni sollevate, i progetti certamente non possono derogare le normative penali o violare od eludere obblighi derivanti da accordi internazionali, come previsto dal comma quinto dell’articolo 3. Inoltre, i progetti in termine generale non possono mettere in pericolo la sicurezza delle persone, animali o cose e devono tutelare adeguatamente i rischi per la salute e l’ambiente, nel rispetto delle materie vigenti. C’è anche un emendamento chiarificativo che vieta le sperimentazioni e manipolazioni genetiche o biotecnologiche sull’essere umano, sul nascituro, sugli embrioni o attività che incidano sull’integrità fisica o morale delle persone; questi sono i campi in cui non potranno mai essere portati avanti progetti Sandbox sperimentali che deroghino alle normative. Probabilmente il commissario Renzi ha ragione quando dice che il progetto è molto più restrittivo rispetto all’originale, in quanto, in concerto coi gruppi di maggioranza, si è inteso non trattare progetti sandbox in tema finanziario e neanche in tema sanitario, ma destinare l’approfondimento di tali materie a un momento successivo in aula. Ci sarà tempo e modo di approfondire, perché gli interlocutori che autorizzano i progetti a livello tecnologico non potranno essere gli stessi per la materia finanziaria o sanitaria. Sono d’accordo sul fatto che i decreti delegati non debbano essere diventati una materia su cui non se ne possa parlare, anche a causa dell’abuso fatto alla fine della scorsa legislatura. Credo che faremo un grande passo in avanti quando le istituzioni chiariranno che la delega debba avere un tempo determinato e che, in assenza di un termine, debba considerarsi revocata alla conclusione della legislatura. L’emendamento al comma sesto prevede che i decreti delegati che andranno a disciplinare la materia finanziaria e la materia sanitaria, nei limiti inderogabili che chiarisce anche la legge, dovranno essere adottati entro il 31 dicembre 2027. Una cosa va sottolineata: sarà sempre l’aula sovrana, poiché nessun tipo di progetto sul punto potrà essere messo in piedi prima che il Consiglio Grande Generale non abbia ratificato i decreti delegati che danno la possibilità di aprire la Sandbox anche alla materia finanziaria e alla materia sanitaria.

L’emendamento abrogativo di Rete è respinto con 1 voto favorevole, 14 voti contrari e 2 astenuti

L’articolo è approvato con 14 voti favorevoli, 1 voti contrari e 2 astenuti

Art. 2 (Potere autorizzativo del Congresso di Stato)
È presentato un emendamento abrogativo di Rete

Emanuele Santi (Rete): Siamo al cuore della questione: il potere autorizzativo del Congresso di Stato che, di fatto, dà l’ok in tutto e per tutto. Poiché il comitato d’esame è composto dai Segretari di Stato e dalle loro segreterie e non dà un parere vincolante, il Congresso di Stato dà l’autorizzazione a se stesso, detenendo un potere enorme. Riguardo al comma 3, dove si usa “ha facoltà” di imporre limiti e condizioni, ritengo che nelle leggi si debba dire “non può” o “deve”; dire “ha facoltà” significa che può anche non imporli, e se si parla di “obblighi”, non dovrebbe esserci la facoltà di prescriverli, ma l’obbligo di darli. Altrimenti, è una delega in bianco in cui il Congresso di Stato fa quello che vuole. Chiedo inoltre al segretario quale sia il ragionamento sottostante alla durata massima di 36 mesi per il progetto, non sapendo quantificare se sia un periodo lungo o breve.

Nicola Renzi (Rf): Sono convinto che questi articoli, il 2, il 3 e il 4, siano i più problematici e deboli del progetto di legge, nonostante il grande rispetto per chi ha lavorato al testo. Il potere autorizzativo del Congresso di Stato è definito in maniera molto estensiva, e andare a inventarci il “decreto sandbox” e il “regolamento sandbox” mi sembra eccessivo. Se ci sono cose del genere, deve essere bilanciato dal fatto che nel comitato valutatore ci sia una presenza considerevole dell’opposizione consiliare, cioè delegati del Parlamento. Non possiamo fare seimila comitati valutatori per tutte le cose dell’universo, sennò si rischia che un’azienda giri tra San Marino Innovation e la Sandbox prima di aprire davvero. Quello che vedo favorevolmente è mantenere gli strumenti normativi che ci sono, come il decreto delegato, e se si vogliono adottare strutture particolari, bisogna agire sul comitato d’esame, rafforzandolo con una parte cospicua di chi è all’opposizione. Valutare se investire in biotecnologie o FinTech è una scelta politica, non solo economica, quindi è necessaria una supervisione politica.
Gaetano Troina (D-ML): Posso comprendere le perplessità riguardo al fatto che sia il Congresso di Stato a esercitare il potere autorizzativo, ma d’altra parte è l’organismo che deve valutare i progetti strategici per il Paese. Onestamente, senza ulteriori sovrastrutture, faticherei a individuare un altro organismo in grado di svolgere questo tipo di funzione. Chiedo al segretario quale sia stata la valutazione che abbia portato ad aumentare la durata massima dell’autorizzazione da 24 a 36 mesi. In generale, non vedo un’altra modalità per poter raggiungere il risultato, perché obiettivamente l’organismo che valuta a livello strategico quale progetto sia più o meno interessante è il Congresso di Stato.

Segretario di Stato Rossano Fabbri: Il Congresso di Stato, come esecutivo, cerca di agire nelle proprie prerogative, ma con accorgimenti che ritengo fondamentali per coinvolgere ampiamente l’aula consiliare. Nella precedente impostazione si è cercato di evitare la ratifica per i decreti delegati che sono alla base del progetto, ma noi l’abbiamo stabilita. Abbiamo stabilito un termine di 36 mesi, ma questo non è un termine massimo, poiché il proponente può richiedere un termine minore (3, 6 o 12 mesi). Il decreto Sandbox viene in ratifica parlamentare entro 90 giorni, e a differenza degli altri decreti delegati, non dura per sempre, ma al massimo 36 mesi. Il Congresso di Stato è vincolato dal parere tecnico del comitato, oltre che dai criteri di legge, e la nostra volontà è assicurare un controllo politico-amministrativo da parte del Consiglio Grande e Generale su decisioni che possono comportare impatti economici e reputazionali. Se l’aula ritiene che debbano far parte del comitato un membro nominato dalla maggioranza e uno dall’opposizione, come previsto nell’originario, lo reinseriremo, reinserendo anche i capitoli di spesa relativi agli emolumenti dei gettoni di presenza. Non credo che i membri tecnici apicali della nostra amministrazione facciano il proprio lavoro tecnico in base all’indicazione politica del segretario; non ho mai verificato un membro tecnico disposto ad agire in difformità delle leggi. I nostri dirigenti agiscono innanzitutto e principalmente in conformità rispetto alle disposizioni di legge. Credo che quest’aula possa ritenersi sufficientemente garantita dalla presenza di componente tecnica, ma se c’è una volontà diversa, la mia segreteria è disposta a ragionare anche su questo.

Emanuele Santi (Rete): Proprio per essere propositivi, sottolineo che la decisione di reintrodurre la parte politica nel comitato spetta alla maggioranza, non all’opposizione. È chiaro che un organismo con maggiori contrappesi sarebbe preferibile, visto che questo potere autorizzativo è molto estensivo e sbilanciato. Se i decreti delegati possono andare bene, i “regolamenti Sandbox” sono problematici, poiché i regolamenti non passano in consiglio. Non capisco la necessità di fare sia il decreto che il regolamento, e a mio avviso si potevano togliere i regolamenti, garantendo almeno il passaggio consiliare con il decreto. Per noi, rimane molto estensivo e sbilanciato, ma l’opinione spetta alla maggioranza.

Segretario di Stato Rossano Fabbri: Grazie dell’intervento Santi, ne possiamo discutere, ma i regolamenti Sandbox, come chiarito dal terzo comma dell’articolo 3, possono essere fatti solo per questioni tecniche successive e in piena conformità rispetto ai decreti delegati. Sono quelle parti prettamente tecniche che susseguono il decreto delegato, il quale arriva in consiglio per la ratifica; non ci potrà mai essere un regolamento che in qualche maniera cede il potere autorizzativo del progetto

L’emendamento abrogativo di Rete è respinto con 3 voti favorevoli e 11 voti contrari

L’articolo è approvato con 13 voti favorevoli e 3 voti contrari

Art. 3 (Decreti delegati e regolamenti sandbox)
Sono presentati un emendamento abrogativo di Rete e un emendamento modificativo del Governo del comma 6

Emanuele Santi (Rete): Rilevo che il segretario di Stato nell’articolo precedente aveva aperto alla maggioranza la possibilità di modifica, ma non è stata colta. L’articolo 3 è a mio avviso uno di quelli più problematici, come anche il 2 e il 4. Il tre di fatto va a disciplinare i decreti delegati e i regolamenti sandbox e la possibilità che con un decreto si possano disciplinare nuove materie e le condizioni di svolgimento di attività innovative con possibilità di derogare alle normative vigenti. Questo va maneggiato con molta cura e su questo articolo io ho molte perplessità. Il fatto che si dia nei decreti delegati una delega di fare anche questi regolamenti sandbox, che non verranno in consiglio, è un problema. In pratica, potrebbe succedere che il decreto delegato previsto per legge sia di due articoli e dia una delega a fare il regolamento che non passerà in consiglio. A questo punto, si potevano lasciare tutti i decreti togliendo la parte dei regolamenti. Bene il fatto che il comma 5 preveda che non si possono derogare le disposizioni per la tutela dei beni culturali e i trattati internazionali, ma ho perplessità sulla deroga in ambito finanziario e sanitario, che non era stata citata prima. Avremmo dovuto scrivere già nelle finalità che l’intervento era per lo sviluppo innovativo e tecnologico anche in ambito finanziario. La cosa più delicata è il fatto di poter comunque derogare tutta la normativa, compresa anche le leggi sul lavoro, la norma societaria e le norme sull’impiego. A mio avviso, aprire a deroghe così non ben specificate può essere molto pericoloso.

Gaetano Troina (D-ML): Grazie presidente, chiedo soltanto un chiarimento al segretario riguardo all’emendamento depositato, dove viene limitata la possibilità di adottare decreti nel comma 6 entro il 31 dicembre 2027. Mi chiedevo come mai questa scelta, se si voleva dare una scadenza temporale alla delega oppure se c’è una finalità specifica nell’individuare il 2027.

Nicola Renzi (Rf): Continuo nell’argomentazione di prima, questi articoli 2, 3, 4 sono sicuramente a nostro avviso i più problematici. Vanno ad introdurre lo specifico strumento del decreto delegato Sandbox unito peraltro al regolamento Sandbox, e noi siamo contrari all’introduzione di questi due strumenti. Per quanto riguarda il comma 6, al quale c’è un emendamento del governo, bene almeno che ci sia una scadenza. Tuttavia, il comma dice che le disposizioni in materia di salute e le disposizioni in materia finanziaria possono essere derogate nei termini stabiliti da appositi decreti delegati. Questo ci sembra un po’ un repetita iuvant, introducendo un altro decreto omnibus dove si può cambiare addirittura anche la materia finanziaria. Siamo sempre stati convinti che l’accesso allo strumento del regolamento del Congresso di Stato debba essere il più limitato possibile, per materie particolarmente ed estremamente tecniche. Qua invece, anche i regolamenti sembrano essere uno strumento secondario per poter apportare modifiche sostanziali, e su questo abbiamo gli stessi dubbi e le stesse riserve che abbiamo manifestato in altre tematiche. A nostro avviso, arrivare a prevedere proprio e segnarlo in una legge che l’attuazione possa essere fatta col regolamento del Congresso di Stato è veramente troppo, motivo per cui il nostro voto sarà certamente contrario.

Segretario di Stato Rossano Fabbri: Parto dalla fine rispondendo al consigliere Renzi: i regolamenti non potranno trattare null’altro che gli aspetti tecnici derivanti da questa norma, che susseguono a progetti già approvati. Si tratta di previsioni che si inseriscono nell’ambito del decreto delegato e che trattano questioni prettamente tecniche come il funzionamento di un macchinario o l’ambito di elaborazione dati, ma il progetto parte con un decreto delegato. Consigliere Santi, noi abbiamo inteso trattare argomenti tecnici come l’ambito finanziario e l’ambito sanitario separatamente, dato che meritano ulteriori specificazioni data la loro peculiarità. La cornice la disegniamo con questa legge. I decreti delegati tornano in Consiglio Grande Generale e possono essere solo ulteriormente rafforzativi e si possono solo inserire nel quadro e nella cornice normativa che trattiamo oggi. Consigliere Santi, è chiaro che si tratta di una questione importante che, rispetto al progetto originario, viene ampiamente ristretta nel suo ambito e veicolata verso il controllo del Consiglio Grande Generale in toto. Ancor prima, noi abbiamo il comitato che controlla, il Congresso di Stato che controlla e il Consiglio Grande Generale che ratifica i decreti. Io dubito che un progetto che può aver durata di 36 mesi parta prima che il Consiglio abbia ratificato. Abbiamo tre meccanismi di controllo: il comitato, il Congresso di Stato e il Consiglio Grande Generale. Mi sento onestamente sufficientemente garantito e l’ultima parola ce l’ha il Consiglio Grande Generale, il luogo deputato alla legiferazione, che ratifica il progetto.

Emanuele Santi (Rete): Solo per rimarcare il fatto che comunque i regolamenti che verranno emessi non passeranno più in Consiglio. Potrebbe succedere che il decreto delegato sia scarno e dia il mandato ai successivi regolamenti, il decreto viene ratificato, ma il regolamento no. Si poteva ammettere un passaggio in Commissione, come abbiamo fatto per la questione dei titoli. Inoltre, lei non mi ha risposto sulla questione delle deroghe. Se la legge sulla società e la legge sul lavoro, che include anche i contratti di lavoro, sono al sicuro, e se possiamo derogare tutto. Avere un mandato di derogare anche quello mi sembra molto, molto ampio.

Segretario di Stato Rossano Fabbri: Sui regolamenti è vero che non passano in Consiglio Grande Generale, però il decreto delegato chiarirà l’ambito tecnico in cui il regolamento può intervenire. È vero che poi non passa successivamente, ma nel decreto delegato c’è scritto che il Congresso di Stato può intervenire per quegli aspetti tecnici con regolamento, quindi l’argomento verrà comunque in Consiglio Grande Generale nell’ambito della ratifica. Il regolamento, essendo fonte secondaria, è inserito nel quadro del decreto delegato e non potrà mai derogare a quest’ultimo, ma andrà in semplice applicazione, in soccorso della gerarchia delle fonti. Per quanto riguarda le deroghe, io rimango convinto che il comitato, il Congresso di Stato e il Consiglio Grande Generale possano fare buon uso del proprio potere per comprendere quali progetti sono meritevoli di andare avanti. In ambito di aspetti delicati come i contratti collettivi di lavoro, se dovesse arrivare un progetto ritenuto meritevole da parte di tutti che va a disciplinare diversamente certi ambiti, se non è vietato dalla legge, io non ci trovo nulla di male su cui se ne possa discutere. Se si vanno a toccare in maniera inopportuna o inappropriata aspetti delicati, non sarà solo il Parlamento a ribellarsi, ma c’è un mondo economico e sindacale che ci guarda. La sandbox non potrà mai essere utilizzata in maniera permanente per derogare alle normative sui contratti collettivi del lavoro, anche se in astratto lei ha ragione. Le questioni diventano pubbliche e trasparenti perché non passerà progetto che non venga ratificato dall’organo principe sovrano.

L’emendamento abrogativo di Rete è respinto con 3 voti favorevoli e 10 voti contrari

L’articolo come emendato dal governo è approvato con 10 voti favorevoli e 3 voti contrari

Art. 4 (Comitato d’Esame)
Sono presentati un emendamento abrogativo di Rete e un emendamento modificativo del Governo

Emanuele Santi (Rete): L’articolo riguardo il comitato d’esame, un tema di cui abbiamo già discusso. Il comitato d’esame originario, che aveva creato problemi, era composto da tre Segretari di Stato, Industria, Esteri, Finanze e il dirigente dell’UAE. Oggi, con le modifiche, due segretari di Stato, Esteri e Finanze, scompaiono e rimane Industria, a cui si aggiungono la segreteria del Lavoro e i loro direttori di dipartimento, che io so essere di nomina politica. In più, viene inserito il presidente della San Marino Innovation e un dirigente a scelta del segretario Industria, proveniente dal settore pubblico allargato. È chiaro, a mio avviso, che questo conferma lo strapotere del Congresso di Stato anche all’interno del comitato d’esame. Non sto affermando che i direttori di dipartimento dicono quello che fa un Segretario di Stato, ma, oggettivamente, io ritengo che il comitato d’esame così composto sia alquanto sbilanciato. Il fatto che sia stato tolto un membro della maggioranza/opposizione, che poteva rappresentare un piccolo bilanciamento, è un elemento problematico. Diciamocelo, questo comitato resta profondamente sbilanciato sul Congresso di Stato. Prima erano tre segretari e uno; adesso sono due segretari più i direttori di dipartimento nominati dai segretari. Per noi, io ritengo che questo comitato sia molto problematico e vedo anche un potenziale conflitto di interesse, poiché i segretari di Stato che compongono il comitato esaminano la pratica e poi la riportano per la valutazione e l’avvallo al Congresso di Stato, quindi agli stessi due segretari di Stato. A mio avviso, questo articolo permane molto problematico e molto “congresso-di-stato-centrico”.

Nicola Renzi (Rf): Per me questo articolo squalifica davvero tutta la legge, insomma, un comitato fatto in questo modo. Ci tengo a fare una precisazione: è chiaro che noi parliamo in maniera astratta e generale, e non mettiamo in discussione la correttezza dell’uno o dell’altro, e io non so neanche chi siano adesso i direttori di dipartimento. Il punto è che, a differenza di quando il Consiglio Grande Generale nomina un’Authority, per esempio, dove il mandato dei membri è senza potere di revoca, i direttori di dipartimento sono strutturati in modo da avere un rapporto diretto e fiduciario con il Segretario di Stato. Essi vengono nominati per delibera del Congresso di Stato, che in ogni momento può revocare i direttori di dipartimento, i segretari particolari e gli addetti di segreteria, ed è sempre stato così. Voi avete aumentato il numero, ma non avete cambiato le modalità, per cui io dico che è chiaro che questo organismo sia tutto costruito intorno a un rapporto fiduciario tra i delegati del Congresso di Stato, ancorché siano cariche apicali dell’amministrazione. L’unico sistema di controllo che c’era prima era che almeno c’era un nominato dall’opposizione, tra l’altro uno su sei. A me sembra che ci sia una paura che questo comitato non riesca a dare l’autorizzazione. A mio avviso personale, l’emendamento del governo è addirittura peggiorativo rispetto a prima, anche se non metto in discussione l’intento di migliorare la cosa. Io avrei visto, semmai, un comitato su cui ragionare, che bilanciasse le competenze con l’input politico, perché non capisco perché le residenze siano valutate dalla Commissione Esteri, che è tutta politica, mentre questa roba debba essere una finta emanazione, ma comunque tutta di emanazione esattamente del Congresso di Stato. Così, a me pare che venga fuori che è solo ed esclusivamente pertinenza del Congresso di Stato.

Segretario di Stato Rossano Fabbri: Dobbiamo capirci, commissari di opposizione: a me è stato chiesto, e l’ho sentito ripetere, anche da voi, meno politica dentro l’organismo tecnico. Prima avevamo quattro segretari di Stato, come ha ricordato il commissario Santi. Ora tutti i Segretari di Stato sono usciti. Sono entrati due membri di nomina politica, uno della segreteria Industria e l’altro della segreteria al Lavoro, e i direttori di dipartimento dello Sviluppo Economico e del Lavoro e Cooperazione. Il commissario Renzi non si ricorda chi sono, ma al momento ce n’è uno solo per entrambi i dipartimenti, e io ritengo che siano organismi tecnici di cui ci si debba fidare. Io ho un approccio più tecnico professionale e non considero mai i direttori di dipartimento come persone che obbediscono scrupolosamente agli ordini, magari elusivi, del Segretario di Stato. Io credo che siano componenti tecniche molto importanti, volute dalla normativa, che sono d’ausilio dal punto di vista tecnico e a volte aiutano a correggere la politica nei propri intendimenti. Io credo che la politica oggi sia uscita molto di più dall’organismo tecnico, perché al posto di quattro Segretari di Stato, ci sono due rappresentanze mediate e non dirette. Come Segreteria di Stato, abbiamo cercato di andare incontro, perché pienamente condivisa, all’idea che un comitato di esame abbia natura prettamente tecnica e non politica. La politica, io credo, ci sia quando il progetto arriva in Congresso di Stato o quando il Consiglio Grande Generale dà il via ai progetti tramite decreti delegati. Questa è una scelta, e noi certamente monitoreremo la questione e interverremo se occorrerà. Non si può chiedere da una parte fuori la politica, e poi, quando la buttiamo fuori, chiederla dentro; bisogna cercare di essere d’ausilio e coerenti. Io ritengo difficile pensare che questa normativa sia più politicizzata della precedente; a mio parere, questa normativa è meno politicizzata e più tecnica di quella precedente. Per argomenti prevalentemente tecnici come questi, io ritengo che il richiamo ad Authority o altre questioni di valenza più politica che tecnica sia sostanzialmente non troppo appropriato.

L’emendamento abrogativo di Rete è respinto con 3 voti favorevoli e 10 voti contrari
L’articolo così come emendato è approvato con 10 voti favorevoli e 3 voti contrari

Art. 5 (Determinazione dei gettoni di membri di nomina consiliare)
Sono presentati un emendamento abrogativo di Rete e un emendamento abrogativo del Governo
Segretario di Stato Rossano Fabbri: Permettetemi una battuta, non dite che non siamo mai d’accordo, perché abbiamo presentato due emendamenti totalmente abrogativi. L’emendamento del governo è conseguenziale al fatto che i due membri di nomina consiliare vengono a mancare rispetto alla composizione del comitato tecnico. Erano gli unici due membri che provocavano un costo da parte dell’amministrazione, dato che per i membri indicati dalla segreteria di stato non è previsto nessun emolumento. Di conseguenza, abroghiamo anche i capitoli di spesa relativi agli emolumenti dei membri di nomina consiliare.

Emanuele Santi (Rete): Siamo pienamente d’accordo con l’abrogazione proposta dal segretario, è l’unica cosa su cui saremo d’accordo. Ritiro il mio emendamento

L’emendamento abrogativo di Rete e del governo è approvato con 11 voti favorevoli

Art. 6 (Requisiti dei soggetti promotori)
È presentato un emendamento abrogativo di Rete (ritirato)

Segretario di Stato Rossano Fabbri: La scelta della maggioranza e del governo è che solo le persone fisiche residenti possono usufruire di questa normativa. Se le persone non sono residenti, devono creare una personalità giuridica, anche a tutela dello Stato, del progetto, e per garantire che se la normativa e il progetto funzionano, tutto deve rimanere a beneficio della Repubblica di San Marino e non essere facilmente “sporcabile” all’estero. Ci è sembrato ovvio che un residente possa avere liberamente accesso al ritiro della licenza individuale, anche come persona fisica, mentre una persona giuridica o fisica che chiamiamo extra-sanmarinese non possa accedere a questa sperimentazione, come del resto neanche i cittadini italiani tucur possono venire a San Marino e avere una licenza individuale se non hanno la residenza.

Gaetano Troina (D-ML): Questo purtroppo è forse l’unico articolo che, così come formulato, ci vede contrari. Nell’impostazione originaria, si era valutato di prevedere un requisito più ampio, ovvero la possibilità di risiedere sia a San Marino che in uno stato membro dell’UE, fermo restando che i soggetti esteri dovessero comunque essere in possesso di apposita autorizzazione ad operare nella Repubblica di San Marino. Dal nostro punto di vista è limitante, perché se l’obiettivo è attirare investitori da fuori sul tema delle sandbox per fare sperimentazioni sul nostro territorio, obbligarli ad aprire una società o una persona giuridica a San Marino ancor prima di sapere se la sperimentazione avrà esito positivo potrebbe essere un disincentivo a venire. La valutazione fatta a monte era proprio quella di vedere innanzitutto se la sperimentazione poteva avere esito positivo e poi, in caso positivo, certamente sarebbe stato interesse dell’investitore aprire una persona giuridica a San Marino. Questa nuova versione dell’articolo è l’unica che non condividiamo, e se c’è margine per ragionarci siamo a disposizione, altrimenti ne prendiamo atto.

Emanuele Santi (Rete): Dovevo presentare l’emendamento, ma per non creare imbarazzo a questo punto lo ritiro. Quello che mi fa specie, e poi ne parleremo nell’articolo 15 bis, è il fatto che c’è una deroga rispetto all’iscrizione delle persone giuridiche nel registro delle società di San Marino. I soggetti promotori possono ottenere lo status di impresa ad alto contenuto tecnologico, e mi sembra che questo sia un combinato disposto, o una misura compensativa, che di fatto dà la possibilità agli amministratori e ai soci di imprese ad alto contenuto tecnologico di poter prendere la residenza per sé e per i loro familiari. Sicuramente c’è stata una mediazione nella maggioranza. Visto che non mi ha dato la parola, ritiro l’emendamento e voteremo l’articolo.

Segretario di Stato Rossano Fabbri: Brevemente, ringrazio il consigliere Santi per la precisazione sull’emendamento ritirato e gli altri consiglieri intervenuti. È una questione di scelte, e noi abbiamo fatto delle scelte. Riteniamo che far venire progetti nella Repubblica di San Marino, anche se ci sono dei costi, sia una cosa importante. Stiamo dando la possibilità di sperimentare, ma queste cose non possono essere totalmente indolore. Abbiamo inteso che anche costituire una società in questo senso fosse un atto di volontà di rimanere insediati nella Repubblica di San Marino. Questo va incontro a coloro che facevano osservare che i costi previsti possono essere molti, e uno, magari, chiude e si rivolge altrove, pur non avendo un altro stato con norme pronte. Questa è una forma di tutela per il paese, perché chi viene a fare questo tipo di progetti viene a farli per rimanere a San Marino e per ampliare il tessuto economico, sociale e lavorativo della Repubblica. Era una scelta quella precedente, credo che sia una scelta anche questa, ed entrambe sono più o meno meritevoli di interesse e tutela.

L’articolo è approvato con 10 voti favorevoli, 2 voti contrari e 1 non votante

Art. 7 (Requisiti del progetto pilota ad alto contenuto innovativo o tecnologico)
È presentato un emendamento abrogativo di Rete

Emanuele Santi (Rete): Faccio una considerazione che mi era rimasta indietro: mi spiegate qual è la differenza tra quello che fa la San Marino Innovation e quello che dovrebbe fare questo nuovo organismo/legge? SMI è progredita, ha accolto tantissime società e ha dato valore al nostro paese. SMI ha un CDA e un comitato tecnico di garanzia che valuta tecnicamente. Qui, invece, abbiamo il comitato d’esame che è tecnico ma di nomina completamente politica, “stato-centrico”, e poi l’autorizzazione e le valutazioni le valuta il Congresso di Stato. Se una società ad alto valore tecnologico oggi va in SMI, perché domani deve accedere alla sandbox normativa?. Io ci vedo un interrogativo e mi piacerebbe che il segretario mi facesse degli esempi. A mio avviso, questa è una replica, forse una “malacopia” di quello che c’è già. Abbiamo SMI; magari implementiamo quella se mancano delle cose. Funziona e ha incubato più di 150, forse anche 200, imprese.

Nicola Renzi (Rf): Che dire? L’articolo è anche scritto bene e fatto bene, però i contenuti mi diventano problematici. Non si capisce. Come è possibile che un provvedimento come questo sulle sandbox normative, che vuole curare l’innovazione come dicono gli articoli 1 e 6, non citi una volta San Marino Innovation? Non si può fare la normativa parallela, non è organico. È come dire: c’è la Segreteria degli Esteri e le ambasciate, e poi ne apriamo un’altra sede lì vicino, non è possibile. Le perplessità aumentano.

William Casali (Pdcs): Vorrei cercare di dare una spiegazione. La differenza sostanziale tra San Marino Innovation e questo impianto normativo è che all’interno di questo PDL c’è la necessità di affiancare al progetto imprenditoriale una variazione o di normare un particolare settore innovativo, in modo tale che si possa dare continuità al progetto. Al contrario, all’interno di San Marino Innovation, non c’è bisogno di nuove norme, si usano quelle attuali. SMI non deve essere solo un facilitatore, ma dovrebbe anche fornire una serie di servizi per accelerare le imprese. Invece, all’interno di questo PDL c’è alla base una lacuna legale, probabilmente la stessa che si trova in altri paesi, e San Marino può essere un ambiente dove è possibile produrre una norma in tempi rapidi affinché un nuovo progetto imprenditoriale possa nascere. È ovvio che ci sono connessioni perché entrambi lavorano nell’alveo dell’innovazione, ma le esigenze sono diverse. In SMI vedo anche un luogo dove un giovane sammarinese può avviare una piccola startup, cercando di crescere e utilizzare i servizi, grazie anche alle agevolazioni sul versamento del capitale sociale. Ritengo che sia giusto mettere dei limiti nell’articolo 7 che sono di natura di bioetica, non un blocco sulle biotecnologie in generale, ma riguardano esclusivamente questioni di biotecnologia o genetica legati ad aspetti di bioetica, per evitare ambiti scivolosi.

Segretario di Stato Rossano Fabbri: Se dovessi partire dalla fine, consigliere Santi, le direi che probabilmente io vedo l’approdo futuro di questo progetto nell’ambito di San Marino Innovation. Non a caso, SMI è presente nel comitato d’esame. San Marino Innovation autorizza ad entrare nel suo parco per normative che già esistono, ma non può derogare normative esistenti per fare in modo di sperimentare. Se volessimo attirare una ditta che sperimenta i veicoli autonomi, magari per la consegna pacchi, e c’è da chiudere una strada per tre mesi perché quei veicoli non sono omologati, come facciamo a inserirlo nell’ambito di SMI? Forse in futuro, quando il progetto sarà oliato, l’approdo sarà proprio SMI. Lei comprende bene che i progetti eccezionali come questi non possono stare esclusivamente in normative già esistenti. SMI si occupa di autorizzare società che stanno nel perimetro del diritto esistente, del diritto positivo, mentre queste normative servono per creare diritto. Mi auguro che un domani ci sia un coordinamento di tutti gli enti in termini di innovazione, prima di tutto la sinergia fra Camera di Commercio e San Marino Innovation stessa. Gli uni, SMI, operano nell’ambito del diritto positivo, gli altri, sandbox, costruiscono eccezioni a quello che aspirano a fare diventare regola.

Emanuele Santi (Rete): Io non sono tanto convinto, adesso ho un po’ più chiare alcune finalità. Di fatto, con quello che avete detto lei e il consigliere Casali, quello che oggi non si può fare dietro San Marino Innovation, lo si fa qui, creiamo un altro ambiente dove si può derogare tutto. L’impostazione è questa. Si ricollega all’articolo 15 bis che avete presentato dopo, dove si dà la possibilità di far entrare gli amministratori e i soci tra i requisiti per avere la residenza, quindi si dà la possibilità ai soci delle società già incubate di accedere alla normativa sandbox. Questo vuol dire che quello che non possono fare oggi dentro SMI, lo possono fare di qua. Si dà una possibilità, non è sbagliato, però basta che ce lo diciamo. Siccome conosco un pochettino San Marino Innovation, Segretario, le chiedo di approfondire quella realtà perché è complessa, ha dato soddisfazioni ma anche molti problemi. Se si crea questa normativa per uscire da quel perimetro di SMI perché lì dentro non si possono fare certe cose, allora lì ci sono i problemi, e glielo dico già: ci sono anche questioni in tribunale che hanno creato diversi problemi.

L’emendamento abrogativo di Rete è respinto con 3 voti favorevoli e 10 voti contrari

L’articolo è approvato con 11 voti favorevoli e 1 voti contrari

Art. 8 (Istanza)
È presentato un emendamento abrogativo di Rete (ritirato) e due emendamenti modificativi del governo

Emanuele Santi (Rete): Come avevo già detto in apertura, ho presentato tutti gli emendamenti abrogativi perché non condividevo il principio della legge. Devo dire però che questo articolo 8, così come è specificato, e soprattutto con l’emendamento aggiuntivo della lettera L bis, mi sembra scritto bene per quanto riguarda i criteri di presentazione dell’istanza. Trovo che l’aggiunta della dichiarazione con cui il soggetto promotore si assume integralmente la responsabilità derivante dall’attività di sperimentazione e si impegna a tenere indenni lo Stato e l’amministrazione sia una specifica qualificante. Per questo motivo, ritiro il mio precedente emendamento abrogativo e non lo metto in votazione. Essendo questo uno dei pochi articoli accoglibili, mi asterrò dalla votazione.

Segretario di Stato Rossano Fabbri: Ringrazio molto brevemente il consigliere Santi, anche perché abbiamo trovato un altro punto di condivisione oltre all’emendamento precedente

L’articolo così come emendato è approvato con 11 voti favorevoli e 1 astenuto

Art. 9 (Procedura per l’autorizzazione)
È presentato un emendamento abrogativo di Rete (ritirato)
Emanuele Santi (Rete): Ritiro l’emendamento soppressivo anche per questo articolo, in linea con quanto espresso sull’articolo 8, perché le modalità e la procedura per l’autorizzazione sono scritte bene e sono molto dettagliate. Voglio però essere propositivo, quindi chiedo al segretario e alla maggioranza di considerare l’inserimento, al comma 7, di un passaggio che preveda che la proposta di bozza di decreto delegato e l’eventuale regolamento Sandbox siano sottoposti a previa discussione e presentazione anche in Commissione Finanze. A mio avviso, questo eviterebbe di esauterarci completamente, pur sapendo che i decreti arrivano in aula. Questo passaggio, anche se ora ho buttato lì il principio, ritengo possa essere un miglioramento molto significativo per non esauterarci totalmente dal controllo preventivo.

Viene così concordato un emendamento modificativo tra governo e opposizione

L’articolo così come emendato è approvato con 13 voti favorevoli

Art. 10 (Fase di sperimentazione)
È presentato un emendamento abrogativo di Rete (ritirato)

L’articolo è approvato con 9 voti favorevoli e 1 astenuto

Art. 11 (Monitoraggio)
Sono presentati un emendamento abrogativo di Rete e uno modificativo del governo

Emanuele Santi (Rete): All’articolo 11 non ritiro l’emendamento perché rileggendolo lo trovo proprio terribile. Innanzitutto, ritengo sbagliato che il monitoraggio sia affidato allo stesso Comitato che ha fatto la valutazione. A mio avviso, si poteva delegare benissimo il monitoraggio al comitato tecnico della San Marino Innovation, che è già competente nel merito. Trovo terrificante il comma 2, dove si stabilisce che il comitato d’esame, che monitora, possa modificare gli indicatori di monitoraggio su indicazione del promotore. Qui è praticamente il promotore che detta le modifiche al Comitato, e non sta in piedi. Inoltre, sollevo dubbi sul comma 4, dove si afferma che sui membri del Comitato restano fermi gli obblighi di vigilanza e ispezioni giuridicamente applicabili, che sono competenze di altri organismi. Continuo a credere che sarebbe stato molto migliorativo affidare il monitoraggio al comitato tecnico di San Marino Innovation, che già svolge questo tipo di valutazione delle procedure.

Segretario di Stato Rossano Fabbri: La fase di monitoraggio non è strutturata su tutti i componenti del comitato di valutazione, ma solo sui componenti tecnici (quelli previsti dall’articolo 4, lettera C, D e F). Questi organismi tecnici si possono avvalere anche di enti e soggetti ritenuti competenti, oltre che delle Segreterie di Stato. Questo significa che l’utilizzo del comitato tecnico di San Marino Innovation, come suggerito, è sostanzialmente applicabile, e che il presidente di San Marino Innovation, già nel Comitato, può usufruire della struttura per effettuare il monitoraggio. Riguardo alla modifica degli indicatori: la richiesta iniziale proviene dal promotore, ma il Comitato è libero di aggiungere, modificare e di essere pienamente autonomo rispetto alle procedure di monitoraggio. L’essenza principale del suggerimento del consigliere Santi, cioè l’implementazione con organismi tecnici esistenti, è stata colta, tanto che l’emendamento al primo comma apre proprio a enti e soggetti ritenuti competenti, tra cui rientra l’organismo che ha suggerito.

L’emendamento abrogativo di Rete è respinto con 3 voti favorevoli e 8 voti contrari
L’articolo così come emendato è approvato con 12 voti favorevoli e 3 contrari

Art. 12 (Termine della sperimentazione)
È presentato un emendamento abrogativo di Rete (ritirato)

L’articolo è approvato con 9 voti favorevoli e 1 astenuto

Art. 13 (Responsabilità civile)
È presentato un emendamento abrogativo di Rete (ritirato)

L’articolo così come emendato è approvato con 11 voti favorevoli e 1 astenuto

Art. 14 (Eventi dannosi)
È presentato un emendamento abrogativo di Rete (ritirato)

L’articolo è approvato con 9 voti favorevoli 1 astenuto e 1 non votante

Art. 15 (Sanzioni amministrative pecuniarie)
È presentato un emendamento abrogativo di Rete (ritirato)

L’articolo è approvato con 8 voti favorevoli e 1 astenuto

Emendamento aggiuntivo del governo
Art. 15 bis (modifica dell’articolo 18 del decreto delegato 13 giugno 2019 numero 101)

Emanuele Santi (Rete): Su questo articolo io penso ci sarebbe da scrivere un libro. L’emendamento 15 bis è arrivato cinque minuti prima, e se ne fossimo stati a conoscenza, questo sarebbe stato un altro emendamento provocativo. La prima questione è che noi andiamo a modificare la legge sulle residenze, su cui c’è una discussione grande come una casa nella Commissione Esteri, e c’è l’impegno a rivedere tutta la legge sulle residenze, con varie questioni aperte. Adesso noi, con una legge che parla di sandbox normative, modifichiamo la legge sulle residenze, benché richiami un decreto del 2019, ma io la vedo anche poco attinente. Riusciamo a capire che qui c’è stata la mano probabilmente del Consigliere Casali per dare la possibilità di far rientrare gli amministratori e i soci delle attuali società incubate nelle San Marino Innovation nei requisiti, in particolare quello della residenza che è stato messo da lei segretario. Per far rientrare quelli bisogna dargli la residenza qui. Questa situazione è imbarazzante, e io dico che dobbiamo dire le cose chiare. Oggi gli amministratori delle imprese incubate, che sono forensi e non hanno la residenza, possono richiederla per sé stessi e per i propri familiari. Noi modifichiamo la legge sulle residenze e li facciamo rientrare nei requisiti sandbox, perché probabilmente nell’ambito di San Marino Innovation non lo possono fare. Io voto assolutamente contro questo articolo, che è stato fatto “ad impresum”.

Gaetano Troina (D-ML): Sono assolutamente d’accordo con l’intervento del collega Santi. Non trovo nessun collegamento di questo emendamento con il resto della norma di cui stiamo discutendo. Lo trovo totalmente scollegato e inopportuno, per cui io anticipo che anche da parte nostra ci sarà un voto contrario. Ci siamo sempre detti in questa legislatura che non si devono buttare in provvedimenti con un determinato tema contenuti relativi ad altre tematiche, perché si devono sempre fare ragionamenti più ampi su determinati temi e settori. Questo è l’esempio esattamente contrario rispetto a quello che anche la maggioranza ha sempre detto. Non mi sembra che nell’ambito di questo provvedimento si parli in nessun luogo di residenze, quindi io non capisco proprio cosa c’entri. Una modifica così infilata dentro su un tema che non c’entra assolutamente niente con questa norma mi rende assolutamente contrario, per cui voterò anche io fortemente contro.

William Casali (Pdcs): Visto che ho fatto un intervento un po’ critico all’inizio, adesso cerco di essere costruttivo. Noi abbiamo approvato un articolo che permette al promotore che ha un’attività economica, o propone un progetto Sandbox, di poter entrare in San Marino Innovation. In San Marino Innovation, purtroppo, c’era un limite, una discriminazione: gli imprenditori e gli amministratori che aprivano una startup lì non potevano richiedere la residenza per motivi economici, come invece può fare qualsiasi altra attività economica sul territorio. La distorsione che volevamo sistemare è che se il promotore della Sandbox decide di entrare in San Marino Innovation, si infila in un cul de sac perché non può richiedere la residenza con la procedura d’ufficio. Magari lui ha tutti i requisiti per richiederla, facendo il piano occupazionale e acquistando immobili, ma non può usare quella richiesta che va avanti per ufficio perché ne avrebbe i requisiti se fosse fuori da San Marino Innovation. Questo purtroppo è l’imbarazzo e questo problema dura in San Marino Innovation da anni. Noi andiamo semplicemente a risolvere una discriminazione che potenzialmente avrebbe creato un imbarazzo sui promotori che portano un progetto serio a San Marino. Vogliamo dargli la possibilità di utilizzare tutte le vie disponibili all’interno del nostro impianto normativo per poter richiedere una residenza di tipo economico. In questo momento, chi entra in San Marino Innovation può usare solamente la modalità della commissione consiliare, che io sinceramente non mi spiego. Questa è semplicemente una norma anti-discriminatoria rispetto a chi vuole portare avanti un’attività innovativa. Diciamo che se diamo tanti benefici a chi porta innovazione a San Marino, con la norma com’era gli stavamo creando un problema, e con questo, lo risolviamo.

Segretario di Stato Rossano Fabbri: Permesso Santi, io condivido il fatto che la normativa sulle residenze abbia bisogno di una implementazione organica, di un ragionamento totalmente condiviso, di un riallineamento e anche di una omogeneizzazione delle norme. Io credo che il consigliere Casali sia stato sufficientemente chiaro nel chiarire che non si introduce una possibilità nuova di residenza, ma si dà solo la possibilità a coloro che sono già dentro il circuito di San Marino Innovation di chiedere anche le altre tipologie di residenze. L’articolo 18 della normativa sulle imprese ad alto contenuto tecnologico prevede già questa possibilità, ma la individua solo alle altre tipologie. Quindi è vero che c’è bisogno di una revisione organica, e credo sia altrettanto vero che una modifica di questa portata, in attesa della revisione organica, non stravolge la norma, modifica poco rispetto all’esistente. Le persone che sono dentro la San Marino Innovation, se non fossero lì, potevano chiedere tranquillamente l’accesso alle altre tipologie di residenza. Allora, io non vedo un motivo ostativo al fatto che non gli sia precluso l’accesso alle altre tipologie di residenza solo perché sono stati inseriti nell’ambito del circuito San Marino Innovation.

L’emendamento aggiuntivo è approvato con 9 voti favorevoli e 4 contrari

Emendamento aggiuntivo del governo
Art. 15 ter (Disposizione finale)

Nicola Renzi (Rf): Questa è la ciliegina sulla torta e io non aggiungo altro.

Emanuele Santi (Rete): Ormai è diventata una prassi consolidata. Noi facciamo le leggi, scriviamo di tutto, bene o male, quello che è, e poi alla fine facciamo un bel articolino. Il problema è che qui non c’era, l’avete portato dopo, cioè la possibilità di cambiare questa legge con un mandato al Congresso di Stato. Era dopo 12 mesi, però è sempre la delega in bianco per cambiare qualsiasi cosa e qualsiasi modalità. Già fate decreti e regolamenti come vi pare, e c’è anche la possibilità per il Congresso di cambiare la legge così come gli pare. Quindi ha detto bene il collega, insomma, la ciliegina sulla torta, che ormai è una prassi consolidata che facciamo le leggi e poi diamo mandato al Congresso di cambiarle come cavolo e va bene così.

Segretario di Stato Rossano Fabbri: Nessuna replica, però io credo che su questo argomento, non voglio stare a deviarvi tutta la serata, ma io credo e mi aspetto molto sull’argomento dalla commissione sulle riforme istituzionali. Condivido anche, voglio dire, qualche ragionamento che è stato portato avanti, però bisogna iniziare davvero a produrre un qualche cosa che da una parte vincoli certamente la delega a non essere una delega in bianco. Ma anche dare la possibilità, e l’intendimento è semplicemente questo, di apportare, dato che abbiamo messo un termine dopo 12 mesi che è emblematico, se dobbiamo inserire un termine a chiusura non è che abbiamo stato problematico, quelle modifiche che ci riterranno per il buon funzionamento del progetto, senza nessuna volontà né di stravolgere né di modificare le regole che andiamo a stabilire con questa legge.

Emanuele Santi (Rete): Io non volevo rispondere al Segretario, è un completamento dell’intervento. Il problema delle riforme istituzionali è che noi ci diciamo, e qui in quest’aula ci sono diversi consiglieri che fanno parte di quella commissione, che il Consiglio si deve riappropriare delle proprie prerogative, e poi votiamo delle robe del genere dove ci spogliamo delle nostre prerogative. Quindi il problema, segretario, non è lei, che fa bene a proporre questo, il problema è nella maggioranza che continua a votare articoli e provvedimenti dove si spoglia dalla sua prerogativa di fare le leggi e dà il mandato in bianco. Lei è legittimato che lo chieda, il problema è la maggioranza che le dà l’ok e vota sì su un articolo di questo genere dove il Consiglio ci diciamo sempre ci dobbiamo riappropriare della nostra facoltà di fare le leggi e poi votiamo degli articoli del genere dove ci spogliamo. Va benissimo, cioè la maggioranza si prende questa responsabilità, non è la prima volta, succederà ancora, però una cosa che ci tenevo è che è una prassi ormai consolidata, quindi utile riforme istituzionali se poi facciamo pure robe così.

Segretario di Stato Rossano Fabbri: Brevemente, perché io su questo argomento starei a parlare tutta la notte. Io credo che proprio nell’ambito di quella commissione maggioranza e opposizione debbano anche mettere in condizioni i consiglieri di poter fare delle leggi, Santi, perché io ormai comincio ad avere i capelli bianchi. Però è 15 anni che ormai attivamente sono in Consiglio Grande e Generale. Io credo di riportare non più di 10 leggi che sono state presentate da parte dei gruppi consiliari. Allora qui ci sono problemi. Quindi o il tavolo delle riforme fa delle scelte vere e va verso una direzione mettendo i consiglieri in quelle condizioni, oppure io non vedo come togliendo queste prerogative al Congresso di Stato, lo Stato che è impostato in questa maniera possa funzionare. Cioè, se vogliamo cambiare cambiamo, ma prima mettiamo lo Stato in condizione di funzionare, perché altrimenti ci ritroviamo che le norme non se ne fanno più, perché appunto i consiglieri non sono professionalizzati. Se lei parla, ad esempio, di professionalizzazione della politica, qui nessuno è d’accordo oppure il 50% dei consiglieri non è d’accordo. Invece vanno fatte delle scelte, perché il Consiglio Grande e Generale si riapproprierà delle proprie prerogative quando i consiglieri e i partiti verranno messi in condizione di poter fare questo a tempo pieno, altrimenti noi possiamo raccontarci quello che vogliamo. Togliamo pure il potere al Congresso di Stato di fare i decreti delegati, che è sbagliato, andrebbe circoscritta la delega o magari messa di una durata, ma ci ritroveremo e quando abbiamo un’urgenza o quando dobbiamo intervenire velocemente, come io mi trovo in Congresso di Stato, non abbiamo neanche più gli strumenti per poter intervenire. Quindi io sono il primo che dico: bene, il Consiglio Grande e Generale si riappropri delle proprie funzioni, ma lo faccia gradualmente, con l’intelligenza e cercando di pensare che lo Stato deve andare avanti senza soluzioni di continuità, perché possiamo stare due anni in attesa. Quindi ben venga questi ragionamenti, però io mi aspetto molto dal tavolo sulle riforme istituzionali in questo senso e proprio su queste materie.

L’emendamento aggiuntivo è approvato con 9 voti favorevoli e 4 contrari

Art. 16 (Entrata in vigore)
È presentato un emendamento abrogativo di Rete (ritirato)

L’articolo è approvato con 10 voti favorevoli e 1 astenuto

Dichiarazioni di voto

Gaetano Troina (D-ML): Sarò breve, io tenevo a fare una dichiarazione di voto dedicata, vista la genesi di questo provvedimento e tutto quello che è avvenuto nel frattempo. Io anticipo che il voto della mia forza politica sarà favorevole al progetto di legge. Peccato, dico la verità, per gli ultimi due articoli che sono stati appena votati e per ciò che ho fatto presente durante il dibattito, mi sembra fosse l’articolo 6, che sono, diciamo, gli elementi negativi dal nostro punto di vista del testo che esce oggi da questa commissione. Però, in generale, noi siamo convinti che questa normativa, una volta entrata in vigore, sia in grado comunque di attirare investimenti interessanti e di fare sperimentazioni interessanti sul nostro territorio. Il nostro territorio ha una facilità e velocità nell’emanare norme che è sicuramente interessante anche per chi ci osserva da fuori. Però, con tutti i distinguo che sono stati fatti, ovvero che sicuramente con alcune specifiche che sono state introdotte rispetto alla formulazione originaria, dal nostro punto di vista si è perso un po’ quell’appeal che ci poteva essere. Soprattutto, alcuni interventi che non avevano nulla a che vedere con questa normativa hanno un po’ rovinato il testo, che ha perso la sua genuinità.

Nicola Renzi (Rf): Molto brevemente, l’idea, secondo il nostro avviso, era positiva, era buona, ed è ancora buona. Il testo è per molti aspetti ben fatto, lavorato bene e ben scritto. Ci sono alcune questioni che per noi però sono dirimenti: i due ultimi articoli sono quelli più evidenti. Non è possibile essere contrari all’inserimento dei decreti, delle cose eccetera, e poi tollerarli quando vengono messi in una legge come questa. L’aspetto del regolamento è stato migliorativo grazie alla proposta che ha fatto il commissario Santi, che è stata accolta da Governo e maggioranza sul dato finanza. L’altra cosa che emerge con abbastanza chiarezza è la mancanza di coordinamento con la normativa che già c’è, cioè quella che si pesca. Quindi, questi sono tutti aspetti per cui noi voteremo in maniera contraria.

Emanuele Santi (Rete): Anche noi voteremo contrari a questo progetto di legge. Io l’ho detto, non siamo contrari allo strumento delle Sandbox normative, che è utilizzato in altri paesi. Quello su cui siamo contrari è al prodotto finale che è stato ottenuto rispetto a questa legge. C’è un problema sul potere autorizzativo del Congresso di Stato che è molto estensivo e troppo sbilanciato, e le deleghe per decreti delegati sono molto vaghe. Soprattutto, i regolamenti che non passeranno in Consiglio saranno affare solo del Congresso di Stato. C’è la deroga alle leggi che abbiamo posto come questione, quindi la possibilità anche di derogare la legge sulla società, sul lavoro e i contratti collettivi, e questo può creare dei problemi. C’è la questione del Comitato d’Esame rispetto a questo potere del Congresso di Stato, che sì è stato un pochino migliorato rispetto alla partenza, ma è fatto tutto da personale afferente alle Segreterie di Stato e nessun contrappeso. I settori non specificati, al nostro parere, sembrano una deroga alla San Marino Innovation, cioè fare nelle sandbox quello che non si può fare nella San Marino Innovation stessa. C’è tutta la questione della valutazione e del monitoraggio che poteva essere dato al comitato tecnico di San Marino Innovation stesso, ma questo aspetto non è precluso con l’emendamento che avete portato. L’inserimento del passaggio preventivo alla Commissione Finanza dei vari decreti, almeno quello è stato accolto. Sugli ultimi due articoli, abbiamo rimarcato la scivolata, ovvero il cambiamento e la modifica della legge sulle residenze, che per noi in una legge di questo tipo non valeva la pena. Ma lì abbiamo permesso di poter fare attraverso decreto delegato, dando mandato al Congresso di Stato di modificare questa legge, che spoglia il nostro Consiglio della nostra prerogativa. Faccio solo un cappello finale: le chiedo una comunicazione rispetto al fatto che il Segretario Fabbri diceva di aver visto pochissimi progetti di legge da parte dei gruppi consiliari. In realtà, qualche gruppo consigliere ogni tanto li propone, e il mio auspicio è che vengano portati all’attenzione di quest’aula i due progetti di legge di Rete, uno sui trasporti e l’altro sugli effetti distorsivi dell’economia. Visto che ci sono e sulla sollecitazione del segretario, discutiamoli. Quindi l’auspicio è che si possa fare la commissione a breve anche su questo. Voteremo contro.

Silvia Cecchetti – Presidente: Io rispondo come presidente rispetto a questa richiesta, e penso sia corretto che sia verbale perché ovviamente porteremo all’attenzione di questa commissione anche i progetti di legge depositati da Rete. Abbiamo avuto tanto da fare, soprattutto con l’IGR, però certamente la risposta è affermativa.

William Casali (Pdcs): La mia dichiarazione di voto è a nome della maggioranza. Inizio intanto col dire che con soddisfazione voteremo favorevolmente a questo progetto di legge. Vorrei ribadire quello che è stato lo spirito, assolutamente a servizio del paese, perché questo impianto normativo parte da ben più lontano di questa maggioranza. Penso che si sia dimostrata non solo la disponibilità nel trovare accoglimento alle proposte fatte dall’opposizione, ma anche nel trovare uno spirito giusto per fare in modo che possa essere lasciato al nostro paese un nuovo strumento nel segno dell’innovazione. Le note fatte dall’opposizione, che io voglio prendere e continuare a prenderle con spirito costruttivo, voglio vederle dal punto di vista propositivo nel cercare di rilanciare quella che è la figura di San Marino Innovation in questo percorso che si consolida. San Marino Innovation è un istituto che esprime il quanto di meglio il nostro Stato è riuscito a fare dal punto di vista dell’innovazione tecnologica. Con questo impianto normativo noi andiamo a completare un processo, non a sovrapporlo. In questi ambiti vari e tanti, legati all’innovazione tecnologica, spesso è necessario anche identificare degli spazi su cui ampliare delle norme. Delle norme che non devono essere necessariamente di abrogazione, ma semplicemente che vanno a creare una base giuridica sulla quale un progetto imprenditoriale può nascere e consolidarsi. Questo perché c’è bisogno di dare una solidità soprattutto a un imprenditore che arriva magari per la prima volta nel nostro paese e ci dà fiducia. Questa fiducia deve essere reciproca, salvo che se ne accettano anche delle condizioni di controllo e di verifica. Questo strumento può essere valido non solo per come è stato strutturato, ma anche per quello che potrà essere, perché io sono convinto che anche all’interno del fintech, ad esempio, o anche all’interno del settore sanitario ci possono essere anche altri spazi. Questo deve essere un incentivo nell’andare avanti in questa direzione. Penso che le premesse siano buone, per cui mi auguro che i lavori possano procedere in questa maniera. Come ho detto, continuiamo a dare il nostro voto favorevole.

Il progetto di legge è approvato con 10 voti favorevoli e 3 voti contrari

La maggioranza indica come relatore William Casali
L’opposizione indica come relatore Emanuele Santi