Movimento Rete: “Il Consiglio non è cosa loro”
Un sistema democratico è un sistema in cui esistono leggi, disposizioni amministrative, prassi istituzionali che tutti sono chiamati a rispettare. Ma come definireste un sistema in cui l’iter democratico viene manipolato, in prima battuta, dal Congresso di Stato?
È il caso delle (mancate) risposte alle interpellanze che abbiamo presentato negli ultimi mesi, in linea con il ruolo di controllo che spetta ai gruppi politici di opposizione.
Ci hanno detto che non c’erano dati, che i dati sarebbero stati raccolti e inviati in seguito, che le nostre richieste erano inopportune, addirittura strumentali.
Il risultato? Alcune risposte non sono arrivate neanche dopo 105 giorni di attesa.
Qualche giorno fa, abbiamo ritenuto opportuno appellarci agli Ecc.mi Capitani Reggenti, supremi garanti dell’ordinamento costituzionale.
Lo abbiamo fatto perché in questi dieci anni abbiamo capito bene una cosa: quando le domande dell’opposizione vengono etichettate dal governo come “irrilevanti” e “strumentali”, è stato toccato un nervo scoperto. Chi opera con trasparenza e in buona fede non ha problemi a condividere informazioni, dati, processi decisionali, anzi.
Oggi invece, come dieci e quindici anni fa, chiedere chiarezza, chiedere quanto costa un progetto o di conoscere i nominativi dei consulenti viene considerato lesa maestà.
È un piccolo illuminante segnale sul ruolo che viene riconosciuto alle forze politiche dal governo: quelle di maggioranza devono dire “signorsì”; quelle di opposizione devono tacere, pena l’accusa di strumentalizzare i temi.
Metodi vecchi che politici nuovi rispolverano con nonchalance!
È possibile che i Segretari di Stato procedano dribblando leggi e procedure per aggiungere una tacca sul proprio cinturone, mentre ignorano segnalazioni, in alcuni casi anche molto gravi, che danneggiano il tessuto economico della Repubblica?
Il Consiglio Grande Generale è “cosa loro”?
Ne abbiamo viste di tutti i colori negli ultimi mesi e nelle ultime settimane, in ogni settore, per favorire speculazioni di ogni sorta, per evitare controlli, per ignorare le segnalazioni. Azioni e omissioni che inevitabilmente si trasformeranno in problemi da risolvere in futuro.
È un ambiente tossico che conosciamo bene: lo stesso che ci ha spinto, nel 2012, a impegnarci in politica perché il vento cambiasse.
Per RETE, rimane sempre valido il metodo usato quando era forza di maggioranza: conoscenza, condivisione, restituzione. Ovvero studiare bene le questioni, condividerle tra tutti i soggetti interessati e restituirle al Paese nella maniera più trasparente possibile. Siamo ancora convinti che sia questa la prassi per rispettare la democrazia rappresentativa.
È questo, secondo noi, il metodo di chi concepisce la politica come servizio alla comunità, e non come strumento per servirsi della comunità.
Movimento RETE