Politica

DIM: “L’attacco di Grandoni a Pedini Amati è un attacco alla coalizione”

Giochi del Titano

San Marino. In una Repubblica in cui l’unica cosa stabile è il Monte, c’è qualcuno che è sempre sulla cresta dell’onda: Marino Grandoni. Sempiterno costruttore, banchiere e influencer politico sopravvissuto a Gabriele Gatti, Fiorenzo Stolfi e Claudio Podeschi, ha continuato a veder brillare la sua stella prima, durante e dopo la presunta svolta di San Marino verso la trasparenza. Alcuni lo considerano garante economico e regista politico (più o meno occulto) del Paese; per altri è il vero beneficiario del Polo del lusso; per altri ancora è il banchiere che ha visto la possibilità di tramutare i suoi 74 milioni di credito di imposta (da mancato incasso per lo Stato a vero e proprio debito dello Stato nei confronti del Cis) grazie al tocco della bacchetta-decreto magico del Segretario alle Finanze, per altri ancora è il valente imprenditore per far arrivare sedicenti investitori arabi come Turki.
Certo noi di Democrazia in Movimento dovremmo temere Marino Grandoni. Quelli che gli erano “ostili” non hanno fatto una bella fine. Sarà un caso ma chi tocca la Banca di Marino Grandoni “muore”: ci hanno provato Papi e Caringi, freddati dopo l’ispezione in Banca Partner. Quella cacciata è stata la causa più o meno diretta che ha bloccato la trattativa di vendita di Delta ad Intesa… un danno – per la Repubblica – di miliardi di euro.
La stessa sorte è toccata ai romani Giannini e Clarizia e alla vigilanza di Vivoli, Cherubini, Battistini e Pappalardo, freddati – anche loro – dopo una ispezione alla Banca Partner (i cui esiti sono rimasti ignoti). Sarà stato certamente un caso che Grais abbia lavorato presso una società domiciliata allo stesso indirizzo della sede della Leiton Holding in Lussemburgo. Così come sarà certamente un caso che ad oggi non siano state rilevate da nessun membro della vigilanza le anomale valutazioni patrimoniali del celeberrimo terreno a Rovereta (quanto al metro quadro?), così come risulta anomala la quota del 15% in possesso a Daniele Guidi, lo ricordiamo ex direttore del Ispettorato credito e Valute (il controllore delle banche) e marito della Lazzari, capo della The Market per il polo del lusso. Sarà pure un caso che Confuorti avesse una linea di credito presso Banca CIS, e che proprio Confuorti abbia potuto piazzare i propri uomini in Banca Centrale (Savorelli , Grais, Sommella, Granata) per fargli acquistare i suoi titoli detenuti proprio dalla Banca di Marino Grandoni.
Sarà un caso inoltre che quando si tratta di esenzioni e di finanziamenti la Banca di Marino Grandoni è sempre in prima fila a godere degli effetti.
Così come sarà un caso che il prestito di 13 milioni di Cassa di Risparmio a Marino Grandoni, non sia stato rimborsato alla scadenza.
La battaglia di Democrazia In Movimento è una battaglia per una politica liberata dagli interessi dei pochi a discapito dell’interesse generale. Vogliamo che Grandoni sappia che il recente attacco al Consigliere Pedini Amati è un attacco all’intera coalizione che lo sostiene e che i dati forniti riguardo al prestito alla Leiton (importo, scadenza) non sono opinabili proprio in quanto dati.
Si rassereni, l’ingegnere. Potrà ancora cercare di fare tutti i “GRUPPI” che vorrà ma due cose sono certe: il tempo passa per tutti e i debiti si devono pagare.
Movimento Rete
Movimento Democratico San Marino Insieme

 

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