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APAS: consigli sul cane vagante in Città

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San Marino. In merito alla vicenda del cane meticcio lupoide, mantello frangiato di colore nero focato, vagante da alcuni mesi a San Marino Città, vista la diffusa preoccupazione dei residenti riguardo alla condizione randagia dell’animale, l’Associazione Sammarinese Protezione Animali tiene a precisare che il recupero dei cani vaganti o randagi è competenza del Servizio cinofilo e del Servizio Veterinario di Stato, il quale informato della situazione, sta adoperandosi per il recuperare il cane.
L’intervento dei volontari dell’APAS riguardo ai cani vaganti è di supporto a questi servizi qualora sia necessario, per assicurare agli animali in difficoltà aiuto immediato. Il cane vagante in questione, probabilmente abbandonato da un padrone senza scrupoli e incurante del fatto di compiere un reato, rappresenta un caso comportamentale singolare, che sfugge alla comune prassi di controllo, cioè l’accalappiamento con conseguente trasferimento al canile. La somministrazione di narcotico utilizzata in diversi casi, in tale specifica circostanza non risulta fattibile, proprio perché il cane non si lascia avvicinare, quindi è impossibile poterlo colpire in sicurezza. “Le braccate” messe in atto da alcuni cittadini con l’intento di risolvere la situazione non hanno fatto altro che aumentarne la diffidenza, rischiando di spingerlo ad allontanarsi dalla zona, pena la sua incolumità e di quella delle persone.
Neppure la collocazione di gabbie-trappola poste dai volontari dell’APAS nei luoghi da esso frequentati ha funzionato. Il cane per nulla attirato dal cibo all’interno, che trova invece abbondante lungo i percorsi abituali, grazie alla catena di solidarietà dei residenti, ignora volutamente questi aggeggi di cattura, ben intuendo che in tal modo il suo vagabondare sarebbe concluso. Alcuni volontari residenti in zona, che collaborano strettamente con i volontari dell’APAS, hanno ricevuto istruzioni sul recupero “dolce” dell’animale, concordate col Servizio Veterinario stesso e operano sul campo secondo le indicazioni ricevute.
Desiderio da tutti condiviso è recuperare in sicurezza questo sfortunato cane, non pericoloso e con grande capacità di gestirsi e proteggersi.
Ecco cosa non fare dunque se si vuole perseguire tale obiettivo:
tentare di braccarlo o inseguirlo, o di avvicinarlo per dargli cibo dalla mano. Il gesto di allungare la mano può essere inteso come gesto di cattura;
lanciargli addosso reti, coperte o altri aggeggi per immobilizzarlo;
tentare di catturarlo con strumenti di accalappiamento come lacci o corde a cappio.
Cosa fare invece per indurre fiducia nel cane:
ignorarlo qualora lo si avvisti in passeggiata col proprio cane o da soli. Se si ha cibo con sé, si può lasciarlo a terra, senza offrirglielo, in modo che il cane lo possa consumare indisturbato. Ripetere l’operazione il giorno dopo, in modo da creare nel cane una specie di abitudine che potrebbe, continuando l’approccio, dare luogo a un rapporto di fiducia e portare il cane ad avvicinarsi spontaneamente;
se si abita in zone che il cane frequenta, collocare nel garage o in giardino, o in altro spazio accessibile, acqua e cibo, in modo che egli sappia che lì è al sicuro, e nessuno vuole fargli del male;
cercare di guadagnare la sua fiducia con comportamenti passivi, in modo che coi dovuti tempi il cane acquisti fiducia in qualche persona, per poi essere avvicinato con cutela e finalmente recuperato.
Iniziative personali, finalizzate alla cattura del cane, non concordate col Servizio Veterinario o con l’APAS, che comportino traumi o violenza psicofisica sull’animale, potrebbero configurarsi come maltrattamento, quindi perseguibili ai sensi di legge.
Si ringraziano tutti coloro che vorranno collaborare fattivamente e con buon senso, senza ricorrere ad inutili allarmismi e ad atteggiamenti intransigenti e fanatici.