Giuseppe Canini lascia: a lui la stima e la gratitudine di tutta la Federazione
Tutte le belle storie hanno una fine. E quella di Giuseppe Canini lo è, una bella storia. E anche molto lunga. Dopo una trentina di anni trascorsi dividendosi tra gli incarichi di allenatore del Settore Selezionato, di CT delle Nazionali giovanili (Under 16, Under 17, Under 18, Under 19, due volte Under 21) e di Coordinatore delle Nazionali di futsal, Giuseppe, anzi ‘Beppe’, ha detto basta. Non per stanchezza o insoddisfazione. Ma, semplicemente, per la consapevolezza di aver dato tutto.
La sua vicenda di uomo della Federazione e di insegnante di educazione fisica ha come comun denominatore i giovani. Ed è anche in funzione di essi che oggi Giuseppe ritiene sia giusto farsi da parte. “È stata un’esperienza lunga che mi ha dato moltissimo.” – spiega – “Ma è arrivato il momento di concluderla. Non c’è una causa scatenante di segno negativo, sebbene a suggerirmi caldamente di smettere sia stata anche la mia salute. C’è soprattutto la serena consapevolezza di poter passare il testimone a tanti giovani più che capaci. Si sono rivelati bravissimi nelle relazioni, hanno dimestichezza con le tecnologie, sanno come funziona l’attività, sanno parlare le lingue. È giusto che ora abbiano spazio. Io ne ho avuto parecchio. A loro auguro che il cammino nei ranghi federali sia gratificante almeno come lo è stato per me.”
Di questo lungo periodo passato al servizio del calcio biancoazzurro prima, e del futsal biancoazzurro poi, Giuseppe conserva tantissimi bei ricordi. Ma qualcuno, inevitabilmente, è più speciale di altri. “Il ricordo più bello è piuttosto recente: la Nazionale di futsal che passa il turno a Varna.” – confida Canini – “Non solo per l’importanza di quel risultato in sé, ma perché rappresentava il punto di approdo di un viaggio iniziato dieci anni prima. Allora il futsal era uno sport poco conosciuto da noi. Io stesso ho avuto necessità di formarmi. Grazie ai contributi di CT succedutisi nel tempo come Mularoni, De Gregorio e infine Osimani, siamo riusciti il calcio a 5 di San Marino dove mai era stato prima. Un’emozione incredibile. Ma conservo bellissimi ricordi anche di esperienze precedenti, quando ero allenatore di calcio. Con la Nazionale Under 19 vincemmo 2-1 contro l’Irlanda nel torneo di Paestum. Fece doppietta Omar Zanotti. C’è stato poi un pareggio con la Norvegia, sempre con la Nazionale Under 19. Poi tante altre partite memorabili, e non tanto per il risultato. Per dire: con l’Under 21 vincemmo contro l’Armenia, ma a tavolino. Non è la stessa cosa. Invece con la Norvegia perdemmo 3-2, con doppietta di Andrea Ugolini: risultato sfavorevole, ma quella fu una partita emozionante.”
Non ha mai amato fossilizzarsi in un ruolo, Giuseppe. Né in un singolo ambiente. E così, dopo una vita dedicata al calcio, gli viene proposto di occuparsi del futsal. Da una scrivania. Un mondo nuovo, esplorato e poi fatto crescere in tandem con il Responsabile federale di Settore, Stefano Bevitori. È vero: oggi San Marino può fregiarsi di risultati prestigiosi. Ma all’inizio non fu facile. “Sono sincero: a San Marino quasi tutti, me compreso, facevano confusione tra il futsal e il classico calcetto del dopolavoro. Ai tempi eravamo a quel livello. Era necessario lavorare sulle fondamenta. La fortuna fu che a San Marino c’erano già alcuni ragazzi che avevano alle spalle una lunga e brillante esperienza nel futsal, ben diverso dal ‘calcetto’. Ragazzi come Matteo Michelotti, Gabriele Cellarosi e Fabio Gasperoni: loro mi hanno aiutato a conoscere meglio questa disciplina e gliene sono grato. Come insegnante di educazione fisica avevo la predisposizione a sperimentare nello sport, evitando di fossilizzarmi solo sul calcio, che pure amavo e amo. Così ho iniziato questo percorso assieme a Stefano Bevitori e a tutti coloro che nel tempo hanno fatto crescere la Nazionale. Il risultato di Varna e poi lo spareggio con la Danimarca sono state soddisfazioni enormi. Ma vado fiero anche di ciò che si sta facendo nel Campionato Sammarinese, dove sono i nostri ragazzi a mettersi in mostra. Occorre ancora lavorare: nei rapporti con il calcio a 11, nelle infrastrutture. Ma abbiamo preso una strada promettente. Lo dimostra il fatto che i ragazzi, quando vengono da noi a provare il futsal, se ne innamorano molto facilmente.”
Da giovane era un mediano. Prese parte anche alla famosa amichevole inaugurale della Nazionale di calcio, quella contro il Canada Olimpico. La sua gara durò poco perché si infortunò. Ma una volta divenuto allenatore, il mondo di Giuseppe cambiò completamente. “Fare l’allenatore è un’esperienza agli antipodi rispetto a quella del calciatore. Quando giochi e le cose vanno male magari ti viene spontaneo sottrarti a qualche responsabilità. In fondo sei parte di una squadra, non sei da solo. Ma come allenatore è l’opposto. Ricordo che nell’allenamento immediatamente successivo ad una partita mi presentavo davanti ai miei ragazzi e per prima cosa parlavo degli errori commessi da me. Da lì si partiva. Solo in seguito cercavo di far capire loro dove e come avrebbero potuto fare meglio. Non volevo lasciarli soli nelle difficoltà. Devo dire che, finchè ho allenato i giovani, mi è sempre stato facile creare una certa affinità con il gruppo. Loro ti offrono l’opportunità di divertirti, di scherzare, di gestire l’allenamento in modo ludico, pur senza esagerare. Con gli adulti è stato diverso. Ho allenato a Ospedaletto e sono stato bene, ma le cose non funzionavano come coi giovani. La mia attitudine era quella di stare con loro. E l’ho capito anche in seguito, con il futsal, quando varammo la Nazionale Under 19 e disputammo il primo Europeo di categoria, in casa.”
Entrato in Federazione proprio quando le Nazionali stavano muovendo i primi passi nelle competizioni internazionali, Giuseppe ha visto la crescita e l’evoluzione del movimento giocando un ruolo attivo in tutto questo. Oggi ha deciso di mettere fine alla sua avventura. Ma il calcio e il futsal – ça va sans dire – continueranno a far parte della sua vita. “No, lontano dai campi proprio non ci voglio stare. Appena sarà possibile andrò a vedere gare di calcio e futsal. A San Marino, naturalmente, ma anche fuori. Per esempio, a Pesaro abbiamo una delle formazioni di futsal più forti d’Italia. Ma sarà soprattutto la tranquillità che cercherò. Sono felice del mio percorso. La Federazione è cambiata tanto, in meglio. Oggi abbiamo allenatori – penso a Osimani, a Varrella, a Costantini, tanto per fare tre nomi – che lavorano praticamente come professionisti. E il loro curriculum parla per loro. La mia era una generazione di allenatori più legata al concetto di dilettantismo, inteso nella sua accezione positiva. Ho iniziato giovane, ho dovuto inventarmi da capo e ho cercato di crescere, pur tenendo sempre presente quella componente ludica che è fondamentale quando si fa sport. La professionalità degli allenatori di oggi è un valore aggiunto, un vanto. Ma, se potessi dare loro un consiglio, direi di non trascurare la componente dilettantistica. I nostri ragazzi cercano di avvicinarsi ad una mentalità professionista, e lo fanno con tutte le loro forze, ma di fatto lavorano e hanno esigenze molto pratiche. Questo va tenuto sempre in considerazione. E a proposito di mister, da ultimo vorrei spendere una parola su Roberto Osimani, che ho potuto apprezzare molto da vicino: un allenatore che ha portato un grande cambiamento, partendo dalle relazioni coi ragazzi e poi lavorando sulle modalità di allenamento e di approccio alla gara. I progressi si sono visti e anche il movimento del futsal giovanile ne trarrà beneficio. Spero che Roberto continui a farci crescere per molto altro tempo ancora.”
Il Consiglio Federale, e assieme ad esso tutti coloro che hanno avuto il piacere di lavorare con Giuseppe, tiene a esprimere nei suoi confronti tutta la propria riconoscenza per il prezioso contributo fornito alla crescita del calcio e del futsal di San Marino in trent’anni di instancabile servizio