Sanità e Medicina

AIMAC, Tumori: internet è 2° come fonte di informazione dei malati

Un malato di tumore su tre usa almeno una app dedicata alla salute e 6 su 10 ricorre a strumenti di comunicazione, come mail e WhatsApp, per parlare con il medico. Sono alcuni dei dati dell’indagine condotta dall’Istituto Mario Negri di Milano con Aimac (Associazione Italiana Malati di Cancro), e il contributo di Gilead Sciences Italia.

“È la prima indagine condotta sui malati e non sulle persone sane – ha spiegato oggi a Milano Eugenio Santoro, responsabile del laboratorio di Informatica medica del Mario Negri – che ha voluto indagare l’uso e la diffusione della cosiddetta digital health tra i pazienti oncologici”. Dalla ricerca, condotta su 537 persone, è emerso inoltre che per avere informazioni i malati di tumore si affidano all’oncologo (81%), seguito da internet (74%) e medico di famiglia. Google è lo strumento più gettonato (62%), ma molti consultano anche i siti di società scientifiche, istituzioni sanitarie e associazioni di pazienti (40%), mentre il 70% ritiene le app di salute utili a capire il proprio stato di salute e migliorare l’aderenza alla terapia. Le informazioni trovate sui siti web vengono ritenute affidabili dal 63% degli intervistati, mentre ci si fida poco di quello che si legge sui social media, come Facebook, Twitter e Instagram (20%) o che si vede su YouTube (16%).

Raramente sono i medici a indirizzare i pazienti sui siti in cui poter approfondire tematiche legate alla loro salute: solo il 5% dei pazienti ha ricevuto questo suggerimento.
Le app più in voga sono quelle per fruire dei servizi sanitari, come prenotazioni di visite o esami e l’accesso ai referti (17%), per tenere traccia dell’attività fisica (16%) e quelle dedicate a dieta e alimentazione (9%). Poco utilizzate, invece, le app per il monitoraggio dei parametri di salute e migliorare l’aderenza alle cure e i dispositivi indossabili, come i braccialetti o orologi intelligenti (13%) per controllare l’attività fisica. Il motivo è la scarsa conoscenza e lo scarso interesse nei confronti del loro impiego (55%).

Fonte ANSA

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