Sanità e Medicina

Scuola: le ragioni dello sciopero spiegate dagli insegnanti

San Marino. Gli insegnanti di tutti gli ordini di scuola incrociano le braccia per protestare contro il Decreto n.83 del 10 luglio 2018, che inciderà in maniera profondamente negativa sulla qualità della didattica.
È vero che questa protesta è stata strumentalizzata a livello politico?
Gli insegnanti rifiutano nel modo più assoluto questa accusa, ribadendo che la protesta è motivata unicamente dal contenuto del decreto 83/2018.
Come mai una scelta così categorica? Non si poteva agire diversamente?
Arrivare a uno sciopero è c le varie lettere scritte dai docenti di tutti gli ordini di scuola, le manifestazioni sul Pianello e la raccolta di oltre 2000 firme dei genitori, che da subito hanno compreso e condiviso le ragioni della protesta. Inoltre, contrariamente a quanto affermato recentemente dal Segretario all’Istruzione, nessuno degli aspetti del decreto è mai stato concordato né condiviso con gli insegnanti, né coi sindacati. Non è un caso che il decreto sia uscito il 10 luglio, a scuole chiuse, e proprio poco prima che venisse stabilito il numero di cattedre e incarichi per l’anno scolastico successivo. Anzi, durante il Collegio Docenti presso la Scuola Media Inferiore, in primavera, il Segretario stesso aveva affermato che la scuola, già duramente colpita negli ultimi anni, non sarebbe stata toccata da ulteriori manovre.
Quali sono gli interventi peggiorativi che la scuola ha subito negli ultimi anni?
– Con il Governo precedente è stata cancellata una sezione alle medie ed è quindi aumentato il numero degli alunni per classe;
– In tutti gli ordini di scuola non vengono nominati supplenti in caso di assenza e quindi sono i docenti che si devono fare carico delle sostituzioni, anche sottraendo gli insegnanti di sostegno dalle rispettive classi e i distaccati dai Centri di Documentazione;
– E’ stato tagliato un coordinatore delle attività di Educazione Fisica.
Anche la remunerazione degli insegnanti, negli anni passati, è stata peggiorata, penalizzando soprattutto i precari.
Quali sono gli aspetti del decreto che incideranno in modo negativo sulla qualità della scuola?
Nella Scuola dell’infanzia, la modificazione del rapporto bambini-insegnanti porta a una riduzione di quattro insegnanti già per il corrente anno scolastico, questo significa che si verificheranno le seguenti criticità:
– un insegnante potrà rimanere da solo con un numero di bambini superiore alle 17 unità, ma questo è impensabile sia per motivi di sicurezza sia per l’età dell’utenza (3-6 anni, con la possibilità di frequentare fin dai 2 anni e 8 mesi) che richiede costante attenzione, cura fisica ed emotiva. A questo si aggiunge la cronica mancanza di sostituzioni mentre aumenta il numero di bambini/e che mostrano difficoltà nella socializzazione, nell’autonomia, nell’attenzione e nell’apprendimento, bambini/e che richiedono strategie di osservazione e intervento personalizzate e continuative;
– alle condizioni attuali non è possibile contare sulla presenza delle insegnanti funzionali, che vengono sempre più spesso utilizzate per coprire le emergenze di servizio dei vari plessi;
-i problemi di spazio di alcune scuole obbligano, per questioni di sicurezza, a suddividere i bambini in più gruppi e di conseguenza anche le insegnanti, complicando ulteriormente l’organizzazione scolastica.
La qualità della scuola viene attualmente garantita nonostante le suddette difficoltà. Gli insegnanti portano avanti responsabilmente l’attività educativa e didattica, facendosi anche carico di una parte sempre più ampia di lavoro al di fuori dall’orario di servizio (attività di coordinamento; documentazione cartacea e multimediale; gestione dei rapporti con le famiglie, il Servizio Minori e il personale non docente; stesura di Note Informative, PEI, PDP, Progetti Didattici, Relazioni; ecc.).
Per quanto riguarda il servizio Ludoteca, gestito dalla Scuola dell’Infanzia, vorremmo evidenziare che ha già subito grossi tagli al budget e al personale nell’A.S. 2014/2015. Nonostante questo le operatrici addette si sono sempre impegnate per attivare i laboratori riservati alle scuole e proporne attività all’utenza pomeridiana. La Ludoteca ha da sempre una forte valenza sociale, rappresentando un luogo di incontro sicuro per diversi tipi di utenza. Perdere un’altra operatrice andrebbe sicuramente a svilire questo importante servizio.
Nella Scuola elementare, la riduzione del personale docente nei plessi dovrà inevitabilmente portare ad un cambiamento radicale del modello organizzativo di base, già messo in atto nei plessi di Montegiardino e Chiesanuova, dove è stata sperimentata una soppressione di cattedra, ma con esiti negativi. In particolare le criticità emerse sono: drastica diminuzione delle ore di compresenza, essenziale per il consolidamento, il potenziamento, il recupero e il sostegno per le varie discipline; mancanza di equità nello svolgimento delle attività didattiche nelle classi; difficoltà ad attuare percorsi individualizzati e a realizzare una didattica laboratoriale.
La “verticalizzazione” dell’insegnamento di Educazione Fisica, spacciata come miglioramento quando invece mira solo a sopprimere delle cattedre.
Nella Scuola media e superiore il decreto appare ancora più immotivato, dal momento che, preso così com’è, non consente alcun tipo di risparmio.
Potrebbe sembrare che l’articolo 4 abbia lo scopo di far lavorare di più gli insegnanti, quasi prendendo per buona la vulgata secondo la quale gli insegnanti lavorerebbero poco. In quale modo? Obbligandoli a “completare” l’orario di lavoro, che risulterebbe incompleto in quanto le 18 lezioni che ogni insegnante svolge in classe sono di durata inferiore a 60 minuti. Ciò che il decreto pare ignorare, tuttavia, è che le ore sono più corte per esigenze didattico-organizzative fissate con la legge del 1986, non certo per causa degli insegnanti. Ci si ritrova quindi nel paradosso di un datore di lavoro che disegna un orario per il proprio dipendente, su cui quest’ultimo non ha nessun modo di influire, salvo poi valutare l’orario insufficiente e richiedere al dipendente stesso di darsi da fare per “completarlo”.
Allo stato attuale, la Scuola Media e Superiore versano nel caos più totale: oltre all’eccesso di burocratizzazione che già affligge la nostra scuola, con centinaia di piani educativi e didattici individualizzati, oltre alla consueta attività di progettazione e programmazione, gli insegnanti dovranno anche cercare di capire come contare ore e minuti di lezione, come dovranno “completare” l’orario, come dovranno impiegare i minuti mancanti, inventando chissà quali nuovi fantasiosi progetti la cui realizzazione non potrà che andare a scapito delle attività curricolari. Il Segretario Podeschi ha affermato, nel corso di un infuocato Collegio Docenti della Scuola Media il 13 settembre scorso, che l’art. 4 del decreto è stato motivato dalla richiesta dei genitori della scuola superiore di attivare percorsi di recupero; tuttavia, il Consiglio di Istituto non ha mai effettuato un tale tipo di richiesta, bensì ha invitato la scuola a riattivare, come avveniva in passato, la settimana dei recuperi.
Ma la vera assurdità è che la scuola attiva già moltissimi progetti, anche di potenziamento, ad opera di insegnanti che, contrariamente al dipartimento istruzione, non pensano e non hanno mai pensato che il lavoro di un docente vada contato a minuti e secondi: molti dei compiti svolti dagli insegnanti non sono nemmeno compresi nel loro mansionario, non retribuiti, come l’ora di ricevimento dei genitori al mattino, le uscite di studio (per le quali gli insegnanti non sono pagati, ricevono un’indennità pari a 11euro a giornata), le ore passate coi ragazzi al pomeriggio per organizzare attività extrascolastiche, mercatini di Natale, spettacoli, uscite, scambi culturali, ecc. Moltissimi docenti superano abbondantemente l’orario di lavoro.
Molti genitori sanno bene quanta attenzione gli insegnanti hanno nei confronti delle situazioni particolari, di tutti i ragazzi e di tutte le famiglie, e che non si risparmiano.
Eppure sembra che chi dirige non lo sappia. Soprattutto non sa che se davvero gli insegnanti si mettessero a contare i minuti, come ora sono spinti a fare, la scuola morirebbe. Non sanno che anche la scuola potrebbe diventare come la sanità, ovvero un settore dal quale i professionisti scappano. Non sanno che già oggi la professione di insegnante è una di quelle più a rischio per quanto riguarda la sindrome del burnout, (si rischia cioè di andare in corto circuito, di fondere, di scoppiare) considerando le aspettative sempre più elevate nei confronti dei docenti e le sempre minori risorse a disposizione.
Nonostante la protesta, il Collegio Docenti della Scuola Media ha deciso di aderire alle iniziative di Sport in Fiera, mostrandosi solidale con tutte le associazioni e le federazioni che tanto si impegnano per diffondere fra i nostri giovani cittadini la cultura dello sport, che al contrario non pare stia particolarmente a cuore a una Segreteria che sempre più si accanisce proprio contro gli insegnanti di Educazione Fisica.
Gli insegnanti di ogni ordine di scuola sono consapevoli che la nostra Repubblica attualmente sta attraversando un periodo difficile, ma tutto il personale docente crede che sia di fondamentale importanza mantenere alto il livello qualitativo e formativo del Settore Scolastico, e finora ci è sempre riuscito, come ha confermato anche la Segreteria Istruzione. Purtroppo però sembra che le proposte presentate vadano nella direzione opposta e in questo momento è forte la preoccupazione sulle prospettive future. Nel bilancio tra i costi e i benefici dei provvedimenti occorre tenere conto che, nella scuola, i benefici momentanei per il Governo sono puramente economici mentre i costi che paga il sistema scolastico hanno una ricaduta molto più profonda sui nostri alunni e in prospettiva sul nostro Paese.
Al Segretario, comunque, bisogna rendere merito per avere unito in questa protesta gli insegnanti di tutti gli ordini scolastici e per avere per primo inaugurato l’anno scolastico con uno sciopero.
Coordinamento degli insegnanti di ogni ordine e grado