Politica

Le dimissioni di Mario Draghi – Di Paolo Bandini Callegari

Mario Draghi affossato da una congiura ordita da Wladimir Putin. Si definì “Un nonno al servizio degli italiani e del paese”.

Tra le fanfaluche giornalistiche da Bolero TeleTutto per far vender due copie in più non ci han fatto mancare neppure questa di sciocchezze, ma d’altronde se ne son dette e scritte tante su Super Mario incoronato già da subito salvatore dell’Italia “come fu a suo tempo per Mario Monti: stessa scuola stesso curriculum” per quel vezzo tutto italiano di voler trovare sempre l’uomo dei miracoli, il salvatore a caro prezzo di un paese che basterebbe smettere di depredarlo per vederlo rinascere per ció che è veramente “un luogo dove la gente sa rimboccarsi le maniche, per rinascere dalle macerie di governi di ladroni e incapaci”. Ora che l’uomo del Sacro Graal della Goldman Sachs ci ha lasciato orfani di tanto spiro, noi così percossi e attoniti attendiamo l’imminente disastro. Ma sarà proprio cosí …? Diamo un’occhiata ai numeri e scopriamo se il Salvatore camminó proprio sulle acque e se i pesci si moltiplicarono veramente. Ebbene quando il Salvatore mosse i suoi primi passi, il debito ammontava a 2000640 miliardi di euro, oggi che lui ci abbandona il debito ammonta a 2000756 miliardi (all’incirca 6,5 miliardi in più per ogni mese che ha trascorso a Palazzo Chigi). Per quanto riguarda lo SPREAD quando Supermario prese il posto di Giuseppe Conte viaggiava intorno ai 100 punti e prima che scoppiasse la crisi eravamo poco sotto i 200, per contro in borsa a febbraio del 2021 l’indice MIB si aggirava intorno a quota 22mila ora è sotto la soglia dei 21 mila e pure l’inflazione a causa della guerra “certamente” ha continuato la sua corsa, ora non si può certo gridare al miracolo! Il mainstream intona canti di lode al salvatore e ne piange la sua dipartita che “mette a rischio i 46 miliardi del Pnrr” senza ricordare che fu proprio Mario Draghi in odore di Presidenza dello Stato “poi artatamente sfumata” che il 22 dicembre dello scorso anno disse in conferenza stampa che i 51 progetti “solo sulla carta”del piano nazionale di ripresa e resilienza erano stati raggiunti e che non era rilevante quale sarebbe stato il presidente che li avrebbe attuati, dunque qual è il pericolo ora? Certo Super Mario è un ottimo banchiere e un grande professionista al servizio delle banche mondiali, ma da questo a esser un politico capace ce ne corre parecchio, e lo scopriamo anche nel suo ultimo discorso al Senato della Repubblica dove senza mezzi toni afferma : “Siamo qui, in quest’aula, oggi, a questo punto della discussione, perché e solo perché gli italiani lo hanno chiesto“. Ma era realmente così? Secondo Termometro Politico, in realtà, il quadro è molto diverso. Da un suo sondaggio realizzato tra il 19 e il 21 luglio, l’autorevole agenzia presenta un quadro molto distante da quello esposto dal presidente del Consiglio in Senato, e dalla quasi totalità della stampa italiana. Nei sondaggi, il 70% degli italiani non voterebbe una lista Draghi. La mobilitazione in suo favore? “Mistificazione mediatica” per il 43% Per quanto riguarda le intenzioni di voto, aumentano i consensi FdI e Pd. Insomma pare che gli Italiani non credano più in Super Mario e nei suoi miracoli, già che non seppe farli neppure per la sua tanto desiderata Presidenza dello Stato che è poi il vero e unico motivo che ha indotto l’ex Presidente della BCE ad accettare l’incarico che Mattarella gli offerse facendogli intravvedere un conseguente incarico alla Presidenza che non è mai arrivato! È così che Super Mario resta un “nonno al servizio dello stato” nell’attesa di divenire questa volta un nonno al servizio della NATO.

di Paolo Bandi Callegari