La deriva
La legislatura si è aperta con una sorpresa: la maggioranza, forte dei propri numeri, ha deciso di escludere la minoranza da ogni decisione relativa alla designazione dei nuovi membri del Collegio Garante della Costituzionalità delle norme. Una decisione assunta d’imperio che disattende ogni regola democratica che da sempre riconosce alle opposizioni il diritto di calibrare con le proprie proposte l’equilibrio dell’organo supremo di tutela Costituzionale.
Un’eccezione? Tutt’altro.
Il primo atto legislativo promosso dal nuovo governo ha riguardato il modo di designare i componenti del Consiglio Giudiziario affinché venissero esclusi i nuovi magistrati di appello ed avere così un organo più consono alle visioni della maggioranza.
Ma siamo solo all’inizio. Il governo dimenticandosi della legge approvata a dicembre 2019, che prevede il coinvolgimento di tutte le parti politiche e sociali nella gestione della crisi, si è chiuso nella ristretta cerchia del Congresso di Stato, aperta solo a pochi privilegiati della maggioranza, per decidere e soprattutto non decidere.
La situazione è peggiorata con l’arrivo della pandemia.
I decreti legge, un’eccezione da usare con ponderazione e prudenza, si ripetono a raffica, producendo i propri effetti sulle limitazioni delle libertà personali. Quando questi si devono poi discutere in Consiglio Grande e Generale per la ratifica, sono già ampiamente superati da nuovi decreti che cambiano i precedenti a loro volta non sottoposti a discussione e ratifica.
Una sorta di cane che si morde la coda senza mai raggiungerla, una democrazia che ha iniziato a girare a vuoto. Una sorta di pericolosa DEMOCRAZIA AUTORITARIA.
In piena pandemia questa modalità poteva anche essere giustificata dalla situazione in cui stava precipitando la situazione sanitaria, con indici di contagio, di malati e di decessi fra i più gravi registrati al Mondo.
A dire il vero il Governo sa fare anche altro, smantellare quanto fatto dal governo precedente, senza scegliere fra progetti giusti o sbagliati.
Si pensi al Porta a Porta, a San Marino Bio, alla trasparenza del sistema finanziario, ai percorsi di internazionalizzazione e all’approccio all’Europa, fino all’accanimento contro chi ha avuto ruoli nella precedente legislatura, accanimento che ricorda le purghe del dopo Rovereta.
Se arrivassero soluzioni, potremmo anche chiudere temporaneamente un occhio, ma dalle innumerevoli pagine dei decreti governativi, non emergono politiche proiettate verso il futuro, solo timidi tentativi per reperire qualche risorsa, con tagli lineari agli stipendi e alle pensioni.
Nessun tentativo di capire se gli effetti di un taglio in una famiglia manifesta i medesimi effetti su un’altra famiglia, nessun tentativo di applicazione dell’Indice della Condizione Economica Equivalente, una conquista sociale, anche questa messa all’angolo dal governo solo perché frutto del lavoro dell’esecutivo precedente.
Si giunge così all’ennesimo decreto che questa volta entra a gamba tesa sulla libertà di informazione, multando chi diffonde dati sul Coronavirus che non siano in sintonia da quanto detto dal dipartimento della Sanità. Una legge simile è stata approvata recentemente dal parlamento dell’Ungheria (con una maggioranza composta anch’essa dal 70% dei parlamentari) che impedisce agli organi di informazione di avanzare critiche al governo per le politiche di contrasto all’epidemia.
Una legge condannata dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo.
La deriva purtroppo continua anche in un altro campo delicatissimo della vita sociale della Repubblica: l’universalità della cura. L’art.9 del DL 78 disincentiva i cittadini e i lavoratori non solo a sottoporsi a screening per la verifica degli anticorpi al Covid, ma addirittura fa pagare esami che invece devono essere universalmente riconosciuti e induce al silenzio chi eventualmente avesse la sfortuna di risultare positivo.
Il paradosso dell’art. 9 dice infatti che chi risulterà positivo al sierologico dovrà pagarsi i tamponi successivi e alla fine se negativo si vedrà negare il diritto al riconoscimento della malattia nel periodo dell’assenza determinata all’obbligo della quarantena.
Tale disposizione lede il principio dell’Universalità della cura, che parte dalla diagnosi, incrinando un caposaldo su cui si basa la solidità sociale della Repubblica.
Ma non è finita.
La mentalità autarchica e autoritaria emerge anche dal provvedimento che sospende la libertà di assunzione di lavoratori frontalieri. Autarchia mai fa rima con democrazia. Questo provvedimento allontana San Marino dall’Europa e smentisce la volontà espressa a più voci dal governo di essere aperti alla collaborazione con la vicina Italia.
Rendendo precaria la posizione lavorativa dei frontalieri si ledono i diritti sindacali di tutti i lavoratori. La libertà nelle assunzioni ha infatti consentito l’emersione di tantissimo lavoro nero e di rafforzare il sistema industriale creando posti di lavoro stabili anche per i residenti a San Marino.
La deriva, purtroppo, non finisce neppure qui.
Un altro principio chiave della società democratica moderna sta per essere violato, quello dell’autonomia dell’amministrazione pubblica e soprattutto delle aziende pubbliche o a partecipazione pubblica dal potere politico. Un principio, perseguito già dal 1980 che porta a nominare negli organi di controllo amministrativi, persone con competenza tecnica piuttosto che accondiscendenza politica. Un dictact che arriva fino al punto di far dimettere gli organi già attualmente in carica e che dimostra la smania di conquista di posizioni di potere amministrativo sotto il rigido controllo della politica.
Arroganza del potere? Al peggio non c’è mai fine.
Ulteriori sviluppi pare si stiano prefigurando ancora una volta nella gestione del Tribunale, prova ne è l’ostracismo di triste memoria esercitato in aula consiliare da molti membri della maggioranza.
Stiamo attenti.
L’isolamento di questi tre mesi dovrebbe aver fatto nascere sentimenti positivi tesi alla democrazia e alla solidarietà. A San Marino purtroppo non è così.
Per il momento abbiamo solo assistito a limitazioni dell’autonomia nelle garanzie costituzionali, alla limitazione dell’indipendenza dell’organo di governo della magistratura,all’esautoramento del Consiglio G. e G. dalle scelte strategiche, alle limitazioni nei diritti sindacali dei lavoratori, alle limitazioni alla libertà di espressione, alle limitazioni all’autonomia degli organi amministrativi, alle limitazioni dei diritti anche delle singole persone ree di aver collaborato con il governo precedente.
Tutto ciò preoccupa, moltissimo. Fermiamo in tempo questa deriva.
Libera