Politica

RETE su operazione titoli: “In pratica, si è giocato d’azzardo con denaro altrui: il rischio è stato tutto sulle spalle dei cittadini sammarinesi e non su quelle di chi muoveva le fiches”

È di venerdì pomeriggio una nota di Banca Centrale che annuncia di aver venduto il secondo titolo “Demeter”, la qual cosa ha permesso di “riacquisire la disponibilità dell’intera somma investita nel mese di luglio 2017 quando, in difformità della regolamentazione interna, venne bloccato circa il 70% dell’intero patrimonio di Banca Centrale in titoli illiquidi, per complessivi 43 milioni di euro”. 

Il comunicato sottolinea il duplice obiettivo delle attività di vendita ovvero “prudente gestione e contenimento del danno”.

Con molta diplomazia, Banca Centrale ufficializza in questo modo la positiva risoluzione della famosa “Operazione titoli”, ma soprattutto sottolinea l’irregolarità della procedura con cui era stata condotta.  

 

Per rinfrescare la memoria occorre ricordare che, in base alle ricostruzioni del Tribunale, nel luglio 2017 la Banca Centrale guidata da Grais e Savorelli aveva acquistato da Banca CIS oltre 40 milioni di euro di titoli posti a garanzia dei debiti riconducibili ai conti correnti della società di Francesco Confuorti, delle sue parenti e della sua socia (nonché moglie dell’allora membro della Vigilanza di Banca Centrale).

 

Un anno, il 2017, che ha visto alcuni rappresentanti delle Istituzioni impegnati dapprima a negare la presenza di Confuorti a San Marino e i suoi interessi, poi a negare i legami con Grais e Savorelli, infine a minimizzare la portata dell’”Operazione titoli” difesa strenuamente anche dai vertici di Banca Centrale nel 2018, Roberto Moretti e Raffaele Mazzeo.

Ora finalmente è chiaro a tutti che l’acquisto di titoli da Banca CIS tre anni fa sia stato condotto in maniera illegittima. Non a caso l’attuale governance di Banca Centrale (contro cui si era scagliato l’ex Segretario Celli a poche settimane dall’insediamento della stessa) si è attivata per costituirsi parte civile e si è adoperata per risolvere nel migliore dei modi i danni causati dalle precedenti gestioni, che non si sono fatte scrupoli a caricare i sammarinesi dei 43 milioni di euro di debiti della galassia Confuorti e a dichiarare opportuna l’operazione. 

Immaginiamo l’enorme lavoro condotto negli ultimi mesi dai funzionari di Banca Centrale, non sono attività facili da condurre nell’alta finanza. Tutto è bene quel che finisce bene? Non proprio, perché oltre all’attività giudiziaria condotta dal giudice Morsiani, rimane la responsabilità politica di chi ha tutelato negli anni i vertici di Banca Centrale che hanno permesso e  difeso l’operazione con il CIS; la responsabilità di chi ha negato gli interessi di Confuorti in Repubblica per poi nominare nei luoghi chiave persone a lui riconducibili.  Poiché all’epoca erano partiti anche diversi esposti in Tribunale, da lì ha preso il via anche tutta la questione che ancora attanaglia il settore giustizia. 

Ma un primo, importantissimo risultato è stato ottenuto. Il nostro ringraziamento sincero va a Banca Centrale e a tutta la sua squadra. 

 

Le recenti vendite dei titoli, con perdite tutto sommato limitate, potrebbero trarre in inganno il cittadino: con tali cifre, anche un semplice pronti-contro-termine avrebbe fruttato grossi introiti, mentre si è dovuta attendere una fortunata congiuntura unicamente per limitare i danni. Senza l’aiuto della buona sorte, parecchi milioni di euro dei cittadini sarebbero sfumati per favorire dei privati.

In pratica, si è giocato d’azzardo con denaro altrui: il rischio è stato tutto sulle spalle dei cittadini sammarinesi e non su quelle di chi muoveva le fiches.

 

Movimento RETE