Andrea Zafferani risponde a Guerrino Zanotti
Caro Guerrino, avrei letto volentieri in silenzio il tuo report sulle attività svolte in questi anni, ma visto che mi chiami in causa due parole me le consentirai.
Tralascio di commentare la prima parte del tuo comunicato in cui, al solito, si esaltano le virtù salvifiche della seconda parte della legislatura. Registro solo che questa “seconda parte di legislatura” ci lascia con un’altra banca a carico dello Stato per almeno 100 milioni (quando questo stavolta si sarebbe potuto evitare) e con circa 30 milioni di disavanzo strutturale di bilancio per il 2020 (a causa dell’assenza degli interventi elaborati dal tavolo istituzionale, presentato come la salvezza del paese). Per avviare le azioni di responsabilità verso chi aveva gestito quella banca e togliere la proprietà a chi non aveva possibilità di ricapitalizzarla, obiettivo comune a tutti quanti noi, magari si potevano trovare altri metodi meno costosi.
Ma tant’è, so che la pensiamo diversamente su questo, i posteri giudicheranno.
Potrei dire tanto anche sui reali motivi dell’apertura della crisi, sulla fretta di qualcuno di cercare un posto al sole nel prossimo mucchione di Governo che sarà costruito, rigorosamente senza dirlo agli elettori, sul patto di ferro Dc-Rete a cui un paio di partiti-vassalli vogliono aggiungersi. Ma preferisco pensare ai contenuti.
Tu dici che dalle “esternazioni dell’attivissimo Segretario di Stato Zafferani c’è la possibilità di apprendere le migliori soluzioni ai problemi che affliggono il Paese e in particolare la nostra Pubblica Amministrazione”: ti ringrazio per l’importanza che mi dai, non me la merito.
Mi sto limitando, nei vari modi consentiti dai social network, a suggerire una ipotesi di riforma profonda, profondissima, della macchina pubblica e delle sue regole di funzionamento, temi di cui purtroppo non abbiamo nemmeno parlato in questi 2 anni e mezzo perchè ovviamente sarebbero stati temi divisivi e conflittuali. Temi, però, necessari se la vogliamo rendere efficiente e capace di dare risposta alle imprese.
Una riforma che parta dalla managerializzazione della dirigenza: significa che la dirigenza deve essere valutata sulla base di parametri oggettivi e predeterminati da organismi indipendenti, venendo premiata se fa bene e mandata a casa se fa male (mettendo immediatamente in discussione la figura del “dirigente di ruolo”, che ancora esiste e non si può vedere) e che per poter raggiungere quei risultati deve potersi gestire in autonomia il budget, l’organizzazione e il personale dell’ufficio (come avviene nel settore privato, superando l’impossibilità di fare riduzioni di personale se non per motivi disciplinari e magari generando spazio per assumere personale di livello senza aumentare i costi).
Una riforma che, inoltre, consenta finalmente di valorizzare i dipendenti capaci, preparati e laboriosi che oggi sono trattati allo stesso modo del loro collega che magari lavora poco: con questa riforma queste persone potrebbero avere avanzamenti di livello e premi economici, senza dover aspettare lo scorrere dell’anzianità di servizio.
Una riforma che preveda che tutti i dipendenti pubblici che abbiano contatto con l’utenza debbano sapere le basi dell’informatica e dell’inglese e lavorino al pomeriggio e al sabato, senza richiedere maggiorazioni ma semplicemente perchè cittadini e imprese hanno bisogno di questo.
Ed altre proposte ancora, di cui sto parlando in questi giorni. Per realizzare le quali bisogna sfidare le resistenze, in primis quelle sindacali, non certo assecondarle.
Non mi sognerei mai di negare i passi avanti fatti nel tuo settore, che hai citato, come in altri settori: sono convinto che se solo aveste voluto continuare a lavorare, ne avremmo potuti raggiungere ancora di più. Ti riconosco anche un lavoro importante nella direzione del contenimero dei costi e della trasparenza della PA, tramite l’uso abituale dei bandi.
Abbiamo però bisogno di immaginare una nuova PA, non perchè questa PA sia una “palla al piede” (nessuno lo ha mai detto) ma perchè una PA funzionale, efficiente e che viva le dinamiche del privato è necessaria perchè l’economia possa crescere. Abbiamo troppa burocrazia e troppa poca efficienza per un paese così piccolo.
Credo sia dovere mio, come di chiunque si candidi, provare a fare proposte per risolvere queste e altre problematiche.
Andrea Zafferani