Luca Santolini – riflessioni sull’attualità politica
In questi sette anni di attività politica mi sono reso conto di come la politica vera sia molto diversa da quella, idealizzata, che ci si immagina da studenti vogliosi di fare qualcosa di buono per cambiare il mondo.
E’ diversa in Paesi più grandi del nostro, è diversa in una realtà piccola come San Marino, dove certe dinamiche di cui dirò finiscono per deviarne costantemente l’azione dal sacrosanto obiettivo del bene comune.
In questi sette anni ho conosciuto persone profondamente rispettose delle Istituzioni in cui erano chiamate a ricoprire un ruolo, capaci di sacrificare tanto della propria vita personale e della propria famiglia per provare a risolvere i problemi endemici di questo Paese, spesso ottenendo in cambio solo insulti. Persone che mi hanno insegnato tanto.
Ho conosciuto anche persone preoccupate della propria rielezione, persone preoccupate di ottenere una Segreteria di Stato, un ruolo di rilievo, un ruolo di potere. Ho conosciuto persone preoccupate per il proprio futuro personale, per il fatto che i propri scheletri nell’armadio non finissero in pubblica piazza, e per questo strenui difensori di un determinato sistema di potere. Dinamiche “umane”, queste. Reali anche se non ideali.
La criticità più grande che ho riscontrato, però, è la stessa che crea problemi in ogni altro ambito della vita, dalle amicizie al lavoro: la difficoltà, cioè, di portare avanti obiettivi comuni cercando di fare in modo che la propria azione non venga influenzata, limitata, distorta, dalle relazioni interpersonali.
Chi diventa Consigliere nella Repubblica è chiamato a pronunciare un giuramento davanti alla Reggenza, che in tanti accantonano troppo in fretta. Quel giuramento richiede di agire politicamente senza lasciarsi “trasportare da alcuna passione di odio o amore, o da ogni altro riguardo”, e lo richiede per un motivo.
Non mi interessa ripercorrerne le cause, ma i muri che si sono alzati in questi anni fra le singole persone, fra le forze politiche, fra le associazioni di categoria – che hanno creato di fatto una situazione di stallo politico, perlomeno relativamente alle grandi riforme – limitano oggi in maniera decisiva la capacità di impostare un percorso di riforme non più prorogabili per mettere in sicurezza il bilancio dello Stato, quindi garantire il welfare elevato di cui fino ad oggi ha goduto ogni sammarinese.
Di fronte ad una situazione di questo tipo, compito di un buon amministratore della cosa pubblica è comprendere il danno che la politica, le parti sociali e datoriali, non dialogando, stanno creando al Paese, e tentare di trovare una strada alternativa.
Per questo ritengo che il percorso di pacificazione che è stato impostato, da qualche mese a questa parte, sia un percorso responsabile. L’unico percorso responsabile che buoni amministratori potessero intraprendere, superando antipatie personali e politiche, superando le offese, superando le ingiurie, superando le falsità e le forzature istituzionali, per creare le condizioni politiche necessarie semplicemente all’adozione di quelle riforme diventate ormai un miraggio politico.
Sono sicuro che chi ha lavorato e sta lavorando a questo percorso, nell’ombra o meno, non l’ha fatto come “uomo solo al comando”, per “manie di protagonismo” o per “ambizioni personali” – come purtroppo leggo in questi giorni – ma per permettere al Paese di superare una situazione di stallo conclamata dalle parole degli stessi Segretari agli Interni e alle Finanze in Consiglio poche settimane fa.
Una “stabilità” – come la chiama qualcuno – che per forza di cose, in questo contesto, si traduce in immobilismo sulle grandi riforme.
Una cosa è certa: questo Paese ha bisogno di tutto tranne che di immobilismo. Ha bisogno senza dubbio che il lavoro di trasparenza, di emersione dei problemi, venga portato avanti. Ha bisogno di contrastare con forza ogni tentativo di restaurazione di sistemi di potere oggi scardinati ma ancora fin troppo attivi nel Paese. Ha bisogno di pacificazione, certo, ha bisogno di buttare giù i muri. Ha bisogno che i personalismi e le posizioni rendita vengano messi a parte. Ha bisogno, soprattutto, di compiere quelle scelte cruciali che avranno conseguenze, nel bene o nel male spetta a noi deciderlo, per più di una generazione di sammarinesi.
E per fare questo oggi, è vero, c’è bisogno che tutti, davvero tutti, si impegnino in questa direzione.
Luca Santolini