Civico10 risponde ai Giovani democristiani
Rispondiamo volentieri al comunicato inviato ieri alle redazioni dal gruppo dei Giovani Democristiani, che commentano i dati evidentemente positivi sull’occupazione, ponendo il focus sul fatto che l’importante aumento dei lavoratori registrato dall’Ufficio Statistica registra un 34% circa di sammarinesi/residenti e un 66% di frontalieri.
Il riconoscere questi dati vuol dire anche riconoscere, finalmente, che la nostra economia non è stagnante, come invece accade appena al di là del confine, ma che le imprese stanno assumendo, e assumendo anche sammarinesi – al contrario di quanto strumentalmente fatto passare nei mesi scorsi da buona parte dell’opposizione e da alcuni commentatori politici. Si tratta di una crescita dell’occupazione, nel settore privato, del 5,34% in 2 anni: un dato decisamente significativo.
Vorremmo fare notare, però, la distorsione di fondo del ragionamento dei GDC, quella cioè di focalizzarsi sul rapporto fra gli assunti sammarinesi e assunti frontalieri. Con una domanda che porterebbe a valutare negativamente dei dati invece assolutamente positivi.
Facciamo un esempio numerico semplice, per capire il perché. San Marino ha registrato negli ultimi 2 anni un incremento dell’occupazione di 796 unità, di cui 271 sammarinesi e 525 frontalieri. Se, poniamo, l’occupazione fosse aumentata di 900 unità, di cui 600 frontalieri e 300 sammarinesi, la percentuale dei sammarinesi (30%) sarebbe stata ancora inferiore a quella registrata oggi (34,1%) ma crediamo che indiscutibilmente la situazione si sarebbe ritenuta migliore: più occupazione complessiva e più sammarinesi assunti. Viceversa, una situazione dove si fossero creati, poniamo, 300 posti di lavoro nei due anni, di cui 200 sammarinesi e 100 frontalieri, avrebbe visto una percentuale elevata di sammarinesi (66%) ma meno assunti complessivi e meno assunti sammarinesi: una situazione nettamente peggiore.
Come dimostrano i numeri, quindi, è la crescita dell’occupazione complessiva che fa la differenza, ed il fatto che cresca l’occupazione residente.
Il fatto che sempre più sammarinesi stiano trovando lavoro è peraltro ampiamente dimostrato dal fatto che la disoccupazione in senso stretto – che conta esclusivamente gli iscritti alle liste di collocamento, quindi sammarinesi o residenti, immediatamente disponibili al lavoro – ha visto una riduzione di quasi un punto percentuale dal 2016 ad oggi. E nei primi mesi del 2019 sta ulteriormente calando rispetto ai corrispondenti mesi del 2018. Un risultato che, con le vicende legate al settore bancario e con i conti pubblici in sofferenza, non era per nulla scontato.
Un’altra domanda utile da farsi, infatti, potrebbe essere questa: senza la liberalizzazione del mercato del lavoro e senza le semplificazioni e liberalizzazioni proposte da questo governo, le aziende sammarinesi avrebbero continuato ad investire in territorio, creando quel contesto favorevole ad un aumento di circa 800 occupati, oppure avrebbero iniziato a considerare di investire fuori territorio, contribuendo ad aumentare la forza lavoro in altre realtà?
Noi crediamo che questo risultato si sia ottenuto grazie ad un settore imprenditoriale privato sammarinese che ha stretto i denti negli anni più duri della crisi e ha deciso di tornare ad investire internamente sicuramente per attaccamento alla nostra realtà ma anche perché il nostro contesto e le normative emanate gli continuano – evidentemente e nonostante le farraginosità nei rapporti con l’amministrazione che si stanno cercando gradualmente di eliminare – a garantire condizioni positive per fare impresa.
La possibilità – introdotta dalla legge sviluppo – di assumere il personale ritenuto più adatto dall’azienda e non quello imposto dalle liste di collocamento, crediamo che rientri senza ombra di dubbio fra quei fattori che hanno contribuito a far si che San Marino rimanesse una realtà attrattiva per fare impresa. E l’importante incremento dell’occupazione che si è registrato rispetto al recente passato pensiamo lo dimostri in maniera evidente.
Una novità per il nostro Paese che, come tale, ha avuto e ha ancora il bisogno di essere monitorata, valutando attentamente i dati del mondo del lavoro e introducendo – come già stato fatto – eventuali correttivi per far si che non si verifichino distorsioni negative per la forza lavoro interna.
Una ultima annotazione: la disoccupazione è in calo significativo, per tutte le fasce di età fino a 44 anni, negli ultimi 2 anni. Quindi anche la disoccupazione giovanile è in calo. I problemi si registrano ancora, invece, per le fasce sopra i 50 anni e fra le donne.
Movimento Civico10