Politica

“Un conto è essere denunciati perché si ha rubato, un conto è esserlo perché si contrasta chi ruba. È mia opinione di stare tra i questi ultimi”

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A distanza di quasi una settimana in cui la politica ha dato il peggio di sé, ritengo utile chiarire (non che i sammarinesi non lo abbiano capito) cosa sta succedendo.

Le molteplici diffamazioni operate per lo più da consiglieri di maggioranza, dai loro gruppi politici capitanati da AP, e da qualche fedelissimo da tastiera, hanno messo in rilievo una sproporzione di reazione eclatante: per condannare un comportamento inopportuno, per il quale sono giunte immediate scuse, che ha ferito nella dignità un consigliere di AP, una pletora di consiglieri ha reiterato per una settimana comportamenti inopportuni nel tentativo di ferire un consigliere di RETE. Non cadrò in lacrime per questo, sono anzi rinvigorito nella mia azione antigovernativa.

La sproporzione tra azione e reazione evidenzia il bisogno di questo governo di trovare un nemico per rinsaldarsi; quale nemico migliore del sottoscritto, reo di contribuire a dar voce ad un’intera parte del paese esausta dell’autoritarismo cieco di adesso.sm? Non sono certo l’unico a non piegare la testa di fronte alle intimidazioni, c’è tanta brava gente, ma sono forse quello più in vista, ed accetto tutto ciò che ne consegue.  Denunce incluse, per quanto queste ultime siano arrivate proprio da chi, oggi, le utilizza come pretesto per richiedere le mie dimissioni.

Un conto è essere denunciati perché si ha rubato, un conto è esserlo perché si contrasta chi ruba. È mia opinione di stare tra i questi ultimi.

L’apparente incapacità di contrastare la mia opera anti-adesso.sm fa comprendere la sproporzione della reazione all’offesa. Tranquillizzo i governativi: qualsiasi attacco e intimidazione mi verrà riservato continuerò ad ostacolare ogni malaffare e condannare ciò che non funziona: attuando, così, il mandato che la gente perbene mi ha concesso.

L’obiettivo del tranello che mi è stato teso (e in cui sono caduto come un fesso, questa è stata la mia colpa) era duplice: abbattere l’oppositore più in vista e sviare l’attenzione dalle urgenze.

Mentre da una settimana stampa e facebookkari infieriscono sull’uomo a terra, l’opinione pubblica viene distratta da eventi straordinari.

Banca Cis verrà messa in liquidazione coatta amministrativa se entro il 18 giugno non sarà approvata la legge per le “risoluzioni bancarie”, ma questa legge non sarà indolore: comporterà spese ingenti per lo Stato.

Per questa ragione abbiamo richiesto di avviare anticipatamente la Commissione d’inchiesta su CIS per garantire tutti sul fatto che si vigilerà affinché chi deve pagare, paghi!

Qualsiasi acquirente, infatti, dovrà investire ingenti somme per garantire continuità, e tali somme non risulta che ad ora siano sul tavolo: senza esse la Banca Centrale di San Marino (BCSM) non potrà dare l’avallo a vendite “di facciata”.

Temiamo che senza la commissione d’inchiesta, appena approvata la Legge, partano attacchi contro la dirigenza di BCSM per sostituirla con dirigenti più “permissivi” che, come successo con l’arabo Turki, concedano il nulla osta all’acquisizione senza (evidentemente, se lo stesso Grandoni dice ora che “non era chi diceva di essere”) i doverosi controlli.

Non vorremmo che qualcuno, mentre siamo distratti a creare nemici, riesca ad entrare in banca CIS per far scomparire eventuali tracce di comportamenti illeciti.

La commissione d’inchiesta su banca CIS potrebbe venire approvata in nemmeno un’ora: abbiamo dato disponibilità -a fronte della sua approvazione- a non prevedere il comma comunicazioni né il dibattito sulla Commissione d’inchiesta. Risulta dunque fuorviante la tesi per cui la legge vada approvata prima perché urgente: in una giornata potremo approvarle entrambe.

Di fronte a un governo che non ha mai rispettato un impegno preso, che ci ha appena estromesso da Cassa di Risparmio, non vogliamo rischiare che, approvata la legge, la commissione d’inchiesta su CIS venga bocciata.

Concludo rimarcando un concetto: è certamente irrispettoso verso la Reggenza sbraitare in sua presenza, per questo è doveroso scusarsi, ed io l’ho fatto.

Le mie scuse sono state considerate insufficienti da chi oltre ad esse richiederebbe un’abiura, che non intendo fare, persuaso della bontà del mio ruolo.

Tuttavia considero irrispettoso verso la Reggenza anche non rispondere ad una convocazione di quest’ultima o non tenere conto del fatto che, nel momento in cui la Reggenza stessa accetti le scuse e consideri terminata la questione, alcune parti continuino imperterrite questa guerra allo sfascio.

Roberto Ciavatta con il sostegno del Movimento RETE