Tina Meloni torna sui fatti avvenuti venerdì 7 giugno durante l’incontro dell’Ufficio di Presidenza
Quanto avvenuto venerdì 7 Giugno, nel corso di un incontro dell’Ufficio di Presidenza e raccontato in maniera dettagliata dagli organi di informazione, mi ha colpito particolarmente e ho sentito la necessità di esternare la mia preoccupazione per la deriva aggressiva e incontrollata che potrebbe prendere la nostra politica.
Da diversi anni mi sono ritirata, per motivi strettamente personali, dalla vita politica attiva che ho vissuto con passione e grande senso di responsabilità.
Ho avuto l’onore di essere nominata membro del Consiglio Grande e Generale ed ho ricoperto con orgoglio l’alta carica di Reggente della nostra Repubblica. Ho quindi memoria delle forti battaglie politiche vissute sia in Consiglio, sia durante le riunioni del Congresso di Stato e dell’Ufficio di Presidenza.
Mai, però, ho assistito ad episodi di volgare maleducazione, né avrei immaginato che un Consigliere si potesse sentire autorizzato ad usare un linguaggio tanto scurrile, provocatorio e violento nei riguardi di un collega, per di più in presenza delle più alte cariche dello Stato.
Eppure l’Onorevole Ciavatta, che ha in più di un’occasione dimostrato di essere ottimo oratore e fine stratega verbale, venerdì scorso durante una riunione dell’Ufficio di Presidenza, ha creduto di poter dare prova delle sue idee e della sua forza usando termini che non sarebbero accettati nemmeno sui più violenti e agguerriti campi di gioco. E, insisto, tutto questo è avvenuto alla presenza degli Eccellentissimi Capitani Reggenti.
Questo episodio mi ha profondamente amareggiata perché testimonia sprezzo per le nostre Istituzioni e mina quelle che sono le regole di base per una convivenza politica civile.
Ancora più grave mi pare il fatto che gli altri capi gruppo presenti non abbiano sentito l’esigenza di stigmatizzare questo comportamento; abbiano anzi dimostrato indifferenza e inerzia di fronte alla gravità di quanto avvenuto, testimoniando, purtroppo, il cambiamento profondo che sta avvenendo nella classe politica sammarinese.
Cosa è in fondo la “politica”, quale è il suo ruolo se non quello di misurarsi con la forza delle idee, con le argomentazioni anche forti, ma sempre rispettose dell’interlocutore? Quando si preferisce usare la violenza, seppur verbale, si tradisce il desiderio di sopraffare l’altro a qualsiasi costo.
Io credo che non si possa supinamente accettare che al cospetto della Eccellentissima Reggenza un seppur Onorevole Consigliere dimentichi le regole più elementari della dialettica civile, screditando in tal modo non solo le Istituzioni, ma anche il proprio ruolo di rappresentante politico del Paese.
Tina Meloni