Politica

Carlo Franciosi contro i sempliciotti del “tanto peggio, tanto meglio”

Giochi del Titano

San Marino. L’oracolo è una figura mitologica o quanto meno paganeggiante, che ha popolato la storia dell’umanità in perenne conflitto tra le speranze e le delusioni che la vita riserva a tutti.
A costo di passare da irriducibile ficcanaso e di meritarmi le ironie di tutta la schiera dei benpensanti, mi ha ripreso la fregola di pontificare sulle vicende politiche, oggi quanto mai ingarbugliate.
Non passa giorno che non senta giaculatorie di quanti, ossessionati dai problemi più vari quali il mondo finanziario in default, le pensioni a rischio, la democrazia in pericolo anche a causa di una legge elettorale giudicata balorda, il sistema sanitario che fa acqua, le beghe della giustizia, il viavai infinito in BCSM, i difficili rapporti con l’esterno; in aggiunta la frenesia di molti a diffondere allarmi esagerati con l’obiettivo politico dei sempliciotti (“tanto peggio tanto meglio”).
A tutto ciò si abbina l’incomunicabilità fra i vari soggetti politici e quindi il rimpallo delle responsabilità.
In definitiva non passa giorno che non mi arrivi un appello all’opportunità di superare le discordie e di mettersi tutti insieme a cercare una soluzione comune per risolvere la crisi.
A onor del vero avevo preso in considerazione la necessità di un governo di emergenza nell’ottobre del 2015 in occasione del clamoroso arresto dell’esponente massimo del potere a San Marino, sulla falsariga di quanto è accaduto nel lontano luglio 1943 per il crollo del regime fascista. Da quella perigliosa vicenda i sammarinesi hanno saputo uscire grazie all’impegno di tutti e alla buona volontà di molti di riportare il Paese alla democrazia e a una lenta ma progressiva rinascita economica e sociale.
Nel 2015 invece la mia proposta non ha incontrato un gran successo, neppure nell’ambito del mio gruppo politico.
Si è preferito persistere nell’ambiguità di una alleanza AP-DC con l’illusione di perseguire alcuni obiettivi immediati, e col risultato invece di incancrenire sempre più un sistema di potere in decomposizione a cui noi di AP, nati per combatterlo, abbiamo in sostanza fornito i puntelli, rimettendoci in credibilità e in consensi.
In compenso la crisi è arrivata un anno dopo; sono maturate nuove aggregazioni, è nata la coalizione Adesso.sm, gli elettori nel dicembre 2016 hanno scelto in modo netto un governo di rinnovamento con un programma chiaro e ambizioso.
Non si era tenuto sufficiente conto delle reazioni e dei colpi di coda di un sistema purtroppo radicato nella società, non disposto a mollare nessuno dei capisaldi del proprio potere, né a riconoscere le proprie gravissime responsabilità sul disastro economico e morale combinato.
A ciò si è aggiunta la rabbia di quella forza radicaleggiante rimasta fuori dalla competizione finale grazie all’estrema presunzione di poter competere e vincere da sola contro un avversario potente. Pertanto RETE con Democrazia in Movimento ha rifiutato ogni offerta di collaborazione proposta dalla coalizione progressista e si è schierata dalla parte di quelli che pretendeva di sostituire, in una sconcertante alleanza con l’obiettivo di far fuori il legittimo governo scaturito dai voti dei sammarinesi.
Da qui la curiosa conclusione che la colpa di tutto è di AP.
Se così fosse, scusate l’incomodo.
Ora, in sostanza, la situazione è seria ma non disperata.
Nonostante tutto, con uno sforzo di residuo ottimismo, credo che chi ha la coscienza tranquilla possa immaginare una strada verso un confronto più sereno e un dialogo più proficuo con le varie componenti politiche disponibili a cominciare dal PDCS, o quanto meno con la parte di quella forza che comprende persone intellettualmente oneste, interessate a un riscatto morale, al ripristino di una società democratica e al recupero di uno stile di vita degno di un Paese con una lunga storia di saggezza e di prudenza.
Questa iniziativa politica dovrebbe partire a mio parere dalla Reggenza, che col tradizionale prestigio di cui gode, con la determinazione e l’equilibrio necessari, potrebbe programmare incontri con tutte le forze politiche e con le varie componenti istituzionali e le rappresentanze delle organizzazioni sociali e culturali; e, verificati il clima e le condizioni del dialogo, stimolare incontri bilaterali o allargati al fine di concordare una linea comune e un linguaggio condiviso, sempre nel rispetto dei ruoli ricoperti, nell’ambito di una corretta prassi democratica e civile.
Carlo Franciosi

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