Interruzione di gravidanza, quante donne si rivolgono alle strutture esterne?
San Marino, Interrogazione del Movimento Rete depositata il 21 settembre 2018 per richiedere al Congresso di Stato l’acquisizione – presso le strutture sanitarie pubbliche italiane del circondario – dei dati riguardanti le interruzioni di gravidanza praticate (nel 2017 e negli anni precedenti) da donne cittadine sammarinesi o residenti in Repubblica. Di seguito il testo dell’interrogazione.
In considerazione della totale mancanza di dati interni al nostro sistema relativi alle Interruzioni Volontarie di Gravidanza delle donne sammarinesi;
con l’obiettivo di cominciare ad inquadrare l’incidenza degli accessi delle donne sammarinesi nelle strutture del circondario;
in virtù dei rapporti di collaborazione esistenti tra l’ISS e le strutture sanitarie dell’Emilia Romagna
si richiede al Congresso di Stato che si attivi, per il tramite della Segreteria di Stato per la Sanità,
- per reperire presso le strutture sanitarie pubbliche del circondario (Rimini, Bologna, altro) il dato in forma aggregata relativo al numero delle interruzioni di gravidanza praticate da donne cittadine o residenti nella Repubblica di San Marino nel 2017 e, ove possibile, negli anni precedenti;
- ove possibile, a seconda delle eventuale disponibilità delle strutture interpellate, per reperire ogni ulteriore dato utile relativo alle Interruzioni Volontarie di gravidanza (fasce di età, stato civile, motivazioni, eccetera)
ESTRATTO INTERVENTO MOVIMENTO RETE DEL 31 GENNAIO 2017
“L’atteggiamento ipocrita che ha caratterizzato la politica negli ultimi decenni, non ha affatto aiutato le donne e non è servito a eliminare o ridurre le interruzioni di gravidanza. Quante volte sono state presentate Istanze d’Arengo per depenalizzare l’aborto? E quante volte sono stati rigettate? E nel frattempo, mentre in Aula si sprecavano i discorsi in difesa dei dogmi, quante donne sammarinesi sono andate ad abortire fuori confine?
Quante sono state negli ultimi 10, 20 anni?
10, 100, 1000 donne? E sono andate aumentando col tempo oppure sono diminuite? Quali sono i motivi che le portano ad abortire? Non lo sapremo mai, perché nonostante tutte le volte che lo abbiamo chiesto non è mai stato fatto un monitoraggio. Siamo nel 2017, e San Marino non sa quante sono annualmente le donne che abortiscono e soprattutto non conosce le fasce di età e i motivi.
È una situazione vergognosa, indegna per uno Stato che voglia dirsi civile. Se in questi anni invece di perdere tempo in chiacchiere si fosse avviato un monitoraggio sul territorio per ottenere tutti questi dati (fasce d’età, capire le motivazioni, Castelli di residenza) si sarebbero potute trarre informazioni preziose e mettere in campo attività di prevenzione.
Ad esempio se si nota che moltissimi casi di aborto sono tra le adolescenti bisognerà intervenire con forza e specificamente per quella fascia di età. Oppure ad esempio se dai dati emerge che sono le donne di un certo Castello, che abortiscono per malformazioni del feto allora forse bisognerà intervenire per fare delle indagini specifiche sullo stato ambientale e l’inquinamento di una certa zona, per capire se quelle malformazioni sono causate da fattori ambientali.
In tutti questi anni si è perso solo del gran tempo, e forse se le attività di prevenzione fossero state approntate qualche aborto si sarebbe pure evitato.
Dobbiamo assolutamente affrancarci da questo atteggiamento ipocrita con cui si preferisce fingere di non vedere i problemi piuttosto che affrontarli.
Chi è contrario all’interruzione di gravidanza e chi è invece è a favore ha uno stesso obiettivo: tendere ad una Repubblica ad aborti zero.
Solo che nel primo caso, chi si ostina a voler criminalizzare le donne non ha assolutamente ottenuto il risultato, le donne sammarinesi continuano ad abortire andando fuori confine e con l’aggravante che vengono criminalizzate dallo Stato che invece dovrebbet utelarle.
Chi è a favore della depenalizzazione invece vuole che lo Stato si attivi per effettuare attività di monitoraggio e prevenzione, che indichino lo stato delle cose e metta in campo delle politiche mirate alla riduzione a zero di quel numero.”