Politica

RETE-MDSI sul debito pubblico: la parola torni al popolo con i referendum

San Marino. La strada è segnata: che il Paese sia distrutto non è una possibilità, ormai è una certezza. È quello che succede quando gli Stati chiedono un prestito al Fondo Monetario. Non usano mezzi termini gli esponenti di Rete – MDSI, oggi in conferenza stampa, per descrivere la situazione in cui è piombato San Marino. Scelte che potrebbero essere reversibili solo se non si va ad invertire l’ordine democratico, ovvero impostando il dialogo e il confronto prima che tuto diventi ineluttabile. Così affermano Gian Matteo Zeppa, Emanuele Santi, Marianna Bucci, Alessandro Rossi e Roberto Ciavatta.

Il problema più grosso è di carattere patrimoniale, il sistema può ancora reggersi per quanto riguarda la liquidità. Lo shock della liquidità dello Stato è uno spauracchio che il governo minaccia ormai da un anno e mezzo, ma ancora non si è verificato ed eventualmente può essere recuperato se si mettono in campo politiche mirate.

Quindi “non c’è l’emergenza di chiedere un prestito” dice Alessandro Rossi, e non c’è l’emergenza di procedere ad accorpamenti bancari, né sull’utilizzo del credito di imposta. Tutte scelte irreversibili, anche perché questo governo, invece di governare tramite leggi, governa per decreto. Il decreto è subito attuativo ed è praticamente inconvertibile. Cos l’opposizione non ha alcun strumento neppure per dialogare.

“Questa non è democrazia – dicono ancora gli esponenti di Rete e MDSI – questo è un atteggiamento assolutamente antitetico rispetto a quanto affermato dalla maggioranza in campagna elettorale. Questa è una dittatura finanziaria finalizzata a mettere San Marino nelle mani degli strozzini internazionali.” Tra l’altro, mettendo in atto un percorso senza prevedere di chiedere i danni a chi li ha causati. Abbiamo due miliardi di NPL: qualcuno li avrà provocati, o no? È stata messa in campo una qualche azione amministrativa per recuperare in tutto o in parte questi soldi? Non risulta!

“Ci andiamo a mettere nelle mani degli strozzini senza aver nemmeno avviato un percorso di giustizia verso chi ha agito in maniera scorretta. Quelle persone sono tutte lì: o nelle banche o in posti di comando. La strategia che si vuole adottare le premierà ancora una volta, ma facendo pagare i cittadini.”

Obiettivo della conferenza stampa è dunque di anticipare delle scelte nefaste per il Paese. “Non si negozia con il Fondo – ribadisce Marianna Bucci – conosciamo le conseguenze delle sue ricette, la storia insegna”. Ma c’è un’alternativa: “trattare con Roma. L’Italia è il nostro partner, ha tutto l’interesse che San Marino non diventi una polveriera pronta ad esplodere”.

Spigano: il Fondo Monetario è una società privata, quando presta dei soldi, fa un investimento, che deve rendere. Se presta 280 milioni, bisogna restituire 25 milioni all’anno, più gli interessi. A loro non interessa niente di rilanciare l’economia, li vanno a prendere dagli stipendi, dalle pensioni, dai servizi sociali. Infatti, di cosa parlano governo e maggioranza? Riforma pensionistica, taglio degli stipendi, spending review, riforma dell’IGR, cioè aumento delle tasse, introduzione dell’IVA, quindi addio differenziale con l’Italia.

Del resto, il FMI era stato chiarissimo, già a febbraio: il buco di Cassa di Risparmio deve essere ricoperto subito; tutto il Paese deve essere d’accordo. “Credo che se sono state intavolate delle relazioni con il FMI – Ciavatta – sono state fatte sulla base di menzogne, perché il Paese non è d’accordo.”

Per questo, se il governo dovesse continuare su questa linea, Rete-MDSI attiverà dei percorsi referendari, perché siano i cittadini a decidere se indebitarsi ulteriormente rispetto ai 230 milioni di debito che c’erano quando questo governo si è insediato. Ora si superano ampiamente gli 800, “e già questa dovrebbe dirci che il governo è fallimentare”. Per non parlare di tutte le misure sbagliate prese finora.

Si poteva fare diversamente? Certo che sì. Da Rete e MDSI, l’alternativa è stata presentata da tempo e passa innanzi tutto tramite il rapporto negoziale con l’Italia, mettendo in campo la politica e la negoziazione. Con il FMI non c’è politica, non c’è negoziazione, ma una ricetta uguale per tutti. Grecia docet!

Perché non vanno a Roma? Perché qualcuno teme di essere scoperto con le mani nella marmellata, dice Ciavatta. Siccome i beneficiari effettivi delle banche sono pubblici, elencati nel sito di Banca Centrale, oggi abbiamo questa situazione: Carisp è in mano allo Stato e BSM è in mano a un Ente. Poi abbiamo tre banche private: una è in mano ad imprenditori locali molto noti; una è in mano ad una società lussemburghese a cui fanno capo i tre figli della famiglia Rossini; e la terza è di proprietà, sempre attraverso una società lussemburghese, di Marino Grandoni. Spiega ancora Ciavatta: “Queste persone, se hanno problemi con le loro banche, devono ricapitalizzarle con le proprie forze e con quelle dei propri soci. Invece si va dal Fondo Monetario per chiedere di pagare i debiti delle banche. Noi ci siamo stancati di questa situazione. Quindi, sulle scelte che il governo sta mettendo in campo attraverso percorsi non ancora ufficializzati, né tanto meno condivisi, ma piuttosto palesi, ovvero: debito con il Fondo monetario, utilizzo del credito di imposta, fondi pensione, privatizzazione dell’AASS, si faranno i referendum. “Non retrocederemo di un millimetro. E ci auguriamo che su questi argomenti siano tutte le forze politiche e sociali a mobilitarsi.” Parola di DIM!

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